Ecco, di nuovo il mito dell´"io-scatto-analogico-perche´-la-pellicola-costa-e-mi-abituo-a-scattare-meglio". Ma siamo sicuri che sia davvero vero? Avanti, bastonatemi!
COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
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Re: COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
In verità ho detto il contrario di quello che recita il testo: la pellicola costa e la carta ancora di più, pertanto mi sforzo a scattare solo con l’obiettivo di portare poi in stampa e non per “vediamo come viene”.Marco Leoncino II° ha scritto: ↑06/04/2020, 18:26Ecco, di nuovo il mito dell´"io-scatto-analogico-perche´-la-pellicola-costa-e-mi-abituo-a-scattare-meglio". Ma siamo sicuri che sia davvero vero? Avanti, bastonatemi!
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Non escludo certo che questo mio pensiero possa essere banale se non proprio superficiale.
Lorenzo.
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Re: COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
@Marco Leoncino II° Questo passaggio di Feiniger è ovviamente sacrosanto e dovrebbe essere ovvio.
A modo mio la dico così: gli amatori sono molto presuntuosi, trovato qualcosa di interessante fanno una, due, tre foto e si accontentano, invece uno che fa immagini va oltre e sperimenta molto di più.
C'è un altra cosa in proposito: per fare qualcosa di buono bisogna arrivare alla crisi e solo oltre di essa c'è la speranza di trovare qualcosa. Mi spiego: di fronte a qualcosa che ci spinge allo scatto le prime immagini sono le più scontate, più legate alla propria memoria del lavoro proprio e altrui. Lo vedo accadere spesso ai miei corsi; spingere alcuni a scattare oltre l'ovvio è proprio difficile, fanno il loro (poco) e poi il buio. Ma in realtà è proprio quello il momento clou! È quello il buio oltre il quale bisogna andare, la comfort zone da abbandonare e lo si può fare solo sperimentando.
Ovviamente in quest'ottica sperimentale regole e precetti NON possono esserci, quelli stabiliscono proprio la comfort zone, terzi, quinte frazioni varie, serie, sono tutte cazzate. Faccio notare in proposito che quella è roba che si fa nel mirino.
Riprendendo quello accennato prima molto della sperimentazione è proprio cambiare il punto di vista, cioè la prospettiva. Non si tratta di stare fermi come pali e spostare l'inquadratura qua e la magari zoomando finché quinte, terzi e baggianate simili fanno una cosa caruccia nel mirino (con un minimo di pratica ci si riesce sempre) si tratta proprio di muoversi! E muoversi guadando e ragionando.
Il punto di vista è così trascurato dai fotografi! Poverino! Eppure nella sua accezione metaforica gli diamo la giusta importanza, no?
Ma di nuovo non si tratta di spostarsi per mettere ordine in qualche modo più o meno cervellotico nel mirino, il nostro "punto di vista" è uno degli strumenti espressivi più forti e potenti. L'altezza cui ci posizioniamo è, per esempio, un carattere potentissimo nel ritratto, anche qui le metafore dovrebbero aiutare. Vi viene in mente qualcosa? Io penso a "guardare dall'alto in basso", sprezzo e desiderio di dominio. Ricordatevene quando fotografate le persone.
Un altra questione è quella del "soggetto" che viaggia sempre con la "cornice": è roba superata. La foto esiste solo nel suo insieme, non si può pensare più a soggetto e contorno. Già pensare le cose così esprime un desiderio di dominio: "ti metto in cornice"; "ti isolo dallo sfondo".
Oppure pensando al paesaggio li vedo li a tentare di metterci ordine con quinte, linee compositive e robaccia simile, sempre e solo desiderio di dominio e possesso, ma l'era coloniale è finita da un pezzo... direi.
Infine la "composizione" è quasi solo il taglio, un atto di estrazione. Lo si può fare in due modi fondamentali: per chiudere, o all'opposto per aprire. Però chiudere, guarda caso uno dei sistemi per farlo è proprio usare quinte, terzi e ammennicoli vari, è ancora desiderio di dominio, di appropriazione. Metto in foto un angolino di mondo "ideale", un'idea rinascimentale, cosa che nella consapevolezza attuale delle cose del mondo è, come minimo, superata. Comporre per aprire è più difficile, estrarre un pezzetto che faccia pensare che oltre di esso c'è sempre un infinito, indomabile, inconoscibile. A me piace tentare di fare foro così.
