Libri e alta qualità di stampa

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rogi mignon
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Re: Libri e alta qualità di stampa

Messaggio da rogi mignon »

Ho scritto solo quei 4 perchè si tratta di ristampe in facsimile degli originali, sono di qualità e costano relativamente poco (quando usciranno di catalogo le quotazioni anche di queste edizioni recenti lieviteranno!) Avere una buona monografia è ottimo ma non abbastanza per capire il lavoro di certi autori come ad esempio Wegee del quale esistono un sacco di libri (molti stampati peggio che sulla carta igienica!!!) e nessuno che dia l'idea della grandezza dell'autore come NAKED CITY del 1945 (oggi ristampato egregiamente da DAMIANI) e del successivo WEEGEE'S PEOPLE del 1946.
Adoro anch'io Atget e di più Eugene Smith e anche il grande KERTESZ ma non ci sono a prezzi accettabili ora ristampe dei loro lavori migliori e gli originali costano parecchio. Non guastano affatto a poco prezzo (15 euro) i bei mattoncini della serie Biblioteca Universalis di TASCHEN con centinaia di foto con il lavoro di: Atget, Doisneau, Hine, Blossfeldt, Curtis, Camera Work, Farm security Admistration ecc..



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Luis
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Re: Libri e alta qualità di stampa

Messaggio da Luis »

Sì, ho preso quello di Atget edito da Taschen, molto bene fatto. poca spesa, massima resa.
Ps: Di Weegee ho preso la biografia illustrata editata da contrasto, spero sia valida.

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guarrellam
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Re: Libri e alta qualità di stampa

Messaggio da guarrellam »

Non mi interessano i paesaggi di bellezza disinfettata, tipo Ansel Adams.

Don McCullin



Ho una reflex digitale da 4000 euro,
che può scattare fino 128.000 ISO,
e mi piace aggiungere la grana
in post,come per la pellicola.........

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marla
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Re: Libri e alta qualità di stampa

Messaggio da marla »

rogi mignon ha scritto:
20/02/2020, 11:42
Salve
Difficile rispondere a questa domanda, nel corso della storia della fotografia sono cambiati anche i sistemi di riproduzione tipografica e ogni tecnica ha i suoi effetti. Vado un pò a ruota:
Con pochi euro ci si può ancora procurare alcuni degli splendidi volumi della "Guilde du livre" (anche Edizioni "Clairefontaine") stampati con la tecnica "Gravure" oggi abbandonata. Senza andare sui costosi titoli di Doisneau, Paul Strand (famoso il suo LA FRANCE DE PROFILE in questa edizione) e Izis si trovano i primi di Roiter, Berengo e di molti altri autori.
Quasi tutti i libri di Irving Penn sono stampati al massimo della qualità.
Un'ottima monografia di Paul Strand stampata divinimente è del 1990 e si intitola AN AMERICAN VISION, a volte si trova a pochissimo.
Un libro che sembra fatto con fotografie vere è la ristampa del 2003 di East 100th Street di Bruce Davidson della st Ann press ma stampato a cura della Trifolio di Verona che è la stessa che ha curato la recente ottima ristampa in facsimile del mitico AMERICAN PHOTOGRAPHS di Walker Evans.
Da molti anni i migliori libri di fotografia per qualità di stampa vengono stampati in italia da EBS Verona (Taschen-MoMA-Aperture-Contrasto-Postcart ecc) e la lista di quelli ottimi sarebbe troppo lunga, ricordiamo almeno il mitico SERGIO LARRAIN ed. Xavier Barrall.
Sono andato un po a casaccio spero possa bastare.
Buona giornata e buona ricerca
Rogi
Non sono sicuro che i migliori libri vengano stampati da TASCHEN, o meglio non lo darei per assoluto. Sicuramente sono ottimi libri la casa editrice è un colosso e la tipografia italiana che citi è un eccellenza .. anzi entrambe. Però spesso sono cataloghi di mostre ed anche se le istituzioni che commissionano sono di altissimo profilo, restano sempre dei cataloghi, dove per esempio l'artista ha poca autonomia. Però ecco, per dire il mio punto di vista è che ci sono case editrici più piccole di Tachen ma comunque strutturate o anche molto piccole dove la qualità è fuori discussione ed anzi è proprio la qualità la differenza. Negli ultimi 10-15 anni c'è stata un esplosione di interesse intorno ai libri fotografici, il risultato ? in parte negativo, è che tutti fanno un libro e siamo sommersi di libri, senza una vera e propria selezione di qualità. Quello positivo è che c'è più consapevolezza intorno al "libro" stesso o meglio sta maturando una consapevolezza. Consapevolezza sul senso di farlo, sul processo di produzione, sulla realizzazione, sulla grafica ecc.
Ecco che ci sono a mio avviso piccoli gioielli nascosti in mezzo ai colossi (Taschen) piccole case editrici e libri bellissimi.
Senza stare a citare le piccole case editrici che sono infinite, le medio grandi che hanno una qualità eccellente sono Mack di Londra o anche Steidl che invece è tedesca. Poi c'è Twin Palm americana e Nazraeli press, sempre americana. In genere la tradizione della tipografia italiana è risaputa ed ancora molto alta oltre alla grandissima preparazione dei grafici nord europei.

