Esposizione e sviluppo.

Discussioni su pellicole, carta e chimica per la fotografia in bianco e nero

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Fabio Manfredini
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Re: Esposizione e sviluppo.

Messaggio da Fabio Manfredini »

Grazie Ancora Andrea.
Sensibilita' nominale e' quella indicata dal costruttore; sensibilita' effettiva? E perche' se l'effettiva non e' la nominale non viene indicata chiaramente sulla confezione. Ho un paio di Kodak P3200 che vorrei usare in notturno, esterno, in paese illuminato in modo decente. La regola famosa (esporre per le ombre, sviluppo per le luci) e' valida anche in questo caso?
Da che tempo bisogna iniziare a considerare l'effetto di reciprocita'?
La P3200 (nominale) qual'e' la sua sensibilita' effettiva?
:-s Ancora troppa carne al fuoco.....?
Ciao



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Silverprint
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Re: Esposizione e sviluppo.

Messaggio da Silverprint »

Buondì!

Abbastanza ciccia al fuoco, comunque per lo meno è "organizzata".

La sensibilità effettiva corrisponde ad uno standard e si può misurare. Non è indicata perché leggermente variabile in base alle condizioni d'uso. Ogni utente deve determinarla nella sua specifica catena infatti nelle istruzioni delle pellicole (quelle estese, non i bugiardini) è di solito scritto a chiare lettere che per lavori di precisione ogni utente deve determinare per suo conto la sensibilità effettiva, o la più adatta al suo scopo. Normalmente la sensibilità effettiva è minore di quella nominale, circa (molto circa) uno stop in meno.

La sensibilità nominale è invece solo una indicazione d'uso, in pratica vuol dire che a Tizio che fa le prove nella fabbrica X le foto
vengono di suo gusto usando la tal sensibilità quando fa finta di essere un utente medio. Nulla di più.

Va notato che l'utente medio esegue solo UNA misurazione della luce (basata sul grigio medio) e non si preoccupa del contrasto.
Chi invece voglia ottenere risultati più precisi, non può che cominciare che dall'esporre con maggior accuratezza, ovvero (per i negativi) esporre per le ombre ed in questo caso esporre alla sensibilità nominale di solito produce una sotto-esposizione. È quindi meglio esporre alla sensibilità effettiva o almeno a valori non troppo distanti da essa. In prima approssimazione va abbastanza bene considerare una sensibilità circa il 50% della nominale.
Di solito funziona abbastanza, tranne che con la T-max 3200 e la Delta 3200 che hanno una sensibilità effettiva di circa 800 iso.
Queste però sono pellicole particolari, destinate al tiraggio (combinazione di sotto-esposizoone e sovra-sviluppo), ed adatte (quasi solamente) a quest'uso specifico.

In fotografia notturna più che alla sensibilità è meglio guardare al difetto di reciprocità...
Comunque cosa sia più adatto usare dipende dal tipo di immagini che si vogliono realizzare.
La regola di esporre per le ombre vale sempre, a maggior ragione quando le aree scure sono particolarmente estese nell'immagine e quindi bisognose di cure come in fotografia notturna. Il problema però è misurarle visto che si trovano quasi sempre oltre le possibilità di misurazione degli esposimetri.
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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Re: Esposizione e sviluppo.

Messaggio da chromemax »

La sensibilità nominale è invece solo una indicazione d'uso, in pratica vuol dire che a Tizio che fa le prove nella fabbrica X le foto
vengono di suo gusto usando la tal sensibilità quando fa finta di essere un utente medio. Nulla di più.
Io sapevo che la sensibilità è definita da uno standard ISO:
per le pellicole
http://www.iso.org/iso/iso_catalogue/ca ... umber=3580
http://www.iso.org/iso/iso_catalogue/ca ... mber=11948
http://www.iso.org/iso/iso_catalogue/ca ... mber=34533

per le carte
http://www.iso.org/iso/iso_catalogue/ca ... mber=13355

e per il digitale
http://www.iso.org/iso/iso_catalogue/ca ... mber=37777

Che poi Kodak abbia spinto per far aderire lo standard ISO alle sue convenienze per i processori Ektamatic... beh è un altro discorso ;)
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nepalese
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Re: Esposizione e sviluppo.

Messaggio da nepalese »

Io ho sempre incertezze in fase di esposizione benchè abbia ben chiaro, grazie soprattutto alle spiegazioni di Andrea, il procedimento generale di calcolo dell'esposizione e relativo sviluppo (sistema zonale); tutto ció partendo dall'assunto di trovarsi a lavorare con un proprio sistema ben tarato (test sviluppo film + test carta) e con un esposimetro spot luce riflessa 1 grado.

