Normativa su Privacy e fotografia

Discussioni sull'etica e sulla filosofia applicata alla fotografia

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Ivan
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Re: Normativa su Privacy e fotografia

Messaggio da Ivan »

Elmar Lang ha scritto:Nei paesi arabi, la possibilità di fotografare è spesso proporzionale al bakshish che il fotografo è disposto a sborsare...
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NikMik
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Re: Normativa su Privacy e fotografia

Messaggio da NikMik »

Elmar Lang ha scritto:Beh, se per partecipare ad una mostra mi chiedessero la liberatoria per il ritratto d'un selvaggio del Tanganika eseguito qualche anno prima, sarebbe lecito rispondere con una sonora pernacchia.
Sempre più (dalla burocrazia alla medicina) oggi si va "per protocolli", per procedure. "SI fa così", in barba al buon senso. Se nei concorsi fotografici (dio me ne scampi) qualcuno si è messo in testa (e come pecoroni tutti dietro) che sempre "ci vuole la liberatoria" (ignorando tutti i casi in cui la legge NON la prevede), non c'è niente da fare. Devi ritrovare l'eschimese che cacciava la foca e fargli firmare la liberatoria.
Quando vissi per un periodo in America (paese dei protocolli), era giustamente obbligatorio alla cassa del supermercatino vicino a casa chiedere un documento di identità a chi pagava con carta di credito. Dopo un mese che vivevo lì ero però ormai un cliente fisso e con la cassiera, che sapeva il mio nome e cognome (visto e confermato dal mio passaporto), scambiavamo chiacchiere sul tempo e sui figli. Dopo la quarantacinquesima volta di fila che le mostravo il solito passaporto, provai ad accennare il fatto che ormai la mia identità era stata da loro sufficientemente accertata (visto che i quarantaquattro pagamenti precedenti erano stati autorizzati); dovevo ancora una volta tirare fuori il mio passaporto? La risposta fu che quella era la regola, e dunque dovetti mostrare per mesi il solito passaporto alla solita cassiera, come una liturgia religiosa, per rispettare un protocollo. Quando si smette di chiedersi qual è il senso, la ratio per la quale nascono le regole, si comincia ad applicarle alla cieca, senza criterio.

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NikMik
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Re: Normativa su Privacy e fotografia

Messaggio da NikMik »

Elmar Lang ha scritto:
goarally ha scritto:(...) Forse bisogna studiare le leggi di ogni paese dove si scattano foto...
... E se in un determinato paese la legge dicesse "tu no fa foto, perché foto ruba anima di persona fotografata!"

Uno non può mica viaggiare con uno studio legale al seguito...
Ma è prudente conoscere le regole dei paesi in cui si va (soprattutto se molto diversi dal nostro) per evitare guai (anche grossi). Una mia amica venne imprigionata per due giorni in Siria (tre decenni fa) per aver tirato fuori la macchina fotografica nel luogo e nel momento sbagliato... un'esperienza (ometto dettagli) terrificante. Si leggeva poi sui giornali di qualche mese fa di quel turista americano in Corea del Nord che andò in galera per aver staccato dalla parete della sua camera d'albergo una fotografia del grande leader e aver cercato di portarsela via come souvenir. Ci è morto, in quella galera.
Insomma, a parte casi estremi, non è una cattiva abitudine informarsi un po', prima. Non dico un team di avvocati, ma una buona guida turistica e un'occhiata a qualche sito internet (ambasciate ecc.) non è imprudente.

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Ivan
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Re: Normativa su Privacy e fotografia

Messaggio da Ivan »

NikMik ha scritto:
Elmar Lang ha scritto:
goarally ha scritto:(...) Forse bisogna studiare le leggi di ogni paese dove si scattano foto...
... E se in un determinato paese la legge dicesse "tu no fa foto, perché foto ruba anima di persona fotografata!"

