Il momento

Discussioni sull'etica e sulla filosofia applicata alla fotografia

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andreasoft
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Re: RE: Re: Il momento

Messaggio da andreasoft »

Silverprint ha scritto:Un istante è un'istante anche fotografato, vale a dire che la fotografia trova il suo significato (apparente) nel dare valore a quel preciso istante estrapolato dal flusso temporale.
Molta fotografia (architettura, paesaggio, still-life, per es) non danno valore all'istante, ma casomai hanno la funzione di "eternizzare" ciò che rappresentano e anche se le foto vengono fatte in istanti diversi possono avere lo stesso significato.
Tutta la buona fotografia (come le altre forme d'arte ) eternizza ciò che produce, non dipende dal soggetto fotografato. È eternizzato il momento colto da David Alan Harvey o da Adams, tanto è vero che le loro foto sono (state) esposte nei musei più importanti.
Silverprint ha scritto: ....la fotografia significa in quanto rappresentazione o in quanto traccia?
La buona fotografia dovrebbe rappresentare e significare qualcosa nelle intenzioni del fotografo, e dovrebbe lasciare una traccia. Se rappresenta altro, oltre le intenzioni del fotografo, allora è un'ottima fotografia.

La buona fotografia non dovrebbe dare risposte ma porre domande. Ognuno risponde secondo la propria sensibilità.
Silverprint ha scritto:
Io sono convinto che la traccia sia comunque troppo connotata per essere davvero considerata tale e che prevale la sua funzione di rappresentazione. Se significa in quanto rappresentazione anche l'istantanea.
Una istantanea è uno scatto in cui mancano tutti e tre gli elementi fondamentali sopra citati.


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fabriziog
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Re: Il momento

Messaggio da fabriziog »

Io sono convinto che la traccia sia comunque troppo connotata per essere davvero considerata tale e che prevale la sua funzione di rappresentazione. Se significa in quanto rappresentazione anche l'istantanea.
La funzione di ausilio della memoria perisce con i diretti interessati, ma ne rimane il valore di rappresentazione (anche se non troppo intenzionale).
Qui mi sono perso.
È in discussione il fatto che ciò che si cattura con la macchina fotografica è (a differenza della pittura o del cinema) sempre e solo un momento. Il 125 di secondo lo scegli tu, e non qualcun altro, qualunque cosa tu abbia davanti all'obiettivo.
Questo lo trovo corretto se limito l'atto di fare la foto al solo momento dello scatto. Ma che differenza c'è tra un pittore che stuadia il quadro per giorni, mesi anni e poi dipinge, ed il fotografo che studia lo scatto per giorni mesi anni e poi scatta? Ok lo strumento utilizzato per rendere "reale" l'idea sviluppata per tanto tempo, e le differenze tra questi strumenti, ma Perché il dipingere lo si considera un atto "lungo" mentre lo scatto è un istante? In entrambi i casi c'è un lungo periodo di studio ed in entrambi i casi dall'inizio della realizzazione fino al prodotto finale può passare molto tempo. Tempo materiale per dipingere e tempo materiale per rifare mille volte lo scatto con 1/125

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andreasoft
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Re: RE: Re: Il momento

Messaggio da andreasoft »

fabriziog ha scritto:
Io sono convinto che la traccia sia comunque troppo connotata per essere davvero considerata tale e che prevale la sua funzione di rappresentazione. Se significa in quanto rappresentazione anche l'istantanea.
La funzione di ausilio della memoria perisce con i diretti interessati, ma ne rimane il valore di rappresentazione (anche se non troppo intenzionale).
Qui mi sono perso.
È in discussione il fatto che ciò che si cattura con la macchina fotografica è (a differenza della pittura o del cinema) sempre e solo un momento. Il 125 di secondo lo scegli tu, e non qualcun altro, qualunque cosa tu abbia davanti all'obiettivo.
Questo lo trovo corretto se limito l'atto di fare la foto al solo momento dello scatto. Ma che differenza c'è tra un pittore che stuadia il quadro per giorni, mesi anni e poi dipinge, ed il fotografo che studia lo scatto per giorni mesi anni e poi scatta? Ok lo strumento utilizzato per rendere "reale" l'idea sviluppata per tanto tempo, e le differenze tra questi strumenti, ma Perché il dipingere lo si considera un atto "lungo" mentre lo scatto è un istante? In entrambi i casi c'è un lungo periodo di studio ed in entrambi i casi dall'inizio della realizzazione fino al prodotto finale può passare molto tempo. Tempo materiale per dipingere e tempo materiale per rifare mille volte lo scatto con 1/125
D'accordissimo con tutto quello che hai detto (a parte che un pittore dipinge, un fotografo scatta, un fotografo non è un pittore).

