Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Discussioni sull'etica e sulla filosofia applicata alla fotografia

Moderatore: etrusco

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Softbox
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Re: Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Messaggio da Softbox »

Lollipop ha scritto:Non è che se sbobino un rullo 35mm alla luce del giorno ho fatto 36 scatti....
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bengi3
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Re: Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Messaggio da bengi3 »

seguo diversi forum tematici (retrocomputing, subbuteo, fuoristrada, questo etc...) e noto che quando un utente va fuori tema si scatena una sorta di caccia alle streghe per redarguirlo: "che noia, che barba, sei fuori tema, qui siamo monotematici", ma non basterbbe ignorare, come si ignorano gli altri argomenti che non interessano? mera speculazione e riflessione personale che non merita repliche!
buona luce!

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colonial
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Re: Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Messaggio da colonial »

E' in questo tipo di discussioni che si sente maggiormente la mancanza di Nicola!

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ammazzafotoni
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Re: Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Messaggio da ammazzafotoni »

Una curiosità, quantomeno ipotetica, rivolta a chi frequentasse anche forum di fotografia digitale: il parlare di analogico o osare confrontare le due filosofie in un forum di digitalisti come viene preso?

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-Sandro-
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Re: Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Messaggio da -Sandro- »

Non viene "preso", rispondono solo belinate da copia&incolla vista la totale ignoranza; naturalmente l'osanna al digitale è imperitura, i paraocchi al confronto non sono nulla. (ho amministrato -ahimé- uno di quei cotali forum per 5 anni)
Ubi maior minor cessat.

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emmeffepi
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Re: Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Messaggio da emmeffepi »

ammazzafotoni ha scritto:il parlare di analogico o osare confrontare le due filosofie in un forum di digitalisti come viene preso?
belinate a parte ( :D ) c'e' sempre quel senso di cercare una conferma negli altri per le migliaia di euro (tante) che si gettano via per poi, nel 90% dei casi, guardare le foto al massimo su un TV 4k :wall: :wall:
quindi l'odore della (coda di) paglia che brucia e' sempre ben presente

vero Sandro? ;)
Massimiliano

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tonyrigo
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Re: Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Messaggio da tonyrigo »

Per chi mi chiede come si fanno a fare 30-40.000 scatti all'anno, rispondo semplicemente con un esempio: 15 giorni fa ho fatto un servizio ad una partita di basket di serie A2.
Risultato: poco meno di 6.000 foto scattate, scelte e "sviluppate" poi 80 circa.
Quella era una situazione di luce dove in analogico probabilmente non si combinava granché visto che i miei ISO oscillavano tra i 5.000 ed i 12.000 (con F 2,8-4 a seconda delle ottiche ed 1/640).

In una partita di calcio scatto mediamente 1.000-1.500 foto per tempo.
In una gara di sci mediamente 800-1.000 foto per manche e questo seguendo solo la trentina di atleti dello sci club di mia figlia, nella sua categoria.

Quindi 30-40.000 sono una dozzina di servizi all'anno, che sono proprio quelli che faccio di solito.
Ma qualche anno ho anche sfiorato i 70-80.000 scatti.

A 10 o 12FPS si fa presto: 36.000 scatti sono esattamente un'ora di "click" quindi qualche minuto a partita di calcio od a manche di sci (un'ora divisa per una dozzina di servizi).

Non è poi vero, a mio parere, che nei forum digitali non si parli di analogico e chi parli di analogico venga visto male, anzi!
Tutti pensano, giustamente, che la scuola analogica sia quella che crea le basi avanzate.
E tutti pensano che una medio formato se la giochi senza difficoltà e spesso faccia anche molto meglio di una 35mm digitale top di gamma.

Sono poi numerosi gli iscritti che scattano anche in analogico.
Qualcuno, addirittura scatta solo in analogico (di solito con le HASSY) salvo che nello sport.
Io invece alterno un pò tutti i formati analogici, salvo il grande formato a lastra: il più grande che ho è il 6X6 o 6X9 con ROLLEI, HASSY, ZEISS SUPER IKONTA, FUJI G690, ecc.

Molti utenti sviluppano e stampano in camera oscura e molti ancora (come il sottoscritto) stampano in camera chiara con la stampante fine art.

E' vero - infine - che la stragrande maggioranza non stampa mai e vede le foto solo a video, ma non facciamo di ogni erba un fascio ...

Insomma non siamo tutti uguali e "de gustibus ...".

:)
Sa chi sa che nulla sa, ne sa più di chi ne sa, perchè sa che nulla sa.
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-Sandro-
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Re: Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Messaggio da -Sandro- »

Ciò che trovo veramente grottesco è il voler abusare di termini che appartengono alla tecnologia della pellicola.