E' verissimo che le tecniche sono cambiate e secondo me il livello medio si è alzato, ho per esempio notato una cosa curiosa lo scorso anno. Ho dedicato un po di tempo per visitare l'archivio Ghirri a Reggio Emilia ed ho notato che alcune pagine di Kodachrome erano fuori registro cioè il canale del magenta non era perfettamente sovrapposto nell'immagine stampata. Ovviamente parlo della copia originale del '78. Ecco nella ristampa che la casa editrice Mack ha fatto nel 2012 questo problema non c'è, quindi mi sento di dire che per quello che ho visto è stampata meglio la ristampa dell'originale.

Non sono sicuro che tutti gli autori hanno o hanno avuto la competenza per seguire la stampa dei propri libri, e se non chiedi non ti viene dato, quindi talvolta la qualità non è eccellente non per volontà ma per caso. Per esempio Garry Winograd che è un assoluto maestro non ha mai prodotto un libro quando era in vita, è morto prematuramente intorno ai cinquantanni. Ha lasciato una montagna di stampe, negativi e rulli ancora da sviluppare ma non sappiamo come avrebbe pensato un libro, qualità, sequenza, dettagli, niente.

Riguardo ad Irving Penn, ho letto da qualche parte che fosse sempre scontento della stampa tipografica e che fosse per lui un "dolore" vederle stampate, rispetto alla copia analogica.

Sicuramente American Photograph di W.Evans è un libro che uno deve avere, però anche li, quante ristampe hanno fatto in oltre ottantanni? saranno alla sesta o settima edizione ? le hanno stampate sempre nella stessa tipografia ? sono tutte di qualità eccellente ? forse ma non ci giurerei. Quindi bisogna essere cauti a generalizzare.

Mi sono dilungato, ma avevo un po di tempo e spero possa essere utile.

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rogi mignon
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Re: Libri e alta qualità di stampa

Messaggio da rogi mignon »

Salve
Non capisco se quest'ultimo messaggio è riferito a quanto ho scritto io, comunque nel dubbio rispondo:
- Non ho scritto che i migliori libri sono stampati da TASCHEN, ho scritto che molti dei migliori editori stampano da EBS a Verona (poi Taschen stampa anche in Cina e altri posti per determinati titoli)
- D'accordissimo su MACK, STEIDL, NAZRAELI ecc..
- Oggi senz'altro è più facile stampare bene ma, opinione personale, a livello di "oggetto libro" per grafica stampa e impaginazione molti libri degli anni '50 sono capolavori insuperati.
- Interessante l'aneddoto su Kodachrome, ho la ristampa e non l'originale, ad ogni modo sono rare le ristampe che sono fatte meglio dell'originale.
- Gli stampatori seri fanno le prove di stampa che vengono firmate dal fotografo, anche per evitare contestazioni.
- Ho quasi tutto quello che è stato stampato su Garry Winogrand, uno dei miei tanti autori preferiti, mentre era in vita ha fatto quattro libri.
- Irving Penn si recava personalmente in Svizzera per seguire la stampa di alcuni suoi libri. Nonostante si affidasse ai migliori è comprensibile che poi confrontarle con le sue magnifiche stampe originali fosse deprimente.
- Sulla ristampa di American photographs di Walker Evans mi pare di essere stato più che preciso: recente ristampa della trifolio di Verona in Fac simile, che poi è l'unica in commercio adesso (MoMA 2012).
- Per chi è interessato con il gruppo mignon abbiamo cominciato a parlare di libri fotografici sul nostro canale:

https://www.youtube.com/watch?v=KnbCQtFhxO8

Buona serata Rogi

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marla
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Re: Libri e alta qualità di stampa

Messaggio da marla »

rogi mignon ha scritto:
07/04/2020, 19:17
Salve
Non capisco se quest'ultimo messaggio è riferito a quanto ho scritto io, comunque nel dubbio rispondo:
- Non ho scritto che i migliori libri sono stampati da TASCHEN, ho scritto che molti dei migliori editori stampano da EBS a Verona (poi Taschen stampa anche in Cina e altri posti per determinati titoli)
- D'accordissimo su MACK, STEIDL, NAZRAELI ecc..
- Oggi senz'altro è più facile stampare bene ma, opinione personale, a livello di "oggetto libro" per grafica stampa e impaginazione molti libri degli anni '50 sono capolavori insuperati.
- Interessante l'aneddoto su Kodachrome, ho la ristampa e non l'originale, ad ogni modo sono rare le ristampe che sono fatte meglio dell'originale.
- Gli stampatori seri fanno le prove di stampa che vengono firmate dal fotografo, anche per evitare contestazioni.
- Ho quasi tutto quello che è stato stampato su Garry Winogrand, uno dei miei tanti autori preferiti, mentre era in vita ha fatto quattro libri.
- Irving Penn si recava personalmente in Svizzera per seguire la stampa di alcuni suoi libri. Nonostante si affidasse ai migliori è comprensibile che poi confrontarle con le sue magnifiche stampe originali fosse deprimente.
- Sulla ristampa di American photographs di Walker Evans mi pare di essere stato più che preciso: recente ristampa della trifolio di Verona in Fac simile, che poi è l'unica in commercio adesso (MoMA 2012).
- Per chi è interessato con il gruppo mignon abbiamo cominciato a parlare di libri fotografici sul nostro canale:

https://www.youtube.com/watch?v=KnbCQtFhxO8

Buona serata Rogi
Si era in risposta al tuo post, che è molto interessante e pensavo solo di aggiungere un pensiero tutto qua; ed hai ragione ho travisato, è senz'altro vero che le tipografie che citi sono di altissimo livello, come tante in Veneto che ha una lunghissima tradizione di qualità e in genere in Italia.
Sul fatto che ci sono libri degli anni '50 che sono capolavori insuperabili è possibile, dipende poi cosa intendiamo per qualità. Però qua entriamo in un discorso che è molto soggettivo e passerei oltre. Gli stampatori seri fanno la prova di stampa certificata o cromalin come dici te bene, per togliersi le responsabilità sul prodotto finito, esatto, ma non è una certificazione di qualità!! Intendo dire che se l'artista/fotografo che firma la prova non ha cognizione della del processo di stampa in quadricromia non è detto che il risultato sia buono. Ci sono artisti che seguono con grande attenzione la stampa dei libri altri semplicemente no, sia ora che 50 anni fa. Quello che intendevo dire su Winograd è che per quanto ne so io, ho visitato la retrospettiva a Parigi due anni fa ed ho letto un po di cose, non seguiva la stampa direttamente dei libri, come invece - giustamente fai notare Irving Penn si ed era molto scrupoloso.
Saluti

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marla
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Re: Libri e alta qualità di stampa