Il punto non è quanto ci metti, tanto alla fine scatti sempre in un 125 ..., tutto quello che c'è stato prima può essere interessante per te, ma alla gente non importa assolutamente nulla, alla gente interessa il momento che stanno osservando racchiuso nella fotografia.

L'errore più comune per chi ha una macchina fotografica in mano (non ho detto fotografo ... ) è ritenere che il suo scatto sia molto importante e sicuramente riuscito, visto che ci ha lavorato così tanto....

Nessuno chiede a Steve McCurry quanto ha studiato o preparato lo scatto della ragazza afgana, quanto è stato nella tenda (pochi minuti, tra l'altro. ..), quanti rullini ha scattato ... , no, tutti guardano la ragazza, mentre la ragazza quarda te ... e questo accadrà, credo, in eterno.

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Re: RE: Re: Il momento

Messaggio da bafman »

andreasoft ha scritto: tutto quello che c'è stato prima può essere interessante per te, ma alla gente non importa assolutamente nulla, alla gente interessa il momento che stanno osservando racchiuso nella fotografia.
Quello che con ostinato romanticismo si continua a vedere come "momento" per una buona foto è frutto di quanto viene prima, della predisposizione mentale, dello studio, dell'approccio, dei pensieri che muovono fin là (per evitare l'inflazionato "progettualità").
Il "momento" non rileva in quanto tale.
andreasoft ha scritto:tutti guardano la ragazza, mentre la ragazza quarda te ... e questo accadrà, credo, in eterno.
...quando leggo queste considerazioni penso di capire Andrea e il fatto che Barthes abbia fatto più danni che altro.

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Re: RE: Re: RE: Re: Il momento

Messaggio da andreasoft »

bafman ha scritto:
andreasoft ha scritto: tutto quello che c'è stato prima può essere interessante per te, ma alla gente non importa assolutamente nulla, alla gente interessa il momento che stanno osservando racchiuso nella fotografia.
Quello che con ostinato romanticismo si continua a vedere come "momento" per una buona foto è frutto di quanto viene prima, della predisposizione mentale, dello studio, dell'approccio, dei pensieri che muovono fin là (per evitare l'inflazionato "progettualità").
Il "momento" non rileva in quanto tale.
andreasoft ha scritto:tutti guardano la ragazza, mentre la ragazza quarda te ... e questo accadrà, credo, in eterno.
...quando leggo queste considerazioni penso di capire Andrea e il fatto che Barthes abbia fatto più danni che altro.
Guarda che io sono d'accordo con te, credo che non siano chiari i termini del discorso. Ovvio che la visione di un fotografo deriva da un percorso, dall'approccio, ... tutte le cose che hai detto, ma alla fine come fai a fotografare se non scegliendo un istante? Mica puoi fare cinema o pittura, stai facendo fotografia, che c'entra il romanticismo? E poi, di che danni parli? Non si capisce.
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Re: Il momento

Messaggio da emmeffepi »

andreasoft ha scritto:alla gente interessa il momento che stanno osservando racchiuso nella fotografia
e se invece all'osservatore interessasse solo la fotografia a prescindere dal momento?

quello che leggo è una generalizzazione a tutta la fotografia di solo alcune pratiche particolari...quando Mimmo Jodice ha deciso di eliminare le figure umane dalla sua fotografia pensi che del "momento" (istante) gliene sia importato ancora?
andreasoft ha scritto:E poi, di che danni parli?
Quando guardi la ragazza afghana guardi una fotografia...non guardi una ragazza che guarda te...quella è l'immagine mentale che ti crei ;)
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Re: RE: Re: Il momento

Messaggio da andreasoft »

emmeffepi ha scritto:
andreasoft ha scritto:alla gente interessa il momento che stanno osservando racchiuso nella fotografia
e se invece all'osservatore interessasse solo la fotografia a prescindere dal momento?

