Analogica.it

Magari, tra un po', le imprese nipponiche e cinesi potranno delocalizzare, chessò, in Madagascar o in Corea del Nord e hop! ecco manodopera a basso costo, pronta a sfornare fotocamere a prezzi competitivi, magari riassemblando linee di produzione messe in qualche magazzino.

Oppure, dopo la Lab-Box, Ars-Imago potrebbe progettare la "Imagoflex" o la "Arsflex", rispettivamente, biottica 6x6 e reflex 35mm. (anche se il nome della seconda, nel mondo di lingua tedesca ed inglese, potrebbe indurre in esilaranti equivoci)

Ovvio, che il mio è puro, fantascientifico ottimismo.

E.L.

lucsax ha scritto:La fm10 (kit) costa sui 500 $ da b&h.
Immagino che meno sarebbe molto difficile.

Le FM 10 che si trovano, nuove, in vendita, sono state prodotte diversi anni fa, Cosina ha smantellato le linee produttive, che erano le stesse delle Bessa.
Rispetto alle telemetro, cambiava la qualità d'assemblaggio, e parte della componentistica, in policarbonato o leghe di basso pregio.
Costruire apparati meccanici di, buona, precisione, è molto più complesso, e costoso, che lavorare wafer di silicio.

La FM-10 aveva un otturatore più rumoroso di quello della Praktica MTL-3.

Ma torniamo ad Ars-Imago e le sue novità...

vngncl61 II° ha scritto:

lucsax ha scritto: Costruire apparati meccanici di, buona, precisione, è molto più complesso, e costoso, che lavorare wafer di silicio.

Affermazione molto parzialmente vera, in particolare è vera riguardo al problema dei costi, e a patto che si possano ripartire su MOLTI MILIONI di pezzi. Circa la complessità fare una serigrafia a 20 nanometri non è un affare affatto semplice, non ti dico quanto costa fare una prova di fonderia, cioè trovare un fabbricante di silicio che ha la fonderia (si contano al mondo sulle dita di una sola mano) che accetti di mergere in un test il tuo progetto di un nuovo circuito integrato.

Diciamo solo che sono due mondi molto, ma molto, lontani.

lucsax ha scritto: A volte ho il sospetto che parte del richiamo attuale della fotografia analogica sia in questo gigantesca disponibilità a prezzi di saldo.

Probabilmente è questo, finché girano eccellenti macchine usate a due lire non credo che ci sia la spinta a produrne di nuove al triplo-quadruplo-ennuplo del prezzo corrente per avere le medesime prestazioni.

Basti vedere che con 150 euro con un po' di fortuna ci si porta a casa una Nikon F100 corredata di battery pack e ottica fissa.

Con 500 euro e un po' di fortuna ci si porta a casa una Hasselblad con magazzino e Planar 80.

Diciamo che l'industria fotografica ha perso la sua originale vocazione, non tornerebbe mai sui suoi passi producendo macchine durevoli, sai sennò un '29 fotografico?

Non dimentichiamo che le fotocamere, come mi capita spesso di ripetere, oggi rientrano nelle "consumer electronics" e già questo termine -almeno a me- fa quasi venire i brividi. Fino a non molti anni fa, una reflex o comunque una buona fotocamera, rientrava tra gli "oggetti di famiglia" che magari pure si tramandavano.

E' vero che mettere in piedi una fabbrica di fotocamere "serie" richiede costi ed investimenti improponibili a fronte della potenziale richiesta del mercato. E' anche vero che tante erano le Cassandre che fino a poco tempo fa avevano decretato la morte definitiva della pellicola (uno tra tutti, da noi, l'editore della defunta "Reflex", Giulio Forti), mentre vediamo che l'interesse per la fotografia su pellicola cresce continuamente.

Non credo però che tale interesse sia determinato unicamente o soprattutto dal fatto che il mercato sia pieno di buone fotocamere usate a prezzo proporzionalmente imbattibile.

Nel campo del medio formato, viene prodotta in Svizzera la "nuova" Alpa (quella di Capaul & Weber, non la Pignons/Ballaigues, ormai defunta) che -incredibile a dirsi- leggo che vende bene, nonostante il prezzo che sgomenterebbe pure uno sceicco. Forse il fatto sta nella produzione assai limitata e quasi artigianale.
Una reflex 35mm. anche semplice come la Cosina/Nikon-FM10, a patto di rimettere assieme la linea di montaggio (che probabilmente è già stata rottamata e buttata in discarica), pure fosse dislocata in un'area depressa della Mongolia Interna, per coprire i costi, ammetto che dovrebbe vendere tantissimo ed a prezzi non economicissimi. Il potenziale compratore, però comprenderà che al prezzo tot, riceverà un apparecchio nuovo, collaudato e coperto da assistenza.

Chi acquista fotocamere digitali, sa che quello che oggi paga (molto) caro, nel giro di nemmeno un anno, vale una frazione del prezzo originario... eppure, paga ugualmente e con una "tendenza al ricambio" più rapida che al tempo della pellicola.

E.L.

Il marketing fa miracoli. Non serve il buon senso per far spendere dei soldi alle persone, anzi se i compratori usassero il buon senso una buona percentuale delle cose che si trovano in commercio sarebbero ritirate dagli scaffali nel giro di pochi minuti. Serve solo del gran buon marketing che fa passare per indispensabile avere un determinato oggetto per essere fighi ed il gio o è fatto. La maggior parte, ad esempio, dell'abbigliamento di marca si basa su questo principio, la Lacoste con l'idea di mettere il marchio in vista qualche decennio fa insegna. Non aveva niente di diverso da altre polo se non il marchio in vista, ma costavano ben di più . Il buon senso direbbe che non vale la pena spendere soldi solo pe avere il marchio in vista e magari anche una qualità minore. Eppure è successo il contrario.
Del gran buon marketing fa miracoli e farebbe vendere anche fotocamere analogiche. Purtroppo sono aziende con un background tradizionale che puntano sul prodotto e poco sulla vendita. Non a caso la Leica che ha il un certo tipo di immagine coltivata per decenni, è ancora in produzione. La maggior parte dei possibili acquirenti manco sapeva che la Bessa veniva ancora prodotta.