panfilo ha scritto:Buonasera a Tutti e a Chromemax grazie per il test.
Premesso che ho ben conservati nel frigo 2 rullini P30 alpha, 2 rullini P30 (nuova) e 2 rullini Imago320, tutti in attesa di capire come devo regolare l'esposimetro nella giornata giusta e lo sviluppo di conseguenza, mi viene una domanda che fino ad ora non mi sembra essere stata posta ovvero:
La FERRANIA P30 è stata pellicola cinematografica "autarchica" per eccellenza e poi comunque "cinematografica" ora, se l'emulsione è la stessa o simile a quella di allora, perché non si cerca di recuperare le modalità di esposizione cinematografica e di sviluppo che si usavano all'epoca? Forse che era una pellicola invertibile? Ovviamente la mia é una domanda da inesperto, principiante ecc.......
Grazie per l'attenzione.
Paolo
Alla presentazione della "alfa" presso Punto Foto Group di Milano, Nicola Baldini della Ferrania disse che negli archivi avevano trovato 4 ricette diverse, ecco quindi che già l'orizzonte è meno chiaro da quale pellicola sia stata ispirata la P30 della nuova Ferrania.
Ma il punto non è tanto quello quanto che fare una pellicola è come fare il vino, o un piatto gourmet, non basta avere la "ricetta" e automaticamente si sforna un piatto "stellato", saremo tutti sulla guida michelin altrimenti.
Giusto per inquadrare meglio di cosa si sta parlando, negli anni '70 Ilford ha avuto discrepanze importanti e inspiegabili su alcuni lotti di pellicola dovuti al cambiamento del fornitore di mangime da parte di un allevatore di bestiame da cui si ricavava la gelatina di una parte della produzione Ilford; cambiata la dieta delle mucche, cambiate le caratteristiche della pellicola, questo è il livello delle variabili in gioco nella produzione di materiale sensibilie. Il responsabile della produzione di un prodottosensibile è una singola persona, se la persona cambia cambia anche il prodotto, esattamente come il vino; gli affiancamenti del personale duravano anni.
Fatta questa premessa, anche ad avere la ricetta dell'emulsione, che non è che il primo passo e forse neanche il più importante, soltanto il grado di purezza delle materie prime che si trovano adesso rispetto a quello della seconda metà degli anni '60 (e il grado di purezza richiesto per la chimica fotografica è superiore a quello farmaceutico) potrebbe essere una varibiabile di non poco conto, tanto per dire.
La pellicola P30 cinematografica era una pellicola negativa ma era studiata per essere poi trasferita (stampata) su pellicola positiva cine per la proiezione; ora le caratteristiche dei film cine sono diverse da quelle dei film fotografici anche perché le curve di risposta dell'occhio umano sono ben diverse tra una visione al buio di una proiezione e una visione di una stampa in un ambiente illuminato, per cui le curve di riproduzione tonale delle pellicole si adeguano a seconda del campo di impiego (chi ha usato una cinestill o una XX si è subito accorto della diversità di risposta rispetto alle pellicole di uso specificatamente fotografico).
La modalità di esposizione cinematografica non ha niente di diverso da quella fotografica; l'otturatore gira a 24 fps e quasi sempre il tempo di otturazione è 1/48" che viene arrotondato ad 1/50 (i tempi cine sono presenti in ogni esposimetro esterno); in genere si usa una lettura a luce incidente dato che si compensano i contrasti con le luci artificiali, insomma niente di particolare che potrebbe far sospettare un differente comportamento dei materiali sensibili utilizzati.
E' vero, non ho usato il d96 nel mio test, ma date le caratteristiche della nuova P30 non credo che il d96 costituisca la soluzione che trasforma questa nuova pellicola in quella che ha fatto la storia del cinemama italiano; comunque la formula del d96 è pubblica e mi capita di farlo (lo uso con la double-X), qualche rullo di p30 è ancora in frigo per cui....