Salve a tutti, vorrei sottoporvi un dubbio che mi è venuto scattando in notturna.
Per vari motivi, ho tirato una HP5 400 a 3200 e mi sono trovato con alcuni scatti ancora disponibili. Ho deciso di usare questi fotogrammi per provare a fare qualche "architettura tirata".
Chiudendo il diaframma, sono arrivato ad avere dei tempi (calcolati sui 3200) prossimi ai 5 secondi che, secondo il datasheet di ILFORD, necessitano di un aggiustamento a 10 secondi.
Così facendo, le foto sono venute sottoesposte, quindi ho pensato che l'errore fosse stato quello di calcolare il tempo coretto ipotizzando che la curva fornita da ILFORD per i 400 ISO andasse bene anche a 3200.
Spannometricamente, ho pensato che il calcolo andava fatto considerando l'esposizone a 400 ISO (ovvero circa 40s) e calcolando da li il tempo corretto (circa 275s), per poi dividere il tutto per 8 e ottenere un'esposizione di 35s circa (quest'ultimo passaggio è quello che mi lascia più dubbi ).
L'idea è corretta? Ho dimenticato qualche fattore che può alterare il risultato?
Difetto di reciprocità per pellicola "tirata"
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Difetto di reciprocità per pellicola "tirata"
La creatività è la capacità di immaginare soluzioni non convenzionali rispetto a situazioni che siamo in grado di riconoscere senza difficoltà: l'attenzione viene catturata quando si disattendono le aspettative fondate sulla consuetudine esperenziale.
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Re: Difetto di reciprocità per pellicola "tirata"
Ciao!
Sono sottoesposte, perché le hai sottoesposte. A 3200 sono come minimo 3 stop di sottoesposizione (4 e più secondo me che la espongo a 160). Il tiraggio NON elimina la sottoesposizione, il tiraggio aumenta il contrasto e facendolo molto arriva (non se lo fai estremo come hai fatto) a schiarire anche un po' i toni medi compensando, ma solo su di essi (e in parte), la sottoesposizione. Vale a dire che in caso di tiraggio le ombre e le parti scure saranno comunque ed inevitabilmente sottoesposte, i toni medi saranno abbastanza ok (se il tiraggio fatto bene e non è estremo) e le luci saranno bloccate e troppo dense.
Aggiungi al bel trattamento che hai fatto anche un po' di difetto di reciprocità e mi sa che per quei fotogrammi davvero non c'era scampo.
Il tiraggio andrebbe usato solo in caso di emergenza (quando è impossibile fare altro) e comunque cercando di tirare il meno possibile.
Sono sottoesposte, perché le hai sottoesposte. A 3200 sono come minimo 3 stop di sottoesposizione (4 e più secondo me che la espongo a 160). Il tiraggio NON elimina la sottoesposizione, il tiraggio aumenta il contrasto e facendolo molto arriva (non se lo fai estremo come hai fatto) a schiarire anche un po' i toni medi compensando, ma solo su di essi (e in parte), la sottoesposizione. Vale a dire che in caso di tiraggio le ombre e le parti scure saranno comunque ed inevitabilmente sottoesposte, i toni medi saranno abbastanza ok (se il tiraggio fatto bene e non è estremo) e le luci saranno bloccate e troppo dense.
Aggiungi al bel trattamento che hai fatto anche un po' di difetto di reciprocità e mi sa che per quei fotogrammi davvero non c'era scampo.
Il tiraggio andrebbe usato solo in caso di emergenza (quando è impossibile fare altro) e comunque cercando di tirare il meno possibile.
Re: Difetto di reciprocità per pellicola "tirata"
Inanzi tutto grazie per la risposta: è un vecchio dubbio che avevo e che nessuno ha preso in considerazione in un altro forum.
Tornando al discorso originale, ho omesso di specificare quello che volevo ottenere e come ho determinato l'esposizione per cercare di arrivare al risultato.
Immaginavo che alte luci e ombre sarebbero andate perse, quindi non ho esposto per le ombre ma ho calcolato l'esposizione in modo che le zone (spaziali) che volevo fossero esposte "decentemente", cadessero nelle zone (quelle di AA) medie (IV, V e IV).
