Italo Zanier

Scelte tecniche, stilistiche ed espressive dei maestri della fotografia, analisi delle loro opere e del contesto in cui operavano.

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ammazzafotoni
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Italo Zanier

Messaggio da ammazzafotoni »

Ciao

Voglio condividere con voi un'ottima esperienza formativa che ho avuto oggi, ovvero un incontro allo IED di Milano, patrocinato da Tau visual, con Italo Zanier; ammetto, a me sconosciuto fino ad oggi (come moltissimi altri...), questo anziano ma arzillo e lucidissimo professore, critico e studioso di fotografia, mi ha davvero illuminato!

Lascerò qui, sperando di far cosa gradita, giusto qualche citazione tra quelle appuntatemi, scritte a memoria e senza garanzia di aderenza assoluta a come pronunciate, del suo lungo "flusso di coscienza" di esperienze, riflessioni e ricordi.
Per chi vorrà "vederlo", e lo consiglio, è stato fatto un video, che probabilmente verrà caricato sul sito di Tau visual.

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A ottantacinque anni o si sta benissimo o si è morti. Io sto benissimo!

Fotografia, non foto.

Fotografia vassalla (tra le altre arti NDR).

Fotofanìa (apparizione).

Anche il dagherrotipo era virtuale, inclinandolo l'immagine scompariva, l'immagine non esiste, come l'equazione matematica che è nella scheda di memoria.

Vera fotografia stampata sulla carta.

Fotografia di strada, banalità assoluta...

Se uno non conosce la fotografia non può capire nient'altro!

La fotografia che si fa è una "fanìa".

La realtà fotografata diventa una seconda realtà, non ancora una fotografia.

La fotografia è un test proiettivo, le fotografie di tutti sono un test proiettivo della società.

Non importa quello che vuoi dire, ma come lo dici (Flaubert)

La struttura magica della fotografia, il disegno della fotografia.

La fotografia è dentro quel rettangolo.

Quelle scelte, stampate, diventano fotografie.

Quando c'è lo stimolo del reale non rinuncio a fare quella fotografia, maniacalmente... Ma non sono pazzo!

Una luce, un guizzo, una linea, un insieme di linee... Uno scatto dettato dalla nostra esperienza, di vita, di studi...

La fotografia​ è arrivata al massimo... per ora.

Si è sempre creata quella difficoltà tecnologica della fotografia...

I bambini sono i più bravi a fotografare, hanno la vera ignoranza, cercano...

Se si mangia troppo, si ha la diarrea... La fotografia sta diventando così.
L'overdose di fotografie crea solo assuefazione.

Non fa scandalo la corruzione, figuriamoci la fotografia.

Cosa vuoi che gli freghi a Franceschini se la fotografia è o meno un bene culturale?

Io credo nella necessità di fare uno studio storico più approfondito sulla fotografia, folgorante...

La fotografia ha creato il nostro tempo.

Rispetto al cinema, la fotografia consente una lettura lunga, una meditazione corposa.

Nelle scuole dovrebbero insegnare a leggere, scrivere, far di conto e come leggere l'immagine... Rendere obbligatorio nella scuola elementare lo studio dell'immagine.

Le immagini non sono capite, nella loro struttura, il loro disegno, la loro origine.

Carter Bresson ha anche una struttura grafica che fa pensare.

Se non c'è struttura non c'è immagine
Se non c'è e immagine non c'è poesia
Se non c'è struttura non c'è poesia.

Il bambino qual è la prima cosa che fa? Disegna.

Un quadro di Picasso vale dieci milioni di dollari, ma spedito per email non vale niente!

Perdita del corpo, che la fotografia dimostra in maniera emblematica e assoluta... Il vestiario, il mangiare, stanno perdendo il corpo. Cosa succederà nel futuro dei futuri? Perderemo anche noi il corpo... La fotografia è emblematica di questa avventura dell'uomo, inevitabile.

La prima cosa, quando si vede un'immagine, l'occhio è colpito dal segno, in una frazione di secondo. Un cerchio, che è una bocca, che urla, che è dentro ad un contesto.

Fotografare stanca... Nel mestiere risiede fatica, non per la difficoltà del fare.