A modo mio la dico così: gli amatori sono molto presuntuosi, trovato qualcosa di interessante fanno una, due, tre foto e si accontentano, invece uno che fa immagini va oltre e sperimenta molto di più.
C'è un altra cosa in proposito: per fare qualcosa di buono bisogna arrivare alla crisi e solo oltre di essa c'è la speranza di trovare qualcosa. Mi spiego: di fronte a qualcosa che ci spinge allo scatto le prime immagini sono le più scontate, più legate alla propria memoria del lavoro proprio e altrui. Lo vedo accadere spesso ai miei corsi; spingere alcuni a scattare oltre l'ovvio è proprio difficile, fanno il loro (poco) e poi il buio. Ma in realtà è proprio quello il momento clou! È quello il buio oltre il quale bisogna andare, la comfort zone da abbandonare e lo si può fare solo sperimentando.
Ovviamente in quest'ottica sperimentale regole e precetti NON possono esserci, quelli stabiliscono proprio la comfort zone, terzi, quinte frazioni varie, serie, sono tutte cazzate. Faccio notare in proposito che quella è roba che si fa nel mirino.
Riprendendo quello accennato prima molto della sperimentazione è proprio cambiare il punto di vista, cioè la prospettiva. Non si tratta di stare fermi come pali e spostare l'inquadratura qua e la magari zoomando finché quinte, terzi e baggianate simili fanno una cosa caruccia nel mirino (con un minimo di pratica ci si riesce sempre) si tratta proprio di muoversi! E muoversi guadando e ragionando.
Il punto di vista è così trascurato dai fotografi! Poverino! Eppure nella sua accezione metaforica gli diamo la giusta importanza, no?
Ma di nuovo non si tratta di spostarsi per mettere ordine in qualche modo più o meno cervellotico nel mirino, il nostro "punto di vista" è uno degli strumenti espressivi più forti e potenti. L'altezza cui ci posizioniamo è, per esempio, un carattere potentissimo nel ritratto, anche qui le metafore dovrebbero aiutare. Vi viene in mente qualcosa? Io penso a "guardare dall'alto in basso", sprezzo e desiderio di dominio. Ricordatevene quando fotografate le persone.
Un altra questione è quella del "soggetto" che viaggia sempre con la "cornice": è roba superata. La foto esiste solo nel suo insieme, non si può pensare più a soggetto e contorno. Già pensare le cose così esprime un desiderio di dominio: "ti metto in cornice"; "ti isolo dallo sfondo".
Oppure pensando al paesaggio li vedo li a tentare di metterci ordine con quinte, linee compositive e robaccia simile, sempre e solo desiderio di dominio e possesso, ma l'era coloniale è finita da un pezzo... direi.
Infine la "composizione" è quasi solo il taglio, un atto di estrazione. Lo si può fare in due modi fondamentali: per chiudere, o all'opposto per aprire. Però chiudere, guarda caso uno dei sistemi per farlo è proprio usare quinte, terzi e ammennicoli vari, è ancora desiderio di dominio, di appropriazione. Metto in foto un angolino di mondo "ideale", un'idea rinascimentale, cosa che nella consapevolezza attuale delle cose del mondo è, come minimo, superata. Comporre per aprire è più difficile, estrarre un pezzetto che faccia pensare che oltre di esso c'è sempre un infinito, indomabile, inconoscibile. A me piace tentare di fare foro così.
Re: COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
Invoco la messa in evidenza di questa discussione!
Re: COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
Questi due concetti, del peccato di presunzione e della comfort zone, me li ero appuntati al tuo corso. Da approfondire sicuramente.
La domanda più facile da fare, che forse ha la risposta più difficile da dare, anzi che FORSE ha la risposta è: trovandosi in piena comfort zone, come tentare di uscirne? Imporsi progetti,ad esempio, può essere utile?
La domanda più facile da fare, che forse ha la risposta più difficile da dare, anzi che FORSE ha la risposta è: trovandosi in piena comfort zone, come tentare di uscirne? Imporsi progetti,ad esempio, può essere utile?
