In situazioni di ripresa controllate e più o meno costanti le differenze si notano molto di più; una serie di variabili di ordine di grandezza superiore vengono annullate e le sfumature tra le ottiche hanno più risalto. Supponiamo di fare in studio un ritratto a mezzo busto, di stamparlo 24x30 e di darlo al committente, il quale però ci chiede anche una stampa dello stesso formato e dallo stesso negativo in cui il viso riempia tutto il formato e si vedrà che le due stampe sembrano fatte con ottiche differenti; quel microcontrasto che era presente nel mezzobusto è svanito, la grana prende il sopravvento sulla "plasticità" dei toni, le "transizioni dello sfuocato" sono completamente cambiate.
La stessa ottica usata con la stessa pellicola sviluppata, solo per fare un esempio, in rodinal 1+25, PMK e Perceptol avrà una "sensazione" di nitidezza completamente differente sulle stampe. Un'ottica decente che riprende del fogliame in pieno sole in una giornata tersa sembrerà più tagliente di un vetro eccellente che riprende la stessa scena in una giornata grigia e uggiosa.
Mi è capitato di sentirmi dire che della tal ottica di pregio si vede la "plasticità" già solo guardando nel mirino della reflex; o io sono cecato, ed è anche probabile, oppure a volte si parla per luoghi comuni.
Le ottiche sono oggettivamente diverse, ma a volte entrano in gioco le suggestioni e basta dire che la foto è stata fatta con l'ottica X perché l'atteggiamento dell'osservatore cambi e anche il giudizio sulla fotografia.
Ci sta senza problemi il piacere di usare il "capolavoro" dell'ottica, la macchina col blasone, la sensazione tattile della costruzione raffinata, del resto fotografare è anche e soprattutto un piacere e un divertimento. Ci sta un po' meno imho far ruotare l'immenso mondo della fotografia intorno ad un ombellico
