Analogica.it

trinchetto ha scritto: ↑

12/03/2021, 11:09

Sono felice di aver scatenato un po' di allegro putiferio. Ma vi dirò, adesso seriamente, qualcosa di vero. Le biottiche supereconomiche hanno due grossi vantaggi, il primo è che si usano tenendole sulla pancia quindi hanno la prospettiva tipica di quelle macchine che risulta molto gradevole. Il secondo vantaggio è che anche un semplice ed economicissimo tripletto riesce ad avere una resa accettabile sul medio formato. Io non amo il Tessar sul 35mm. , ne ho avuti e provati diversi ma i planar o i Sonnar sono, secondo me, un'altra cosa. Però sul 6X6 il Tessar, secondo me, è stupendo. Così il tripletto sul 24x36 è pessimo mentre sul 6x6 accettabile. Pensate che io abbia ragione?

Il Tessar è il Tessar e tutti lo apprezziamo, anche il tipo Tessar montato selle Seagull 4 di fascia alta (quello marcato 3-6 4-E) non è affatto male, l'ignobile tripletto non ha nulla a che fare con questi. Tra l'altro non non basta il numero di lenti a caratterizzare un'ottica i Triotar montati sulle prime Rolleiflex e i Novar montati su alcune Ikonta e Ikoflex, indubbiamente non erano male.

Infatti sul 6x6 anche il tripletto riesce ad andare. Certo mica tutti i tripletto sono uguali come non lo sono tutti i Tessar.

È stata la mia prima biottica a seguire nell 86 una fiammante Nikon FM2, che ho tuttora . Sul 6x6 20 anni fa presi una Rolleiflex e hasselblad.... Francamente non ho avuto grandi problemi con la pearl, ho sperimentato il medio formato e mi piaceva scattare, certo la differenza con una Rolleiflex non si discute, tuttavia la prima era rifinita, poi gli strumenti bisogna saperli usare e rispettare... Salute a tutti

graic ha scritto: ↑

12/03/2021, 6:55

Mai detto che la Pearl River era di plastica, ho detto che c'era più plastica che nella Seagull 4, cosa esattamente vera in quanto vi sono alcuni particolari plastici in più come i bottoni e e la lastrina frontale che, infatti, in una buona parte degli esemplari si staccava proprio per questo motivo

Salve ancora,

sono "mancato" da questa discussione per qualche tempo, perché avevo desiderio di approfondire e rinfrescare i ricordi magari un po' sbiaditi, dai tempi dell'articolo pubblicato su Fotografare... insomma, quarant'anni son sempre quarant'anni!

Dunque, con un po' di impegno, sono riuscito a trovare una bella Pearl River, per di più con il bollino dell'importatore italiano "GiBi", ovvero l'indimenticabile Gianni Baumberger, che fu tra l'altro anche l'importatore delle pregevolissime reflex Topcon.

Avendone finalmente in mano un bell'esemplare, ho esaminato attentamente la biottica cinese e devo dire onestamente che, eccetto il rivestimento in similpelle ed i puntini in smalto rosso e giallo per evidenziare i pomellini di carica, autoscatto e regolazione dei diaframmi, nulla, ma proprio nulla è in plastica.

Anche il vetrino di messa a fuoco è... in vetro, finissimamente smerigliato. Aperto il box dello specchio reflex, che ho pulito quest'ultimo da un generale ingiallimento/appannamento, riposizionandolo poi correttamente, ho notato che tutto è in metallo e pure ben rifinito.

Sarei perciò lieto di capire quali siano i "bottoni" e la "lastrina frontale" cui si è accennato e che sarebbero realizzati in plastica.

Infine, per mio divertimento, ho anche eseguito una serie di "pesature":

- Pearl River: 1.004,0 g.
- Seagull 4A: 956,0 g.
- Seagull "B.I.G.-Twin": 1.022,0 g.
- Rolleiflex 2,8f: 1.256,0 g.
- Rolleiflex 3,5f: 1.214,0 g.
- Rolleicord Vb: 940,0 g.
- M.P.P. "Microflex": 1.066,0 g.

A presto,

Enzo (E.L.)

Ne sono uscite diverse serie, io ho visto quella con la plastica tu quella di latta.

graic ha scritto: ↑

28/03/2021, 18:32

(...) io ho visto quella con la plastica tu quella di latta.

Quella di latta: e ci risiamo.

Nella Pearl River di cui al test a confronto pubblicato su Fotografare, e di quella stiamo parlando, così come di plastica non ve n'era affatto (tranne la similpelle di rivestimento), altrettanto, di latta non ve n'era nemmeno un centimetro quadrato, essendo essa fabbricata praticamente come una Rolleicord (ovviamente non eguagliandone le qualità), con corpo in pressofusione d'alluminio e dettagli/ghiere in ottone cromato o alluminio fresato e brunito/verniciato.
L'unico elemento che -tirato molto per i capelli- potrebbe essere equiparato alla "latta" è il dorso, che però è realizzato in lamiera d'alluminio di congruo spessore, ottimamente stampato.

Ancora non si è potuto appurare quale sia la "lastrina frontale": tirando ad indovinare, potrei pensare sia il supporto modanato sul quale è apposta la marca. Tale supporto, nella Seagull "B.I.G.-Twin" è appunto in plastica, con inserita una spessa lastrina d'ottone con a rilievo la marca. Forse, tirandolo con forza, potrebbe spezzarsi.

Interessanti foto di una Pearl River di fine anni 90.

Gli hai poi "estirpato" tu la piastra modanata con la marca, mancante nella seconda foto?

Noto con piacere che non si tratta della Pearl River oggetto del test (o come vogliamo chiamarlo), pubblicato su Fotografare, nel 1979, cui facevo riferimento nel mio discorrere.

Noto anche i dettagli che hai indicato con "latta". Evidentemente, a parità di materiale, anche Rolleiflex e Rolleicord (e pure la rara, pregevole Microflex) in quei componenti, son realizzate -parole tue- in "latta".

Quando io ho nominato la plastica tu non eri ancora intervenuto quindi come facevo a parlare di una cosa di cui non si era ancora parlato? Io evidentemente non avevo visto ancora il capolavoro ordinato dai cinesi a Victor Hasselblad

Nulla di male, figurati.

Noi parlavamo di una precisa Pearl River (quella del test di Fotografare, cui faceva riferimento Vittorio sin dall'inizio), mentre tu invece ti riferivi all'ultimissima Pearl River prodotta, ove qualche dettaglio fu realizzato in plastica. Io avrei piuttosto sottolineato l'abbandono del comodo attacco-filtri Rollei "gruppo I"...

Naturalmente, stiamo parlando di modestissime fotocamere biottiche. Però la voglia di svilirle a priori generalizzando ed utilizzando termini volutamente spregiativi (come l'improprio "latta", ove è lo stesso materiale della Rolleiflex per quei dettagli), denota un atteggiamento di aprioristica chiusura, dove invece un briciolo di autoironia, sarebbe stato più felice.