Masking kits Lynn Radeka

Discussioni sugli accessori per il grande formato

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valgian
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Masking kits Lynn Radeka

Messaggio da valgian »

Salve, qualcuno conosce/usa questo kit e vuole condividere la propria esperienza? Sembrerebbe interessante ma non ne ho mai sentito parlare.
Grazie.

http://www.maskingkits.com/carriers.htm.


Valentino Giannini, alias valgian
Luci e ombre d'argento
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Silverprint
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Re: Masking kits Lynn Radeka

Messaggio da Silverprint »

Diego a scritto qualcosa.

Sono tecniche interessanti, con le quali si possono fare alcune cose che altrimenti sarebbero impossibili o molto difficili da ottenere, ma servono soprattutto per lavorare nella direzione del contrasto locale elevato o dell'intervento minuto.
Sono anche molto laboriose e difficili da fare sui formati più piccoli e in questo senso quei carrier sembrano più facili ed efficaci di quelli col perni a "spillo" come il sistema che c'è sui Durst professionali.
Le usano molto quei fotografi americani che fanno tirature molto elevate, per le quali sicuramente il rapporto tra lavoro preliminare e quello sulla stampa è favorevole, oltre naturalmente ad assecondare il loro gusto estetico.
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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valgian
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Re: Masking kits Lynn Radeka

Messaggio da valgian »

Grazie Andrea, un altro dubbio c'è sui materiali di consumo che verosimilmente bisognerebbe acquistare da loro? Per quanto riguarda le pellicole per le maschere servirebbero solo le ortocromatiche?.
Valentino Giannini, alias valgian
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chromemax
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Re: Masking kits Lynn Radeka

Messaggio da chromemax »

Esistono diversi tipologie e metodi nell'uso delle maschere cha vanno dalle "semplici" sagome in mylar traslucido poggiate sopra il vetro superiore del portanegativo per togliere luce alle parti che necessitano delle mascherature o praticare dei fori su quelle che necessitano delle bruciature, oppure si possono fare delle ombreggiature, sempre sul foglio traslucido, con delle matite, oppure anche con dei pennarelli evidenziatori gialli o magenta per modificare localmente anche il contrasto.
La versione più avanzata di questa tecnica è quella di fare la maschera con una stampante inkjet potendo variare la densità col nero e anche il contrasto col giallo e il magenta, permettendo interventi in aree anche molto piccole.
In questo sistema di lavoro la messa a registro è fatta ad occhio, non è necessario sia precisissima anche perché è proprio richiesta una sfocatura per non fare vedere il limite dell'intervento.
Più complesso è l'uso di maschere a registro, un esempio tipico sono le maschere per diminuire il contrasto di un negativo accopiando a registro un positivo ottenuto per contatto interponendo un piccolo spessore per avere una leggera sfocatura che permette il "blending" della maschera sul negativo senza essere visibile; un esempio classico è la maschera di contrasto, che aumenta anche un po' l'acutanza incrementando l'effetto bordo (copiata in maniera sfacciata dall' unsharp mask dei programmi di fotoritocco :) ). In questo caso è necessario mettere a registro le due pellicole e l'uso di un portanegativi dotato di perni di registro è utile e velocizza di molto il lavoro, oltre a renderlo più preciso.
Unterzo metodo sono le maschere di contrasto differenziato in cui si creano dal negativo originario uno o più negativi con contrasti differenziati nelle diverse parti della scala tonale, ad esempio un negativo ad alto contrasto solo per le parti in ombra o uno più morbido per le alteluci. I negativ vengono stampati in successione e tutti a registro sullo stesso foglio di carta da stampa. Il procedimento è identico concettualmente alle maschere di livello di photoshop, solo che i "livelli" sono copie per contatto del negativo (quindi positivo->negativo). In questo caso è necessario avere anche un ingranditore con un portanegativo a registro dato che il portanegativo deve essere sfilato per il cambio di pellicola e reinfilato mantenendo sempre un registro perfetto.
Tutti e tre i sistemi possono essere utilizzati in contemporanea quindi con le varie combinazioni si possono avere set di mascherature veramente complesse. Le potenzialità di intervento sono illimitate, apri a quelle della postproduzione digitale, ma la complessità e il tempo sono ordini di grandezza più alte, basti pensare solo alla gestione della pulizia di ogni passaggio positivo-negativo, alla precisione della riproduzione per contatto che rende necessari piani aspiranti o torchietti di stampa a contatto di ottimo livello, oltre al costo dei materiali.
Come materiali si usano pellicole ortocromatiche a tono continuo che, a quanto ne so, non vengono più prodotte (poco tempo fa c'era la Genius film), anche se ho letto che a breve dovrebbe essere introdotto qualcosa del genere da parte di Bergger. Nel caso si ripiega su materiale da ripresa pancromatico con l'ulteriore scomodità di dover lavorare al buio più completo, oltre al costo più alto. In alcuni casi e per alcune maschere, come la SCIM (Shadow Contrast Increase Mask) ad esempio, si impiega anche film litografico ad alto contrasto.
Tutte queste tecniche sono praticamente usabili con i formati più grandi dato che col 135 è praticamente impossibile ottenere l'invisibilità dell'effetto a causa del grande ingrandimento.
Ho giocato un po' con le maschere, anche usando un portanegativi a rergistro, e il potenziale è molto alto, permettono di salvare negativi impossibili o molto difficili da stampare, ottenendo stampe di qualità, con lo scotto di un impegno enorme in termini di tempo, anche settimane per mettere a punto le maschere, che in produzioni amatoriali hanno imho poco senso, anche in considerazione del fatto che i materiali sensibili non sono praticamente più disponibili allo stato attuale. Più veloci invece le maschere inkjet. Molto meglio imparare ad esporre e sviluppare bene e anche più divertente in camera oscura quando si stampa :)

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