Gastel e Depardon alla triennale di Milano
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Gastel e Depardon alla triennale di Milano
Oggi domenica dedicata alla fotografia seria, quella d'autore, con ben due mostre da andare a vedere alla triennale di Milano : "The People I Like" di Giovanni Gastel e "La Vita Moderna" di Raymon Depardon.
Spoilero subito che, forse forse sarebbe stato meglio fossi rimasto a stampare in camera oscura e risparmiare 'sti 16 euro del biglietto comulativo...
La mostra di Gastel l'ho trovata... orrenda. Non entro nel merito della critica artistica e del soggetto che non sono capace, che poi su certe tematiche ho proprio un limite mio a causa dei pregiudizi ideologici che non mi permettono un giudizio minimamente obbiettivo, per cui evito. Le stampe erano tutte ritratti, la stragrande maggioranza tagliati al collo, quindi con faccioni spalmati su superifici superiori al metro quadro per quasi tutti i soggetti. Tutte ink-jet su carta opaca con abbondante bordo bianco della stessa carta da stampa e incorniciate con una sottile profilo metallico satinato senza passpartout ne vetro. Post-produzione a palla e anche di più, che anche io che sono un cane con fotosciop facevo di meglio; tutta l'estetica era orientata al più becero mainstream, vignettatura come se non ci fosse un domani, maschera di contrasto talmente fastidiosa da risultare ridicola con peli e pori che schizzavano fuori dall'immagine, contrasti parossistici con bianchi gessati e nero sempre senza dettagli. Ottima invece l'illuminazione e l'allestimento.
Raymond Depardon è un fotografo che seguivo da ragazzo ed ero curioso di vedere questa mostra fuori dalle tematiche del fotoreporter della agenzia gamma che avevo apprezzato in gioventù. La mostra è grande, con molte stampe, l'allestimento impeccabile, con una serie di gigantografie VERE da negativi 6x9 alte quasi 5 metri (una da delta 3200 dove non si vedeva la grana!!! Ma chi gli ha fatto le scansioni!) che arredavano lo spazio della mostra divisa in capitoli e che esse stesse formavano a loro volta uno dei capitoli. Qui la qualità delle stampe era decisamente di un altro livello rispetto a Gastel; BN eccellente, probabilmente misto parte ink-jet parte argento, cornici con pass e vetro quando richiesto, niente pass e cornici in metallo grezzo con saldature e molature in vista per altri soggetti, tutte relativamente piccole, dal 30x40 al 50x60, tranne una serie di una quarantina di stampe a colori da negativo 8*10 stampate a più di un metro per lato veramente ben fatte (con forse qualche accenno di eccessiva enfasi della nitidezza). L'illuminazione era praticamente perfetta. L'unica pecca, a mio avviso, i soggetti, paesaggi urbani o rurali che mi hanno detto poco, racconti di vita contadina che lasciavano la sensazione del già visto, anche il reportage sugli ospedali psichiatrici, pur nella tragicità del tema gli stilemi erano i soliti, ma almeno qui la forma dava ampia soddisfazione. Comunque non è da escludere che sono io a non riuscire ad arrivare a più di tanto...
Una nota generale: il nero. In entrambe le mostre il nero, nelle stampe, era onnipresente, pesante, corposo, ricco, fondo, spesso illegibile (nel senso senza dettaglio), e ingombrante; stomachevole come masticare un panetto di burro nelle immagini di Gastel, più sobrio e raffinato nelle stampe di Depardon, ma comunque sempre tanto, quasi a sopperire con un leggero eccesso di forma un contenuto un po' leggerino.
Forse sarà stata anche la stanchezza per un eccessiva carenza di sonno ma sono uscito dal palazzo della triennale quasi sollevato di ritornare finalmente a casa, disturbato dalla prima mostra e un po' annoiato dalla seconda.
Spoilero subito che, forse forse sarebbe stato meglio fossi rimasto a stampare in camera oscura e risparmiare 'sti 16 euro del biglietto comulativo...
