La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Discussioni sugli accessori per il medio formato

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Elmar Lang
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La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Messaggio da Elmar Lang »

Salve,

discutevo oggi con un conoscente circa la mia medioformato preferita, che pure lui usa saltuariamente ed il discorso è caduto sulle sue più o meno note fragilità costruttive e più o meno accertati punti deboli. Le solite chiacchiere, insomma.

Mi è però tornato a mente un commento, fatto dal nostro Sandro in questa discussione: quale-nuova-analogica-acquistare-t17945-250.html ove accenna a
torrette a sbalzo non supportate, collegate all'otturatore da leve sottili e lunghissime
Termini che a me, a digiuno di competenze nella riparazione delle fotocamere, sono parsi oscuri. Per questo, ho cercato di capirci qualcosa, consultando la tavola dell'esploso della Pentacon Six che ho in biblioteca (recentemente, è stata messa online anche qui: http://pentaconsix.com/exploded_diagrs.htm ) e pur con tutta la buona volontà, non ho trovato queste benedette "torrette a sbalzo non supportate", che a quanto pare, strutturalmente mettono a rischio il funzionamento dell'apparecchio.

Potrei avere qualche chiarimento in merito, su cosa siano questi gruppi o elementi meccanici, così da poter approfondire meglio la discussione che ho in corso col mio conoscente?

Grazie anticipatamente,

Enzo (E.L.)


"Evitate il tono troppo aspro e duro, usato dalla maggior parte di coloro che debbono nascondere la loro scarsa capacità".
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Pierpaolo B
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Re: La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Messaggio da Pierpaolo B »

Se la devi riparare ti conviene mandarla a Sandro che sa dove mettere le mani….
….se ahtuocugggino gli interessano le torrette a sbalzo per riparare apparecchi non funzionanti ti conviene metterlo in contatto con Sandro in privato in modo che gli astanti non vengano tediati dai soliti malesseri delle pentacon.
Insomma penso che il tasto MP possa esse utile sia a te che ahtuocugggino ;)
Mi chiamo Pierpaolo.
Uso fotocamere a molla con sensore intercambiabile di dimensioni minime 6x6 cm.

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Re: La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Messaggio da risa »

Buon pomeriggio a tutto il forum. Se posso, a me invece l'argomento interesserebbe. Proprio perché su questa fotocamera si registrano pareri contrastanti, una discussione di carattere tecnico penso sarebbe opportuna. La Pentacon six è una medio formato accessibile come fascia di prezzo, credo che entrare nella carne viva della questione potrebbe interessare a molti di noi. Per la chiarezza: non posseggo questa fotocamera e non ho in programma acquisti di corpi macchina. La mia è soltanto una curiosità di carattere culturale nel senso più ampio del termine. Buona luce

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electro-x
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Re: La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Messaggio da electro-x »

risa ha scritto:
04/09/2021, 14:52
Buon pomeriggio a tutto il forum. Se posso, a me invece l'argomento interesserebbe. Proprio perché su questa fotocamera si registrano pareri contrastanti, una discussione di carattere tecnico penso sarebbe opportuna. La Pentacon six è una medio formato accessibile come fascia di prezzo.......
...anche a me l'argomento interessa, chi eventualmente non è interessato....non ha alcun obbligo di lettura.

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Luckilyo
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Re: La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Messaggio da Luckilyo »

Ciao Elmar
credo che l'intervento di Sandro da te citato sia di fatto un commento (ironico) al fatto che tu trovi la Pentacom Six una macchina straordinaria,
infatti leggendo tutto il suo intervento:

*(( Elmar Lang ha scritto: ↑
Il mio consigliare la Pentacon Six è sinceramente empatico, perché è una medio formato straordinaria e dotata di ottimi obbiettivi. )

Si straordinaria, con quelle splendide torrette a sbalzo non supportate, collegate all'otturatore da leve sottili e lunghissime, e con i perni dei rulli piantati su platina senza boccole. Un capolavoro di ingegneria meccanica, da citare negli annali.))

si capisce bene che c'è molta molta ironia in ciò che ha scritto :p :p
......fino a che non riuscirò a fotografare ciò che penso.....