Il dubbio (quasi esclusivamente accademico) riguarda la compensazione del difetto di reciprocità: io l'ho valutata come se la pellicola fosse una 3200 ISO ed ho usato il grafico del datasheet per ricavare il tempo "corretto" secondo ILFORD.
Il risultato è stato un negativo poco denso (stimato ad occhio e poi verificato con il "densitometro", se vogliamo chiamarlo così, fornito con Epson Scan), con quelli che avrebbero dovuto essere i toni medi spostati verso quelli scuri (i neri senza il minimo dettaglio e le luci troppo dense per essere recuperate con le mie capacità in camera oscura).
Questo mi ha fatto supporre di aver "sottoesposto sulla sottoesposizione", calcolando male la correzione del difetto di reciprocità.
Quello che ho ipotizzato (che probabilmente non verificherò mai, ma che vorrei almeno capire se è un minimo sensato), è che il calcolo dell'esposizione andasse fatto sui 400 ISO nominali, da qui avrei potuto ricavare la compensazione per il difetto di reciprocità e poi, dividendo per 8 (i tre stop di sottoesposizione), avrei potuto determinare il tempo "corretto" di esposizione per portare a cadere le zone spaziali di cui sopra sull'esposizione voluta.
Spero di essermi spiegato meglio.
Tornando al discorso originale, ho omesso di specificare quello che volevo ottenere e come ho determinato l'esposizione per cercare di arrivare al risultato.
Immaginavo che alte luci e ombre sarebbero andate perse, quindi non ho esposto per le ombre ma ho calcolato l'esposizione in modo che le zone (spaziali) che volevo fossero esposte "decentemente", cadessero nelle zone (quelle di AA) medie (IV, V e IV).
Il dubbio (quasi esclusivamente accademico) riguarda la compensazione del difetto di reciprocità: io l'ho valutata come se la pellicola fosse una 3200 ISO ed ho usato il grafico del datasheet per ricavare il tempo "corretto" secondo ILFORD.
Il risultato è stato un negativo poco denso (stimato ad occhio e poi verificato con il "densitometro", se vogliamo chiamarlo così, fornito con Epson Scan), con quelli che avrebbero dovuto essere i toni medi spostati verso quelli scuri (i neri senza il minimo dettaglio e le luci troppo dense per essere recuperate con le mie capacità in camera oscura).
Questo mi ha fatto supporre di aver "sottoesposto sulla sottoesposizione", calcolando male la correzione del difetto di reciprocità.
Quello che ho ipotizzato (che probabilmente non verificherò mai, ma che vorrei almeno capire se è un minimo sensato), è che il calcolo dell'esposizione andasse fatto sui 400 ISO nominali, da qui avrei potuto ricavare la compensazione per il difetto di reciprocità e poi, dividendo per 8 (i tre stop di sottoesposizione), avrei potuto determinare il tempo "corretto" di esposizione per portare a cadere le zone spaziali di cui sopra sull'esposizione voluta.
Spero di essermi spiegato meglio.
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Re: Difetto di reciprocità per pellicola "tirata"
Ti sei spiegato meglio.
Il difetto di reciprocità è una caratteristica della pellicola, ogni pellicola ha il suo. Non dipende dagli iso che metti (o a cui la vorresti tirare), ma solo dal tempo di esposizione.
Il difetto di reciprocità è una caratteristica della pellicola, ogni pellicola ha il suo. Non dipende dagli iso che metti (o a cui la vorresti tirare), ma solo dal tempo di esposizione.
Re: Difetto di reciprocità per pellicola "tirata"
Grazie!
Quindi, in definitiva, ho solo sbagliato a prendere l'esposizione e, di conseguenza, ho "sottoesposto sulla sottoesposizione"...
Quindi, in definitiva, ho solo sbagliato a prendere l'esposizione e, di conseguenza, ho "sottoesposto sulla sottoesposizione"...
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Re: Difetto di reciprocità per pellicola "tirata"
Penso anche io.
Non credo che le zone IV-VI riescano a salire abbastanza (anche sovrasviluppando a dismisura) su una HP5 fatta a 3200.
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