Come ho già scritto in altre occasioni, io non ho modo di stampare e, per vivere l'analogico, ho scelto la strada della duplicazione invece della scansione.
E' una soluzione che ha dei vantaggi e degli svantaggi, dei quali si parlerà dopo, ma di sicuro NON è una scelta dettata dall'economicità.
Infatti, al di là di duplicazioni sporadiche con mezzi più o meno di fortuna o improvvisati, un duplicatore deve avere una sua parte meccanica, una ottica e una digitale per fornire risultati replicabili in modalità controllata.
Io ho deciso di realizzare una struttura ad hoc, con del tubolare a sezione quadrata di alluminio, una staffa per teleobiettivo e uan fonte di luce omogenea, per la duplicazione di negativi dal 35mm fino al 120 formato massimo 6x8 (la larghezza della fonte di luce).
Per un duplicatore così versatile vale la pena fare qualche calcolo, circa la distanza piano sensore/negativo, il rapporto di ingrandimento necessario e, conseguentemente, gli eventuali tubi di prolunga da aggiungere.
Il file excel lo trovate qui se interessati: https://www.dropbox.com/s/uufflw8avs5p5 ... .xlsx?dl=0
Comincio col descrivere la struttura.
Questa è realizzata da due tubi a profilo quadrato di alluminio (si trovano in un qualsiasi brico) infilati uno dentro l'altro per un movimento telescopico. Quello esterno ha il lato di 25mm e una sezione di 1,5mm, quello interno ha il lato interno 20mm (la sezione irrilevante in questo caso). Per fare in modo che scorrano senza ballare, ho inserito due piattine sempre in alluminio da 20mm spessore 1mm tra i due tubi.
Lo scorrimento telescopico è fermato da una vite 4mm che passa il primo tubo (foro filettato) e blocca quello interno.
Il tubo telescopico così ottenuto è sostenuto da due placchete a T alle quali sono avvitate quattro piedini stabilizzatori. Le placchette sono fissate al tubo telescopico per mezzo di un biadesivo 3M. E' un materiale tecnico utlizzato nella carpenteria leggera; molto tenace.
Come ripresa ho impiegato quanto avevo già in casa: una Ricoh GXR con M-mount e, tramite una serie di adattatori, un obiettivo Mamyia Sekor 80/4 C Macro col suo bell'anello di prlunga per raggiungere l'ngrandimento massimo richiesto.
Camera e obiettivo sono poi sostenuti da un staffa ad anello per telebiettivi.
L'illuminazione è fornita da un faretto a pannello led, con il suo trasformatore e telaio in metallo verniciato che ha consentito il facile montaggio sul tubo telescopico.
Il faretto da 6W forniscu una luce da 554lm con una temperatura colore di 4000K (3950 misurati).
Sul telaio del faretto ho poi incollato, per mezzo sempre del biadesivo 3M, le due guide superiore e inferiore per i telaietti portapellicola. Le guide sono realizzate per sovrapposizione di profiletti a L in PVC. All'interno della guida ho inserito del velluto adesivo per rendere lo scorrimento del telaietto fluido ma con la giusta resistenza.
I telaietti hanno un'altezza appena inferiore a quella della luce consentita dalle due guide, al fine di regolare il centraggio con l'asse dell'ottica.
Per la loro realizzazione ho utlizzato dell'acetato trasparente da 1mm, pre via delle caratteirstiche del materiale. Infatti è sufficiente incidere la superficie con un buon cutter, senza passare l'intero materiale, per ottenere dei tagli precisi come richiesto. Basta poi piegare leggermente lungo l'incisione per ottenere il distacco preciso delle parti.
I telaietti sono costituiti da tre stati, tali da consentire di avere una sede dove porre il negativo e due strisce di pressaggio della stessa. Una volta chisi a libro la pellicola è tesa e al suo posto. Il nastro nero serve sia come cerniera del libro sia per bloccare ingresso della luce all'interno del materiale trasparente.
PEr la duplicazione è sufficiente regolare la lunghezza del tubo e l'ingrandimento dell'obiettivo in funzione del formato della pellicola, usare il focus peaking della camere per la messa a fuoco fine, chiudere il diaframma all'apertura di lavoro (io uso f11) e scattare in modalità manuale. Una delle menate legate alla duplicazione è proprio quella di trovare il tempo di esposizione giusto per i diversi formati.
Tenere i tempi di esposizione fissi (magari giusto conla sovra-sotto epsione di terzo di stop) aiuta a.... esporre correttemante il negativo.
Ciò che ottengo sono file RAW 12 bit (qui si fa a fidarsi) dalle seguenti risoluzioni:
- 24x36 4288x2848 con un DPI su APS-C di 4608 e 3072 ingrandito a formato leica originale
- 6x6: 2848x2848 con un DPI su APSC sempre di 4608 e 1290 ingradito a formato originale 56x56
Per quanto concerne il 645 lo uso poco ma il quel caso ruoto la fotocamera di 90°.
Considerando un DPI di stampa finale di 300, con le due risoluzuoni posso avere stampe di 36x24 per il formato leica e 24x24 cm per il 6x6. Sufficiente ai miei attuali bisogni.