La fotografia spesso diventa caricatura, barzelletta, anche quella seria... Mostrando le fotografie chi le guarda sorride... Quasi mi offendo!

La fotografia è una summa culturale di impegno e dedizione.

Fotochimica. Analogica è una parola stupida...

La fotografia ha perfezionato sé stessa nell'anelito del colore... Ansia del colore.

Quando una fotografia è troppo (nitida) è viscida, come la pelle di un'anguilla.



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Montag
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Re: Italo Zanier

Messaggio da Montag »

ammazzafotoni ha scritto: Anche il dagherrotipo era virtuale, inclinandolo l'immagine scompariva, l'immagine non esiste, come l'equazione matematica che è nella scheda di memoria.
Non sono un filosofo e da tecnico faccio sempre molta fatica a comprendere affermazioni del genere. L'immagine esiste eccome, è materia, ha massa, "pesa", sia quella analogica che quella digitale (nella scheda non c'è nessuna equazione, ci sono elettroni che hanno massa esattamente come gli alogenuri della pellicola).

Comunque grazie per gli appunti, interessanti (e provocatori, da quello che mi è parso di intuire) spunti di riflessione.

Fabio Pasquarella
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Re: Italo Zanier

Messaggio da Fabio Pasquarella »

Se prendi in mano un dagherrotipo ti rendi conto inclinandolo che l'immagine tende a confondersi un po' come accadeva nei vecchi monitor vedendo lo schermo di taglio. La frase è stata presa da un suo intervento nell'ambito della mostra sul pittorialismo, usata recentemente anche da Smargiassi in un suo articolo. Ci si riferisce alla natura effimera dell'immagine moderna (digitale) versus l'immagine, e immaginario, pittoricista dei fotografi a cavallo del '900, che proseguivano l'uso delle antiche tecniche secondo non solo stilemi appunto pittorici, ma sfornando vere e proprie immagini materiche. Se passi col dito su un bromolio, una gomma bicromata, una stampa a carbone, noti l'effetto rilievo. Oggi non solo l'immagine non è materica, ma è persino priva di materia, ossia non stringi nulla tra le mani ma al massimo le vedi tutte su uno schermo per poi spesso finire nel dimenticatoio. L'incidenza infatti di chi stampa foto rispetto a chi le tiene stipate sotto forma di bit in una memoria di massa è molto bassa. Da qui la considerazione di Zanier

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Montag
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Re: Italo Zanier

Messaggio da Montag »

Forse il discrimine sta nella natura "osservabile" dell'immagine? Una pellicola non sviluppata non è osservabile, così come un grumo di elettroni in una scheda di memoria, eppure entrambe "esistono" a livello fisico (hanno massa appunto), non effimero. Entrambe le rappresentazioni hanno comunque bisogno di essere trattate per tornare ad essere immagine non latente, osservabile. Da questo punto di vista, pellicola e digitale mi sembrano assimilabili, a differenza degli esempi materici che facevi. Comunque grazie per gli spunti.

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ammazzafotoni
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Re: Italo Zanier

Messaggio da ammazzafotoni »

Beh, ma gli elettroni sono ovunque, sono "tantini", e il loro numero e massa non sono da considerarsi "aumentati" dalla presenza di informazione elettronica intrappolata e codificata ("equazione matematica") in un chip di silicio.
Penso che lui si concentrasse sul concetto di "fotofanìa", della fotografia realizzata ma non materializzata, stato (di "non scelta" materializzante) in cui permangono spessissimo le fotografie digitali dallo scatto fino al fine vita (il "contenitore" fisico dei dati che si rompe e/o l'informazione che si danneggia).

Fabio Pasquarella
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Re: Italo Zanier

Messaggio da Fabio Pasquarella »

esatto, si riferiva all'esperienza sensoriale che facciamo dell'immagine; oggi quella tattile è pressochè scomparsa mentre quella visiva inflazionata da un lato, ed effimera dall'altro. Sono modi di fruizione diversi. Curioso come nell'epoca pre-fotografica si è tentato per secoli di fissare l'immagine su un supporto, arrivando poi alla scoperta dei metodi e all'estremo pittoricista, e oggi questa fissità sia più mobile e fluida, quasi effimera.

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