Dal punto di vista strettamente tecnico su una macchina a telemetro (o comunque non "reflex") abbiamo la mancanza dello specchio.
La specchio è inevitabilmente una fonte di vibrazioni e rumore, costringe inoltre a costruire le ottiche di lunghezza focale minore con schemi "retrofocus". Gli schemi ottici retrofocus servono ad allontanare le lenti dal piano di proiezione, sono quindi necessari sulle reflex, proprio perché c'è lo specchio di mezzo e lenti non possono essere più vicine di un tot. alla pellicola, però producono distorsioni più difficili da correggere. Significa che "potenzialmente" i grandangoli su macchine non reflex sono migliori.
La mancanza delle vibrazioni dello specchio, oltre alla maggior silenziosità, può consentire di scattare a mano libera (a chi ha le mani ferme) con tempi leggermente più lunghi.
Un problema del telemetro è l'errore di parallasse, ovvero la differenza di inquadratura tra ciò che vediamo nel mirino e ciò che viene effettivamente inquadrato. Essendo mirino ad una certa distanza dell'obbiettivo, non eliminabile, è sempre presente. Il problema è reale alle brevi distanze di messa a fuoco, un'idea ce la si fa immaginando che un occhio sia il mirino e l'altro l'ottica chiudendoli alternativamente. Con i soggetti vicini la differenza è notevole è può portare ad errori d'inquadratura e di valutazione del posizionamento relativo dei vari oggetti presenti nell'immagine. In pratica le ottiche per le macchine a telemetro non hanno mai una messa a fuoco realmente ravvicinata e non è possibile fare macro-fotografia (se non con complicati aggeggi accessori, che comunque non fabbricano più da decenni). Inoltre i confini del campo inquadrato in un mirino non reflex non sono mai tanto precisi, quindi le inquadrature "al pelo" e le composizioni al millimetro non sono possibili.
È inoltre molto difficile l'uso di obbiettivi di lunghezza focale elevata, sia perché la base del telemetro sarebbe troppo corta per ottenere una messa a fuoco precisa, sia per problemi di puntamento e visualizzazione. La precisione della messa a fuoco dipende dalla distanza delle finestrelle del telemetro ed è in relazione alla distanza ed all'ingrandimento; se questi ultimi aumentano la precisione diminuisce. Il problema diventa ancora più rilevante vista la riduzione della profondità di campo.
Tolto lo strettamente tecnico si entra nel "filosofico"...

Cioè nel campo dei gusti personali. Personalmente ritengo il mirino reflex un po' ingannevole e preferisco sistemi di visualizzazione "primitivi" o inesistenti con eventuale e
successiva verifica diretta sul vetro smerigliato quando necessario. In altri termini immaginare "prima" la foto e poi "ritrovarla". Con la reflex ed il suo fascinoso mirino (se fatto bene) circondato da tutto quel nero di mondo cancellato, la tentazione di guardare il mondo da li e "fare composizioni da mirino" è molo forte... Il telemetro da una visione molto poco "gradevole" a confronto, ma la cosa può diventare un vantaggio quando il mirino diventa, appunto, solo uno strumento di "verifica e messa a fuoco" di quanto si è immaginato vivendo e muovendosi nello "spazio reale".