Messaggio da marla »

rogi mignon ha scritto:
07/04/2020, 19:17
Salve
Non capisco se quest'ultimo messaggio è riferito a quanto ho scritto io, comunque nel dubbio rispondo:
- Non ho scritto che i migliori libri sono stampati da TASCHEN, ho scritto che molti dei migliori editori stampano da EBS a Verona (poi Taschen stampa anche in Cina e altri posti per determinati titoli)
- D'accordissimo su MACK, STEIDL, NAZRAELI ecc..
- Oggi senz'altro è più facile stampare bene ma, opinione personale, a livello di "oggetto libro" per grafica stampa e impaginazione molti libri degli anni '50 sono capolavori insuperati.
- Interessante l'aneddoto su Kodachrome, ho la ristampa e non l'originale, ad ogni modo sono rare le ristampe che sono fatte meglio dell'originale.
- Gli stampatori seri fanno le prove di stampa che vengono firmate dal fotografo, anche per evitare contestazioni.
- Ho quasi tutto quello che è stato stampato su Garry Winogrand, uno dei miei tanti autori preferiti, mentre era in vita ha fatto quattro libri.
- Irving Penn si recava personalmente in Svizzera per seguire la stampa di alcuni suoi libri. Nonostante si affidasse ai migliori è comprensibile che poi confrontarle con le sue magnifiche stampe originali fosse deprimente.
- Sulla ristampa di American photographs di Walker Evans mi pare di essere stato più che preciso: recente ristampa della trifolio di Verona in Fac simile, che poi è l'unica in commercio adesso (MoMA 2012).
- Per chi è interessato con il gruppo mignon abbiamo cominciato a parlare di libri fotografici sul nostro canale:

https://www.youtube.com/watch?v=KnbCQtFhxO8

Buona serata Rogi
Ho provato a cercare e trovato sull'archivio digitale una delle pagine del libro in archivio di cui parlavo. Si vede un alone sul lato verticale dell'immagine è un dettaglio minimo intendiamoci. Non si vede benissimo qua come dal vivo e non è un errore di scansione è proprio un errore di stampa, di registro forse del foglio del magenta. Anzi il problema si ripete a pagine alterne in tutti i lati sinistro delle immagini, è evidente che non è stato messa a registro lastra su tutto il foglio macchina corrispondente al sedicesimo di riferimento.
Per un errore così i libri vengono rifatti da capo, detto questo "chi se ne frega" il libro è stupendo e se potessi permettermelo lo comprerei, anche io ho la ristampa, che purtroppo è stampata meglio.
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rogi mignon
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Re: Libri e alta qualità di stampa

Messaggio da rogi mignon »

Grazie!
Rogi

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marla
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Re: Libri e alta qualità di stampa

Messaggio da marla »

Ho pensato di riprendere in mano questo argomento, interessante e che mi appassione, penso inoltre sia necessario fare delle precisazioni .
Soprattutto per quello che riguarda Winogrand e il rapporto con i libri, la progettazione la produzione e quindi la relativa qualità degli stessi. Nel post precedente dico che è un peccato non avere libri curati con attenzione da W. morto prematuramente, così da non avere un documento chiaro di quello che lui intendesse in merito all’argomento. W è si morto prematuramente ed ha pubblicato dei libri ancora in vita, ma il suo interesse in questo era molto poco o quasi nullo.

Ho pensato fosse giusto dare dei riferimenti concreti a riguardo ed evitare che ciò rimanesse nell’ambito degli aneddoti.

Di grande aiuto è il catalogo che ho acquistato qualche anno fa a Parigi, alla retrospettiva organizzata al Jeu de Paume.
Il libro per chi fosse interessato è questo :

https://www.amazon.it/Garry-Winogrand-L ... 0300191774

E’ pubblicato dal SFMOMA il MOMA di San Francisco.
Qua c’è un paragrafo che in qualche modo risponde in modo esaustivo alla questione.

Il titolo del paragrafo è : How much freedom can you stand ? Garry Winogrand and the problem of posthumous editing.
A cura di Erin O’Toole già responsabile del dipartimento di fotografia del SFMOMA.

Immagine

Di seguito la traduzione con alcune considerazioni.

