Analogica.it

chromemax ha scritto:

guerié ha scritto:La particolarità della fotografia di consumo privato è proprio quella di far credere a più gente possibile di essere dei bravi fotografi. Io non lo vedo tanto come un lato negativo. insomma ci sono cose peggiori che 'la fotografia' può e ha il potere di fare.

E chi fotografava quarant'anni fa con la Kodak disk o l'instamatic si sentiva un bravo fotografo, al pari di un "professionista"? E se tutti sono convinti di fare foto belle, quale sarà il valore di una bella foto? Non c'entra lo smartphone o i social network, il punto della discussione è che bello e brutto diventano la stessa per depauperamento culturale... si torna al medioevo e al classismo culturale, poi magari a qualcuno va bene anche così

beh sì che si vada verso un epoca 'buia' lo penso anch'io... che il bello e brutto diventino la stessa cosa per eccesso di relativismo e individualismo mi sembra una buona intuizione... ma se per un motivo o per un altro la gente si avvicini allo 'studio' della fotografia mi sembra positivo. il problema è che il più delle volte lo studio si ferma a problematiche tecnologiche e di realizzazione senza toccare i risvolti di tipo politico e culturale. Quello che contesto a questo articolo è proprio quello, la fotografia è qui vista come una specie di momento di spirituali di avvicinamento al bello assoluto, che condivido nel mio piccolo e basta, visto che tutto si svolge tra le mura di casa mia, o su i miei contatti facebucchiuani e giù di lì. certo su internet si trova di tutto, accanto alle mie cagate fotografiche puoi trovare il giudizio universale di Michelangelo.... ma questo è un 'problema' di internet e internet è un nostro problema , ma le foto che non ci piaciono che circolano su internet che problema sono? mi sembra un po' campato in aria se poi in questo si vuol vedere un sintomo di un male sociale sottoscrivo ma ma non confondiamo il sintopmo con la causa del male.

Per chi ancora non lo ha fatto, consiglio la visione di un lavoro di Ralph Eugene Meatyard, "the family album of Lucybelle Crater".
Cercatelo in versione cartacea e fedele all'originale, perché merita e perché vedere solo le immagini senza l'album, in questo caso, significa davvero vedere solo metà del lavoro.

Era "tanti anni fa"... e già lui faceva il verso a quello che tutti facevano e prendeva di petto l'appiattimento e l'omologazione dell'immaginario.

Spero poi che presto ci siano altre occasioni per vedere pubblicamente il nuovo lavoro di Gian Luca Perrone, "Settecentocinquantanove", fresco vincitore del premio Nascimben, dove l'autore ha trovato un bellissimo stratagemma per "analizzare" l'immaginario.

Il problema è culturale, siamo nell'epoca del finto e si idolatrano le cose finte, abbiamo perso qualcosa... Non sappiamo più fare cose belle, non sappiamo più distinguere ciò che è bello da ciò che non potrà mai esserlo per il semplice fatto che non esiste perché è artificio.
Personalmente non ho niente da dire ai cultori delle "prestazioni" e delle "alterazioni" della post produzione meglio o peggio celate, ognuno è libero di scegliere ed esprimersi come meglio crede, sono solo dispiaciuto per loro.
Mi vengono in mente due cose: un recente film oscar italiano (guardacaso capito da pochi) ed una citazione: "La contemplazione delle cose come sono, senza sostituzione o impostura, senza errore o confusione, è in sé la cosa più nobile di un'intera messe di invenzioni".

Mr Mario ha scritto:Il problema è culturale, siamo nell'epoca del finto e si idolatrano le cose finte, abbiamo perso qualcosa... Non sappiamo più fare cose belle, non sappiamo più distinguere ciò che è bello da ciò che non potrà mai esserlo per il semplice fatto che non esiste perché è artificio.
Personalmente non ho niente da dire ai cultori delle "prestazioni" e delle "alterazioni" della post produzione meglio o peggio celate, ognuno è libero di scegliere ed esprimersi come meglio crede, sono solo dispiaciuto per loro.
Mi vengono in mente due cose: un recente film oscar italiano (guardacaso capito da pochi) ed una citazione: "La contemplazione delle cose come sono, senza sostituzione o impostura, senza errore o confusione, è in sé la cosa più nobile di un'intera messe di invenzioni".

Proprio vero: la storia è una continua ricapitolazione (giusto per citare Padre Jorge da Il Nome della Rosa): quello che ho riportato sopra, lo si leggeva in riviste di fotografia degli anni '50, '60.'70, '80... ecc.

E.L.

Interessante dibattito.... e, degni di nota tutti gli interventi.
Il problema IMHO è squisitamente culturale (come molti hanno sottolineato). L'imbarbarimento culturale degli ultimi decenni ha portato ad un generalizzato decadimento delle facoltà di "discernimento" della massa, allevata (appunto) ad hamburger & reality tv.....

SO DI NON SAPERE è una massima fondamentale nella crescita culturale/artistica/espressiva, ma è la più ignorata al giorno d'oggi. E' Il problema fotografico attuale: tutti sono diventati grandi artisti..... e tutti "devono" postare almeno 1784 scatti al giorno perché "Posto, dunque sono"....
A mio parere, facebook ha segnato l'inizio della fine.... (si spera per una nuova rinascita). Fino ad allora, io stesso che sono stato un fervente fautore del digitale, ho seguito una trafila "analogica": esperti, editori, photeditors etc hanno giudicato le mie foto ed hanno decretato che erano..."passabili"....
Ora, sono i likes che contano e forse, nemmeno più quelli. Basta pubblicare, impastrocchiare qualcosa a caso e si diventa "photographers".... Ed anche tra gli amatori "evoluti" spesso si è persa la capacità/abitudine di SELEZIONARE
Oppure, ci si dedica a tecnicismi esasperati (187milioni di linee per micron di risoluzione etc...), fetish o status-simbol (Leica & co.) perdendo di vista la reale ragion d'essere della fotografia.

Usavo internet a caratteri e sono stato tra i primi in Italia ad usarla com'è ora (BBS Excalibur), amo la tecnologia ed il progresso da sempre ma ora, si sta veramente esagerando.
Per questo (e forse anche, perché recentemente ho "toccato" Berengo Gardin ;) ) sono tornato all'analogico. Fotocamere completamente manuali, tempi dilatati, scatti più ragionati, necessità di sapere bene cosa si sta facendo, attesa per vedere i risultati (e conseguente impossibilità di "postazione compulsiva) e così via....

Ieri ho mezzo rovinato un rullino per difficoltà nel caricamento della spirale....... Appunto, un'altra lezione imparata! Sembra facile, sembra tutto facile, si diventa subito tutti esperti di tutto.....e gli esperti veri vengono guardati con sospetto e con disprezzo.... Ma, non è facile per niente, proprio no....

Sempre per rimanere sul tema di Smartphone, ecco un articolo interessante di Smargiassi
http://smargiassi-michele.blogautore.re ... -al-vento/

Cambia anche il mondo del fotogiornalismo??

se la Magnum abbraccia l’uomo dell’iPhone:
http://pinna-national-geographic.blogau ... elliphone/