La mia metodologia teorica prevederebbe di calcolare, come prima cosa, il contrasto della scena puntando sui punti più chiari e quelli più scuri; ma già qui c'è il primo dubbio: in una scena estrema controluce, con sole in macchina, possiamo considerare il sole come punto più luminoso? In tal caso in che zona andrebbe?
Le zone scure: in un paesaggio sono solitamente nella parte bassa, magari tra le foglie o tra l'erba nel prato. Punti troppo piccoli da misurare. Come ci si comporta in questi casi?

Le descrizioni delle zone fatte da Adams possono aiutare...ma fino ad un certo punto; a parte situazioni specifiche (neve in ombra in giornata di sole) un ombra nei paesaggi illuminati dal sole potrebbe non sempre cadere in zona IV (dipende se c'è un campo arato o uno di grano!!!).

Qualcuno potrebbe aiutarmi ad avere indicazioni di massima più precise che mi permettano di orientarmi meglio?

Ciao, Ale:)

An

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chromemax
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Re: Esposizione e sviluppo.

Messaggio da chromemax »

La mia metodologia teorica prevederebbe di calcolare, come prima cosa, il contrasto della scena puntando sui punti più chiari e quelli più scuri; ma già qui c'è il primo dubbio: in una scena estrema controluce, con sole in macchina, possiamo considerare il sole come punto più luminoso? In tal caso in che zona andrebbe?
Le zone scure: in un paesaggio sono solitamente nella parte bassa, magari tra le foglie o tra l'erba nel prato. Punti troppo piccoli da misurare. Come ci si comporta in questi casi?
Il SZ non è un "bignami" dell'esposizione ma un potente strumento creativo. Imho il concetto cardine del SZ è la previsualizzazione non i meccanismi fotografici seguenti, che servono invece a far si che la previsualizzazione prenda corpo prima nel negativo e successivamente nella stampa.
Previsualizzazione non significa solo, o almeno non solo, immaginare la scena in bianco e nero, ma è forse il più importante atto creativo; la concretizzazione di un'immagine mentale della fotografia finita, che deriva da una serie di interazioni (emotive, ideologiche, oggettive, comunicative, ecc) tra soggetto, fotografo e osservatore-fruitore. In questi termini la domandarsi se il sole è il punto più luminoso della scena acquista un significato diverso... come direbbe Quelo:"Tu come la vedi?" :))
Adams ha fatto una (bella) fotografia in cui il sole è nero (solarizzato) http://www.harlanerskine.com/blog/uploa ... 711277.jpg. L'ha previsualizzato? Gli è venuto così e se l'è tenuto? Bho! Però la fotografia non l'ha scartata, quindi la ha considerata artisticamente valida.
Il mio consiglio è che prima è meglio avere ben chiaro in mente cosa si vuole ottenere, sforzarsi di previsualizzare quello che abbiamo intorno, selezionare delle inquadrature che potrebbero essere interessanti e concentrare la previsualizzazione su queste. Poi il resto: "Come faccio a far finire su una stampa questa bellissima immagine che ho nella mente"... e viene il bello/difficile :)
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Re: Esposizione e sviluppo.

Messaggio da Silverprint »

@ Chromemax, oops! :)

Intendevo dire indice di esposizione (i numeri sulle confezioni) e non sensibilità nominale. Giusto puntualizzare.

Per chiarire, la differenza prendo ad esempio Ilford dal data sheet della FP4 (ma è su tutte): It should be noted that the exposure index (EI) range recommended for FP4 Plus is based on a practical evaluation of film speed and is not based on foot speed, as is the ISO standard.
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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Re: Esposizione e sviluppo.

Messaggio da Silverprint »

@ Nepalese, ciao ;)

Il sole lo terrei fuori dalle misurazioni, povero esposimetro! Diciamo che è inutile misurare cose che vadano in zona X o anche 0, più chiaro di zona IX è bianco, più scuro di Zona I è nero.
Invece su cosa misurare e come valutarne il peso il discorso è complesso e credo molto dipendente dall'esperienza.
Oltre la teoria di base ogni immagine fa storia a sé. Comunque come dice giustamente Chromemax, la chiave la trovi nella pre-visualizzazione, è questa che ti deve guidare nelle scelte tecniche anche di cosa misurare.
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Re: Esposizione e sviluppo.

