Analogica.it

Walter ha scritto: ↑

23/03/2024, 18:58

Si ma vedo difficile chiedere ad un cinese di rifarti la scheda della Pentax LX se non ne ordini un migliaio, ma poi devi trovare chi te la monta.

Rifare una scheda è come rifare un sottosistema meccanico, per esempio come un otturatore, per esempio, cosa ovviamente impossibile, si stava parlando di RIPARARE così come cambi una tendina o una molla puoi cambiare un transistor o un integrato o rifare un collegamente flat cable. Il problema è che queste cose i nostri riparatori non le sanno fare perchè non sono mai stati addestrati a farle, e questo è dovuto al fatto che le case costruttrici sono state così abili da convincere tutti, come te, che se è bruciato un transistor bisogna cambiare LA SCHEDA! Quindi non è la difficoltà di fare la riparazione ma la capacità di farla.

Sei stato troppo veloce ad etichettarmi come uno che "è stato convinto". Nel mio lavoro si sostituiscono le schede se c'è urgenza di ripristimare il funzionamento di un'apparecchiatura, ma le possiamo anche riparare o far riparare se le tempistiche lo consentono.
Concordo con te che le case hanno avuto buon gioco a spingere per la sostituzione facendo leva sulla semplicità dell'operazione.

Walter ha scritto: ↑

24/03/2024, 17:12

Concordo con te che le case hanno avuto buon gioco a spingere per la sostituzione facendo leva sulla semplicità dell'operazione.

E soprattutto a non formare tecnici che siano competenti nei due settori.

C'è il film Wall-e, della Pixar, che ha cercato di spiegare o interpretare il fenomeno. Le proposte industriali non hanno minimamente tenuto conto di risvolti (nella psicologia dei clienti) che poi invece sono apparsi evidenti. Hanno fatto prodotti talvolta riparabili, ma pensando che il loro destino non fosse la riparazione, bensì l'acquisto di un nuovo prodotto della stessa gamma, più innovativo. Così è effettivamente stato ed è ancora, in gran parte dei settori produttivi. L'errore, chiamiamolo così ma errore non è, è che gli apparecchi fotografici hanno anche valenza artistica (c'è chi li prende per fare le "sue" foto, come "vuole lui") e collezionistica (oggetto costoso, complesso, fascinoso, evocativo di un tempo passato). Un pò come gli strumenti musicali, senza però raggiungerne la secolare nobiltà. Nessuno si sognerebbe di rottamare un violino di 2 secoli o una chitarra elettrica degli anni 80.
Alcuni individui, o gruppi di essi, si ribellano ad una logica che viene dall'alto, non imposta, ma in qualche modo prevista nei dettagli, e indirizzano il loro interesse in aspetti della (ex-)produzione industriale, imprevisti o trascurati dai produttori stessi.
La bellezza del personaggio Wall-e risiede nell'avere riunite tutte queste caratteristiche in un solo ometto: la sua creatività (usa i rottami per farli rivivere in modi impensati, combinandoli) la sua acribia (cataloga e ripara con grande perizia), la sua passione (ha un cuore grande così... e si innamora!), la sua erudizione (tipica del collezionista), la sua totale indipendenza dal mondo à la page (vive in un altro pianeta, quello della rottamazione), la sua accettazione di sè stesso (è una invenzione dello stesso mondo che lo ha confinato: è nato e progettato per gestire i rottami e non misconosce il suo status, anzi).
Ciascuno di noi analogici è, secondo me, una parte di un suo personale "progetto Wall-e".

Ciao!
A.