La mostra di Gastel l'ho trovata... orrenda. Non entro nel merito della critica artistica e del soggetto che non sono capace, che poi su certe tematiche ho proprio un limite mio a causa dei pregiudizi ideologici che non mi permettono un giudizio minimamente obbiettivo, per cui evito. Le stampe erano tutte ritratti, la stragrande maggioranza tagliati al collo, quindi con faccioni spalmati su superifici superiori al metro quadro per quasi tutti i soggetti. Tutte ink-jet su carta opaca con abbondante bordo bianco della stessa carta da stampa e incorniciate con una sottile profilo metallico satinato senza passpartout ne vetro. Post-produzione a palla e anche di più, che anche io che sono un cane con fotosciop facevo di meglio; tutta l'estetica era orientata al più becero mainstream, vignettatura come se non ci fosse un domani, maschera di contrasto talmente fastidiosa da risultare ridicola con peli e pori che schizzavano fuori dall'immagine, contrasti parossistici con bianchi gessati e nero sempre senza dettagli. Ottima invece l'illuminazione e l'allestimento.
Raymond Depardon è un fotografo che seguivo da ragazzo ed ero curioso di vedere questa mostra fuori dalle tematiche del fotoreporter della agenzia gamma che avevo apprezzato in gioventù. La mostra è grande, con molte stampe, l'allestimento impeccabile, con una serie di gigantografie VERE da negativi 6x9 alte quasi 5 metri (una da delta 3200 dove non si vedeva la grana!!! Ma chi gli ha fatto le scansioni!) che arredavano lo spazio della mostra divisa in capitoli e che esse stesse formavano a loro volta uno dei capitoli. Qui la qualità delle stampe era decisamente di un altro livello rispetto a Gastel; BN eccellente, probabilmente misto parte ink-jet parte argento, cornici con pass e vetro quando richiesto, niente pass e cornici in metallo grezzo con saldature e molature in vista per altri soggetti, tutte relativamente piccole, dal 30x40 al 50x60, tranne una serie di una quarantina di stampe a colori da negativo 8*10 stampate a più di un metro per lato veramente ben fatte (con forse qualche accenno di eccessiva enfasi della nitidezza). L'illuminazione era praticamente perfetta. L'unica pecca, a mio avviso, i soggetti, paesaggi urbani o rurali che mi hanno detto poco, racconti di vita contadina che lasciavano la sensazione del già visto, anche il reportage sugli ospedali psichiatrici, pur nella tragicità del tema gli stilemi erano i soliti, ma almeno qui la forma dava ampia soddisfazione. Comunque non è da escludere che sono io a non riuscire ad arrivare a più di tanto...
Una nota generale: il nero. In entrambe le mostre il nero, nelle stampe, era onnipresente, pesante, corposo, ricco, fondo, spesso illegibile (nel senso senza dettaglio), e ingombrante; stomachevole come masticare un panetto di burro nelle immagini di Gastel, più sobrio e raffinato nelle stampe di Depardon, ma comunque sempre tanto, quasi a sopperire con un leggero eccesso di forma un contenuto un po' leggerino.
Forse sarà stata anche la stanchezza per un eccessiva carenza di sonno ma sono uscito dal palazzo della triennale quasi sollevato di ritornare finalmente a casa, disturbato dalla prima mostra e un po' annoiato dalla seconda.
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Re: Gastel e Depardon alla triennale di Milano
Grazie Diego del commento.
Quasi mi hai incuriosito...
Mario
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Re: Gastel e Depardon alla triennale di Milano
Che io sappia non si fa a stampare con ink-jet sopra la stampa argentica (anche se sarebbe da provare
Intendevo dire che, dato che la mostra è formata da più "sotto mostre" su argomenti specifici, alcuni gruppi di stampe erano ink-jet, altre all'argento. Non è facile distinguerle, soprattutto se l'ink-jet viene fatto su carta baritata, ma alcune mascherature erano proprio da camera oscura, a meno di non averle fatte apposta così nel programa di fotoritocco (dove si può essere molto più precisi ed evitare che la chioma degli alberi si scurisca per dare dettaglio al cielo), ma allora vuol dire che si hanno problemi grossi ad usare il digitale
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Re: Gastel e Depardon alla triennale di Milano
Non mi faccio più queste domande, vado, se mi piace allora bene, se non mi piace ne esco con dell'autostima accresciuta.
