La mia esperienza col dry down.

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Lollipop
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La mia esperienza col dry down.

Messaggio da Lollipop »

Buongiorno, ho lottato per settimane col dry down della carta MGIV pearl, quello che uso di più, e sono arrivato ad un metodo non scientifico ma che mi permette di centrare meglio il suo contrasto da asciutta.
Una volta trovati col provino a scalare contrasto e tempo di esposizione, prendo come riferimento per la stampa definitiva il tempo dello scalino appena prima, più chiaro, e aumento di mezzo punto il filtro di contrasto.
Relativamente al provino a scalare, in funzione della densità del negativo (e il suo supporto), del diaframma e dell’ingrandimento, faccio scalini da 4-6 secondi, tempo che mi consente di vedere chiaramente gli scalini stessi.

Altre esperienze a riguardo?


Lorenzo.

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kiodo
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Re: La mia esperienza col dry down.

Messaggio da kiodo »

Noto solo una cosa: il tuo metodo, che senz'altro in "certe" condizioni" funziona, richiede di essere messo a punto: i 4-6 secondi che usi per variare gli step del provino a contatto, forse vanno bene se alla fine lavori con tempi di esposizione di 40 secondi o più, dove 4 secondi rappresentano il 10% circa. Se ti ritroverai a fare piccole stampe, con tempi di esposizione di 5 o 10 secondi, i gradini del provino dovranno essere molto più ravvicinati in termini di tempo. Quindi: piuttosto che in valori assoluti ("4secondi") ti suggerisco di ragionare in termini relativi (percentuali, oppure di frazioni di "stop", come meglio preferisci), così da utilizzare un metodo valido in ogni situazione.
Per il dry down: quando hai determinato il tempo di esposizione per ottenere una stampa apparentemente corretta da bagnata, puoi farne altre tre, con tempo di esposizione del 3%, del 6% e del 9% inferiori. Le sviluppi, le asciughi e le osservi: dovresti trovare la correzione da applicare in futuro.
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NikMik
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Re: La mia esperienza col dry down.

Messaggio da NikMik »

Non sarebbe più semplice provare ad allontanare un po' la luce di visione fino a che elimini il problema?
Inoltre a me non pare che la MGIv politenata abbia un problema di dry down... secondo me illumini i provini troppo forte o con luce di tipo sbagliato...

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Lollipop
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Re: La mia esperienza col dry down.

Messaggio da Lollipop »

kiodo ha scritto:Noto solo una cosa: il tuo metodo, che senz'altro in "certe" condizioni" funziona, richiede di essere messo a punto: i 4-6 secondi che usi per variare gli step del provino a contatto, forse vanno bene se alla fine lavori con tempi di esposizione di 40 secondi o più, dove 4 secondi rappresentano il 10% circa. Se ti ritroverai a fare piccole stampe, con tempi di esposizione di 5 o 10 secondi, i gradini del provino dovranno essere molto più ravvicinati in termini di tempo. Quindi: piuttosto che in valori assoluti ("4secondi") ti suggerisco di ragionare in termini relativi (percentuali, oppure di frazioni di "stop", come meglio preferisci), così da utilizzare un metodo valido in ogni situazione.
Per il dry down: quando hai determinato il tempo di esposizione per ottenere una stampa apparentemente corretta da bagnata, puoi farne altre tre, con tempo di esposizione del 3%, del 6% e del 9% inferiori. Le sviluppi, le asciughi e le osservi: dovresti trovare la correzione da applicare in futuro.
Eh, tocchi un punto dolente. Il mio ingranditore meriterebbe una lampada più potente di quella ora in uso (led da 120W eq, purtroppo 10 euro di dr. Fisher si sono bruciati in pochi secondi), pertanto è “lento”: stampando solo 18x24 e con diaframma almeno 5.6, i tempi di esposizione partono dai 60 - 80 secondi. Da qui gli scalini di 4-7 secondi, 7% circa. Con questa scalettatura riesco a cogliere meglio le variazioni di densità.
Lorenzo.

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Re: La mia esperienza col dry down.

Messaggio da Lollipop »

NikMik ha scritto:Non sarebbe più semplice provare ad allontanare un po' la luce di visione fino a che elimini il problema?
Inoltre a me non pare che la MGIv politenata abbia un problema di dry down... secondo me illumini i provini troppo forte o con luce di tipo sbagliato...
Non ho confronti per dire se ne abbia di più o di meno di altre carte ma il dry down lo ha eccome.
Lorenzo.

effegi61
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Re: La mia esperienza col dry down.

Messaggio da effegi61 »

Qui se n'e' parlato in maniera approfondita
post151810.html?hilit=dry%20down#p151810
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kiodo
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Re: La mia esperienza col dry down.