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Negli anni molto è stato detto riguardo il “ problema” intorno a lavoro di W. , la mole di materiale, la riluttanza nel voler conferire un significato alle sue immagini e la tendenza di delegare ad altri la stampa e l’editing. Nel caso di W è importante tenere presente il suo modo di lavorare, il modo di intendere il suo lavoro e la sua filosofia verso la fotografia.
Questo ha prodotto un acceso dibattito sulla natura del processo creativo in fotografia.
Uno dei motivi per cui, solo dopo oltre trentanni dalla morte, il lavoro di W riceve la giusta attenzione – rispetto altri coetanei come Arbus, Friedlander, Frank – è dovuto proprio alle problematiche etiche e pratiche che si affronta non appena si mette mano al vasto archivio che ha lasciato. Aveva una straordinaria tendenza a l’ambiguità e il disordine che è anche rintracciabile nel suo lavoro, dopo la sua morte molte sono le cose lasciate in sospeso.
In assenza di indicazioni chiare, su come lui avrebbe voluto che venisse gestito il suo archivio postumo, un acceso dibattito si è concentrato proprio su questo.
Una volta morto ha lasciato una quantità di materiale, tra rulli sviluppati ma non provinati, fino anche a rulli non sviluppati oltre a migliaia di stampe.
Anche se nell'ambiente era risaputo essere un fotografo prolifico non ci si aspettava così tanto materiale.
Non sapendo cosa farne, la seconda moglie Eileen Adele Hale si confronta con l’amico di vecchia data e sostenitore del marito, John Szarkowski.
Szarkowski è stato per anni capo dipartimento al MOMA di NY , curatore e intellettuale, figura chiave per la fotografia di quel periodo e sostenitore di grandi artisti, come Walker Evans, Lee friedlander, William Eggleston o Robert Adams. Il consiglio che gli viene dato è chiaro, piuttosto che metterlo al sicuro così come si trova in archivio o anche distruggerlo, meglio sviluppare e rovinare tutto prima che si rovini.
Il problema diventa reale quando viene il momento di realizzare la retrospettiva del ’88.

L’idea era quindi di mettere in salvo i rulli non sviluppati prima che si rovinassero, fare le provinature ed in seguito stampare il materiale necessario per le esibizioni. Szarkowski dichiara di non esser certo di trovare del buon materiale, ma andava messo in salvo e c’era una certa curiosità di vedere cosa ci fosse nell'archivio di un così importante fotografo.
Da qua si accese un forte dibattito nell’ambiente, con differenti e quasi opposte posizioni. Della stessa idea era Lee Friedlander che appoggia la proposta di Szarkowki, mentre altri si chiedono “a che titolo si ha il diritto di mettere mano al lavoro di W. editarlo e presentarlo al pubblico ?” denunciando il processo di lavoro postumo quasi fosse una “castrazione” di Winogrand.
I più moderati accettano l’idea che fosse sviluppato ma archiviato e non mostrato al pubblico, dato che non ci risultano indicazioni chiare dell’artista. Altri invece propendono per archiviare direttamente tutto senza processare niente.

Szarkowki fa una precisazione e chiude l'argomento. Dichiarando che sia possibile editare il lavoro dell’artista, seguendo attentamente le scelte fatte da lui in vita, usando quindi i criteri pregressi come linee guida per il lavoro postumo. Questo anche in virtù del fatto che fosse noto che il fotografo si facesse aiutare o delegasse ad altri il lavoro di selezione.
Si decide quindi che questa è la linea di lavoro a patto che venga ben specificato, ovunque e con chiarezza che il materiale non è stato scelto dall’artista. Per definire queste linee guida, viene presa ad esempio la mostra Winogrand: figment from real world dove la selezione delle immagini venne fatta con l’aiuto dei due colleghi e amici, Thomas Roma e Tod Papageorge. In seguito, una volta ottenuto la selezione finale, Szarkowski conclude che “gli resta difficile credere che certe immagini selezionate non sarebbero state accetatte da W e che comunque, come successo all’inizio della carriera del fotografo, qualcuno avrebbe apprezzato e qualcuno no. Oltre a dire che per mettere in ordine tutto il materiale non sarebbe bastato una squadra di studenti a lavorarci incessantemente per anni.