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risa
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Re: La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Messaggio da risa »

Direi che è emerso il nucleo della questione: la qualità degli obiettivi. È infatti proprio questo il motivo che rende così interessante questa fotocamera. Vale a dire, se le ottiche sono di alta qualità - e su questo, Enzo, visto che le conosci bene, ti pregherei di un giudizio - allora è ovvio che per molti potrebbe essere davvero importante una ricognizione tecnica sul corpo macchina. E questo anche per me o per altri, che come me preferiscono il 6x9. Fra parentesi, Enzo, i tuoi consigli circa le fotocamere non blasonate almeno a me sono sempre risultati assai utili. Ad esempio, con la Moskva 2 ho scattato un controluce a Massa Lubrense, che non c'è stato problema a stampare in digitale 30x40. E dai, Enzo, cominciamo dagli obiettivi?

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Elmar Lang
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Re: La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Messaggio da Elmar Lang »

Eh, colpa mia, che forse scrivo con linguaggio ermetico, iniziatico, esoterico, oscuro...

Dove definivo "straordinaria" la Pentacon Six, consigliandola "con empatia", era proprio ironico ed il mio intento era chiaro, in risposta all'intervento di Diego, che mi precedeva.

Certo, esistono fotocamere medioformato straordinarie e sicuramente la Pentacon Six non è in quel rarefatto empìreo ma, detto da me che la uso regolarmente dagli anni 80 (parlo quindi per esperienza e non attraverso chiacchiere), posso almeno dire che è ottima, se adoperata rispettando quanto ben spiegato nel suo manuale di istruzioni (cosa questa che vale per qualsisìa fotocamera), cui chi avesse curiosità, potrà magari affiancare il bel manuale (in italiano) pubblicato a Lugano tanti anni fa da Fiorenzo Bernasconi, scaricabile in pdf ( https://digilander.libero.it/fiorenzo_fotografia/ ) o, per davvero approfondire, visitare il sito www.pentaconsix.com curato da un simpatico e gentilissimo signore inglese, che pure lui la usa da decenni.

Vedo che anche altri, in replica al mio post col quale ho aperto questa discussione, avrebbero interesse a saperne di più -nel bene e nel male, obbiettivamente insomma- e per questo mi rammarica la sguaiata risposta di Paolo...

Se le mie fossero state domande retoriche/sarcastiche, Paolo, io avrei usato il classico "chiedo per un amico".

Io mi son proprio trovato a chiacchierare con un conoscente, di persona insomma (esiste una vita, vera, al di fuori dello spazio "virtuale"!), e le chiacchiere son cadute sulla medioformato di Dresda. Una parola tira l'altra ed è da lì che mi e sorta spontanea la curiosità di sapere cosa siano le "torrette a sbalzo non supportate" citate da Sandro.

Tale dettaglio interessa a me e quindi del tutto indirettamente al mio interlocutore, cui -ripeto- non mi lega alcuna parentela.

Né tantomeno -e qui era ben chiaro dalle mie parole- io mi sognerei di metter mano entro una fotocamera, meno che mai la mia Pentacon Six che, se dovessi farla ancora revisionare (lo è stata, alcuni anni addietro per ordinaria manutenzione, come raccontai a suo tempo, a cura del Sig. R. Baier), lo farei fare appunto da un capace riparatore.

Citando quanto scrivi:
(...) se ahtuocugggino gli interessano le torrette a sbalzo per riparare apparecchi non funzionanti (...)
scusa, ma temo tu non abbia nemmeno capito quanto scritto da Sandro, ove dalle sue parole traspare chiaro che le "torrette a sbalzo non supportate", non sono un mezzo per riparare la Pentacon Six, ma sarebbero qualcosa che determinerebbe anzi, l'inaffidabilità di quella fotocamera.

