La fotografia non deve essere una camicia di forza

Discussioni sull'etica e sulla filosofia applicata alla fotografia

Moderatore: etrusco

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giofex
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza

Messaggio da giofex »

Bella discussione...
Secondo me la faccenda e' molto complicata e questo compromette l'arduo compito di potermi far capire....comunque ci provo.
Per come la vedo io, la fotografia (e l'arte in senso lato) e' espressione. Il mezzo principe dell'espressione e' la parola e quindi, passatemi il sillogismo, c'è forte parallelismo tra fotografia (arte) e parola.
Come tutti sappiamo, esistono diverse tipologie di organizzare il pensiero e la parola, ognuna delle quali ha un proprio fine specifico (si potrebbe aprire l'annosa discussione su cosa nasce prima..). Per banalizzare e fare degli esempi.....esiste l'articolo giornalistico e la poesia, il classicismo dell'Ottocento ed il realismo isterico degli anni novanta.....ogni "genere" ha delle proprie specificità e, conseguentemente, delle proprie chiavi di lettura. Sarebbe stato curioso se, a Leopardi, avessero contestato poca descrittivita' oggettiva (mi immagino la scena....."sig. Leopardi, carino l 'infinito. Io però avrei preferito " quella collinetta tanto carina, alla quale tenevo, mi copriva la visuale "....).
La stessa cosa, con le dovute proporzioni, vale in fotografia. Esistono fotografie pittorialistiche, mistiche, descrittive, giornalistiche.......ognuna come le proprie qualità e caratteristiche.
Ognuno di noi è tarato su certe frequenze di sensibilità con le quali esprime se stesso e valuta le espressioni altrui. Fare di questa soggettività un dogma e', a mio avviso, cosa molto presuntuosa.
Non voglio con questo togliere importanza alle letture portfolio che, anzi trovo molto costruttive perché ci permettono di confrontare il nostro lavoro e la nostra sensibilità con quelli altrui. Tutto ciò che ne esce va comunque preso come pura manifestazione di soggettività altrui.
Per farla breve...........se sei convinto che il tuo modo di fotografare sia funzionale a ciò che vuoi fare ed esprimere, continua così....


ciao

Giorgio

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guerié
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza

Messaggio da guerié »

giofex ha scritto:.....
Ognuno di noi è tarato su certe frequenze di sensibilità con le quali esprime se stesso e valuta le espressioni altrui.
...
bellissima immagine che mi fa pensare a siamo delle macchine con dei sentimenti :ymdevil:
effegi61 ha scritto:Guerie', il confronto l'ho cercato, molto timidamente devo ammettere, ma non c'e' stato verso, e poi, tuttosommato, meglio tornare a casa con quella pulce nell' orecchio che dicevo, piuttosto che con una mediazione senza ne' vinti ne' vincitori, tanto alla fine e' un gioco, serio, ma sempre gioco. Non e' tanto il bisogno di essere giudicati, quanto il bisogno di condividere con gli altri le tue immagini, se ti va bene da questi eventi ti puo' scaturire una piccola pubblicazione su qualche rivista e se ti va male e' giusto che pubblichino qualcun altro, mi sembra un modo molto democratico, meno democratico di quei siti dove ognuno puo' pubblicare cio' che vuole, ma dove c'e' pure tanta monnezza, e questa votazione "popolare" dei "mi piace" non mi ha mai convinto. Per cui se uno fotografa come a tenersi un diario personale tutto questo non serve, ma se invece vorrebbe che i suoi racconti siano condivisi, secondo me rimane una buona strada.........
ti capisco ma a mente fredda ora sei te che ti chiedi cosa volesse significare con quel giudizio così secco...non si tratta di un confronto in cui si può vincere o si può perdere..in fondo te hai chiesto un parere se ti è stato dato in maniera sgarbata o cmq non corretta è una questione, se non ti trovi d'accordo è nun'altra questione..
ma il lettore del tuo portfolio aveva un potere (da te concesso) e lui l'ha esercitato...e per mia esperienza chi ha un minimo di potere alla fine diventa sempre un po' arrogante e sgarbato.
marco guerriero

