FOTOGRAFIA: una imperfetta testimonianza

Discussioni sull'etica e sulla filosofia applicata alla fotografia

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luca01
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FOTOGRAFIA: una imperfetta testimonianza

Messaggio da luca01 »

Tra le varie definizioni che solitamente si danno al termine fotografia una delle più gettonate è che la fotografia sia testimonianza di un qualcosa . ma testimonianza di cosa? Semplice, di tutto il possibile e forse anche dell’improbabile: dalla nascita del primo dentino del frugoletto di turno agli effetti di Chernobyl sulla popolazione locale perché come recitava una vecchia pubblicità della Kodak: “ ormai si può fotografare di tutto”.

Effettivamente è indiscutibile che la fotografia sia una testimonianza incontestabile: quanto meno attesta e testimonia la presenza di un tale che armato di una macchina fotografico in un dato momento ed in un dato luogo ha schiacciato un pulsante fissando su un supporto più o meno reattivo alla luce qualcosa che si trovava nel campo visivo dell’obibettivo attraverso il quale guardava la realtà . Per dirla alla Rodger .. poi bisognerebbe sapere che uso ne farà di " quella" realtà… ma questo è un altro discorso.

Tuttavia bisogna essere seri quando si parla di fotografia e bisogna ammettere che la fotografia sebbene lo sembri non sia la testimonianza di quel qualcosa ma solo anche se ciò è gia soddisfacente, della percezione che il fotografo ha avuto di esso. La cosa cambia di molto. Non a caso mi pare che fosse Diane Arbus che scriveva che lei fotografava per vedere come fosse una cosa una volta che fosse stata fotografata . Affermazione bellissima a parer mio.
La fotografia è una testimonianza ma non oggettiva inconfutabile ed incontestabile e ciò sembrerebbe più un paradosso o peggio un affronto, visto il termine, per un giudice che ce ne chiedesse conto in un'aula di tribunale .

Come può una testimonianza così netta, precisa come è una fotografia non essere vera? o meglio essere vera solo parzialmente? qui non siamo nel campo dell’incertezza del “mi pare” del “forse” del “ora mi ricordo …” . la fotografia ci inchioda alle nostre responsabilità . .. acc.!!! in quel ritratto avevo i calzoni blu e le calze marroni … che orrore!!! ( inciso: forse per questo molti prediligono il bn) .

Una testimonianza parziale che andando in profondità, eliminando tutti gli orpelli, le cose inutili, le facezie e le baggianaggini che molta della cialtroneria fotografica ci vomita addosso dipende solo e solamente da due fattori: dove ti sei messo e quando hai scattato. Le uniche due cose che contano.
Il punto di ripresa può modificare completamente una fotografia ed è forse, altro inciso, la qualità dei grandi fotografi saper anticipare l’azione e scegliere in anticipo il migliore punto di ripresa non assoluto ma prodromico a quanto vogliono dire .

una bellissima foto di Pellegrin inquadrava un meraviglioso paesaggio caraibico … uh Pellegrin che fa il paesaggista? ohibò. Giravi la pagina del libro e lui fatto 4 passi indietro svelava l’arcano: la foto era l’aula degli interrogatori di Guantanamo, il paesaggio una fotografia appesa ad una parete . Un sospiro di sollievo ... ah ecco Pellegrin non è impazzito, per fortuna.
Il “quando” poi è forse ancora più significativo: basta un attimo, un batter d’ali di farfalla che una fotografia straordinaria diventi banale … gli esempi li lascio a voi ce ne sarebbero troppi da elencare.
Quindi possiamo affermare che la fotografia sia una testimonianza non proprio vera o meglio non assoluta ma comunque veritiera .

In senso generale una testimonianza che traballa un po’, che ha qualcosa che non torna perché diventa tale? perché perde la propria autorevolezza? Per un fatto molto semplice: la testimonianza almeno nella comune accezione dipende da un altro elemento: la memoria.

