Ho scoperto la stampa in f-stop quando ho letto Way Beyond Monochrome, ma l'ho snobbata perché all'epoca volevo focalizzarmi su altre cose di maggiore interesse. Ora consultando il libro mi sono ritrovato di nuovo a pensare a questa tecnica.
Mi pare di capire che viene usata soprattutto da chi stampa con la split, ma pensando bene potrebbe rivelarsi utile anche con la stampa diretta: ragionare in termini di f-stop per interventi di mascheratura e bruciatura è più intuitivo e rende i risultati più ripetibili, e chi la usa sostiene che il provino scalare in f-stop è di più facile lettura. D'altronde se si ragiona in termini di stop in sede di esposizione del negativo, perché non fare lo stesso anche per la stampa? Per questi motivi mi sta incuriosendo, anche se è un po' complicata come tecnica se non si ha un timer apposito e abbastanza costoso.
Voi cosa ne pensate della stampa in f-stop? È davvero così utile come dice chi la usa oppure è una inutile complicazione rispetto alla "stampa tradizionale"? Voi la usate?
Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
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Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
F-stop e split grade non sono collegati: puoi usare tranquillamente f-stop con il tradizionale metodo di scelta del contrasto.
Sul provino a scalare, utilizzare f-stop permette di avere migliore spaziatura da un gradino all'altro, con la complicazione di doverti calcolare i tempi incrementali per ogni step (a meno che non utilizzi un timer f-stop, come il Nocon, che fa il lavoro per te, ma richiede un certo impegno per comprenderne il pilotaggio). Esistono, comunque, apposite tabelle che facilitano il compito di chi volesse calcolare gli incrementi.
Aggiungo che, senza arrivare al metodo f-stop, un metodo semplice per ragionare in termini di incrementi proporzionali di esposizione (o bruciatura, o mascheratura) è quello di abituare l'occhio a valutare quanto vale un incremento percentuale di una data entità, ad esempio il 10%. Se si sa quanto annerisce una stampa dando il 10% in più di esposizione, ci si può regolare in ogni situazione, partendo dal tempo "base". Se il mio tempo base è stato di 10", e necessito di quel 10% in più, passerò ad 11". Se il tempo base fosse stato 100", passerò a 110". Sembra un'ovvietà, ma ho visto che molti principianti di c.o. si perdono spesso nelle piccole, inutili variazioni di un secondo, anche quando sarebbe ben maggiore la correzione necessaria.
Sul provino a scalare, utilizzare f-stop permette di avere migliore spaziatura da un gradino all'altro, con la complicazione di doverti calcolare i tempi incrementali per ogni step (a meno che non utilizzi un timer f-stop, come il Nocon, che fa il lavoro per te, ma richiede un certo impegno per comprenderne il pilotaggio). Esistono, comunque, apposite tabelle che facilitano il compito di chi volesse calcolare gli incrementi.
Aggiungo che, senza arrivare al metodo f-stop, un metodo semplice per ragionare in termini di incrementi proporzionali di esposizione (o bruciatura, o mascheratura) è quello di abituare l'occhio a valutare quanto vale un incremento percentuale di una data entità, ad esempio il 10%. Se si sa quanto annerisce una stampa dando il 10% in più di esposizione, ci si può regolare in ogni situazione, partendo dal tempo "base". Se il mio tempo base è stato di 10", e necessito di quel 10% in più, passerò ad 11". Se il tempo base fosse stato 100", passerò a 110". Sembra un'ovvietà, ma ho visto che molti principianti di c.o. si perdono spesso nelle piccole, inutili variazioni di un secondo, anche quando sarebbe ben maggiore la correzione necessaria.
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PaTerson, una sola T!
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Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
I provini scalari in f-stop sono più facili da leggere, ma più difficili da fare, senza timer apposito; timer che comunque è più difficile da usare rispetto ad un comune timer lineare.
Per usare un timer f-stop ci vuole la mente adatta, e a mia esperienza ce l'hanno in pochi. Avevo preso dei timer f-stop per la scuola, ma li ho rivenduti tutti perché in un paio d'anni ho avuto solo uno studente capace di usarli.
