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GabrieleLx ha scritto:Un'altra tecnica non ancora elencata usata in alcune mostre è quella come la Chromira (nome della principale stampante che funziona così). Si prende un file digitale (o scansione del negativo) e viene proiettato dalla macchina su carta colore analogica e poi sviluppata tradizionalmente.
E' un sistema inventato dalla Durst con le sue macchine Lambda nel 1995 seguito poi dalla Ocè con le macchine LightJet (entrambe impressionano la carta con i laser mentre il sistema Chromira usa i LED e pare - io non ho mai visto nulla - sia inferiore come prestazioni) uno o due anni dopo.
Il vantaggio delle Lambda è che usando un processore separato possono sviluppare anche carta bianco e nero in rullo. Ma io le ho sempre viste funzionare con quella a colori.
Sono curioso di vedere una stampa di una di quelle macchine (delle Lambda)! Perché - mio parere personale - già le stampe della Chromira hanno un'ottima resa.
Sai che fotografi le usano normalmente nelle mostre?
Grazie mille!
NikMik ha scritto:Una mostra che vidi quest'estate a Madrid esponeva moltissime fotografie dei grandi fotografi del '900. Per ogni stampa esposta veniva specificato se si trattava di stampe d'epoca (e di quale epoca) oppure di stampe realizzate per la mostra, specificando la tecnica di stampa. L'indicazione "C-print" indicavano le stampe a colori fatte con procedimento tradizionale; soltanto due o tre foto in tutto (e soltanto della sezione a colori) riportavano invece l'indicazione ink-jet print a seguito di scansione del negativo. Erano insomma quasi tutte stampe ai sali d'argento (o a colori) fatte sotto l'ingranditore, anche quelle fatte apposta per la mostra.
Anche per una mostra retrospettiva di Erwitt a Roma avevano ristampato i negativi con ingranditore. Una mostra di Dondero a Roma di qualche anno fa invece mostrava stampe ink-jet da processo ibrido. I curatori, come detto, dovrebbero specificare sempre di che stampe si tratti.
In che museo di madrid? Era una mostra temporanea?