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Per la prima domanda, non è possibile risponderti in due parole; penso che sia opportuno che tu ti documenti sul sistema zonale, non è difficile trovare articoli sulla rete o anche in questo sito.
Riguardo alla seconda, ho già risposto con un mio post precedente:
Emanuele ha scritto:Preferisco piuttosto individuare una zona del fotogramma che ritengo essere rappresentativa del grigio medio (o zona V), ed ivi fare la lettura, con l'esposimetro opportunamente calibrato per il tipo di carta adoperato
L'esposimetro, ripeto, ha una ghiera che riporta i tempi di esposizione da adottare.
"C'è differenza tra una bella ed una buona fotografia. La prima risponde all'estetica, la seconda risponde alla realtà, al racconto veritiero di una storia, scolpita nella lingua della vita e non solo nella forma".
Gianni Berengo Gardin
Buongiorno a tutti, ho letto i messaggi precedenti. Molte cose corrette sono state dette ma sono al quanto perplesso.
Metodo? Metodo per arrivare a quale risultato? Se vi fosse una sola risposta possibile allora sarei d'accordo nel parlare di un metodo ma ahimè non credo esista una sola risposta. Mi spiego meglio. La fase di stampa può essere riassunta in due macro-dimensioni, quella estetica e quella chimica. E' possibile parlare di un metodo o in genere di approccio piu' sistematico e scientifico solo per quest'ultima in cui vi è uno scopo chiaro e testabile: la produzione di stampe idonee ad essere esposte e conservate. In questo senso è possibile argomentare su quale sia il metodo più idoneo ed è possibile testare i risultati ottenuti
( sostanzialmente misurando il ph della stampa). Al contrario negli interventi letti tutti si sono focalizzati sull'aspetto estetico e questo mi genera delle perplessità. Se si osservano, ad esempio, attentamente le stampe di Giacomelli si può facilmente denotare una latitudine di posa al quanto misera (in poche parole usa il bianco ed il nero e rarissime sfumature di grigio) spesso sono addirittura presenti evidenti anelli di Newton. Dovremmo quindi dichiararle stampe mal riuscite? Agli antipodi le stampe di Ansel Adams. Dovremmo dichiarale stampe riuscite meglio? Cosa dire allora di un Cavalli che usa solo il grigio senza mai un bianco ed un nero? Dovremmo forse suggerirgli di usare una carta più contrastata o di comprarsi (postumo, evidentemente) un esposimetro migliore? Anni fa mi trovavo in una nota galleria parigina che esponeva foto di un artista newyorkese stampate su carta baritata non appiattita ed appese con una puntina da disegno. Nel breve lasso di tempo in cui io restai in galleria ne furono vendute due ( a circa 3000 euro l'una). Avrei forse potuto suggerire di comprarsi una essico-smaltatrice Hermes? Insomma, in breve: dopo anni di stampa, qualche mostra personale, e centinaia di musei e mostre visitate, suggerirei a chi si approccia al magico mondo della fotografia fin art di studiare si (Ansel Adams in primis), ma soprattutto di lasciarsi andare senza troppe regole ne metodi alla sperimentazione e all'empirismo. Forse si sbaglierà di piu' ma il divertimento è garantito e la creatività ringrazia. EP
Che dire , il sistema zonale di Adams non andrebbe neanche preso in considerazione per chi come noi lavora con 36 esposizioni diverse su un unico rullino .
Avendo 36 situazioni diverse non possiamo compensare con sovrasvliluppo o sottosviluppo a seconda dei casi , a meno che non facciamo 36 pose identiche .
Tutto ciò che possiamo fare è decidere se avere un soggetto grigio al 18% , più chiaro oppure più scuro , ingannando l'esposimetro a nostro piacimento.
Adams usava pellicole piane di grande formato , dove poteva intervenire sulla singola immagine .
Senza contare che oggi la latitudine di posa delle pellicole è migliorata a dismisura da quelle che usava Adams , oggi pellicole come la FP4 ti permettono di avere una ottima scala di grigi con neri profondi e bianchi puri senza particolari accorgimenti .
Semplificando di molto il lavoro in fase di stampa.
Per cui il gusto e la finezza personale rimangono ancora alla base della fotografia Fine Art
@ermes.... sono pefettamente daccordo con te, in tutto quello che hai detto.
Tuttavia per chi "inizia" credo che il cercare un metodo, che consenta quantomendo di controllare i processi in camera oscura ed ottenere delle stampe buone (non fine art), sia giusto. Ovvio...per chi inizia.
Una volta compreso il processo, una volta capito cosa sia la densità di un negativo e/o le zone esposimetriche, una volta compreso come agiscono i vari rivelatori e le differenti tipologie di carte...allora si può cominciare a cercare la propria strada, magari anche cercando di andare oltre le regole, i principi e l'estetica pura.