Camera chiara per non dire personal computer? Fa più figo?
"Sviluppo" per non dire elaborazione con Photoshop? Ci si vergogna di dirlo?
Seimila scatti per sceglierne ottanta? Allucinante.
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Lollipop
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Re: Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Messaggio da Lollipop »

tonyrigo ha scritto:Per chi mi chiede come si fanno a fare 30-40.000 scatti all'anno, rispondo semplicemente con un esempio: 15 giorni fa ho fatto un servizio ad una partita di basket di serie A2.
Risultato: poco meno di 6.000 foto scattate, scelte e "sviluppate" poi 80 circa.
In verità ho sollevato io la questione e non come domanda.
Prendiamo i 6000 scatti: anche solo a dar loro una sbirciatina ci voglio almeno 15 secondi (ma senza valutare troppo l’istogramma, l’orizzonte, il soggetto, il fuoco, l’utilità e per mettere le stelline o i cuoricini per il sorting), che ne fanno 90mila ovvero 1500 minuti, pari a 25 ore... Poi c’è il pp di 80, che almeno 5 minuti per ciascuna ci vogliono (giusto il tempo di richiamare un preset di LR e vedere come sta) e fanno altre 6-7 ore... Siamo ad un totale di almeno 31-32 ore.
Lorenzo.

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tonyrigo
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Re: Le cose che l’analogico ha che il digitale non ha (e viceversa)

Messaggio da tonyrigo »

Perdonami SANDRO, ma non trovo "grottesco" l'utilizzo dei termini di un tempo per descrivere il processo che porta agli stessi risultati.
Non a caso LIGHTROOM di ADOBE è il programma di post produzione (sviluppo) più usato e guarda caso il suo nome vuol proprio dire "camera chiara".
Ci sono tanti termini il cui significato è mutato nel tempo o si è sdoppiato, non fa più "figo", è semplicemente un modo di dire entrato a far parte del gergo comune in un particolare settore.
Sviluppo e stampa della pellicola sono la sua lavorazione fino a trasformare la luce a suo tempo raccolta in una stampa idonea ad essere condivisa con più persone od essere semplicemente osservata dal suo autore, sviluppo del file è la sua pari lavorazione fino agli stessi risultati. E ciò con la differenza, correttamente evidenziata da qualcuno, che la quasi totalità dei files "sviluppati" rimane nell'immagine digitale, nel monitor, senza essere trasformata in stampa.

