Il primo dicembre di quest'anno la Harman ha presentato una nuova pellicola a colori, la Phoenix 200. Non è la prima volta che il marchio inglese entra nel campo del colore, i più “navigati” ricorderanno le pellicole negative colore Ilfocolor e le diapositive Ilfochrome di alcuni lustri fa, ma anche nei materiali sensibili monocromatici –gli unici per i quali la Harman può usare il marchio Ilford– il colore, o meglio la fotochimica del colore, è di casa nei prodotti di Mobberley con la pellicola in bianco e nero cromogenica XP-2 Super.
Come si legge nel datasheet, ma anche nelle informazioni stampate all'interno della confezione cartacea del rullino, la Phoenix 200 è una pellicola “sperimentale” e in edizione limitata e rappresenta il primo passo nel percorso verso il colore della Harman. Riconoscono che c'è ancora molto da fare e fanno intendere che le vendite di questo film permetteranno i futuri investimenti per la realizzazione di pellicole a colori di sempre migliore qualità. Quindi l'attuale Phoenix 200 rappresenterà un “unicum” e una volta terminate le scorte le nuove versioni di questa pellicola saranno sostanzialmente diverse nella resa.
Sempre all'interno della confezione cartacea è stampato un QR code attraverso il quale è possibile lasciare un feedback che aiuterà la Harman nel miglioramento della pellicola. Se da una parte è apprezzabile la sincerità e la trasparenza con la quale l'azienda ammette i punti deboli del prodotto, cercando al contesto di instaruare un rapporto costruttivo con gli utilizzatori, dall'altra l'impressione di usare gli utenti come “beta tester a pagamento” rimane. Non è difficile immagine che lo sforzo economico nel produrre da zero un prodotto sofisticato come una pellicola a colori possa essere veramente impegnativo per cui sono convinto che alle condizioni attuali del mercato analogico l'unica alternativa a questa politica sarebbe stata il non avere una pellicola a colori della Harman.
La Phoenix 200 ha caratteristiche che non trovano riscontro in nessuna pellicola negativa a colori della storia recente: un contrasto molto alto, una grana esagerata, a maggior ragione per una 200ISO, una resa cromatica peculiare ma non certo fedele, assenza di maschera arancione e di strato antialone.
La pellicola si sviluppa nel normale trattamento C41 quindi, per chi non sviluppa il colore in casa, può essere affidato a qualsiasi photolab che tratta negativi a colori.
Una piccola nota sul trattamento; sul datasheet la Harman scrive che "Correctly processed HARMAN Phoenix 200 negatives usually have a magenta / purple tint, although the exact image colour will depend on the method of processing”. In effetti i negativi trattati dal laboratorio sono ritornati con una evidente intonazione magenta, esattamente come Harman indica, mentre le pellicole che ho sviluppato in casa sono risultate perfettamente neutre e senza nessuna colorazione. Il trattamento C41 in uso oggi è il trattamento veloce che è stato sviluppato per l'utilizzo nei photolab e che a fine trattamento non prevede il lavaggio della pellicola ma solo la sua “stabilizzazione” attraverso appunto l'apposito bagno. Quando mi sviluppo in casa una pellicola a colori invece io faccio anche il lavaggio e ho riscontrato che qualsiasi materiale da ripresa a colori (negativo o dia, di qualsiasi marca) colora intensamente di magenta l'acqua di lavaggio (nota a margine, le velvia 50 che mi sviluppo in proprio non hanno la dominante magenta che, leggendo in rete, caratterizza questa pellicola...). Riscontro di questo è dato anche dalla differenza di colore del supporto tra la pellicola cromogenica in BN Ilford XP-2 sviluppata dal laboratorio e quella trattata, e lavata, in casa.
Dal punto di vista cromatico la resa dei rossi è supersatura, gli azzurri e i verdi tutto sommato sono buoni, ma il magenta e soprattutto il giallo, le tonalità tipiche dell'incarnato caucasico, risentono pesantemente della mancanza della maschera arancione.
Il motivo per cui le pellicole negative a colori hanno la maschera arancione è proprio quella di compensare la risposta cromatica del copulante colore ciano che va a “sporcare” il giallo e il magenta. Questo comportamento è ben visibile dalla resa del colorchecker macbeth, in questa immagine messo a confronto con quella che è a mio parere la pellicola a colori con la resa cromatica più fedele, la Kodak Portra 400.
La grana della Phoenix 200 è, parafrasando Tarantino, pantagruelica, come dimensione ricorda, per chi se la ricorda (scusate il gioco si parole), la ScotchChrome 1000. La grana delle pellicole a colori non è uguale alla grana in bianco e nero e nella Phoenix ha più l'aspetto di una texture sovrapposta alle campiture cromatiche che ricorda un retino tipografico; insomma c'è, è veramente tanta ma è sopportabile e se ben sfruttata può rappresentare un punto di forza anziché un difetto.
