graic ha scritto: ↑01/03/2021, 7:17
siamo maleabituati a considerare il cinema, solo come strumento di intrattenimento
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molti autori moderni avrebbero da imparare da Vertov sul linguaggio della narrazione visiva.
Il cinema per nostra fortuna è ancora vivo (anche se non in perfetta salute) e trovo normale che ci sia nel pubblico la percezione che sia (o debba essere) un intrattenimento. Girare un film costa minimo qualche milione di euro e il cinema sopravviverà fino a che la gente pagherà per vederlo.
Tutto sta secondo me nel capire cosa per ognuno di noi sia "l' intrattenimento" e che cosa sia il cinema.
Quando guardo un film muto di Murnau lo faccio per "intrattenermi", non per infliggermi una punizione, e pago volentieri per farlo.
Tuttavia, quando guardo Trinità o un thriller o una serie televisiva lo faccio per divertirmi e basta, mentre quando per la centesima volta vedo l'ultima sequenza della Passione di Giovanna D'Arco di Dreyer lo faccio pure per intrattenermi, ma in un senso più vicino a quando vado a un museo o a una mostra. Basta cambiare disposizione mentale.
Per esempio, ci sono buone edizione restaurate di film muti che possono interessare molto i fotografi analogici, perché (Murnau, ad esempio) si usava molto il viraggio. Le scene girate di giorno erano virate sui toni neutri o freddi, mentre le scene in luce artificiale negli interni a toni caldi; le scene notturne all'aperto erano virate in modo da rendere toni bluacei, ecc. Da piccole curiosità del genere può nascere un interesse, e così via...
C'è anche da dire della duplice natura del cinema. In America è considerato principalmente un'industria del divertimento tesa a realizzare incassi (il che non impedisce agli americani di girare capolavori, Blade Runner compreso) e in Europa è considerato (anche) un genere artistico che merita il supporto dello stato (soprattutto in Francia, ma anche altrove). La convivenza di questi aspetti diversi provoca a volte nel pubblico delusioni o incomprensioni.
A Firenze esisteva un cinema chiamato "Universale", in un quartiere popolare della città, che a un certo punto negli anni Settanta (fino al 1989) cominciò a proiettare cinema "artistico" (sperando di attirare un pubblico più numeroso... segno di tempi irripetibili): Bertolucci, Scorsese, Kubrick, Fellini, Truffaut, Kurosawa... si creò una situazione esilarante, nella quale un pubblico popolare dovette "digerire" un tipo di cinema al quale non era abituato. Non tutti resistettero, ma ci fu per molti anni una coesistenza molto divertente fra il pubblico "intellettuale" (che giunse felice) e "popolare" (che partecipava chiassosamente alle proiezioni, che si svolgevano in una perenne nebbia di fumo di sigarette e canne: ne sono testimone diretto). Il cinema chiuse nel 1989; io ci andavo quasi tutti i giorni e fu un lutto. Si alimentò una leggenda che pervive ancora oggi. La storia è raccontata in un film che vi consiglio, intitolato "L'Universale"; divertente commedia girata bene e con garbo su questa vicenda; è uno spaccato di quegli anni in cui si credeva politicamente che l'arte cinematografica dei grandi maestri potesse essere offerta anche al "popolo" perché l'arte in realtà è indispensabile a tutti (ed era considerata indispensabile alla rivoluzione - come per le avanguardie sovietiche degli anni venti . per tornare a Vertov - prima di essere messe a tacere da Stalin negli anni trenta).
(nota a margine: Il fatto che oggi - in Italia o in Spagna, per esempio - si possano scaricare impunemente film gratis dai siti pirata contribuisce tuttavia alla percezione di molti che il cinema sia in generale un passatempo di scarso valore da cui aspettarsi solo "divertimento". Nella nostra "civiltà" neoliberista il valore economico delle cose corrisponde al loro valore tout court...)
P.S. dedicato a Paolo: scene alla Bud Spencer all'Universale (il racconto di una corpulenta maschera che venne assunta per mantenere un po' d'ordine pubblico, ma che aggiunse legna alla leggenda del cinema anarcoide...):
https://youtu.be/puTotJq-1fQ?t=82