Per un eventuale upgrade mi "basterà" sostituire la fotocamera. E' una cosa che farò quando la Sony 7R MkI arriverà al prezzo di tozzo di pane (non ci vorrà molto).
LA STRUTTURA
Dopo tanto parlare, ecco il mio duplicatore.
Moderatore: etrusco
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Re: Dopo tanto parlare, ecco il mio duplicatore.
Arrivo ai PRO e CONTRO, anzi comincio da quest'ultimi.
Premetto che non ho mai usato uno scanner fotografico pertanto la mia conoscenza è limitata a quanto repertibile in rete.
Innazitutto c'è da ripetere che il duplicatore NON è una scelta più economica di uno scanner, perché oltre al costo della struttura (circa una sessantina d'euro), c'è da aggiugere l'ottica e la camera digitale. Nel conto oviamente andrebbero messe anche le ore di lavoro.
Senza dubbio un altro "limite" è che ogni duplicatore è esemplare unico e funziona a suo modo.
Però il "contro" maggiore è la curva di contrasto che il sensore si porta dietro dalla fabbrica e che inevitabilmente applicherà al negativo.
Oggi mi arriverà finalmente la greyscale calibrata (un'altra ventina d'uero) che mi consentirà di neutralizzarla.
In verità c'è da dire che la mia è una questione di puntiglio (mi sono messo in testa di ottenere una ESATTTA COPIA DIGITALE del negativo), perché altrimenti la curva potrebbe essere lasciata così com'è. Qui la cosa coinvolge anche gli scanner e in merito chiedo ai più esperti: avete mai fatto una scansione del grayscale per avere riscontro della fedeltà di riproduzione?
In merito ai PRO invece:
- controllo totale di tutti i parametri, e ancora nel campo fotografico, di duplicazione
- disponibilità di un file RAW
- possibilità di fare il bracketing di esposizione del singolo fotogramma
- velocità di duplicazione (un rullino 36 pose non richiede più di 10/15 minuti)
Premetto che non ho mai usato uno scanner fotografico pertanto la mia conoscenza è limitata a quanto repertibile in rete.
Innazitutto c'è da ripetere che il duplicatore NON è una scelta più economica di uno scanner, perché oltre al costo della struttura (circa una sessantina d'euro), c'è da aggiugere l'ottica e la camera digitale. Nel conto oviamente andrebbero messe anche le ore di lavoro.
Senza dubbio un altro "limite" è che ogni duplicatore è esemplare unico e funziona a suo modo.
Però il "contro" maggiore è la curva di contrasto che il sensore si porta dietro dalla fabbrica e che inevitabilmente applicherà al negativo.
Oggi mi arriverà finalmente la greyscale calibrata (un'altra ventina d'uero) che mi consentirà di neutralizzarla.
In verità c'è da dire che la mia è una questione di puntiglio (mi sono messo in testa di ottenere una ESATTTA COPIA DIGITALE del negativo), perché altrimenti la curva potrebbe essere lasciata così com'è. Qui la cosa coinvolge anche gli scanner e in merito chiedo ai più esperti: avete mai fatto una scansione del grayscale per avere riscontro della fedeltà di riproduzione?
In merito ai PRO invece:
- controllo totale di tutti i parametri, e ancora nel campo fotografico, di duplicazione
- disponibilità di un file RAW
- possibilità di fare il bracketing di esposizione del singolo fotogramma
- velocità di duplicazione (un rullino 36 pose non richiede più di 10/15 minuti)
Lorenzo.
Re: Dopo tanto parlare, ecco il mio duplicatore.
molto interessante
io ho un oggetto di acquisto che realizza la tua stessa procedura (se interessa posterò le foto)
per il momento, puoi aggiungere altri dettagli alla tua procedura di scatto (esposizione, Photoshop, etc..)?
Grazie
io ho un oggetto di acquisto che realizza la tua stessa procedura (se interessa posterò le foto)
per il momento, puoi aggiungere altri dettagli alla tua procedura di scatto (esposizione, Photoshop, etc..)?
Grazie
Re: Dopo tanto parlare, ecco il mio duplicatore.
Te lo auguro di cuore.Lollipop ha scritto: Oggi mi arriverà finalmente la greyscale calibrata (un'altra ventina d'uero) che mi consentirà di neutralizzarla.
Gli scanner si calibrano con target ottici IT8 per trasparenza e riflessione dati a corredo con costosissimi software di calibrazione. La grey scale serve ad un piffero (o poco più).In verità c'è da dire che la mia è una questione di puntiglio (mi sono messo in testa di ottenere una ESATTTA COPIA DIGITALE del negativo), perché altrimenti la curva potrebbe essere lasciata così com'è. Qui la cosa coinvolge anche gli scanner e in merito chiedo ai più esperti: avete mai fatto una scansione del grayscale per avere riscontro della fedeltà di riproduzione?
Re: Dopo tanto parlare, ecco il mio duplicatore.