Uno non può mica viaggiare con uno studio legale al seguito...
Ma è prudente conoscere le regole dei paesi in cui si va (soprattutto se molto diversi dal nostro) per evitare guai (anche grossi). Una mia amica venne imprigionata per due giorni in Siria (tre decenni fa) per aver tirato fuori la macchina fotografica nel luogo e nel momento sbagliato... un'esperienza (ometto dettagli) terrificante. Si leggeva poi sui giornali di qualche mese fa di quel turista americano in Corea del Nord che andò in galera per aver staccato dalla parete della sua camera d'albergo una fotografia del grande leader e aver cercato di portarsela via come souvenir. Ci è morto, in quella galera.
Insomma, a parte casi estremi, non è una cattiva abitudine informarsi un po', prima. Non dico un team di avvocati, ma una buona guida turistica e un'occhiata a qualche sito internet (ambasciate ecc.) non è imprudente.
Concordo pienamente, ma questo dovrebbe far parte del bagaglio culturale di ogni viaggiatore ....il turista forse è diverso

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Elmar Lang
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Re: Normativa su Privacy e fotografia

Messaggio da Elmar Lang »

Certo, quelli citati sono casi avvenuti in paesi ove il concetto di libertà è assai relativo.

In Siria (come nell'Egitto di Mubarak prima ed in quello di al-Sisi poi, giusto per riferirci ai presidenti di estrazione militare, con l'interregno dei "Fratelli Musulmani", ove le cose furono ancora più complicate), il divieto di fotografare vige in stazioni ferroviarie, aeroporti, ponti, installazioni e postazioni militari, mezzi appunto militari e della polizia e relativo personale, valichi di confine, ecc.

E' evidente come in Corea del Nord sia ancor più facile cacciarsi nei guai: la figura del Leader Eterno (Kim Il Sung), come quella del Caro Leader (Kim Jong Il) e dell'attuale Kim Jong Un, è intoccabile anche in effigie, a meno che non si tratti di una foto donata in maniera ufficiale e passata da mano a mano: in quel caso, il donatore la guarda inchinandosi e la porge al ricevente, che anche lui, a norma, deve inchinarsi innanzi all'immagine prima ed al donatore poi, quale segno di omaggio per il grande privilegio ricevuto.
Anche, non si deve voltare le spalle al monumento a Kim Il Sung a Pyongyang quando si fosse nella zona di rispetto della statua.

Il distacco della foto del Leader da parte di quel turista, fu una sciocchezza, come vediamo pagata molto cara.

Detto questo, confermo che quando mi recai in Egitto (agosto-settembre 2001), le cose erano assai facili: ad Alessandria d'Egitto, ove lavorava la mia fidanzata, non ebbi mai la minima difficoltà o pretesa di bakshish. In quella bella e sfortunata città, rimaneva ancora qualche traccia del cosmopolitismo che ne fece una delle più belle città del Mediterraneo, assieme a Beirut e, poi, Tel Aviv. I turisti occidentali, pochi, erano anzi considerati ospiti di riguardo, da trattare amichevolmente.

Diverso, il Cairo, ove, appena scesi dal treno "Turbin", fummo assaliti da ogni sorta di intromettitore, mendicante, storpio, sedicente guida turistica e quant'altro, da cui fummo salvati grazie al tempestivo intervento della proprietaria (egiziana purosangue) dell'albergo ove avremmo abitato, che con fare decisamente fermo, scacciò via i disturbatori.
L'essere "turisti fai-da-te", ci permise di girare tranquillamente la città per ogni dove: a quell'epoca era sicurissima per chiunque. Però anche il solo accennare a fotografare un monumento in una piazza, comportava l'arrivo di gente, sedicente "custode" del manufatto, a pretendere qualcosa di mancia. Nel giardino del Museo Egizio, un soldato di guardia, mi si avvicinò, mentre fotografavo una scultura posta all'aperto, "consigliandomi la migliore inquadratura"... ma non volle danaro: "I am a soldier, Sir, I cannot ask for money!"... ma fu felicissimo quando io acconsentii a "donargli" la BIC-Crystal che avevo nel taschino della camicia.
Ed alla via così, per ogni dove, nella Capitale e nei siti archeologici di Sakkara, Giza, Menfi... Fortunatamente, gran parte dei disturbatori indigeni erano più interessati a tormentare le comitive, che non una coppia quasi in abiti da lavoro.
Al bazar di Khan el Khalili, devo dire, nessuno mi disturbò mai, anche se molte foto le scattai senza portarla all'occhio.

