questo thread mi era sfuggito... grazie Caterinaaa di averlo portato alla luce.
anche io non posso che definirmi un (post?)surrealista anche se condivido solo in parte le considerazioni di Andrea (silverprint) e Marco1962... che su altre discussioni hanno fatto emergere questo limite. Le considerazioni di Claudio Marra nel libro citato, che sembrano le stesse di Susan Sontang in 'sulla fotografia' riguardo al metodo surrealista sono a mio a viso un po' forzate. Intanto paragonare la fotografia alla pittura come fa Marra è già secondo me paragonare il caffé al thé(per usare una metafora). Sì la stessa bidimensionalità può trarre in inganno (tanto più che la stereofoto non condividono nemmeno quella), poi il fatto che la fotografia si sia sostituita in parte alla pittura è un'altro inganno. se c'è una pratica artistica artigianale vicina per modalità di approccio alla realtà simile alla fotografia quella è la scultura non certo la pittura. Sia per un modellatore classico sia per un fotografo la luce non può essere interpretata (come in pittura soventemente accade) è impietosa, è quella che tira fuori i volumi che rende la plasticità. Anche un disegno scultoreo è palesemente differente da quello pittorico. e detto ciò non dico che il libro di Marra sia da buttare piace anche a me leggerlo ma Breton era un poeta teorizzatore più che altro, gli artisti erano tutta un'altra cosa...anche Pollock viene dal surrealismo ma se ne distanzia non solo con i fatti ma anche a parole. Interpretare come metodo surrealista un modo di procedere nel realizzare fotografie può in certo senso togliere vigore all'interpretazione stessa. Lasciamolo dire agli stessi fotografi se sono o no surrealisti alla Breton, ma poi andiamo a vedere se è vero nelle foto che fanno. le foto HCB e MR(Man Ray) non possono certo essere simili, nemmeno in sensazioni d'impatto, eppure si autobollano come surrealisti.
e per me la street non è solo un cogliere l'attimo ma è un modo per avvicinarsi alla gente, se si vuole può essere anche un modo per scambiarsi dei contatti. ma è un mio modo personale di viverla. è cogliere un contatto quindi . fare una foto di sfuggita senza palesarmi come fotografo non è nelle mie corde. anche perché di solito porto cavelletto e Mamiya 7 che non sono proprio un modo discreto per fare foto.
ciao e buon 25 aprile a tutti
Marco
Ci spieghiamo la street photography?
Moderatore: etrusco


Re: Ci spieghiamo la street photography?
secondo me la street photography comprende al suo interno tutte le foto scattate in ambiente urbano e non, che documentino usi, costumi, forme architettoniche ecc. in relazione alla presenza umana. Dal mio punto di vista il termine street photography potrebbe essere sostituito con fotografia documentaristica in quanto con il passare degli anni può essere usato come fonte per descrivere come si viveva in una determinata epoca raccontandone le più svariate sfaccettature.
L'immediatezza o no dello scatto ha poca importanza, in quanto se rappresenta un istante della realtà si può dire che l'azione in svolgimento possiede una maggior veridicità mentre se l'azione rappresentata dalla foto è "costruita" rappresenta una visione del fotografo della realtà che si pone con maggior forza come intermediario tra l'azione e lo spettatore che guarda la foto. Una foto "costruita" è comunque interessante dato che mostra il pensiero del fotografo che appartiene ad una determinata epoca e quindi dal punto di vista documentaristico è comunque importante, dato che mostra oltre ad azioni descritte nella foto anche la visione del reale del suo creatore.
L'immediatezza o no dello scatto ha poca importanza, in quanto se rappresenta un istante della realtà si può dire che l'azione in svolgimento possiede una maggior veridicità mentre se l'azione rappresentata dalla foto è "costruita" rappresenta una visione del fotografo della realtà che si pone con maggior forza come intermediario tra l'azione e lo spettatore che guarda la foto. Una foto "costruita" è comunque interessante dato che mostra il pensiero del fotografo che appartiene ad una determinata epoca e quindi dal punto di vista documentaristico è comunque importante, dato che mostra oltre ad azioni descritte nella foto anche la visione del reale del suo creatore.
Re: Ci spieghiamo la street photography?
in parte condivido, ma il fotografo di solito sceglie gli scatti e li sta molta soggettività (gusto o stile) ... secondo alcuni critici ogni foto è comunque una traccia un indizio, che di per se non ha un vero e proprio valore documentaristico.matteo95 ha scritto:secondo me la street photography comprende al suo interno tutte le foto scattate in ambiente urbano e non, che documentino usi, costumi, forme architettoniche ecc. in relazione alla presenza umana. Dal mio punto di vista il termine street photography potrebbe essere sostituito con fotografia documentaristica in quanto con il passare degli anni può essere usato come fonte per descrivere come si viveva in una determinata epoca raccontandone le più svariate sfaccettature.
L'immediatezza o no dello scatto ha poca importanza, in quanto se rappresenta un istante della realtà si può dire che l'azione in svolgimento possiede una maggior veridicità mentre se l'azione rappresentata dalla foto è "costruita" rappresenta una visione del fotografo della realtà che si pone con maggior forza come intermediario tra l'azione e lo spettatore che guarda la foto. Una foto "costruita" è comunque interessante dato che mostra il pensiero del fotografo che appartiene ad una determinata epoca e quindi dal punto di vista documentaristico è comunque importante, dato che mostra oltre ad azioni descritte nella foto anche la visione del reale del suo creatore.
marco guerriero
Re: Ci spieghiamo la street photography?
OK Andrea, ......"La fotografia non sa mentire ma i bugiardi sanno fotografare".A pensarci bene una foto posata esprime maggiormente la "verità" secondo il soggetto, una foto "spontanea" esprime invece maggiormente la "verità" secondo fotografo... ma nessuna foto mai dice la verità.
Rileggiamoci il bel libro di Michele Smargiassi "Un'autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso" Contrasto Due 2009. E' bello, istruttivo e si legge di un fiato. Ogni tanto ne rileggo un pezzo e scopro qualcosa di nuovo.
Marco
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Re: Ci spieghiamo la street photography?
È un libro che merita. 