Insomma, io avevo fatto una domanda seria, aprendo una discussione in modo serio, dandole un titolo anche piuttosto aperto alla discussione, secondo ogni punto di vista. Spiace perciò, che tu, Paolo, ti sia messo a "trolleggiare", buttandola in caciara.

Se questa discussione non ti interessa, nessuno, tantomeno il tuo medico di famiglia, ti obbliga a leggerla o a dovervi rispondere. E tutto ciò, detto con stima e simpatia.
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-Sandro-
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Re: La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Messaggio da -Sandro- »

Una foto vale più di mille parole:
Pentacon-Six.jpg
Le torrette sono gli elementi dove sono collocati solitamente i comandi (leva caricamento e rotelle di selezione varie).

In questa costruzione sono a sbalzo, montate su platine sottili (le platine sono le piastre), alcune in ottone (dove i perni degli ingranaggi con gli anni ovalizzano i fori). Le leve di comando sono quelle astine in (praticamente) fil di ferro lunghissime e sottili (in spregio ai concetti di snellezza, carico di punta e carico critico euleriano); ve ne sono anche sul davanti, sempre lunghe e inclinate; sotto sforzo si deformano e si può capire che razza di precisione garantiscano. Il gruppo di ingranaggi sulla destra, che comanda l'avanzamento del rullo, è appeso a sbalzo sulla platina verso il basso e soggetto a torsione e flessione quanto più sarà vetusta e consumata la meccanica; da questa colossale cappella nascono gli errori di spaziatura.
Di macchine costruite male ne vedo tante, ma questa merita uno dei primi posti in classifica. Da notare che una macchina che va bene, maniacalmente custodita negli anni e usata poco, statisticamente ha un peso nullo. E' un progetto pessimo, bisogna solo prenderne atto.
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Re: La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Messaggio da Elmar Lang »

Ti ringrazio, Sandro, per la complessa disamina con la quale hai voluto contribuire alla discussione.

Poiché oltre al piacere di usare le mie fotocamere preferite, amo approfondire sui perché delle cose (è umano), saresti così gentile da indicarmi il ruolo svolto da quell'astina che hai correttamente descritto come -cito- "in (praticamente) fil di ferro" nel funzionamento della macchina?

Può darsi che la mia Pentacon Six rappresenti un dato statistico pressoché nullo; desidero però rammentare che la possiedo da prima della "caduta del Muro" (regalatami nuova da mio padre) e che, oltre alle foto scattate per hobby, essa mi è servita per le riprese in 6x6 (dia e b/n), per la realizzazione delle foto per i cataloghi e le pubblicità della casa d'aste per la quale lavorai, dal 1996 al 1999 e poi in parte, dal 2001 al 2003, parallelamente alla 35mm.; nelle estati del 1999 e fino al 2003, per la realizzazione di gran parte delle riprese in B/N (parliamo anche qui di parecchie centinaia di scatti per "stagione"), presso gli scavi archeologici di una villa romana presso Roma e dal 2004 al 2006, per le riprese su pellicola (ancora, parecchie centinaia di scatti per stagione), a Pompei, in un lavoro di documentazione; tutti lavori cui ove necessario impiegai anche una 6x6 modulare, pur'essa usata moltissimo. Nulla di artistico purtroppo, ma le riprese dei lavori archeologici, si sa, richiedono precisione, oggettività e pignoleria.

La mia Pentacon Six quindi, non l'ho -cito- "maniacalmente custodita negli anni e usata poco"; diciamo che l'ho trattata con riguardo, usandola (molto) seguendo quanto spiegato nel manuale di istruzioni; cosa questa che vale tanto per una Pearl River, quanto per una Hasselblad o una biottica Rolleiflex (forse la 6x6 più comoda al mondo), con tutto quello che vi corre in mezzo.