Il problema attuale, dei neri e della grana, è IMHO abbastanza "grave" ma allo stesso tempo impossibile da interpretare: vai a sapere se sono scelte volute, tra lo "artistico" e limitazioni o agevolazioni dovute alla digitalizzazione, se volute dell'autore tipo una reinterpretazione o il voler essere "fedeli" o meno al negativo inteso come negativo vero e proprio o come "quello che il fotografo voleva".
Boh ! Quindi, se mi piace è bene sennò come sopra.
Non mi soffermo sul discorso contenuti perchè troppo soggettivo e pieno di possibili voli pindarici e carpiati alla Pellegrini.
@Andrea67c
Non si può stampare inkjet sulla carta fotografica argentica a meno di non usarla in modo non corretto. E comunque non ne esce nulla di buono e vengono perse tutte le caratteristiche positive delle due tecnologie. (questo fino ad oggi, se poi qualcuno inventa una carta "doppia" allora bene)
Però a titolo informativo esistono inchiostri "speciali" non commerciali (non secondo le normali distribuzioni) che danno risultati molto più che eccellenti al punto da far dimenticare ogni altro tipo di stampa, ma oltre ad essere parecchio costosi sono anche difficili da usare, richiedono un SW apposito, e tarature che partono dal SW di fotoritocco fino alla carta, a volte pure il cavo USB della stampante.
Stampare bene l'argentico è molto più semplice.
@chromemax te pare che nun c'ho provato ?
Il problema attuale, dei neri e della grana, è IMHO abbastanza "grave" ma allo stesso tempo impossibile da interpretare: vai a sapere se sono scelte volute, tra lo "artistico" e limitazioni o agevolazioni dovute alla digitalizzazione, se volute dell'autore tipo una reinterpretazione o il voler essere "fedeli" o meno al negativo inteso come negativo vero e proprio o come "quello che il fotografo voleva".
Boh ! Quindi, se mi piace è bene sennò come sopra.
Non mi soffermo sul discorso contenuti perchè troppo soggettivo e pieno di possibili voli pindarici e carpiati alla Pellegrini.
@Andrea67c
Non si può stampare inkjet sulla carta fotografica argentica a meno di non usarla in modo non corretto. E comunque non ne esce nulla di buono e vengono perse tutte le caratteristiche positive delle due tecnologie. (questo fino ad oggi, se poi qualcuno inventa una carta "doppia" allora bene)
Però a titolo informativo esistono inchiostri "speciali" non commerciali (non secondo le normali distribuzioni) che danno risultati molto più che eccellenti al punto da far dimenticare ogni altro tipo di stampa, ma oltre ad essere parecchio costosi sono anche difficili da usare, richiedono un SW apposito, e tarature che partono dal SW di fotoritocco fino alla carta, a volte pure il cavo USB della stampante.
Stampare bene l'argentico è molto più semplice.
@chromemax te pare che nun c'ho provato ?
-La mia migliore fotografia ... la farò domani [16/7/2025]
-“It’s always 12 minutes." [05/5/2025]
-viviamo in un mondo dove il sapone per i piatti è fatto con vero succo di limone, la limonata con aromi artificiali.
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Re: Gastel e Depardon alla triennale di Milano
Se vogliamo andare sui contenuti.... mica è vietato!
Giovanni Gastel, che conosco solo attraverso il web, e le vecchie riviste, quando eravamo giovani era un astro nascente. Intendo dire che probabilmente non ho mai visto una sua foto stampata. Lui è stato chiaramente uno di quelli bravissimi, però (dispiace dirlo adesso, che è appena sfortunatamente morto magari due mesi dopo sarebbe stato coperto dal vaccino) questi fotografi del mondo glamour hanno spesso poco da dire a noi che non siamo del settore. Se fossi stato in lui, avrei fatto esattamente come lui, perché successo, denaro ecc, ma dal nostro punto di vista, quindi di quelli che vanno ad una mostra... se non sei un creativo del calibro di Newton o Horst, quel che fai non può coinvolgere chi guarda i tuoi lavori. Almeno io non sono coinvolto a vedere le persone famose che si fanno fare il ritratto intelligente dal fotografo bravo. Ma tanto di cappello per la loro bravura, dei fotografi, e magari sono pure fantastici insegnanti, perché la sanno lunga e hanno molto da dire.