Nel 2001 si riaccende la polemica, quando viene proposto un simposio in memoria della vita del fotografo che si terrà presso il CCP (Centre for Creative Photography) in Tucson Arizona.
Nell’idea del curatore c’è quella di esporre al pubblico parte del materiale che il centro ha acquistato nel ’92-’93 circa 19000 contatti, 14000 stampe e oltre 45000 rulli a colori, e si va ad aggiungere a quello già donato da W quando era ancora in vita.
Nel 1983 infatti il fotografo regala al centro una cosa come 16000 stampe, sembra perché ricevendo lo sfratto del suo appartamento a NY non sapesse dove mettere tutto il materiale.
Il materiale è immenso e caotico non editato e senza indicazioni, già nel ’83 il curatore dell’epoca del CCP invita W ad recarsi al centro e conferire le giuste indicazioni su come gestire l’archivio, cosa stampare per il pubblico e cose invece per lo studio e per l’archiviazione.
Il fotografo gli risponde diretto “You know the difference, don’t you ? Now it is your job !” ( Te conosci la differenza, giusto? Questo è il tuo lavoro)
L’assistente che lavorava al centro in quel periodo e che si occupò del materiale regalato, dice che la “non scelta” di W è di fatto una scelta e che come tale deve essere interpretata.

Uno dei temi del simposio era come trattare il materiale a colori e qualcuno, ancora una volta suggerisce che sarebbe stato meglio distruggere tutto l’inedito, portando ad esempio il caso di Breet Weston o stabilire delle restrizioni stringenti come è stato fatto per i fotografi Aaron Siskind o Ansel Adams. La prima moglie in occasione proprio del primo simposio fa notare come sia possibile anche solo pensare di distruggere questo materiale fa parte della storia d’America ?

Rendendo onore a coloro che sostengono che debba essere tutto distrutto per far in modo che il lavoro di un artista non venga inquinato da scelte esterne, è necessario fare delle distinzioni tra caso e caso. E’ necessario tener presente delle peculiarità di ognuno dei fondamenti etici e filosofici che guidano il lavoro di ognuno.
Nel caso di W è da considerare che all’inizio della sua carriera ha sempre rinnegato i dettami del modernismo dell’arte fotografica, incluso il tanto amato concetto della mano dell’artista nella stampa delle fotografie. Winogrand prediligeva l’occhio alla mano e stampava solo per vedere cosa veniva fuori, cosa vedeva l’occhio o come amava dire cosa la “macchina vedeva”. Stampava si per le mostre ma non prendeva mai in considerazione l’idea di stampare per il gusto di vedere una stampa di per se.

Negli anni ’70 in un momento in cui il mercato della fotografia è in crescita, decide di assoldare due stampatori professionisti tale Paul McDonugh e Thomas Consilvio.
Il maggior numero di stampe venduto quando era in vita furono infatti stampate da altri.
Si deve anche considerare a riguardo che la carriera di W nasce con i magazine e la pubblicità degli anni ‘50, quindi lontano dalla fotografia d’autore, altro esempio simile con la stessa attitudine era Cartier-Bresson. Altro aspetto da tenere presente è che all’inizio della storia del mezzo, la tendenza dei fotografi era quella di occuparsi più dei negativi che delle stampe. Questo lo si nota dal fatto che in molti cataloghi del diciannovesimo secolo, le annotazioni dei fotografi erano proprio sui negativi non sulle stampe e che la bontà del negativo decretava o meno il successo del lavoro. Era li che risiedeva la qualità, l’importnaza e l’attenzione del fotografo.

Solo con il passaggio al nuovo secolo, i fotografi in cerca di riconoscimento e in competizione con gli artisti pittori incominciarono a dare importanza alla stampa come manufatto artistico. Enfatizzando il carattere artistico e unico della stampa fatta per esempio da Edward Steichen o da Heinrich Kuhn, dove veniva specificato che loro facevano arte e non oggetti per la massa. Winogrand che come abbiamo visto iniziò la sua carriera nel fotogiornalismo e nella pubblicità, era molto lontano da questo concetto, anzi era forse contrario, prendendo le distanze dal fatto che il valore di un immagine fosse nella qualità delle stampe.