- MarioCascone
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Re: COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
Volevo sinceramente ringraziarvi tutti per queste piccole 'pillole fotografiche' siete stati davvero gentilissimi. Mi approccerò ad uno stile di fotografia più ''istintiva''. Forse il punto è che ho sempre pensato troppo prima di scattare. Grazie ancora a tutti
Re: COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
Non credo in verità che questo sia il messaggio passato negli interventi.MarioCascone ha scritto: ↑07/04/2020, 0:28Forse il punto è che ho sempre pensato troppo prima di scattare.
Provo a farne una sintesi:
- studia cosa fanno altri (d’altronde pure loro hanno avuto a che fare con una macchina fotografica e un obiettivo;
- “vedi” la foto ancora prima di portare la macchina all’occhio;
- non essere “presuntuoso” nel pensare che ciò che hai visto e scattato sia buono e il meglio possibile: continua a studiare il soggetto e a cercarne altri punti di vista (pensiero interessante quello di Andrea);
- cerca di fare un modo che ogni scatto sia stampabile e che valga la pena di stampare, anche se poi non sarà così.
Lorenzo.
- Marco Leoncino II°
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Re: COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
Lorenzo, scusa se sono entrato a gambe tese con l´intervento dedicato al costo delle pellicola.
Ribadisco che il testo di Feininger e´ davvero uno dei pochi libri veramente interessanti e ben realizzati, dedicati a questo scottante tema. Lui stesso afferma sin dall´inizio di essere consapevole del fatto che il suo pensiero possa essere messo in discussione da altri fotografi. Pero´ e´ in accordo con quello che dice Andrea: invoglia il lettore fotografo a "smontare" il proprio soggetto, cambiando posizione, non accontentandosi di una sola inquadratura. Lo stesso suggerisce di studiare gli effetti della luce. Secondo me.
Ribadisco che il testo di Feininger e´ davvero uno dei pochi libri veramente interessanti e ben realizzati, dedicati a questo scottante tema. Lui stesso afferma sin dall´inizio di essere consapevole del fatto che il suo pensiero possa essere messo in discussione da altri fotografi. Pero´ e´ in accordo con quello che dice Andrea: invoglia il lettore fotografo a "smontare" il proprio soggetto, cambiando posizione, non accontentandosi di una sola inquadratura. Lo stesso suggerisce di studiare gli effetti della luce. Secondo me.
Re: COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
Onestamente Marco non l'ho visto come un intervento a gamba tesa anche perché sono convinto che diciamo la stessa cosa.Marco Leoncino II° ha scritto: ↑07/04/2020, 8:16Lorenzo, scusa se sono entrato a gambe tese con l´intervento dedicato al costo delle pellicola.
Ribadisco che il testo di Feininger e´ davvero uno dei pochi libri veramente interessanti e ben realizzati, dedicati a questo scottante tema. Lui stesso afferma sin dall´inizio di essere consapevole del fatto che il suo pensiero possa essere messo in discussione da altri fotografi. Pero´ e´ in accordo con quello che dice Andrea: invoglia il lettore fotografo a "smontare" il proprio soggetto, cambiando posizione, non accontentandosi di una sola inquadratura. Lo stesso suggerisce di studiare gli effetti della luce. Secondo me.
Il mio puntualizzare sul costo della pellicola, ma in verità, come specificato, in maniera più estesa a tutto il materiale occorrente per arrivare alla stampa,è proprio di cercare di dare contenuto di valore ad ogni scatto.
Quindi non un click e via ma proprio sforzarsi di "vedere" la foto meritevole poi di essere stampata. Per la maggioranza degli scatti ovviamente non sarà cosi (o almeno non è così per me).
Ciò che scrive Andrea, se comprendo giusto, è un ulteriore pungolo per andare oltre ad un primo, e a volte superficiale, approccio al soggetto. In sostanza invita ad essere curiosi.
Lorenzo.
Re: COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
Suggerisco la lettura di questo articolo di Smargiassi:
https://smargiassi-michele.blogautore.r ... scomposto/
...e la pagina da lui linkata:
http://www.nikonclub.it/forum/Se_I_Gran ... 49299.html
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Please, please!
PaTerson, una sola T!
PaTerson, una sola T!
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