Ma solo se si conosce bene il processo nella sua interezza lo si può controllare, distorcere e manovrare a piacere....iniziare con la regola: "vado a casaccio tanto i più grandi artisti fanno cosi" non credo sia il giusto approccio alla fotografia analogica.
Non ho ovviamente parlato di fotografia, ma solo di processi di CO, perchè allora dovremmo inserire in tutto questo ragionamento anche il processo più importante e cioè lo scatto...come puoi romprere le regole (Es: regola dei terzi) in fase di scatto se le regole non le conosci?
Ovvio che quello che sto dicendo non va assolutamente contro ciò che hai detto tu, anzi! la mia vuole essere solo una precisazione o meglio un approfondimento "filosofico" sul senso stesso della fotografia in quanto arte espressiva.
Pssss, Hei! ... Ti sei ricordato di registrare la tua camera oscura su darkroom locator?
la fotografia come tutte le cose richiedono uno studio preliminare una ricerca di documentazione, idee e quant'altro ci possa dare delle basi nel settore "come si fa a scuola" poi dopo aversi fatto una idea di cosa significhi stampare una fotografia ci si deve dare delle regole per il semplice motivo che la camera oscura richiede delle regole precise, metodiche, ma tutto ciò serve per avvicinarsi al mondo della camera oscura. Dopo anni di prove pratiche studi e sperimentazione si passa alla fase creativa .
A prescindere a tutte le regole che ci sono nel settore la fotografia è arte e come tutte le forme di arte intese come ciò non ha regole di nessun tipo sia in fase di scatto che in fase di stampa, ma qui bisogna cancellare dalla mente lo stereotipo della fotografia concepita come immagine da stampare su carta lucida 10x15 dove viene mostrato le candeline di un compleanno con una schiera di bambini che fanno da fondale ( per far diventare una foto questa richiederà una 50ina di anni) ma torniamo alla stampa, i grandi artisti della fotografia anno spaziato dal comune B/W alle forme più strane di accoppiamento dei grigi o dalla sottrazione dei grigi per lavorare solo con toni alti e toni bassi ecc.....
Il mio approccio alla stampa è avvenuta step by step, ho cominciato con i luoghi comuni fino ad arrivare alla sperimentazione su tutti fronti dal negativo allo scatto finendo con la stampa, personalmente sono ancora alla ricerca di un approccio alla stampa
Ogni cosa che vedi guardando sulla lastra di vetro della tua reflex è la realtà, le cose come sono.
La fotografia è ciò che tu deciderai di farne di tutto questo. George Rodger
@tecnico: anche io sto cercando una "mia strada"...non so neanche se mai la troverò, ma ti dico la verità....è proprio questo che mi fa amare cosi tanto la fotografia analogica.... non ti stanchi mai di "ricercarla" perchè tende sempre a sfuggirti e te sei perennemente alla ricerca della foto-stampa perfetta. Ma quando verrà la foto-stampa perfetta? Forse mai...ed allora non potremmo mai stancarci di fotografare, stampare, fissare, sviluppare, perchè la vera gioia è tutta li, in quelle romantiche ore passate in solitaria al rosso della luce inattinica.
I veri romantici siamo noi... a prescindere dal risultato.
Pssss, Hei! ... Ti sei ricordato di registrare la tua camera oscura su darkroom locator?
io sinceramente,piu cerco di capire qualcosa,meno ne capisco.
Leggo il libro di Adams,ma l'unica cosa che capisco,è quando spiega cosa maschera e come lo fà,quando dice che ha esposto piu o meno una parte della foto
per il resto,credo che darò indietro il libro alla biblioteca
una foto bisogna scattarla bene subito
"Non esiste la fotografia artistica. Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare."
Bastano queste semplici parole dette da Nadar per far capire che tutta la tecnica del mondo non serve a nulla , se non si ha buon gusto e una sensibilità innata .
Due componenti che si possono sviluppare solamente scattando il più possibile.
Non può esistere sostanza senza forma, al contrario può esistere forma senza sostanza. Questo concetto di Jeanloup Sieff, che ho sintetizzato (non ricordo le parole esatte dell'intervista), per far capire che anche la foto più insulsa del mondo può essere rappresentata con una forma impeccabile, quindi esistere e la limite anche con una qualche qualità estetica, mentre la sostanza più profonda senza forma non è che un incomprensibile balbettio. Imparare ad usare la forma, a gestire, manipolare e plasmare la grammatica e la sintassi del mezzo fotografico, è il primo passo per esprimersi con questo mezzo. Dopo che la sostanza prende forma si può discutere del contenuto e cominciare a lavorare su di esso.