quello che leggo è una generalizzazione a tutta la fotografia di solo alcune pratiche particolari...quando Mimmo Jodice ha deciso di eliminare le figure umane dalla sua fotografia pensi che del "momento" (istante) gliene sia importato ancora?
andreasoft ha scritto:E poi, di che danni parli?
Quando guardi la ragazza afghana guardi una fotografia...non guardi una ragazza che guarda te...quella è l'immagine mentale che ti crei ;)
... pensi che eliminando soggetti animati stai eliminando anche l'attimo in cui scatti? Un paesaggio può essere fotografato in qualunque momento? ... e poi, ancora non si capiscono i danni di cui sopra.
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Re: RE: Re: Il momento

Messaggio da Silverprint »

bafman ha scritto:..quando leggo queste considerazioni penso di capire Andrea e il fatto che Barthes abbia fatto più danni che altro.
:-* :x

Si rileva un'ostinazione pervicace e assai combattiva nel voler ridurre tutta la Fotografia a schemi (desueti) funzionali all'esercizio di potere.
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Re: RE: Re: RE: Re: Il momento

Messaggio da andreasoft »

Silverprint ha scritto:
bafman ha scritto:..quando leggo queste considerazioni penso di capire Andrea e il fatto che Barthes abbia fatto più danni che altro.
:-* :x

Si rileva un'ostinazione pervicace e assai combattiva nel voler ridurre tutta la Fotografia a schemi (desueti) funzionali all'esercizio di potere.
Io credo che occorra rispondere nel merito argomentando (se si hanno argomenti ...), altrimenti non si capisce proprio di che "danni", "potere", "schemi" o "desuetudine" si stia parlando.
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Re: Il momento

Messaggio da Silverprint »

Con un po' di pazienza troveresti già tutto qui nel forum.

La retorica dell'istante nasce ad un certo punto della storia della fotografia. Si sviluppa a partire dalle teorie surrealiste, risultando essere un'estensione del concetto di "scrittura automatica". Questa a sua volta è derivata dalla seconda topica freudiana, in cui, lasciando inalterata la struttura, si propone solo un capovolgimento di valore morale (#). Puoi trovarne un ottimo resoconto storico in "Fotografia e Pittura nel '900" di Claudio Marra (Bruno Mondadori).

HCB si è formato in ambiente surrealista e ne ha attinto a piene mani nell'elaborare il suo pensiero; pensiero che ha influenzato e influenza autori successivi (in Scianna, per esempio, l'ispirazione surrealista è chiarissima). HCB era forse troppo borghese per rinunciare ad orpelli estetici di derivazione classica, ma altri che condividevano in larga parte le stesse teorie, come Frank e Klein con una cultura più libera le hanno realizzate più coerentemente. Klein specialmente (stesso ambiente di formazione).

(#) Così come la seconda topica ebbe la funzione di riproporre in chiave apparentemente laica la triade cristiana bene-male-libero arbitrio (a sua volta derivata dal Platone del fedro) la teoria surrealista ripropone in nuovi abiti le teorie sull'arte dell'antica Grecia. Il capovolgimento morale verte semplicemente al voler far primeggiare l'antico dionisiaco (ES) contrapposto all'appolineo (Super-io) con la pratica della scrittura automatica. Casomai la raffinatezza è nel voler raggiungere lo stato mentale adatto tramite specifici esercizi invece che dandosi ai baccanali... In realtà poco dopo i loro figliocci (ideologici) sono tornati ai più pratici baccanali ('68).
Peccato l'aver ignorato l'auspicio di Nietsche, perseguito da tanti, ritrovandosi così, senza neanche tanto accorgersene, ad essere alfieri d'idee da tempo superate. Lo scopo di queste teorie è quello di alienare l'opera dal consesso umano e dal suo giudizio e renderlo manifestazione dello Spirito (basta leggersi il Manifesto), ovvero una costruzione ideologica volta ad ottenere potere.
Questo sistema era però fragile, facile attaccarlo, troppo legato a vecchissime idee, superato in ambito artistico da molto tempo e allora la difesa dell'esercizio di potere richiedeva una intelligenza più acuta e capace di arrivare abbastanza vicino al nocciolo della questione e qui si inserisce Barthes con il suo attacco alle possibilità di fare con la fotografia anche rappresentazioni. Egli si propone di ridurla quindi alla sua funzione indicale ("la pipa in fotografia è sempre una pipa" parafrasando Magritte) ammantata solo da un velo nostalgico il suo, famoso e facilmente opinabile, noema "è stato".
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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