Quando era in vita e stampava, il suo atteggiamento era alquanto singolare. Di solito i fotografi realizzano i provini, selezionano i fotogrammi e poi li stampano, arrivando anche a distruggere il resto. W non ha mai fatto niente di tutto questo, anzi era capace di annotare fino a venti scatti in un provino e non stamparne neanche uno di quelli. Per lui selezionarli e annotarli sul provino era un processo già abbastanza soddisfacente per quello a cui era interessato nell’immagine.
Ha spesso affermato quanto fosse importante per lui il controllo dei provini per poter progredire nel lavoro.

A questo punto è necessario prendere in seria considerazione – per un futuro utilizzo dell’archivio – questo assiduo metodo che W aveva di selezionare i provini, è questo il campo di studio per capire veramente la sua arte e per dargli giustizia.

A differenza di altri collegi, W non era particolarmente interessato a pubblicare libri o fare delle mostre. Generalmente delegava ad altri l’onere di editare il lavoro, dando loro ampio margine di manovra.
Nel ’67 quando Szarkowski gli chiese di portare del materiale per essere inserito nella mostra New Documents al MOMA, lui presento centinaia di stampe in una dozzina di scatole, piuttosto che un ben organizzato portfolio come avrebbero fatto altri. Non ha mai fotografato con un libro o una mostra in testa e non ha mai progredito nel suo lavoro con un tema.

Non che a W non piacesse vedere il suo lavoro pubblicato o in esposizione è solo che per lui il piacere e l’arte della fotografia risiedeva nel gesto di scattare, nell’atto di farla, piuttosto che in quella di stamparla.

Quando gli veniva chiesto perché fotografasse era solito rispondere in tre modi , “per vedere come le cose risultano fotografandole” oppure “per imparare” “stare in giro da solo”. Molti critici additavano queste risposte come furbe, buone per scappare ad una risposta più seria, ma in effetti erano la verità. Non fotografava per contentare gli altri e non era mosso da la voglia di guadagnare.

Bisogna dire che dopo la sua morte l’operato di W è sempre stato giudicato in modo alquanto negativo, come un inconcludente, come incapace di portare a termine le cose, o incapace di fare editing o poco bravo, ma non è cosi e sarebbe necessario rivedere tutto l'approccio di giudizio.
Anzi, piuttosto che vederlo come un “problema” sarebbe opportuno vederla come un virtù, capace quindi di prendersi il rischio dell’imprevedibilità della vita e amante della libertà. Fin da giovane ha sempre permesso a le persone di cui si fidava di organizzare e scegliere il lavoro per lui e non avere un totale controllo non è mai stato per lui un problema. Usava dire “La mia vita non dipende da questo”*
-----

*Questa è la traduzione che ho fatto io dal testo originale, chiunque può trovarla e leggerla.

Per tornare all’argomento iniziale, cercando di rientrare in tema, quello che mi preme dire è che è molto difficile stabilire la qualità nella stampa di un libro.
Ci sono fattori più disparati e non ultimo, come abbiamo visto ci sono fotografi che, pur essendo dei maestri indiscussi, non sono sufficientemente interessati al processo. Altri magari non sono capaci di decidere e quindi poco importa che gli vengano sottoposte le stampe di controllo dalla tipografia.
Sicuramente delle ottime case editrici, unite a delle ottime tipografie, non c'è dubbio che possa venir fuori qualcosa di qualità, vero, ma siamo sicuri che gli autori siano in grado di perseguire questa qualità ? danni non ne fanno magari, ma per apprezzare la qualità di un lavoro bisogna conoscere bene l’intento dell’autore. E chi se ne importa della qualità se la stessa non è una priorità dell’artista in primis.

Irving Penn scrupoloso e maniaco sicuramente raggiungeva la qualità perché la conosceva. E si puo anche affermare, senza sbagliare di troppo, che lo stesso autore che si interessa molto alla stampa finita della fotografie presterà grande attenzione anche alla stampa del libro.
Winogrand è un esempio.
Detto questo, personalmente preferisco Winogrand a Penn.

Spero possa essere interessante.

Saluti
m.

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rugge#55
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Re: Libri e alta qualità di stampa

Messaggio da rugge#55 »

Interessantissimo, grazie mille!

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