L'assenza dello strato antialone dà alla Phoenix un comportamento “à la Cinestill” sulle alteluci, una alonatura arancione che sborda sulle parti adiacenti dell'immagine. Se l'effetto può essere suggestivo nel caso di foto notturne o in immagini in cui siano presenti dei punti luminosi su fondo scuro, risulta disturbante quando ampie zone bianche, come ad esempio il cielo, riempiono buona parte dell'inquadratura.
La Phoenix 200 non regge sovraesposizioni, le alteluci accumulano subito densità e la mancanza dello stato antialone contribuisce a rendere le immagini sovraesposte impastate e difficili da “bucare” sia in stampa che con lo scanner.
La Phoenix è chiaramente una pellicola indirizzata ai nuovi modi di utilizzo della fotografia analogica, cioè alla scansione; sul sito della Harman sono pubblicate le indicazioni per le tarature degli scanner industriali ma anche alcuni consigli per chi scansiona in proprio, sia con i flatbed che con fotocamera digitale.
Nonostante la scansione rappresenti per me un mondo oscuro, ho provato ad infilare questa pellicola in un Epson V550 e qui di seguito si può vedere il risultato.
Inoltre la Phoenix 200, se ben lavata dopo il trattamento, non ha maschera per cui la base è completamente trasparente e l'immagine ha i toni e i colori invertiti, per cui ho provato anche ad acquisire un fotogramma come diapositiva per poi invertirla in un programma di fotoritocco; nonostante le mie capacità siano basilari mi sento di dire che i risultati ottenibili, almeno col mio setup, sono sostanzialmente identici. Per contro lo scanner, almeno quelli caserecci come il mio, comincia ad avere grandi difficoltà a “bucare” i neri intensi delle parti più esposte della pellicola il che rende la qualità delle scansioni dei fotogrammi sovraesposti assai bassina.
La Phoenix 200 si comporta bene anche nella stampa tradizionale all'ingranditore; certo l'assenza della maschera arancione costringe a filtrarure “inusuali” ma una volta trovata la quadra i risultati sono buoni. Nella stampa analogica il problema più grande è il contrasto della pellicola, eccessivo per la carta da stampa RA4, per cui bisogna aspettarsi neri chiusi e bianchi sparati quando invece in scansione è possibile in qualche modo recuperare gli estremi della gamma tonale. La dimensione della grana invece agevola enormemente la messa a fuoco al focometro che con le pellicole a colori è sempre problematica dato che al focometro la “grana” delle pellicole a colori non si staglia così chiaramente come la grana del BN.
L'alto contrasto, neri chiusi e luci sparate unito alla riproduzione squillante di alcuni colori e alla resa desaturata di altre sfumature cromatiche, la texture della grana che impartisce alle immagini una certa “ruvidezza” ma anche una sensazione di nitidezza, l'alonatura delle luci rendono la Phoenix 200 una pellicola dalle firma unica; può piacere o non piacere, sicuramente non può passare inosservata.
La Phoenix 200 è una pellicola ancora grezza e per molti versi immatura, come anche gli stessi produttori hanno riconosciuto, ma il potenziale a mio avviso c'è: se si è alla ricerca di una resa cromatica impeccabile, alta nitidezza e pulizia d'immagine ci sono già pellicole blasonate con decine di anni di tradizione e know-how alle spalle, oppure il digitale stesso. Ma se si vuole fare un giro con una pellicola a colori divertente, dalla resa non convenzionale senza scivolare nel vincere facile del “famolo strano”,con immagini di una pasta di “antica modernità” che da una parte sicuramente strizza l'occhio ai gusti dei più giovani ma tenta di non tradire la tradizione della fotografia analogica, allora la Phoenix può essere una buona scelta.
Harman Phoenix 200, prova pratica
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Re: Harman Phoenix 200, prova pratica
Che bellissimo test Diego!
Il primo che mette davvero in risalto le doti di questa pellicola, rispetto a tutte quelle pubblicate su youtube fin'ora.
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Re: Harman Phoenix 200, prova pratica
Grazie Diego, finalmente un test quantitativo e non le solite chiacchiere da bar. Mi hai fatto quasi venir voglia di provarla...
Se impari a saltare 2m, salti anche 1,5m. (R. Fiorenza)
Re: Harman Phoenix 200, prova pratica
Grande come sempre!
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Re: Harman Phoenix 200, prova pratica
Ciao Diego, grazie per questa disamina.
Ho apprezzato moltissimo il confronto tra stampa e scansione, grazie ancora.
Ho apprezzato moltissimo il confronto tra stampa e scansione, grazie ancora.
Re: Harman Phoenix 200, prova pratica
Bellissima recensione, mi hai fatto venire voglia di farci un giro
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