Riguardo mascherature e bruciature, come dice Kiodo, basterebbe pensare in percentuali o frazioni del tempo base e sarebbe lo stesso.
Casomai lo scalare in f-stop più comodo e preciso, rispetto ad un calcolo approssimativo, per chi usa regolare il contrasto sfruttando i dati IsoR.
Per usare un timer f-stop ci vuole la mente adatta, e a mia esperienza ce l'hanno in pochi. Avevo preso dei timer f-stop per la scuola, ma li ho rivenduti tutti perché in un paio d'anni ho avuto solo uno studente capace di usarli.
Riguardo mascherature e bruciature, come dice Kiodo, basterebbe pensare in percentuali o frazioni del tempo base e sarebbe lo stesso.
Casomai lo scalare in f-stop più comodo e preciso, rispetto ad un calcolo approssimativo, per chi usa regolare il contrasto sfruttando i dati IsoR.
Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Non ci avevo mai pensato, in effetti è una ottima alternativa per calcolare i tempi di mascheratura o bruciatura.kiodo ha scritto: Aggiungo che, senza arrivare al metodo f-stop, un metodo semplice per ragionare in termini di incrementi proporzionali di esposizione (o bruciatura, o mascheratura) è quello di abituare l'occhio a valutare quanto vale un incremento percentuale di una data entità, ad esempio il 10%. Se si sa quanto annerisce una stampa dando il 10% in più di esposizione, ci si può regolare in ogni situazione, partendo dal tempo "base". Se il mio tempo base è stato di 10", e necessito di quel 10% in più, passerò ad 11". Se il tempo base fosse stato 100", passerò a 110". Sembra un'ovvietà, ma ho visto che molti principianti di c.o. si perdono spesso nelle piccole, inutili variazioni di un secondo, anche quando sarebbe ben maggiore la correzione necessaria.
Sì, l'impressione è quella di un apparecchio che richiede una certa elasticità matematica (e io non l'ho mai avuta ), oltre ad avere una notevole curva di apprendimento. Da questo punto di vista la cara vecchia accoppiata timer + metronomo non ha rivali.Silverprint ha scritto:I provini scalari in f-stop sono più facili da leggere, ma più difficili da fare, senza timer apposito; timer che comunque è più difficile da usare rispetto ad un comune timer lineare.
Per usare un timer f-stop ci vuole la mente adatta, e a mia esperienza ce l'hanno in pochi. Avevo preso dei timer f-stop per la scuola, ma li ho rivenduti tutti perché in un paio d'anni ho avuto solo uno studente capace di usarli.
Intanto appena torno in camera oscura provo ad approcciare la tecnica facendo qualche provino scalare in f-stop, poi valuterò se varrà la pena approfondire.
Umberto
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Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Io con il timerino 3.0 mi trovo benissimo.
Mario
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Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Il Timerino 3 è stato pensato e realizzato da chi lo doveva usare....Mandelbrot ha scritto:Io con il timerino 3.0 mi trovo benissimo.
....cosa rara.
Solitamente questi aggeggi vengono concepiti da chi non ha mai stampato o al massimo uno staff di elettrotecnici prova a mettere in scatola suggerimenti di uno stampatore.
Il risultato che esce sono macchine poco intuitive e poco pratiche.
Mi chiamo Pierpaolo.
Uso fotocamere a molla con sensore intercambiabile di dimensioni minime 6x6 cm.
Clicca qui! .....e qui, ...e anche qui!
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Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Io faccio i provini scalari in f-stop con il metronomo, arrotondando i tempi all'unità, a passi di 1/3 di stop, eventualmente affinato ad 1/6. Ho pensato che, poiché sposto io il cartoncino, un errore di 3 o 4 decimi di secondo su tempi tra i 20 e i 40 secondi si possa considerare irrilevante, almeno per le mie necessità.
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Christian
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Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Purtroppo non è possibile averne ...impressionando ha scritto: Il Timerino 3 è stato pensato e realizzato da chi lo doveva usare....