Messaggio da nepalese »

Ciao Chrome:) Sono daccordissimo con te e come scrivevo giorni fa sul topic "Quality on the budget" ...l'aspetto tecnico e quello "artistico" (nel senso di espressione personale) sono strettamente legati tra loro e c'è sempre bisogno di un dialogo continuo tra di essi. Il problema non è tanto nel non sapere cosa registrare sulla pellicola (parlo di una "registrazione" non solo in termini d'immagine ma anche di emozione), quanto nell'ottenere un risultato più vicino possibile a quello previsualizzato (d'immagine ed emotivo). Non parlo solo dei modi per eseguire il "compito" in maniera tecnicamente corretta (cosa è in fondo corretto e cosa no?), ma di avere i valori dove si vogliono avere. Per far ció credo che sarvano dei punti di riferimento che sicuramente l'esperienza puó dare...e dunque ho pensato di chiedere ai più esperti il modo di approcciarsi alla scena magari in casi di luce particolari; credo possa essere utile fare degli esempi pratici...almeno per me lo sarebbe (consapevole che quelle non sono scelte giuste in assoluto ma dettate dal risultato artistico che si vuole raggiungere in quella specifica situazione di luce). In stampa si apre una nuova fase, collegata certo e condizionata da queste scelte, che puó certo aggiungere, modificare, completare e caratterizzare il discorso. È parte integrante ma ora vorrei provare ad escluderla, come se il nostro prodotto finito fosse un negativo. Insomma, mi interessa il modo ragionare davanti alla scena ai fini di ottenere un certo tipo di negativo. Spero di essermi riuscito a spiegare e che qualcuno abbia voglia di condividere la propria esperienza:)

Ciao, Ale

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Re: Esposizione e sviluppo.

Messaggio da chromemax »

Per chiarire, la differenza prendo ad esempio Ilford dal data sheet della FP4 (ma è su tutte): It should be noted that the exposure index (EI) range recommended for FP4 Plus is based on a practical evaluation of film speed and is not based on foot speed, as is the ISO standard.
Si, vero. In genere basta vedere come è riferito il numerino: se è ISO 125/22 allora è la sensibilità definita come da standard, se invece è EI 125 allora è trovata dall'omino in fabbrica, come hai detto tu. Le pellicole Ilford hanno entrambe le definizioni e imho la frase che hai riportato va riferita a quanto scritto subito sopra sul datasheet, cioé che si possono ottenere buoni risultati a EI 50 fino a EI 200. Che poi usando la sensibilità ISO non si arrivi ad ottenere risultati eccellenti, la colpa è della ISO e quindi i bravi fotografi si trovano il loro EI :)
Mi sono permesso di intervenire per evitare che sorga il dubbio che i fabbricanti di pellicola decidano a casaccio le sensibilità; dietro c'è un lavoro impegnativo e solitamente ben fatto e i dati pubblicati, oltre ad essere affidabili, possono essere molto utili, come tu stesso hai più volte scritto :)
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Re: Esposizione e sviluppo.

Messaggio da chromemax »

Ciao Chrome:) Sono daccordissimo con te e come scrivevo giorni fa sul topic "Quality on the budget" ...l'aspetto tecnico e quello "artistico" (nel senso di espressione personale) sono strettamente legati tra loro e c'è sempre bisogno di un dialogo continuo tra di essi. Il problema non è tanto nel non sapere cosa registrare sulla pellicola (parlo di una "registrazione" non solo in termini d'immagine ma anche di emozione), quanto nell'ottenere un risultato più vicino possibile a quello previsualizzato (d'immagine ed emotivo)
[...] Insomma, mi interessa il modo ragionare davanti alla scena ai fini di ottenere un certo tipo di negativo. Spero di essermi riuscito a spiegare e che qualcuno abbia voglia di condividere la propria esperienza:).
E' che chiedendo come posizionare il sole mi era parso di capire che forse non era ben chiara l'idea di immagine che si voleva ottenere :)
Segui quanto ha detto Andrea allora, meglio di così è difficile dirlo.
Le esperienze personali sono difficili da condividere senza un'immagine di riferimento e un'idea del soggetto, dipende dalla previsualizzazione: controluce shiluette? Dettaglio sulle texture dei piani più vicini? Accentuazione della prospettiva aerea?
Personalmente in un controluce col sole in macchina, situazione che cercherei di evitare in ogni caso, il sole non lo misurerei ne andrebbe della salute del mio esposimetro, olte ad essere inutile, a meno di non fare fotografia astronimica :)) .
Col sole in macchina il mio problema maggiore sarebbe come riuscire a gestire il flare che in quelle condizioni di ripresa influisce in maniera determinate sulle lenti dell'esposimetro spot rendendone le letture un po' meno affidabili. Il flare nella macchina poi, tra obbiettivo e corpo, può letteralmente ammazzarti le ombre, se queste si vogliono con dettaglio, o renderle troppo grigie se si vuole una shiluette nera. Maggior esposizione nel primo caso, minore nel secondo un po' più di sviluppo nel primo caso, perché il flare abbassa il contrasto, sviluppo normale nel caso della shiluette. Ma dipende tuttissimo da come si pre-visualizza, quelle che ti ho dato sono indicazioni un po' senza senso.
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