Solo, dopo averla lasciata buona buona nell'armadio per qualche anno, mi resi conto che si verificarono i classici, noti problemi causati dall'invecchiamento dei lubrificanti che resero "erratic" il funzionamento dell'otturatore. Nel 2014, la affidai al Sig. R.-D. Baier che me la restituì perfetta sotto ogni punto di vista, cortesemente anche rimediando qualche piccola ammaccatura procurata nel trascorrere degli anni.

Diciamo che nel giudizio umano, non esistono solo il bianco ed il nero, ma anche varie altre tonalità, almeno quante sono le "zone" di Ansel Adams.

Ho molto apprezzato peraltro, come il tuo contributo abbia avuto un carattere costruttivo, senza la gratuita sguaiatezza di Paolo, cosa quest'ultima, che mi ha molto meravigliato.

Buona domenica a tutti,

Enzo (E.L.)
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Re: La Pentacon Six e le sue fragilità costruttive

Messaggio da -Sandro- »

Elmar Lang ha scritto:
05/09/2021, 15:10
Ti ringrazio, Sandro, per la complessa disamina con la quale hai voluto contribuire alla discussione.

Poiché oltre al piacere di usare le mie fotocamere preferite, amo approfondire sui perché delle cose (è umano), saresti così gentile da indicarmi il ruolo svolto da quell'astina che hai correttamente descritto come -cito- "in (praticamente) fil di ferro" nel funzionamento della macchina?
Di preciso non lo so, ne ho avute per le mani sono un paio e non le ho smontate al punto da impratichirmi di tutti i rinvii e del loro scopo.
Una delle due l'ho resa indietro, i perni ballavano in sede con laschi irrimediabili. E reimboccolare i perni come si fa con le pendole ha un costo elevatissimo che supera di diverse volte il valore della macchina.
Un altro punto debole è aver voluto realizzare tutta la meccanica estraibile in blocco. Idea geniale per la manutenzione, ma ha costretto ad una costruzione più complessa che se avessero avvitato molti componenti al telaio come hanno fatto quasi tutti, rendendo estraibile solo il blocco specchio/frontale/bocchettone (con smontaggi più o meno pesanti).
Nel caso della P6 sulla torretta sinistra c'è il selettore dei tempi, probabilmente il rinvio arriva al comando otturatore, oppure ad un meccanismo intermedio diretto all'otturatore.

Spesso per comodità costruttiva, o per mancanza di spazio, si decentrano i meccanismi, unendo le varie parti con leve o tiranti. Ad esempio i sistemi funicolari usati su molte 135 per collegare la rotazione della cassa del galvanometro (sulla parte sinistra) alla ruota di selezione dei tempi (sulla parte destra) o viceversa. C'è chi ha usato funi di acciaio sottili su carrucole con cuscinetti a sfera (Canon F1 old) o microcatene a rulli come quelle usate sui barometri aneroidi (Kodak mi pare sulla Retina o sulla Retinette) e chi invece sistemi più rozzi, con funi economiche in tessuto o nylon e rinvii su semplici perni. L'asta in "quasi fil di ferro" ha un sistema di collegamento alle leve pericoloso: l'acciaio è curvato dentro ad un foro, e ballando in sede allarga progressivamente il foro (che sicuramente non ha i bordi svasati) creando laschi. Poi arriva ad impuntarsi e la sottigliezza dell'asta in rapporto alla lunghezza fa il resto.

Se tutte le macchine venissero periodicamente revisionate (ogni 4/5 anni) non si arriverebbe a far emergere drammaticamente le carenze progettuali/costruttive.
Giova ricordare che in quegli anni la produzione di fotocamere era attività in cui si erano cimentati in tantissimi perché aveva un grande sbocco commerciale. Ma non tutti sono stati all'altezza di produrre capolavori imperituri. E 70 anni dopo i nodi vengono al pettine.
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