La mia peggiore avventura fotografica, la vissi in transito per la DDR, lungo la strada per raggiungere la Polonia in auto, perché deviai dall'itinerario previsto, per passare a Dresda a comprare un obbiettivo...
"Evitate il tono troppo aspro e duro, usato dalla maggior parte di coloro che debbono nascondere la loro scarsa capacità".
(Erwin Rommel)

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Ivan
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Re: Normativa su Privacy e fotografia

Messaggio da Ivan »

Elmar Lang ha scritto: .....................
La mia peggiore avventura fotografica, la vissi in transito per la DDR, lungo la strada per raggiungere la Polonia in auto, perché deviai dall'itinerario previsto, per passare a Dresda a comprare un obbiettivo...
Questa è la storia che più ci interessa :D

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Elmar Lang
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Re: Normativa su Privacy e fotografia

Messaggio da Elmar Lang »

Niente di particolare, nessuna spy-story al ponte di Glienicke dopo interrogatori in Normannenstrasse.

Semplicemente, ebbi il visto di transito con auto, attraverso la DDR, per raggiungere la Polonia. Io avevo con me la Pentacon Six.
Poiché il mio itinerario prevedeva il passaggio autostradale attorno a Dresda, io pensai di coronare il mio sogno di aggiungere ottiche ed accessori. Sapevo dove trovare un grande negozio in centro ed allora, essendo in perfetto orario sulla tabella di marcia, uscii a Dresda e raggiunsi il negozio. Lì, il personale fu gentilissimo ed addirittura controllato o il mio apparecchio eseguendo i dei piccoli aggiustamenti. Pagai (con marchi est cambiati ufficialmente alla banca li nei pressi) e dopo alcune ore, raggiunsi la frontiera. Fui immediatamente fatto uscire dalla coda e parcheggiare a lato. L'auto fu ispezionata accuratissimamente ed io rimasi più di un'ora in una stanza. Poi giunse un sottufficiale che mi comunicò che avevo contravvenuto alle leggi della DDR. E rimasi ancora da solo. Poi, fui interrogato da un signore in borghese che mi fece e rifece un fiume di domande, cui risposi con sincerità, in buon tedesco.
Lasciato solo (con guardia fuori dalla porta), fui infine raggiunto da un ufficiale superiore, che mi interrogò nuovamente e che, dopo una lunga pausa in silenzio, mentre scriveva a mano su dei fogli, mi fece una predica, sul dovere nel rispetto delle leggi, e che solo per la mia sincerità e per la non gravità del l'illecito commesso, mi avrebbero lasciato ripartire.
Al ritorno, alcuni mesi dopo, vidi di molto ridotti i tempi di percorrenza ed aggiunto l'obbligo di presentarmi a determinati posti di controllo della Volkspolizei.

Insomma, c'è chi ha vissuto di peggio.
"Evitate il tono troppo aspro e duro, usato dalla maggior parte di coloro che debbono nascondere la loro scarsa capacità".
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Re: Normativa su Privacy e fotografia

Messaggio da Ivan »

Elmar Lang ha scritto:Niente di particolare, nessuna spy-story al ponte di Glienicke dopo interrogatori in Normannenstrasse.

