Pacher ha scritto:
Solo che tirando una pellicola inevitabilmente le ombre si chiudono e in stampa poi risultano come dei macchioni neri.
[...]
Purtroppo con certi soggetti non è il massimo, ma per altri potrebbe andare benissimo. Come al solito dipende da cosa si vuol ottenere.
Appunto, dipende da cosa vuoi ottenere, ma non solo nel senso di resa dei toni.
La resa dei toni è solo una delle possibilità espressive che entrano in gioco in uno scatto, tra le altre abbiamo i tempi e la profondità di campo (e altro ancora).
A volte occorre scendere a compromessi per via della situazione contingente, oppure rinunciare allo scatto, cosa che in molte altre discussioni è giustamente stata criticata.
Semmai la casualità sta nel fatto che, in certe situazioni, è impossibile effettuare misure corrette e coerenti della luce (e del contrasto della scena) che permettano di mettere in pratica il SZ come si conviene: anche se esistesse una pellicola con SE di 3200 ISO che non rendesse necessario sottoesporre la scena per "catturare" il movimento, in questo caso i risultati sarebbero comunque casuali.
DanieleLucarelli ha scritto:
Ma alla fine, per ottenere quella foto, sia utilizzando il SZ che il Tiraggio la coppia tempo/diaframma sarebbe stata la stessa e il tempo di sviluppo lo stesso, solo che nel primo caso avresti saputo esattamente come sarebbe venuta fuori, nel secondo no.
Tirare di due stop la pellicola equivale a mettere il grigio medio in zona 3, con la consapevolezza di perdere i dettagli di quello che era due stop più giù del grigio medio e impastare nel nero tutto ciò che era ulteriormente sotto (come esposizione): non vi ritrovate con un trattamento N+2?
Fermo restando che PRIMA di sperimentare le capacità espressive della sovra/sotto esposizione di una pellicola bisognerebbe diventare padroni nel suo utilizzo nelle condizioni di applicazione del SZ, secondo me chi conosce il comportamento della HP5+ tirata a 1600 o della Delta tirata a 3200 ha sicuramente più frecce al suo arco di chi invece si limita a scattarle rispettivamente a 160 ISO e 1250 ISO.
Nell'esigenza contingente/espressiva di avere un certo tempo impostato sulla fotocamera, chi scatta dovrebbe avere in primis la consapevolezza di esasperare il contrasto di una scena contrastata di suo, di perdere le basse luci e bruciare le alte ed in seconda battuta la capacità di valutare in modo meno casuale, seppur probabilmente sempre empirico, questo effetto.
Misurare la SE di una pellicola in un certo rivelatore e determinare il tempo di sviluppo ottimale stabilendo la densità che deve avere sul negativo un'area esposta in una certa zona, per chi pratica la fotografia in certi tipi di situazioni di illuminazione, non è l'unico passo necessario: deve anche valutare la risposta del mezzo alle sollecitazioni "standard" a cui è sottoposto durante il suo lavoro, un po' come si fa quando si deve trovare la curva che descrive il difetto di reciprocità di una pellicola nella propria catena di lavoro.
La creatività è la capacità di immaginare soluzioni non convenzionali rispetto a situazioni che siamo in grado di riconoscere senza difficoltà: l'attenzione viene catturata quando si disattendono le aspettative fondate sulla consuetudine esperenziale.