Messaggio da kiodo »

Lollipop ha scritto:
kiodo ha scritto:Noto solo una cosa: il tuo metodo, che senz'altro in "certe" condizioni" funziona, richiede di essere messo a punto: i 4-6 secondi che usi per variare gli step del provino a contatto, forse vanno bene se alla fine lavori con tempi di esposizione di 40 secondi o più, dove 4 secondi rappresentano il 10% circa. Se ti ritroverai a fare piccole stampe, con tempi di esposizione di 5 o 10 secondi, i gradini del provino dovranno essere molto più ravvicinati in termini di tempo. Quindi: piuttosto che in valori assoluti ("4secondi") ti suggerisco di ragionare in termini relativi (percentuali, oppure di frazioni di "stop", come meglio preferisci), così da utilizzare un metodo valido in ogni situazione.
Per il dry down: quando hai determinato il tempo di esposizione per ottenere una stampa apparentemente corretta da bagnata, puoi farne altre tre, con tempo di esposizione del 3%, del 6% e del 9% inferiori. Le sviluppi, le asciughi e le osservi: dovresti trovare la correzione da applicare in futuro.
Eh, tocchi un punto dolente. Il mio ingranditore meriterebbe una lampada più potente di quella ora in uso (led da 120W eq, purtroppo 10 euro di dr. Fisher si sono bruciati in pochi secondi), pertanto è “lento”: stampando solo 18x24 e con diaframma almeno 5.6, i tempi di esposizione partono dai 60 - 80 secondi. Da qui gli scalini di 4-7 secondi, 7% circa. Con questa scalettatura riesco a cogliere meglio le variazioni di densità.
Capisco, ma resta il fatto che è più utile ragionare in termini di incrementi relativi, e non assoluti, del tempo di esposizione: il 10% ha un senso su ogni tempo di esposizione tu abbia impiegato, ma il senso di un incremento di 4 secondi cambia completamente al cambiare del tempo di esposizione base

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Re: La mia esperienza col dry down.

Messaggio da Lollipop »

kiodo ha scritto:
Lollipop ha scritto:
kiodo ha scritto:Noto solo una cosa: il tuo metodo, che senz'altro in "certe" condizioni" funziona, richiede di essere messo a punto: i 4-6 secondi che usi per variare gli step del provino a contatto, forse vanno bene se alla fine lavori con tempi di esposizione di 40 secondi o più, dove 4 secondi rappresentano il 10% circa. Se ti ritroverai a fare piccole stampe, con tempi di esposizione di 5 o 10 secondi, i gradini del provino dovranno essere molto più ravvicinati in termini di tempo. Quindi: piuttosto che in valori assoluti ("4secondi") ti suggerisco di ragionare in termini relativi (percentuali, oppure di frazioni di "stop", come meglio preferisci), così da utilizzare un metodo valido in ogni situazione.
Per il dry down: quando hai determinato il tempo di esposizione per ottenere una stampa apparentemente corretta da bagnata, puoi farne altre tre, con tempo di esposizione del 3%, del 6% e del 9% inferiori. Le sviluppi, le asciughi e le osservi: dovresti trovare la correzione da applicare in futuro.
Eh, tocchi un punto dolente. Il mio ingranditore meriterebbe una lampada più potente di quella ora in uso (led da 120W eq, purtroppo 10 euro di dr. Fisher si sono bruciati in pochi secondi), pertanto è “lento”: stampando solo 18x24 e con diaframma almeno 5.6, i tempi di esposizione partono dai 60 - 80 secondi. Da qui gli scalini di 4-7 secondi, 7% circa. Con questa scalettatura riesco a cogliere meglio le variazioni di densità.
Capisco, ma resta il fatto che è più utile ragionare in termini di incrementi relativi, e non assoluti, del tempo di esposizione: il 10% ha un senso su ogni tempo di esposizione tu abbia impiegato, ma il senso di un incremento di 4 secondi cambia completamente al cambiare del tempo di esposizione base

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Appunto, il 7% :)
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Pierpaolo B
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Re: La mia esperienza col dry down.

Messaggio da Pierpaolo B »

Il calcolo preventivo del dd come sistema è controproducente perchè costringe a usare sempre la stessa carta e non è detto che comunque la variazione non interessa solo l'esposizione ma anche il contrasto; quindi togliendo un empirico 7% si risolve a metà.
Il sistema di Andrea FUNZIONA basta applicarsi ad imparare ad usarlo....
Diversamente basta avere la pazienza di asciugare i provini o le stampe di lavoro. La valutazione successiva su asciutto ha l'indubbio vantaggio di una valutazione globale della stampa a mente fredda..... Spesso l'attesa porta ottimi consigli.
Mi chiamo Pierpaolo.
Uso fotocamere a molla con sensore intercambiabile di dimensioni minime 6x6 cm.

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Re: La mia esperienza col dry down.

Messaggio da Silverprint »

impressionando ha scritto:Il sistema di Andrea FUNZIONA...
Ah, be', mica è il mio. I laboratori fanno, o dovrebbero fare così. Mica si può aspettare che siano asciutti, anche se sedimentare aiuta. :D
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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