Mettiamo fine a questa discussione che si è avvitata su se stessa e a cui è stata già data una risposta
definitiva dal post di Silverprint nel thread parallelo
http://www.analogica.it/viewtopic.php?f=18&t=1281#p9577. Le cose negli zoom funzionano come ha detto Silverprint, il resto è spazio e banda sprecata.
Inoltre trovo che questa discussione forse può essere utile a livello teorico ma serve a poco dal punto di vista pratico, dato che gli zoom moderni hanno schemi ottici così complessi e composti da così tante superficie di rifrazione che sarebbe più utile sapere il valore t e non tanto l'f per poterli usare in maniera affidabile con un esposimetro esterno (imho)
Comunque.
Ricapitolando, nel tentativo di dare qualche informazione utile a chi è stato o sarà così perseverante da leggere tutti i messaggi di questo noiso thread:
il valore
f è dato da un rapporto matematico, lunghezza focale diviso il diametro del "buco"(1) attraverso cui passa la luce attraverso l'obbiettivo. Negli zoom la lunghezza focale varia e di conseguenza varia anche il valore f.
In fotografia le cose sono state rese confuse dai produttori, soprattutto per abbattatere i costi di produzione. Nella fotografia analogica questi sono i casi:
- zoom ad apertura fissa, sono quelli in cui i produttori riportano un'unica luminosità massima per tutta l'escursione di zoom; in questi zoom un dispositivo meccanico chiude un po' le lamelle del diaframma alle focali più corte. Alla focale più corta la luminosità massima potenziale potrebbe essere maggiore ma questa viene "sacrificata" a favore dell'uniformità del valore f.
- zoom la cui luminosità massima è maggiore alle focali più corte sono quelli in cui la luminosità massima potenziale alle focali inferiori descritta sopra viene invece resa utilizzabile. Gli zoom che riportano la dicitura f3,5-4,5 hanno un valore f variabile solo quando il diaframma è tutto aperto, quando il diaframma viene chiuso esso viene compensato meccanicamente come negli zoom del punto sopra.
- zoom con valore f variabile sono ottiche che per contenere il più possibile i costi non hanno la compensazione sul diaframma per mantenere costante il valore f. In genere queste ottiche sono quelle più economiche e destinate al mercato più consumer, dove il fotografo si affida completamente al sistema TTL della reflex.
Con l'avvento della fotografia digitale le cose si sono ancora più ingarbugliate complice anche il massiccio intervento dell'elettronica nella gestione dell'esposizione e dell'obbiettivo; l'obbiettivo dialoga con la cpu della macchina integrandosi di fatto in un unico
sistema fino al limite in cui specifici deficit ottici di specifici obbiettivi in specifici situazioni d'uso possono essere "corretti" tramite "starature" intenzionali o un intervento via software --cosa che tra l'altro nelle telecamere video professionali avviene già da una
ventina d'anni, quindi niente di nuovo sotto il sole ;)
Ogni caso particolare rispetto a modelli che ogniuno di noi può avere visto, provato, sentito raccontare, testato dall'amico del cugino dello zio ecc, rientrano in uno dei casi sopra. Punto!
Quindi spero che adesso si sia messa
definitivamente la parola fine a questa diatriba. Grazie!!
Addendum
L'obbiettivo 15-30 a cui fa riferimento Willy985 ha due aperture
minime 22-32 non perché ha un valore di f variabile ma per motivi di qualità ottica alla focale minima ai diaframmi chiusi (diffrazione)
Gli zoom a f costante non è che siano poi così costosissimi, almeno i modelli nati in "periodo analogico".
A titolo di curiosità, giusto per dare una maggior prospettiva all'argomento, gli zoom sono nati come
ottiche cinematografiche e variare manualmente al volo il diaframma durante una ripresa era (ed è) semplicemente impossibile, quindi
storicamente queste ottiche sono state dotate di un sistema meccanico che al diminuire della lunghezza focale chiude un po' le lamelle del diaframma per mantenere costante il valore f. Poi in fotografia per risparimiare le cose si sono confuse.
(1)
Per favore non cominciamo a disquisire sul "buco", almeno su questo thread (tanto negli schemi ottici complessi non è così facilmente definibile in maniera univoca e tutto sommato è abbastanza inutile discuterne se non per sfoggio di "saccenza" fotografica)