Semplicemente, ebbi il visto di transito con auto, attraverso la DDR, per raggiungere la Polonia. Io avevo con me la Pentacon Six.
Poiché il mio itinerario prevedeva il passaggio autostradale attorno a Dresda, io pensai di coronare il mio sogno di aggiungere ottiche ed accessori. Sapevo dove trovare un grande negozio in centro ed allora, essendo in perfetto orario sulla tabella di marcia, uscii a Dresda e raggiunsi il negozio. Lì, il personale fu gentilissimo ed addirittura controllato o il mio apparecchio eseguendo i dei piccoli aggiustamenti. Pagai (con marchi est cambiati ufficialmente alla banca li nei pressi) e dopo alcune ore, raggiunsi la frontiera. Fui immediatamente fatto uscire dalla coda e parcheggiare a lato. L'auto fu ispezionata accuratissimamente ed io rimasi più di un'ora in una stanza. Poi giunse un sottufficiale che mi comunicò che avevo contravvenuto alle leggi della DDR. E rimasi ancora da solo. Poi, fui interrogato da un signore in borghese che mi fece e rifece un fiume di domande, cui risposi con sincerità, in buon tedesco.
Lasciato solo (con guardia fuori dalla porta), fui infine raggiunto da un ufficiale superiore, che mi interrogò nuovamente e che, dopo una lunga pausa in silenzio, mentre scriveva a mano su dei fogli, mi fece una predica, sul dovere nel rispetto delle leggi, e che solo per la mia sincerità e per la non gravità del l'illecito commesso, mi avrebbero lasciato ripartire.
Al ritorno, alcuni mesi dopo, vidi di molto ridotti i tempi di percorrenza ed aggiunto l'obbligo di presentarmi a determinati posti di controllo della Volkspolizei.

Insomma, c'è chi ha vissuto di peggio.
Grazie

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Re: Normativa su Privacy e fotografia

Messaggio da Elmar Lang »

Di nulla.

Devo sottolineare che il personale di polizia e militare della DDR fu estremamente corretto con me, pur agendo con fermezza tutta germanica, di tipo "pre-1945", per intenderci.
Mentre mi godevo le lunghe attese, mi fu portata acqua minerale e poi caffè (spaventoso, ma era bello caldo) e biscotti, oltre ad una copia del "Neues Deutschland" per ingannare l'attesa, leggendo.
Il sottufficiale che mi informò della mia infrazione alle leggi della Repubblica Democratica Tedesca, mi chiese se avessi avuto bisogno di un interprete ed al mio confermare che continuare in tedesco sarebbe stato per me perfetto, mi fece firmare un documento col quale confermavo la cosa e che ogni responsabilità in caso di "Mißverständnis" (incomprensione o equivoco linguistici) sarebbe stata tutta mia.

Il funzionario in borghese che mi interrogò più tardi, fu freddissimo e le sue domande le leggeva su un foglio; il tutto veniva dattiloscritto da un verbalizzante che poi mi sottoponeva le carte ad una rapida rilettura e sottoscrizione da parte mia. Mi fece stare in piedi nel suo ufficio per tutto il tempo.