Ciao!
A.
Giovanni Gastel, che conosco solo attraverso il web, e le vecchie riviste, quando eravamo giovani era un astro nascente. Intendo dire che probabilmente non ho mai visto una sua foto stampata. Lui è stato chiaramente uno di quelli bravissimi, però (dispiace dirlo adesso, che è appena sfortunatamente morto magari due mesi dopo sarebbe stato coperto dal vaccino) questi fotografi del mondo glamour hanno spesso poco da dire a noi che non siamo del settore. Se fossi stato in lui, avrei fatto esattamente come lui, perché successo, denaro ecc, ma dal nostro punto di vista, quindi di quelli che vanno ad una mostra... se non sei un creativo del calibro di Newton o Horst, quel che fai non può coinvolgere chi guarda i tuoi lavori. Almeno io non sono coinvolto a vedere le persone famose che si fanno fare il ritratto intelligente dal fotografo bravo. Ma tanto di cappello per la loro bravura, dei fotografi, e magari sono pure fantastici insegnanti, perché la sanno lunga e hanno molto da dire.
Ciao!
A.
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Re: Gastel e Depardon alla triennale di Milano
"...disturbato dalla prima mostra e un po' annoiato dalla seconda...."
@Diego: come si dice, l'hai toccata piano.... :-)
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Re: Gastel e Depardon alla triennale di Milano
Se sono scelte artistiche allora è un problema, perché è entropia zero.zone-seven ha scritto: ↑14/02/2022, 10:39Il problema attuale, dei neri e della grana, è IMHO abbastanza "grave" ma allo stesso tempo impossibile da interpretare: vai a sapere se sono scelte volute, tra lo "artistico" e limitazioni o agevolazioni dovute alla digitalizzazione, se volute dell'autore tipo una reinterpretazione o il voler essere "fedeli" o meno al negativo inteso come negativo vero e proprio o come "quello che il fotografo voleva".
Re: Gastel e Depardon alla triennale di Milano
Intendi entropia massima, cioè massima confusione e casualità!chromemax ha scritto: ↑14/02/2022, 11:54Se sono scelte artistiche allora è un problema, perché è entropia zero.zone-seven ha scritto: ↑14/02/2022, 10:39Il problema attuale, dei neri e della grana, è IMHO abbastanza "grave" ma allo stesso tempo impossibile da interpretare: vai a sapere se sono scelte volute, tra lo "artistico" e limitazioni o agevolazioni dovute alla digitalizzazione, se volute dell'autore tipo una reinterpretazione o il voler essere "fedeli" o meno al negativo inteso come negativo vero e proprio o come "quello che il fotografo voleva".
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Re: Gastel e Depardon alla triennale di Milano
entropia zero ?chromemax ha scritto: ↑14/02/2022, 11:54Se sono scelte artistiche allora è un problema, perché è entropia zero.zone-seven ha scritto: ↑14/02/2022, 10:39Il problema attuale, dei neri e della grana, è IMHO abbastanza "grave" ma allo stesso tempo impossibile da interpretare: vai a sapere se sono scelte volute, tra lo "artistico" e limitazioni o agevolazioni dovute alla digitalizzazione, se volute dell'autore tipo una reinterpretazione o il voler essere "fedeli" o meno al negativo inteso come negativo vero e proprio o come "quello che il fotografo voleva".
Credo di aver capito lo stesso...
Mi trovi d'accordo su tante cose ... infatti più volte ho preferito provare a stampare ink jet su carta argentica.
Che dobbiamo/possiamo fare ? Siamo quelli che vanno controcorrente, ed alla fine del percorso spesso c'è l'orso. La maggior parte delle persone se ne frega dei neri. E la maggior parte delle persone...
IMHO:
non ci sarei andato a vedere Gastel, mi è bastato il suo sito.
De gustibus.
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-“It’s always 12 minutes." [05/5/2025]
-viviamo in un mondo dove il sapone per i piatti è fatto con vero succo di limone, la limonata con aromi artificiali.
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