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DanieleLucarelli
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza

Messaggio da DanieleLucarelli »

claudiamoroni ha scritto: Se ti puo' consolare Giacomo Brunelli usa tutte le tecniche "opache" che il lettore ti ha criticato ed espone e vende le sue stampe tramite la Photographer's Gallery di Londra (una delle gallerie fotografiche più importanti al mondo).
Probabilmente se avesse presentato il suo portfolio alla stessa persona alla quale l'hai mostrato tu, gli avrebbe causato un infarto :)
Slegherei il concetto di valore, inteso come prezzo di vendita, dal valore, inteso come significatività storico/artistica di un'opera.

Le foto mostrate non mi sembrano a senso unico, opache si ma non a senso unico.

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claudiamoroni
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza

Messaggio da claudiamoroni »

DanieleLucarelli ha scritto: Slegherei il concetto di valore, inteso come prezzo di vendita, dal valore, inteso come significatività storico/artistica di un'opera.

Le foto mostrate non mi sembrano a senso unico, opache si ma non a senso unico.
Infatti non li ho mai legati, mi sono limitata a commentare che il lavoro di Brunelli é stato riconosciuto dalla Photographer's Gallery, un museo pubblico di una certa importanza, quindi ha raggiunto quel tipo di "affermazione" in campo artistico che Fabio desidera.
"All animals are equal but some animals are more equal than others" George Orwell

effegi61
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza

Messaggio da effegi61 »

Andrea, ho letto con interesse tuo articolo” strumenti per osservare” ed ho letto la discussione che ne e’ scaturita in seguito (un po’ velocemente) . In passato lessi più di qualche testo sullo stesso tema , al fine la mia personale conclusione fu che ognuno debba trovare il metodo che meglio si adatti al proprio modo di ragionare e di vedere le cose, la lettura del tuo articolo pur arricchendomi con questo spunto interessante e originale dell’opacità/trasparenza, ha rafforzato in me questa convinzione; alla fine, i risultati delle “analisi” condotte sulla stessa foto da più persone con metodi diversi, spesso conducono allo stesso risultato, allo stesso concetto; anche se magari verrà espresso con parole e sfumature diverse. Certo, bello sarebbe magari utilizzarne più di uno, ma diventerebbe un lavoro…
Mi sembra però questa la prima volta che leggo un “metodo” come se fosse fatto per stare dalla parte del fotografo, cioè come se il fotografo fosse chiamato a priori a decidere quanta opacità o trasparenza dare. Negli altri metodi che conosco, dal noto e secondo me tanto drastico quanto insuperato "mirror and windows" di Szarkowski al forse meno noto ma più articolato “the criticism of photography as art” di John Ward, (il cerchio con i 4 punti cardinali), pur non citando (se ben ricordo) e quindi non escludendo a priori questa possibilità, si parla più di analisi di lettura che di una pre-analisi per la scrittura, se così posso sintetizzare.
Ora, nel tuo articolo alla fine sembra che la scelta dell’opacità sia una scelta quasi ragionata a tavolino dal fotografo, che, se ad esempio in un tipo di foto diciamo “pubblicitaria” ( quella che Ward include nella sua categoria “reading photography”) ci può stare, per tutto il resto la vedo dura, nel senso che normalmente uno fotografa per quel che lui stesso e’; ed il grado di opacità o trasparenza viene “automaticamente regolato” se cosi si puo' dire, per ognuno di noi, dal proprio percorso; detto molto sinteticamente.
Personalmente, specialmente osservando le mie foto, penso spesso all’ idea di “scarto”; il concetto non è mio e non ricordo dove lo appresi la prima volta, e non è escluso che nel corso degli anni me lo sia modificato a mio uso e misura. Si potrebbe riassumere come differenza tra quello che uno si aspetterebbe da un soggetto e quello che di quell soggetto è stato rappresentato, rimanendo però il soggetto riconoscibile. Più lo scarto è grande più si tende per così dire all’astrazione, minore è lo scarto più la foto è documentaria. Qui entriamo nei gusti personali, mi interessano di più le foto con molto scarto, perché vi è più pensiero del fotografo e meno oggettività ed alla fine sono questi che mi interessano ( i mirror di Szarkowski ); banalizzando potrei dire che non mi interessa vedere la torre Eiffel così com’e perché se mi interessa davvero me la vado a vederla di persona, ma mi interessa molto come la vedono i tuoi occhi, e credo che più distante sarà la tua visione dal reale, più interessante sarà per me. Quindi, tornando al metodo di Andrea sono abbastanza sicuro che questo si traduca in alto grado di opacità. Poi attenzione, che io riesca in questo e' tutto un altro discorso.
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza

