Dopo parecchio tempo di inattività, ritorno ad aggiornarvi con il mio lavoro sul DeVere 507.
Nell'ultimo post avevo costruito una scatola in legno per contenere i condensatori Latico, scatola che avrei dovuto accorciare centimetro dopo centimetro per trovare la minima distanza in cui la luce proiettata dal faretto, non creasse troppa differenza di esposizione tra il centro e i bordi.
Da subito mi sono accorto che farlo con una scatola in legno era troppo faticoso quindi ho costruito una versione in cartone che sono andato ad accorciare da 30 a 15 cm.
Però, le lenti dentro i condensatori originali avevano quella maniglia sporgente che mi rendeva il tutto parecchio difficoltoso, con buona pace della simmetria che mi serve. Con tanta, tanta pazienza cerco in tutti i modi di agire sui fermi a molla che tengono le lenti in posizione, ma niente da fare, sono bloccate in modo tale da non permettere alle lenti di uscire. Tento allora di svitare le viti che tengono insieme il tutto, ma anche lì niente fare.
Decido allora di agire in maniera piuttosto drastica, prendo il Dremel e con una fresetta cerco di liberare uno dei fermi che bloccano il vetro. Facendo moooolta attenzione a non graffiare nulla, riesco a incidere quel tanto che basta a spostare il fermo e liberare le lenti.
Con queste disponibili posso iniziare a progettare dei nuovi box per contenerle e tenerle nella stessa posizione in cui si trovano all'interno del Durst 138. Questi box devono essere contrapposti e incastrarsi l'uno dentro l'altro, permettendo di essere smontati e rimontati facilmente per la pulizia delle lenti.
Alla fine utilizzare la stampante 3D e un filamento in PLA si rivela una scelta azzeccata. Decido che i box saranno a filo delle misure senza tolleranze, in modo che le lenti (più di 3 Kg l'una) vengano tenute ferme in posizione dal box stesso, anche se per sicurezza ho preventivato anche dei blocchi interni (sempre meglio prevenire che curare). Finito di stampare e rimontare il tutto posso finalmente iniziare a misurare la caduta di luce sul piano di stampa alle varie altezze.
Usando un esposimetro spot e misurando al centro del fotogramma, al centro dei lati e ai quattro angoli, trovo che la quantità di luce che arriva al piano di stampa è praticamente invariata dai 30 cm fino a un minimo di 19 cm, usando un'obiettivo da 150 mm f/5,6 chiuso a f/11. Decido comunque che 19 cm è troppo risicato come margine e di mantenere l'altezza estrapolata dalla scatola originaria di 22 cm.
Adesso posso finalmente portare le misure a un fabbro per farmi costruire una scatola in metallo su misura. Anche in questo caso decido di abbondare con le dimensioni, scegliendo di farla realizzare con una lamiera da 2 mm, in modo che il suo peso insieme a quello dei condensatori contrasti la spinta verso l'alto della molla dello chassis.
Dopo tre settimane mi consegna il lavoro e inizia la fase di assemblaggio.
Adesso dovrò praticare i fori sulla parte superiore per far entrare la luce proveniente dal faretto e su quella inferiore per far arrivare la luce al negativo e poi all'obiettivo. Fori che naturalmente dovranno essere allineati con il centro dei condensatori.
Prossimamente su questi schermi...