Chiarimenti su macchine a telemetro

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Goldstein
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Chiarimenti su macchine a telemetro

Messaggio da Goldstein »

Buondì a tutti e buona Pasqua!

Ormai ho un mio corredo base per reflex Nikon che considero più o meno completo per le mie esigenze (poi che mi faccia gola un 85 mm f1.8 è tutto un altro discorso). Sono però incuriosito dal discorso delle macchine a telemetro, ma ho molta molta confusione sull'argomento: in particolar modo, quali vantaggi hanno? Quali svantaggi? Per quale tipo di fotografia possono essere utili o addirittura preferibili a una reflex? Diciamo che la mia curiosità e i miei dubbi nascono dal fatto che ho sempre sentito magnificare le telemetro Leica e dove porto a sviluppare i miei rullini ne vedo alcune in esposizione a prezzi che francamente non riesco a capire (sicuramente per mia ignoranza).
Spero di aver posto la domanda nella sezione giusta, sono stato molto incerto su dove inserire il topic... :)

Grazie!



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Silverprint
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Re: Chiarimenti su macchine a telemetro

Messaggio da Silverprint »

Dal punto di vista strettamente tecnico su una macchina a telemetro (o comunque non "reflex") abbiamo la mancanza dello specchio.
La specchio è inevitabilmente una fonte di vibrazioni e rumore, costringe inoltre a costruire le ottiche di lunghezza focale minore con schemi "retrofocus". Gli schemi ottici retrofocus servono ad allontanare le lenti dal piano di proiezione, sono quindi necessari sulle reflex, proprio perché c'è lo specchio di mezzo e lenti non possono essere più vicine di un tot. alla pellicola, però producono distorsioni più difficili da correggere. Significa che "potenzialmente" i grandangoli su macchine non reflex sono migliori.
La mancanza delle vibrazioni dello specchio, oltre alla maggior silenziosità, può consentire di scattare a mano libera (a chi ha le mani ferme) con tempi leggermente più lunghi.

Un problema del telemetro è l'errore di parallasse, ovvero la differenza di inquadratura tra ciò che vediamo nel mirino e ciò che viene effettivamente inquadrato. Essendo mirino ad una certa distanza dell'obbiettivo, non eliminabile, è sempre presente. Il problema è reale alle brevi distanze di messa a fuoco, un'idea ce la si fa immaginando che un occhio sia il mirino e l'altro l'ottica chiudendoli alternativamente. Con i soggetti vicini la differenza è notevole è può portare ad errori d'inquadratura e di valutazione del posizionamento relativo dei vari oggetti presenti nell'immagine. In pratica le ottiche per le macchine a telemetro non hanno mai una messa a fuoco realmente ravvicinata e non è possibile fare macro-fotografia (se non con complicati aggeggi accessori, che comunque non fabbricano più da decenni). Inoltre i confini del campo inquadrato in un mirino non reflex non sono mai tanto precisi, quindi le inquadrature "al pelo" e le composizioni al millimetro non sono possibili.
È inoltre molto difficile l'uso di obbiettivi di lunghezza focale elevata, sia perché la base del telemetro sarebbe troppo corta per ottenere una messa a fuoco precisa, sia per problemi di puntamento e visualizzazione. La precisione della messa a fuoco dipende dalla distanza delle finestrelle del telemetro ed è in relazione alla distanza ed all'ingrandimento; se questi ultimi aumentano la precisione diminuisce. Il problema diventa ancora più rilevante vista la riduzione della profondità di campo.

Tolto lo strettamente tecnico si entra nel "filosofico"... :)) Cioè nel campo dei gusti personali. Personalmente ritengo il mirino reflex un po' ingannevole e preferisco sistemi di visualizzazione "primitivi" o inesistenti con eventuale e successiva verifica diretta sul vetro smerigliato quando necessario. In altri termini immaginare "prima" la foto e poi "ritrovarla". Con la reflex ed il suo fascinoso mirino (se fatto bene) circondato da tutto quel nero di mondo cancellato, la tentazione di guardare il mondo da li e "fare composizioni da mirino" è molo forte... Il telemetro da una visione molto poco "gradevole" a confronto, ma la cosa può diventare un vantaggio quando il mirino diventa, appunto, solo uno strumento di "verifica e messa a fuoco" di quanto si è immaginato vivendo e muovendosi nello "spazio reale".
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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Re: Chiarimenti su macchine a telemetro

Messaggio da Goldstein »

Grazie per la esaustiva risposta, sempre gentilissimo e chiarissimo.
Per quanto riguarda l'aspetto che tu definisci più "filosofico": in effetti mi rendo conto che quello che faccio quando mi trovo a scattare è trovare un punto focale della mia attenzione e poi occhio al mirino compongo dalla macchina l'inquadratura, vuoi perchè ancora ho qualche difficoltà a capire le differenze di proporzioni tra quello che vedo a occhio nudo e attraverso un obiettivo, vuoi perchè decisamente più semplice (richiede meno astrazione). Quanto utile è una corretta pre-visualizzazione dell'immagine? Da un punto di vista della formazione personale, quanto è necessaria questa capacità di pre-visualizzare e come può essere allenata?

Grazie!

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Silverprint
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Re: Chiarimenti su macchine a telemetro

Messaggio da Silverprint »

Direi che serve sperimentare ed osservare.

Potrei citare un fenomeno che ho notato spesso nella mia esperienza d'insegnamento.
Inizialmente molti tendono a sottovalutare la propria posizione (anche perché impigriti dagli zoom) rispetto all'inquadratura e a non ritenerla un elemento "significante" dell'immagine.
Dimenticando (o ignorando) che la prospettiva dipende esclusivamente dal punto di osservazione e che nella maggior parte delle fotografie ci sono elementi sufficienti a consentire un'adeguata (o quasi) ricostruzione prospettica da parte dell'osservatore.
Sottovalutando quindi che chi è in grado d'immaginare abbastanza correttamente dove si trovava il fotografo e anche in grado di desumere e dare valore "significante" al punto di osservazione come indicatore del suo livello di partecipazione, coinvolgimento ed interazione con l'evento fotografato. In molte occasioni ciò che fa l'immagine è proprio il punto esatto dove si trovava il fotografo... ;)

Una iniziale difficoltà di pre-visualizzazione può essere data proprio dai vari mirini (ognuno coi suoi pro e contro) nel momento che vi si cerchi "la fotografia" e non vengano invece utilizzati quali (imperfetti) strumenti di verifica tecnica. Anche le dimensioni apparenti dell'immagine nel mirino hanno (purtroppo) un loro peso, spingendo ad utilizzare ottiche lunghe quando l'ingrandimento è poco, per esempio. È un peso che bisogna imparare ad ignorare, in fondo poi l'immagine la possiamo stampare di ogni dimensione... :)
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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