Quanto al tempo per il workflow successivo alla produzione delle 6.000 foto, per rispondere a LOLLIPOP ed anche a SANDRO, entro nello specifico, visto che nel caso della partita di basket sono cose proprio fresche e quindi me le ricordo bene:
ci sono volute circa 3 ore per sceglierne 400 su 6.000, poi un'ora per scendere a 200, quindi mezz'ora per scendere a 150.
Non si controllano istogramma, orizzonte, ecc., ma solo il soggetto: le foto sono praticamente tutte tecnicamente perfette (salvo la temperatura di colore in questo caso), se no è meglio cambiar mestiere ...
Diciamo che dopo mezza giornata mi sono trovato con 150 foto discrete da sistemare: da sviluppare.
Tempo di sistemazione e successiva selezione per scendere a 80 foto circa 8 ore (una giornata intera).
Quindi 12 ore circa per 80 foto circa: diciamo una media di poco meno di 7 foto all'ora od una foto ogni 9 minuti, se preferite.
Questo il tempo dello sviluppo e cioè quello necessario per avere una foto pubblicabile (partendo dalle 6.000 scattate), poi per l'eventuale stampa serve altro tempo, mediamente 10 minuti per il primo esemplare e poi 3 minuti per ciascuna delle successive copie (la prima stampa richiede un pò di messa a punto, proprio come la stampa con l'ingranditore).
Molte volte nella fase di post scelta grossa (dalle 150 in poi) si sta meno (diciamo un 20-30%) di meno), quando ci sono condizioni omogenee di luce, come sullo sci od una partita di calcio diurna, e non occorre per ogni foto scelta intervenire su temperatura di colore, tinta e riduzione personalizzata del rumore.
Si fa una scelta e poi si applica a tutte le foto in via automatica.
Ma nel vecchio palazzetto della partita in questione oltre che esserci poca luce (6-7 EV), c'era pure disomogeneità di temperatura di colore: avevano in più occasioni cambiato le lampade dell'illuminazione, ma senza nemmeno sapere cosa fosse la temperatura di colore, come mi ha candidamente confessato il gestore della struttura, quando l'ho rivisto una settimana dopo e gli ho detto della mia fatica con la temperatura in sede di post produzione. Per cui a nulla è valsa la doppia misurazione della temperatura di colore con termocolorimetro e con COLORDISK: ogni foto è stata obbligatoriamente oggetto di personalizzazione.
Tornando all'argomento iniziale della domanda: "perchè 6.000 foto per sceglierne 80?", valga quanto segue:
La domanda così posta significa semplicemente che chi la ha avanzata non si ha alcuna esperienza di foto sportiva.
Senza due cose essenziali la raffica (arrivata prima) e l'AF (auto focus, arrivato dopo ma ancor più indispensabile) la bella foto sportiva di oggi non esisterebbe, ed il digitale ha semplicemente ampliato la durata della raffica, oltre che consentire di fare belle foto sportive anche a 6-7 EV cosa un tempo impossibile tanto per l'analogico che per il digitale.
Infatti solo negli ultimissimi anni sono uscite fotocamere che consentano di scattare senza problemi a 6400 ISO per potersi poi spingere fino 25.000 ISO in caso di necessità (e passando a BN si può ancora salire tanto).
Le belle foto sportive non dipendono molto dal fotografo inteso in senso tradizionale, che può metterci solo la propria capacità tecnica: ad esempio nel mio caso su 6.000 foto forse 50 erano fuori fuoco, ma praticamente tutte erano correttamente esposte.
Le belle foto sportive dipendono fondamentalmente:
- da dove puoi stare per fotografare (nel mio caso ovunque nel campo, con il solo divieto di non interferire con il lavoro degli arbitri);
- dallo sfondo che ti trovi dietro di sequenza in sequenza;
- dal gesto sportivo degli atleti;
- da come si trovano i giocatori in campo rispetto al fotografo.
Ad esempio puoi essere di fronte alla migliore e più spettacolare azione di gioco e ti passa davanti l'arbitro (succede spesso), oppure un giocatore si para tra te e l'azione oppure l'azione gira in modo che sono tutti di spalle, oppure ancora una mano copre il volto del giocatore "significativo", quello che porta avanti l'azione.
Se non ci fossero i problemi di cui sopra non servirebbero le raffiche e basterebbero ed avanzerebbero 200-300 foto ...
Poi, a riprova della evidente inesperienza nel settore di chi si è posto queste domande, il fatto che nello sport, come in tutte le cose, c'è il tempo di reazione: se vedi un evento decisivo (quello da immortalare), anche se l'hai nel mirino e basta solo scattare, ora che scatti è già passato.
Per ottenere il risultato puoi solo pensare che ci sia in quell'azione un evento decisivo, far partire la raffica (che non è eterna, ma ti da una autonomia dai 3-4 ai 10-12 secondi in funzione delle fotocamere che usi ed attendere a posteriori cosa è saltato fuori.
Sono frequentissimi i casi in cui fai partire la raffica e poi ti fermi subito, tanto capisci che non succede nulla ed arrivi a 6.000 frames in un'ora e mezza - due di partita di basket, compresi i tempi morti ...
Occorre poi un AF fulmineo per seguire continuamente gli atleti che vanno su e giù per il campo e sei magari con un zoom 70/200 F2,8 a tutta apertura ed a 200 mm...
Si usa infatti la messa a fuoco continua con aggancio del soggetto, che funziona per capirci come il "locked" che esce sul cockpit dei piloti da caccia quando il missile aggancia il bersaglio ...
E le foto (oggi, un tempo no) si fanno quasi sempre a tutta apertura (se l'ottica lo consente come qualità) per staccare il soggetto dallo sfondo, specie se è vicino come nel basket.
200mm F2,8, quanta PdC c'è?
Si riuscirebbe a mettere a fuoco manualmente un soggetto in continuo movimento, che non sai neppure dove va come nel basket o nel calcio (dove si usano focali più lunghe)?

Insomma con un corredo HASSELBLAD (e tanti dorsi) puoi fare delle belle foto ad un matrimonio che non hanno nulla da invidiare a quelle di una top di gamma digitale, anzi possono dare ancora maggior qualità, perchè con le MF la partita della qualità a mio avviso è ancora aperta tra analogico e digitale.
Lo stesso con HASSY od altre MF nel paesaggio, nel ritratto, nella foto ambientata di studio, nello still life,nella foto di architettura, ecc. insomma dove non c'è troppa fretta e sempre a condizione di utilizzare le medio formato.

Ma dove serve velocità (ed a volte sensibilità al buio), come nello sport, non c'è più scampo per l'analogico a mio avviso.
E lo dice uno che ha iniziato a fare foto sportiva alla fine degli anni 60' e, sia pur con una pausa di vent'anni dalla metà degli anni 80' alla metà degli anni 2000, ha visto scorrere sotto di se tutta l'evoluzione tecnologica del settore.

Questo per restare in tema sul post che è proprio: "le cose che l'analogico ha e che il digitale non ha (e viceversa)"

P.S.
A ben pensarci le foto non erano 6.000, ma 12.000: ho dovuto scattare in RAW + JPG (da qui il raddoppio di files) perchè dovevo inviare negli intervalli le foto "pronte" per la stampa via piattaforma digitale internet di distribuzione delle foto. Totale quasi 300 Gb di foto ... :)
Ultima modifica di tonyrigo il 10/10/2018, 9:09, modificato 5 volte in totale.
Sa chi sa che nulla sa, ne sa più di chi ne sa, perchè sa che nulla sa.
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