....cosa rara.
Solitamente questi aggeggi vengono concepiti da chi non ha mai stampato o al massimo uno staff di elettrotecnici prova a mettere in scatola suggerimenti di uno stampatore.
Il risultato che esce sono macchine poco intuitive e poco pratiche.
Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Oggi pomeriggio sono andato in camera oscura e ho fatto una sessione full f-stop.
Un po' di considerazioni sparse:
- Il primo approccio è ovviamente un po' disorientante, per fare il provino scalare serve un pizzico di pazienza in più e bisogna sempre avere tra le mani una tabella dei tempi in f-stop da impostare nel timer
- Il provino che ne esce fuori ripaga gli sforzi: io coi tempi lineari di solito faccio provini di circa 12 strisce a multipli di 2, con la striscia iniziale troppo chiara e quella finale troppo scura. Oggi seguendo gli stessi principi non sono andato mai oltre le 8 strisce, e mi è parso di avere molte più informazioni da poter valutare soprattutto nella parte più esposta del provino scalare.
- Ho trovato comodo iniziare con un primo provino a frazioni di 1/3 di stop, dal quale si individua una prima esposizione di riferimento. Partendo da qui si può fare un secondo provino scalare a frazioni di 1/6 di stop che si rivela un controllo molto fine per trovare il tempo di esposizione finale per la stampa da lavoro.
- In caso di bruciature e mascherature pensare in f-stop è probabilmente ancor più intuitivo, perché permette di riallacciarsi alla tecnica di esposizione del negativo
Concludendo, posso dire di essere rimasto positivamente soddisfatto da questo primo approccio. È troppo presto per dire se sono disposto ad abbandonare i tempi lineari a favore di questo nuovo metodo, ma di certo approfondirò nelle prossime sedute. E poi nel caso, chi vieta di poter utilizzare entrambi i metodi a seconda della situazione?
Di certo se volessi usare con maggiore frequenza gli f-stop si renderebbe necessario l'acquisto di un timer apposito per evitare lo sbattimento di inserire ad uno ad uno i tempi a mano, dettaglio non di poco conto visti i prezzi di questi aggeggi.
Ci vorrebbe un timerino 3.0 del mitico @DanieleLucarelli !
Un po' di considerazioni sparse:
- Il primo approccio è ovviamente un po' disorientante, per fare il provino scalare serve un pizzico di pazienza in più e bisogna sempre avere tra le mani una tabella dei tempi in f-stop da impostare nel timer
- Il provino che ne esce fuori ripaga gli sforzi: io coi tempi lineari di solito faccio provini di circa 12 strisce a multipli di 2, con la striscia iniziale troppo chiara e quella finale troppo scura. Oggi seguendo gli stessi principi non sono andato mai oltre le 8 strisce, e mi è parso di avere molte più informazioni da poter valutare soprattutto nella parte più esposta del provino scalare.
- Ho trovato comodo iniziare con un primo provino a frazioni di 1/3 di stop, dal quale si individua una prima esposizione di riferimento. Partendo da qui si può fare un secondo provino scalare a frazioni di 1/6 di stop che si rivela un controllo molto fine per trovare il tempo di esposizione finale per la stampa da lavoro.
- In caso di bruciature e mascherature pensare in f-stop è probabilmente ancor più intuitivo, perché permette di riallacciarsi alla tecnica di esposizione del negativo
Concludendo, posso dire di essere rimasto positivamente soddisfatto da questo primo approccio. È troppo presto per dire se sono disposto ad abbandonare i tempi lineari a favore di questo nuovo metodo, ma di certo approfondirò nelle prossime sedute. E poi nel caso, chi vieta di poter utilizzare entrambi i metodi a seconda della situazione?
Di certo se volessi usare con maggiore frequenza gli f-stop si renderebbe necessario l'acquisto di un timer apposito per evitare lo sbattimento di inserire ad uno ad uno i tempi a mano, dettaglio non di poco conto visti i prezzi di questi aggeggi.
Ci vorrebbe un timerino 3.0 del mitico @DanieleLucarelli !
Umberto
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