A dire il vero il girono che ho cominciato a stampare con l’ingranditore ho smantellato il duplicatore, recuperato l’80 macro Mamiya e venduto la GXR per finanziare la camera oscura.prumus ha scritto:molto interessante
io ho un oggetto di acquisto che realizza la tua stessa procedura (se interessa posterò le foto)
per il momento, puoi aggiungere altri dettagli alla tua procedura di scatto (esposizione, Photoshop, etc..)?
Grazie
Comunque procedevo così con la duplicazione: regolavo l’esposizione per portare il “bianco” del supporto del supporto pellicola al margine destro dell’istogramma. Se il negativo era abbastanza constrato passavo subito alla pp con inversione e regolazione del punto di nero e bianco. Se invece il contrasto era basso facevo una seconda “scansione” e una successiva fusione hdr con la prima.
Il “problema” era infatti il contrasto fisso del sensore, che era un po’ come stampare col filtro 00 su carta. Fisso. Con la grayscale, rispondendo anche a @-Sandro-, avevo misurato una capacità di lettura del sensore dino a una DMax di 2.7, pari a 9 EV. Coi negativi che andavo a sovrasviluppare (secondo i criteri di stampa) e con scene ad alto contrasto, il contenuto del negativo prendeva una buona porzione della dinamica del sensore, con quelli a basso contrasto (buoni per la stampa analogica) incpvece piuttosto piccola. Questo mi comportava che solo pochi livelli rgb avevano contenuti reali e quando aumentavo il contrasto il se ovviamente si inventava ciò che non esisteva per mezzo dell’interpolazione. Io non ho mai usato uno scanner per negativi ma, visto che il mondo digitale è chiuso tra il valore 0 e 255 (a 8bit, perché è su quello che poi si va a finire), penso che faccia lo stesso in maniera più o meno trasparente all’utente.
Arrivai quindi alla conclusione, oltre che all’acquisto dell’ingranditore, che il negativo da scansione del negativo o destinato alla stampa analogica debbano prendere due strade diverse già dalla tank e non più, almeno per il negativo da scansione, compatibili. Inoltre c’era il problema della curva di contrasto impostata al sensore dal firmware e sul quale non era possibile intervenire se non in pp ma questo non ha portato a risultati di reale massima linearità (sempre che fosse necessario raggiungerla).
Detto questo sono sempre convinto della bontà della duplicazione, almeno per il controllo della “scansione” e dell’output raw. Le mie duplicazioni erano davvero buone.
Tornare indietro e riabbracciare l’ibrido? In verità non ci pensò minimamente, neanche quando mi faccio gli occhi da grillo in CO.
Ultima modifica di Lollipop il 09/10/2018, 21:08, modificato 1 volta in totale.
Lorenzo.
Re: Dopo tanto parlare, ecco il mio duplicatore.
No infatti: la verità è che la digitalizzazione, e il digitale in generale, è cosa assai più complicata di quanto apparentemente sembri. La calibrazione di tutta la catena scanner-monitor-stampante (se si stampa) è un passo obbligato per lavorare con criterio. Al di là del color-munki non sono andato per mancanza di mezzi, voglia e competenze. Sforzo comunque inutile appena si esce dall’ecositema calibrato: una foto condivisa viene vista in maniera sempre diversa sui diversi monitor. In sostanza il digitale non è reale.-Sandro- ha scritto:Te lo auguro di cuore.Lollipop ha scritto: Oggi mi arriverà finalmente la greyscale calibrata (un'altra ventina d'uero) che mi consentirà di neutralizzarla.
Gli scanner si calibrano con target ottici IT8 per trasparenza e riflessione dati a corredo con costosissimi software di calibrazione. La grey scale serve ad un piffero (o poco più).In verità c'è da dire che la mia è una questione di puntiglio (mi sono messo in testa di ottenere una ESATTTA COPIA DIGITALE del negativo), perché altrimenti la curva potrebbe essere lasciata così com'è. Qui la cosa coinvolge anche gli scanner e in merito chiedo ai più esperti: avete mai fatto una scansione del grayscale per avere riscontro della fedeltà di riproduzione?
Lorenzo.
Re: Dopo tanto parlare, ecco il mio duplicatore.
Credo che valga per ogni tipo di fotografia.Lollipop ha scritto:In sostanza il digitale non è reale.
Re: Dopo tanto parlare, ecco il mio duplicatore.
Aspé, non voglio portare la cosa nell’annosa discussione analogico vs digitale ma solo evidenziare il fatto che se la catena non è calibrata (ma anche solo il monitor) ciò che vedo io o il destinatario della condivisione non è necessariamente, anzi probabilmente non lo è affatto, il “vero”. Una cosa è accettarlo consapevolmente, un’altra inconsapevolmente.popecide ha scritto:Credo che valga per ogni tipo di fotografia.Lollipop ha scritto:In sostanza il digitale non è reale.
Un esempio: mando una foto all’amico per mezzo email/social/WeTransfer, lui mi risponde “troppo satura”, oppure “troppo scura” o “tende al verde”. Che senso ha se non c’è uniformità del mezzo di fruizione?
Lorenzo.
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