Al contrario, si infervorava quando si parlava di arte, non necesariamente fotografica, la sua passione era l'arte povera, ma in generale era un profondo conoscitore dell'arte contemporanea.
Negli ultimi anni ha fatto quelle famose serie sugli oggetti, tutte nell' interno nel suo studio, le prime ispirate a Morandi (che adorava), per poi seguire una propria strada.
Sono abbastanza certo che abbia trovato la quadra nell'estetica di quelle serie per approssimazioni successive; dal punto di vista tecnico assolutamente non me lo vedo a mescolare chimici, ma neppure a ragionare sul sovra o sottosviluppo di un negativo, anche se ovviamente era a conoscienza delle basi; per intenderci, non era il tipo che profilava pellicole, se 12 minuti di sviluppo erano troppi provava 11 e via. Sono ragionevolmente certo di questo, infatti quando provò ad applicare la sua tecnica di stampa ai rari paesaggi, quindi luci in esterno non controllabili, ottenne delle immagini molto meno convicenti. Credo che usasse sempre e solo gli stessi chimici, tutti da commercio, probabilmente sviluppi Ilford. Una volta, su mia quasi impudente insistenza (ma ero molto più giovane e ingenuo) mi disse sbottando: "Ma hai visto come esce l'immagine dalla bacinella? Ecco, l'idea mi è venuta da li" fine dell'indicazione....che però non è poco...Qualche locale, nel corso degli anni, affermò di aver capito come procedere (confermando di dover scaldare lo sviluppo) e, vista l'abilità di questi (tutti praticoni, nessun chimico o sensitometrista) ci sarebbe da credergli; ma un pò per pudore e un pò per non farsi rimproverare di plagio, oramai quella stampa era un suo marchio di fabbrica, nessuno osò mai esporre stampe tecnicamente simili.
Interessante, magari....a meno che non usasse bagni ....... estremamente diluiti o al limite dell'efficienza.