Un po' di cose veloci.
D'accordo su tutto, Andrea, ma ho qualche piccola riserva sul punto 5.
Ragionando per assoluti, a mio modesto avviso, l'estetica non è mai messaggio.
La fotografia è un oggetto che non veicola nulla nella sua estetica, se non alla percezione di chi ne fruisce.
La percezione è relativa: tolta la percezione tolgo il relativismo, utile solo al vicendevole rapporto di scambio (di importanza, di potere, di sofisticazione) tra critica e opera, verso il quale sto via via sviluppando una certa repulsione.
Non si può osservare una parola senza leggerla.
Ma una parola scritta e illegibile (illegibile agli occhi di chi guarda) è comunque scritta.
L' estetica è fuorviante.
Chi scrive e chi legge sono su due piani differenti: ovvero sono di fronte all'inconscio del medesimo segno e al relativismo della loro stupida coscienza.
In fotografia l'inconscio si fa scientifico però, non spirituale (la parola è spirito, la pittura è spirito...).
E qui sta il tutto, secondo me.
Per altro resto dell'idea che la nostra sia troppo spesso una visione planare e perciò un pò limitata della fotografia.
Il messaggio, se in-scritto nell'immagine, è anch'esso "bidimensionale" e circoscritto alle tante o poche probabilità definite da quell'informazione in relazione alla nostra coscienza.
Come quel gioco dei sei fiammiferi per costruire 4 triangoli...
Se non mi sforzo di andare oltre la dimensione superficiale delle cose come potrò mai risolvere l'enigma?