Mini documentario sulla Kodachrome
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Dal Blog - Mini documentario sulla Kodachrome
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Re: Dal Blog - Mini documentario sulla Kodachrome
Che tristezza infinita guardare alcune splendide immagini e sapere che non la potrò mai utilizzare 
Non mi resta che sperare in qualche fantomatico progetto stile Impossible anche se la vedo difficine se non, appunto, impossibile...

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Re: Dal Blog - Mini documentario sulla Kodachrome
La Kodak ha fatto molto per tenere in vita questa pellicola mitica (mitica nel senso che è entrata nel mito della fotografia) e per anni ha continuato a produrla in perdita, ma guadagnandoci nel ritorno d'immagine, per quello che "Kodachrome" rappresentava nell'immaginario fotografico, nonostante la pellicola fosse sempre sulla bocca di tutti ma assai poco caricata negli apparecchi fotografici.La Kodak non ha mai fatto molto per mantenerlo vivo, sarebbe bastato non obbligare l'utente a spedirlo a pochissimi laboratori attrezzati per lo sviluppo, permetterne il trattamento anche a terzi per mantenerlo in vita.
Fino agli anni '70-80 lo sviluppo avveniva anche a Milano, poi per mancanza di domanda le pellicole venivano inviate in Svizzera. In seguito i volumi divennero talmente ridotti che tutto il trattamento europeo venne concentrato in Francia e in seguito anche l'ultimo impianto europeo fu chiuso e tutte le pellicole spedite negli Stati Uniti.
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Re: Dal Blog - Mini documentario sulla Kodachrome
Da ragazzino accompagnavo mio padre alla Kodak in Piazza della Balduina a Roma, dove portava la busta di carta gialla e rossa con dentro la pizza dell'8mm. Ricordo benissimo, nonostante bambino, un tecnico al bancone in camice bianco che diceva a mio padre che ci voleva così tanto perché il kodachrome veniva trattato alla Kodak di Milano. Se poi da Milano le pellicole venissero spedite in Svizzera, questo il tecnico non l'ha detto (può darsi). Comunque i rullini si potevano inviare anche per posta, mettendo l'indirizzo e affrancando la busta che era in ogni confezione (magari si potevano spedire direttamente in Svizzera).
Delle successive chiusure dei vari laboratori ne ho appreso anni dopo dalle riviste che compravo da ragazzo, quando fotografavo oramai per mio conto e mi facevo ore di autubus per portare le buste di carta gialla e rossa in via Salaria, dove si era trasferita la Kodak di Roma.
Gli ultimi rulli li ho spediti (non ricordo più a chi) una decina d'anni fa, Kodachrome 64 e un 200 scadutissimo, quest'ultimo mi è tornato sviluppato, nella mitica scatolina gialla, accompagnato da un foglietto, in perfetto italiano, in cui mi si avvisava che i colori erano falsati probabilmente perché la pellicola era scaduta o conservata male.
Il trattamento del Kodachrome è molto più complesso dell'E6 eseguito con macchinari particolari. Negli Stati Uniti il Kodachrome veniva trattato anche da labarotari di terze parti, dietro controllo della Kodak, anzi addirittura fornivano il tiraggio o trattamenti modificati con scarti di 1/3 di stop, anche per il sistema zonale (pubblicità su riviste di fotografia statunitensi). Provavo una grande invidia. Perché questo non sia avvenuto anche in Europa non lo so, posso immaginare che fosse dovuto a causa della scarsa rischiesta che non giustificava l'investimento in attrezzature così specifiche e costose su cui oltretutto Kodak metteva il becco.
Il Kodachrome 120 è stato fatto e per un breve periodo ha fatto capolino anche qui da noi, questa è il datasheet delle Kodachrome del 1990 Ma negli anni precedenti è stato fatto anche in grande formato, in rete si trovano splendide immagini degli anni della II guerra mondiale.
Delle successive chiusure dei vari laboratori ne ho appreso anni dopo dalle riviste che compravo da ragazzo, quando fotografavo oramai per mio conto e mi facevo ore di autubus per portare le buste di carta gialla e rossa in via Salaria, dove si era trasferita la Kodak di Roma.
Gli ultimi rulli li ho spediti (non ricordo più a chi) una decina d'anni fa, Kodachrome 64 e un 200 scadutissimo, quest'ultimo mi è tornato sviluppato, nella mitica scatolina gialla, accompagnato da un foglietto, in perfetto italiano, in cui mi si avvisava che i colori erano falsati probabilmente perché la pellicola era scaduta o conservata male.
Il trattamento del Kodachrome è molto più complesso dell'E6 eseguito con macchinari particolari. Negli Stati Uniti il Kodachrome veniva trattato anche da labarotari di terze parti, dietro controllo della Kodak, anzi addirittura fornivano il tiraggio o trattamenti modificati con scarti di 1/3 di stop, anche per il sistema zonale (pubblicità su riviste di fotografia statunitensi). Provavo una grande invidia. Perché questo non sia avvenuto anche in Europa non lo so, posso immaginare che fosse dovuto a causa della scarsa rischiesta che non giustificava l'investimento in attrezzature così specifiche e costose su cui oltretutto Kodak metteva il becco.
Il Kodachrome 120 è stato fatto e per un breve periodo ha fatto capolino anche qui da noi, questa è il datasheet delle Kodachrome del 1990 Ma negli anni precedenti è stato fatto anche in grande formato, in rete si trovano splendide immagini degli anni della II guerra mondiale.