Messaggio da effegi61 »

Ecco qua, l'avevo promesso, anche se, ripeto, non ne volevo fare una questione personale mia o della mia foto. Comunque fa parte di una raccolta che narra un po' il rapporto uomo territorio della zona del Carso, con particolare attenzione a quelle che sembrano essere le azioni piu' "primitive". In questo caso le pietre che sono state tolte dal terreno stesso per poter coltivare, servono da sostegno per i pali dei filari delle viti; i pali infatti non possono sprofondare piu' di tanto per via del terreno roccioso e d'inverno, la bora tira parecchio. Scrivendo questa spiegazione poi, mi sono chiesto, a meno che uno non la chieda espressamente, se sia giusto darla a priori; tuttosommato la mia intenzione non era di fare una foto didascalica, ma una foto che in qualche modo interrogasse su questa strana presenza di quelle pietre quasi aliene.
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza

Messaggio da bafman »

bene... giungo alle conclusioni del commentatore ma per altri motivi.

più che lo sfocato selettivo a me non garba la resa squillante che hai dato a quelle pietre disinnescando - troppo, ovvero rabbuiando fuori misura - la campagna circostante. Una resa degna di Moai in un cielo di tempesta e qui fuoriluogo.

Se le pietre sono protagoniste - e per la luminanza di cui sopra lo sono anche troppo - la prima appena sfocata e almeno qui bruciata (mi) disturba.
Se è il significato di quelle pietre ad essere il protagonista allora i pali sono co-attori e qui il secondo e il terzo soprattutto sono sviliti.

visto in un contesto descrittivo del territorio è uno scatto che potrebbe funzionare, la scelta del campo di fuoco resta tua, ma il quadro è troppo sbilanciato a favore di quei meteoriti nello spazio siderale e lo sguardo, appunto, viene costretto su di loro senza libertà di lettura.

questo è il mio parere ovviamente... usalo come credi :-*

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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza

Messaggio da Silverprint »

Una cosa che capita spesso vedendo fotografie è di riscontrare una discrepanza tra le intenzioni del fotografo espresse verbalmente e quelle desumibili dalla sola visione dell'immagine. Per l'osservatore questo può significare che il fotografo non padroneggia il mezzo, o in alternativa, le parole.
effegi61 ha scritto:... fa parte di una raccolta che narra un po' il rapporto uomo territorio della zona del Carso, con particolare attenzione a quelle che sembrano essere le azioni più "primitive". In questo caso le pietre che sono state tolte dal terreno stesso per poter coltivare, servono da sostegno per i pali dei filari delle viti; i pali infatti non possono sprofondare più di tanto per via del terreno roccioso e d'inverno, la bora tira parecchio. Scrivendo questa spiegazione poi, mi sono chiesto, a meno che uno non la chieda espressamente, se sia giusto darla a priori; tutto sommato la mia intenzione non era di fare una foto didascalica, ma una foto che in qualche modo interrogasse su questa strana presenza di quelle pietre quasi aliene.
Credo che se questa è la spiegazione sarebbe decisamente meglio non darla. Le pietre "aliene" si vedono, il resto del discorso proprio no. Eviterei anche di dire che si intende narrare il rapporto uomo territorio. Detta in altri termini, la descrizione racconta quello che nell'immagine non c'è (pietre aliene a parte). Parlare delle proprie immagini in questo modo è, di solito, un ottimo sistema per fare una cattiva impressione.
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
http://www.corsifotoanalogica.it
[email protected]

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