SpiegonePierpaolo B ha scritto: ↑05/07/2022, 17:01Questa non l'ho capita.
Me la spieghi?
.....perchè è una cosa interessante!
Bisogna immaginare il negativo al pirogallolo come formato da due immagini sovrapposte, una formata da argento metallico, esattamente come i negativi classici, e un'altra formata dallo stain (colorazione). Lo stain quindi non è una colorazione uniforme ma è proporzionale alla densità; è più forte nelle alteluci, lo è di meno nelle ombre (la cosa si vede molto bene sbiancando e fissando il negativo eliminando così solo la parte argentica ottenendo una pallida immagine negativa formata di solo stain che sebbene con difficoltà può anche essere stampata, tra l'altro è anche completamente priva di grana).
Per le carte VC la colorazione gialla funziona come una filtratura variabile a basso contrasto, sempre più marcata mano a mano che ci si sposta sulle alteluci. Le alteluci vengono così "compensate" esattamente come se si facesse una bruciatura "automatica" in stampa usando un filtro morbido
Per le carte a gradazione fissa invece il giallo è un colore "para-inattinico" (ai tempi delle carte a gradazione fissa si usava la luce giallo-verde in camera oscura) e poiché più c'è densità più c'è giallo, la carta da stampa diventa meno sensibile man mano che si sale di densità nella scala tonale, con di fatto un aumento del contrasto . Per intenderci il meccanismo è simile a quello dell'effetto callier solo che è causato dallo stain e non dalla dispersione di luce per azione dei granuli d'argento.
Nell'uso col grande formato questo meccanismo ha un lato positivo permettendo il duplice uso dei negativi al pirogallolo sia per la stampa argentica con le carte VC che per la stampa con le tecniche antiche che altrimenti richiederebbero negativi con contrasti troppo alti per la stampa tradizionale (tra l'altro l'effetto dello stain con le radiazioni UV è molto più marcato).