Già, ma non riesco a capire quel 2.29 Y a cosa è riferito.
E' la densità misurata di giallo in quel punto...
Magari è un pò OT, io lo metto:
Il densitometro
Per eseguire una misurazione strumentale della densità ottica di uno strato di inchiostro, viene utilizzato, come già precedentemente accennato il densitometro. Per la valutazione del foglio di stampa (originali opachi) vengono usati densitometri per riflessione. Per altri tipi di misurazione (pellicola fotografica, originali trasparenti...) si usano, invece, quelli per trasparenza. Gli apparecchi per trasparenza misurano densità elevate da 0,0 fino a superare 4,00, mentre il range di misurazione di quelli per riflessione arriva ad un massimo di 2,5 circa. Entrambi gli strumenti sono idonei alla misura della densità dei colori se sulla traiettoria dei raggi si inseriscono dei filtri colorati che permettano il passaggio della banda spettrale complementare al colore da misurare. I densitometri sono anche in grado di effettuare la misurazione della densità integrale (integrata) dei punti di un retinato. In questo caso non si misura la densità del singolo punto, bensì la somma delle densità di tutti i punti di retino e di tutti gli spazi intermedi all’interno della zona di misura. La densità integrale è poi convertita automaticamente in percentuali di punto.
Principio di funzionamento del densitometro
Nel densitometro vi è innanzitutto una sorgente luminosa stabilizzata che emette una luce perfettamente bianca.
Il fascio di luce viene focalizzato da un sistema ottico e colpisce la superficie da misurare.
Secondo lo spessore dello strato e la pigmentazione dell’inchiostro, una parte della luce viene assorbita.
La parte di luce che invece viene riflessa è successivamente focalizzata da un secondo sistema di lenti e convogliata verso un fotodiodo.
Tale dispositivo converte in maniera proporzionale il flusso luminoso incidente in corrente elettrica.
Il segnale di corrente viene confrontato da un sistema elettronico con un valore di riferimento (riflessione di un bianco standard). Il risultato rappresenta il valore di opacità del campione letto rispetto al bianco di riferimento e il conseguente calcolo del logaritmo produce il valore di densità ottica che verrà rappresentato sul display.
Schema di funzionamento del densitometro:
1. Sorgente D50
2. Sistema di lenti
3. Campione
4. Sistema di lenti
5. Fotodiodo
6. Sistema elettronico
7. Display
Il principio di funzionamento fin qui descritto non spiega però, come è possibile effettuare letture di campioni colorati. È necessario, infatti, che il densitometro sia dotato di tre filtri colorati (blu, verde e rosso) in modo tale da riuscire a selezionare solo una luce primaria con la quale effettuare la lettura.
Ciascuna lettura dei diversi primari di stampa (ciano, magenta e giallo) dovrà essere eseguita con il filtro complementare al campione da leggere. In realtà il densitometro ad ogni abbassamento della testina effettua tre letture con i diversi filtri, ottenendo tre valori densitometrici differenti.
Tali valori risultano essere ciascuno la componente primaria ciano, magenta o gialla di un determinato campione stampato e misurato. La densità più alta delle tre indicherà quale colore abbiamo analizzato e la visualizzerà sul display indicando il colore.
Schema di funzionamento di un densitometro a colori:
1. Sorgente D50
2. Sistema di lenti
3. Filtri colorati
4. Filtro polarizzante
5. Campione
6. Filtro polarizzante
7. Sistema di lenti
8. Fotodiodo
9. Sistema elettronico
10. Display
Teoricamente ipotizzando una purezza assoluta dei pigmenti utilizzati per la stampa, le letture eseguite con i diversi filtri dovrebbero dare in due casi (quelli che non hanno eseguito la misurazione con il filtro complementare al campione) una risposta pari a 0 e solo in 1 il valore densitometrico corretto. Vedremo in seguito che questa condizione non si verifica a causa di un inquinamento dei suddetti pigmenti.
Lettura densitometrica di un campione MAGENTA
Attualmente vengono usati densitometri preparati con filtri per standard di lettura (status) diversi:
“T” detto a banda larga, per le misure di riflessione dello stampato (standard USA - SWOP)
“E” detto a banda stretta, per le misure di riflessione dello stampato (standard Europeo - Eurostandard)
“A” per le misure positive di film o stampati fotografici
“M” per le misure di film negativi
è ovvio che per ogni uso esiste un densitometro che meglio di altri risponde a quelle specifiche esigenze. Ad esempio, per lo stampato offset, in Italia come in Europa, si predilige lo standard “E” dotato di filtri molto più selettivi e quindi più preciso nelle letture; mentre per le misurazioni dello stampato digitale occorre utilizzare strumenti dello standard “T” dotati di filtri più “ampi” e quindi più adatti alla lettura di una vasta gamma e tipologia di inchiostri e toner.