L'ufficiale in uniforme davanti al quale fui portato alla fine, era in un edificio adiacente. Conoscevo le uniformi dei paesi del Patto di Varsavia e quindi ebbi un momento di timore nel rilevare che egli, maggiore, aveva le spalline con sottopanno rosso vino (Organi Armati del Ministero per la Sicurezza dello Stato). Nella stessa stanza, un segretario alla macchina da scrivere, pure lui in uniforme. Fu certamente la persona più gentile, anche se all'inizio, dopo avermi fatto aspettare seduto davanti a lui per un tempo che mi parve lungo (al momento del mio "fermo" mi fu tolto l'orologio da polso) mi pose daccapo tutte le domande già fattemi. Poi, col tono di un padre molto infastidito dalla marachella d'un figlio, mi spiegò l'importanza del rispetto delle leggi; leggi che noi giovani "dal mondo capitalista" non sapevamo o non volevamo rispettare. Inoltre, che rispettare le leggi della Repubblica Democratica Tedesca era un mio preciso dovere, sottoscritto nella mia richiesta di visto di transito e che quindi dovevo onorare la parola data, ecc. ecc. ecc.
Poi, che ciò che avevo fatto avrebbe potuto anche portarmi all'arresto, forse ad un processo ed all'espulsione verso l'Ovest, ma che i riscontri alle mie dichiarazioni, provavano che ciò che avevo commesso era una colpa tutto sommato lieve e che all'interrogatorio, mi ero dimostrato sincero ed aperto. Volle anche sapere come e dove io avessi imparato così bene la lingua tedesca... e verbalizzò pure quello.
In quell'ufficio, mi fu riconsegnato l'orologio ed il passaporto, con già apposto il timbro di uscita dalla DDR. Firmai un'altra serie di documenti e fui riaccompagnato alla mia automobile.

I soldati di frontiera polacchi, al mio passaggio, mi presero un po' in giro ed uno volle sapere da me cosa fosse successo, poiché dai colleghi tedeschi avevano saputo che sarebbe transitato un italiano che era stato sottoposto a fermo di controllo. Spiegata la cosa, un soldato mi disse che se avessi avuto una fotocamera giapponese, questo non sarebbe successo. Verificata l'auto ed il bagaglio, mi fu timbrato il passaporto e mi indicarono come raggiungere un albergo nei pressi della frontiera, dove avrei potuto dormire, a variazione dell'itinerario previsto, a causa del mio forte ritardo nell'entrare in Polonia. (albergo che sarebbe piaciuto agli odierni fans di "Hotel da Incubo").

L'anno successivo, sarei voluto passare nuovamente in auto attraverso la DDR e richiesi un visto di transito in auto, che potesse prevedere il passaggio da Eisenach e poter quindi visitare la Bach-Haus, già allora un'attrattiva turistica, meta di appassionati di musica da tutto il mondo. La cosa mi fu rifiutata, così come mi fu cortesemente rifiutato un visto di transito purchessia, attraverso la Germania Orientale.
Allora, decisi di passare da Vienna e lì, prendere il treno notturno "Chopin" Vienna-Varsavia, con un semplicissimo visto di transito della Cecoslovacchia, per via ferroviaria. I doganieri cecoslovacchi (lo sapevo già) erano profondamente scortesi ed antipatici.

Ero giovane, allora, quindi vissi la cosa come un vero divertimento.
"Evitate il tono troppo aspro e duro, usato dalla maggior parte di coloro che debbono nascondere la loro scarsa capacità".
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A me la cosa fu spiegata così da un forumer anche legale (spero di aver colto correttamente e di riportare in altrettanta maniera): dipende dal soggetto e dalla finalità (amatoriale o commerciale).
In sostanza, nell'ambito amatoriale: se fotografo il colosseo e nell'inquadratura, non come soggetto principale, ci sta una coppietta che amoreggia e posto la foto come "il Colosseo", in nessun caso questa ha qualcosa a pretendere. Questo perchè stavano li, in un luogo pubblico, e accidentalmente finiti nel fotogramma. Se la coppietta diventa invece il soggetto principale, magari postata come "Amore all'ombra del Colosseo", potrei risponderne in funzione di un eventuale danno. Magari si scopre che è una coppia adultera e lui o lei passano un guaio. Se invece la coppietta finisce online col titolo "Toh, il Gino tiene la ganza", allora i guai possono essere seri. Dipende insomma dal livello e l'intenzionalità di sputtanamento.
Se invece le finaità sono commerciali e il fotografo trae un profitto dall'immagine di chiunque, deve avere la liberatoria.
Questo per gli adulti, i minori conviene sempre tenerli fuori dal fotogramma se senza consenso dei genitori.
Lorenzo.

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