ho sentito parlare di questa tecnica idonea anche ad ottenere negativi di grande formato da stampare a contatto, come delle lastre, ma ho anche letto che nella applicazione pratica si è dimostrata abbastanza deludente, oltre che complessa; infatti avevo pensato di usarla per negativi di grande formato, ma ho desistito, e ciò per due motivi... il primo è che la foto digitale non ha mai la tridimesionalità di quella tradizionale, o per lo meno a me così sembra, e di certo non ha quello stacco dei piani, quello sfocato che solo un apparecchio di grande formato può dare.. insomma sarebbe risultata finta..alla fine ho comprato una campagnola 13x18 e sono usciti i negativi veri che danno stampe di altro sapore, inimitabili in digitale, come questa che ti invio.. si tratta di una scansione di una stampa a contatto da negativo 13x18

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teramene at 2010-12-07
ho trovato il libro di namias.. è del 1946, ed. progresso fotografico, consiglia di usare un lapis n. 3 o il 2 per le "forti" luci.. credo che possa andare bene, perchè lì non c'è gelatina, e consiglia di disegnare il tutto con una serie di ghirigori.. ma è una tecnica per attenuare imperfezioni della pelle, più che per correggere un problema come un graffio.. impressionante il fatto che le correzioni erano fatte una ad una, ruga per ruga.. ah se avessero avuto photoshop.. avrebbero subito perso il lavoro

parla poi di otturazione di punti trasparenti.. e consiglia un penello finissimo intinto di rosso carminio

cioè, spiega poi, colore per acquarello.. ma osserva che il rosso rende poi opaco il negativo ed è quindi meglio servirsi di.. biacca, cioè bianco per acquarello, con l'aggiunta, però, di rosso e nero fumo.. forse si può provare così.. del resto peggio di come sta non può stare, e del resto, c'è il vantaggio che il negativo è in vetro, anche se ci vorranno colori semi trasparenti che aderiscono al vetro