Densitometri con caratteristiche tecnologiche diverse non rendono confrontabili le letture eseguite sugli stessi campioni, che possono essere invece valutate solo se eseguite dallo stesso strumento. Le misurazioni di densità possono essere assolute o relative; assolute quando esprimono un valore numerico rappresentante la quantità di colore letta dal filtro rispondente allo “status” del densitometro (dallo 0 fino ad un massimo di 3 per alcune tecnologie digitali); relative quando esprimono una percentuale di colore dati i valori di densità della carta e dell’inchiostro al 100%, indipendentemente dalla filtratura del densitometro. Dal valore di densità assoluta, opportunamente inserito in formule matematiche è possibile ottenere una serie di dati utili al controllo dello stampato, particolarmente utilizzati dalle realtà che producono stampati offset come la percentuale di punto, il dot gain, il trapping, il grado di grigio, l’errore di tinta e il bilanciamento cromatico.
I filtri polarizzanti
In particolari condizioni la lettura densitometrica può subire delle alterazioni evidenti rendendo il valore numerico ottenuto difficilmente confrontabile e scarsamente attendibile. Le superfici degli inchiostri da stampa umidi e asciutti, infatti, riflettono la luce in modo diverso e la conseguente lettura densitometrica risente di tale diversità di comportamento. Nel caso di un inchiostro fresco, una parte maggiore della luce proveniente dalla sorgente luminosa viene riflessa a specchio dalla superficie dell’inchiostro e di conseguenza il fotodiodo ricevente rileva una maggiore quantità di luce. La misurazione darà pertanto come risultato un valore di densità minore. Durante il processo di essiccazione, l’inchiostro si adatta alla struttura irregolare della superficie della carta. L’effetto specchio si riduce, e quindi la luce riflessa viene diffusa maggiormente. In questo modo sul fotodiodo cade una quantità minore di luce. La misurazione darà in questo caso un valore di densità maggiore. Per ovviare a questo problema in tutti i densitometri sono previsti dei filtri polarizzanti che hanno lo scopo di ridurre al minimo questa differenza. Lo scopo di questi filtri è quello di leggere la reale opacità dello strato di inchiostro stampato, rendendo ininfluente ai fini della lettura la quantità maggiore o minore di luce riflessa superficialmente dallo strato.
I filtri polarizzanti hanno la caratteristica di far passare solo le componenti delle onde elettromagnetiche luminose oscillanti in un piano. I raggi di luce orientati dal filtro polarizzante vengono riflessi in parte a specchio dalla superficie dell’inchiostro; in questo caso mantengono anche la direzione di oscillazione. Se la luce così polarizzata va a colpire un secondo filtro polarizzante con direzione di polarizzazione ortogonale rispetto al primo, nessun raggio riuscirà a passare e quindi non potrà neppure influire sulla misurazione. I raggi luminosi che invece penetrano nello strato di inchiostro e vengono riflessi, si depolarizzano e quindi potranno successivamente oltrepassare il secondo filtro. Grazie all’effetto dei filtri polarizzanti, al fotodiodo ricevente perviene una minore quantità di luce, sia con l’inchiostro umido sia con quello asciutto, poiché viene annullata la componente di riflessione speculare. Si ottengono quindi, in linea di principio, valori di densità pressoché uguali tra loro, ma superiori rispetto alle misurazioni eseguite senza filtro.
Principio di funzionamento dei filtri polarizzanti nel densitometro
Le misure con il densitometro
I valori di densità sono sempre valori di misurazione relativi di un determinato densitometro. Date la diversa distribuzione spettrale delle fonti luminose e le differenze di assorbimento spettrale dei filtri (deterioramento), le differenze di sensibilità dei fotoriceventi e le diverse geometrie di misurazione, i valori misurati, soprattutto negli apparecchi meno recenti, non sono confrontabili. Negli strumenti nuovi, almeno in quelli dello stesso tipo, se la manovra è corretta e se la tiratura viene eseguita regolarmente, si può raggiungere una certa concordanza in un campo di tolleranza accettabile.
Prima della misurazione i densitometri devono essere azzerati sul supporto sul quale verrà effettuata la misurazione, il quale diventerà il bianco di riferimento. Ogni tipo di carta diversa necessiterà di un nuovo azzeramento. In questa maniera si riuscirà ad escludere che la colorazione e la superficie della carta influiscano sulla valutazione dello strato di inchiostro stampato. Allo scopo, si misura la densità del bianco della carta e le si dà il valore di D=0.