La memoria modifica nel tempo il ricordo che deve essere testimoniato … tutti ricordano da giovani se stessi come “eroi giovani e belli” ma non è così anche se con la l’eloquio ed un po’ di ginnastica e possibile ingannare qualcuno … la fotografia no, lei non inganna … sebbene imperfetta ed incompleta un po’ subdola ed anche smaccatamente vigliacca non mente … se avevamo le calze marroni ce liavevamo, punto e la nostra compagna di banco di cui eravamo perdutamente innamorati non ci filava nemmeno di striscio per la nostra scarsa elenganza ( ora però in pp possiamo cambiare di colore e… tac non avrà scampo! ) .
Per questo la fotografa non è memoria di un dato evento perché non è un qualcosa che si modifica anche se involontariamente nel tempo … se sbiadisce è colpa del cattivo modo di conservazione non suo e nemmeno notro.
La memoria è assodato dai neuroscienziati è una attività del nostro cervello in perenne e costante trasformazione . La fotografia no : è ferma ed immutabile nel tempo e nello spazio.
Ma allora che cosa è la fotografia dopo che un povero "pestatore" di tastini ci ha inculcato anche questo dubbio, ha minato un po’ le fondamenta delle nostre certezze oltre che frantumato i cabasisi?
Forse e solamente forse la fotografia è. specchio della realtà o una finestra aperta sul mondo.Mi piacerebbe che fosse non o o ma o/e Come specchio non guarda avanti ma riflette chi ci si pone davanti e ci mostra ciò che sta dietro di lui ( le nostre esperienze??? ) … come finestra è un luogo dal quale ci affacciamo per guardare il mondo ma la direzione verso cui la indirizziamo il nostro sguardo dipende da che parte noi decidiamo di girare la testa .
Ultima modifica di luca01 il 20/06/2019, 22:36, modificato 2 volte in totale.



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Re: FOTOGRAFIA: una imperfetta testimonianza

Messaggio da -MarcoN- »

Un testo proprio poverello poverello...
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Re: FOTOGRAFIA: una imperfetta testimonianza

Messaggio da Silverprint »

Io son convinto che per capirci qualcosa ed uscire dai soliti interminabili rigirii occorra cambiare decisamente i termini di riferimento. Insomma dibattere su quanto effettivamente sia o non sia testimonianza o disquisire su come cosa e quanto la mano dell'uomo dia una connotazione alla ripresa fotografica-meccanica tale da invalidare (come e quanto è un altro infinito disquisire) il suo valore testimoniale è totalmente inutile. Ci sono una pletora d testi dove viene espressa ogni posizione in proposito: dallo "è stato" di Barthes a "Un Autentica Bugia" di Smargiassi senza dimenticare i prodromi del discorso ai tempi dei protofotografi o le mutevoli posizioni di Stieglitz in Camera Work...

Credo che l'unica via d'uscita possibile sia parlare di rappresentazioni, perché tali diventano nel momento che le guardiamo (in qualsiasi modo lo facciamo) a posteriori e ragionare delle qualità e dell'intento di esse.
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Re: FOTOGRAFIA: una imperfetta testimonianza

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Re: FOTOGRAFIA: una imperfetta testimonianza

Messaggio da Silverprint »

Qualità e tecnica non sono sinonimi. :)

Il discorso che abbozzi è un antico discorso, sostanzialmente inconcludente. Casomai è più interessante studiare perché viene fuori o le intenzioni che muovono certi autori verso certe posizioni, per es. Barthes aveva l'assoluta priorità di negare alla fotografia l'essere rappresentazione e di conseguenza anche l'autorialità al fine di preservarne il potere. Altri ne negano totalmente il valore testimoniale con lo scopo opposto... tu a quanto pare vuoi metterti un po' a mezza via. Perché?
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Re: FOTOGRAFIA: una imperfetta testimonianza

Messaggio da Silverprint »

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Re: FOTOGRAFIA: una imperfetta testimonianza

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Re: FOTOGRAFIA: una imperfetta testimonianza

Messaggio da Silverprint »

Lanci la pietra e nascondi la mano? :)
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Re: FOTOGRAFIA: una imperfetta testimonianza

Messaggio da Silverprint »

Ho capito che non cogli la portata di considerare le immagini rappresentazioni.
Per quello ti davo qualche spunto.

Forse da qui capisci qualcosa in più: https://youtu.be/KdUeqckyBvY

Direi che le tue conclusioni "specchio bifronte" non funzionano, ma gli ultimi periodi del tuo post non sono molto chiari.

In ogni caso se non fai un salto oltre, come prospettiva e capacità di confronto i discorsi muoiono.
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