Consiglio per esposimetro e filtri - Disquisizioni sul S.Z.

Discussioni sugli accessori per il formato 35mm

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Re: Consiglio per esposimetro e filtri

Messaggio da Silverprint »

Ritornando al caso proposto da Joeanty...
joeanty ha scritto:Se fotografo una zucca ornamentale in una giornata di cielo limpido a mezzogiorno (ma con il sole non proprio verticale), questa mi proietta un'ombra dura (quella da mettere in zona 2 o 3) e la parte alta sarà invece molto più luminosa. Se nello stesso rullo fotografo la stessa zucca a distanza di 1 minuto nemmeno, ma lo faccio mettendola all'ombra di un edificio, il tipo di luce cambia così tanto che il contrasto della scena praticamente si annulla.
Se voglio salvare le alte luci della zucca al sole riducendo il contrasto della scena, ridurrò ulteriormente il contrasto della zucca in ombra. Se invece voglio aumentare il contrasto della zucca in ombra, probabilmente brucerò le alte luci della zucca al sole...
Chiaramente il discorso messo così è corretto, ma è riferito più all'inquadratura che non alla situazione di luce.
Chi scatta pellicola in rullo e vuole infilarci scene dal contrasto diverso si trova oggettivamente in difficoltà, ma la difficoltà non viene certo dal S.Z. viene dalla variabilità del contrasto.

Insomma S.Z. o no quando si stampano negativi fatti in situazioni di luce diversa, ma sviluppati nello stesso modo vengono fuori un monte di problemi che non sempre sono gestibili con successo tramite i soli interventi correttivi in stampa. A questo punto una gestione "strategica" del S.Z., cioè l'uso fatto per "la situazione di luce" considerata nel suo complesso, come nell'esempio precedente, aiuta molto.


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Re: Consiglio per esposimetro e filtri

Messaggio da joeanty »

Gionny ha scritto: Caso 1: Ho uno scenario dove posso incontrare contrasti molto forti, cioè un ombra scure e nette e luci forti. Il secondo scenario invece mi proporrà un ambiente dove avrò una pressoché totale assenza di ombre, perciò l'unica cosa che mi darà contrasto sono le tinte degli oggetti fotografati. Se devo fotografare tutto questo su pellicola in rullo difficilmente potrò ottenere buoni risultati (anzi sarà quasi impossibile) se sviluppassi tutto in un solo bagno, quindi sarebbe logico usare due rulli.
Silverprint ha scritto:Ok... vado io. :)


Il caso 2
è apparentemente semplice, le due situazioni di luce sono diverse: una al sole (del mezzodì, con piccole ombre nette) ed una in ombra (tutta, tutta all'ombra?). Quindi seguendo la "logica" si useranno due sviluppi (e rulli) diversi

[...]

Credo che sia più probabile il caso 1. Ci sarà quindi la presenza in alcune inquadrature dell'orto al sole della parte in ombra e viceversa, inquadrature della parte in ombra dove sia anche visibile parte dell'orto al sole. Il caso si semplifica tecnicamente (non il contrario!!! :-o ) e lascia più libertà compositiva e narrativa, cioè è molto più "strategico". Sceglieremo quindi esposizione e sviluppo in modo tale da rendere "bene" entrambe le situazioni, cioè per la situazione di massimo contrasto presente.
Chiaramente le immagini scattate tutte in ombra saranno morbide, ma questo è solo apparentemente un errore, in quanto seppur morbide saranno perfettamente coerenti con le altre, ovvero credibili.
Fin qui è quello che avrei risposto anche io (e che sostenevo nei miei interventi precedenti).

Sia nel caso 1 che nel caso 2 avrei usato due rulli diversi, curando solo l'omogeneità della resa nella stessa condizione di illuminazione del medesimo soggetto: probabilmente nel caso 1, per gli scatti in ombra, avrei sacrificato le luci con la scelta dell'esposizione e dello sviluppo che avrebbero massimizzato la resa e l'attenzione dell'osservatore (secondo il mio giudizio soggettivo) del soggetto (scelgo deliberatamente di non gestire l'intera gamma e me ne assumo la responsabilità, quindi niente appunti qui, please :)) ).

Questo che segue mi ha fatto pio riflettere...
Gionny ha scritto: Però se poi devo esporre le foto tutte assieme, faticherò ad accostarle se hanno un aspetto del tutto differente (contrasto e gradazione dei grigi), cioè, come si fa ad accostare un'immagine con luci chiare e parti nettamente scure affianco ad altre più morbide senza generare sensazioni che poco ci azzeccano con zucche e orti? A questo punto posso preventivare l'uso di un flash per rendere il tutto più simile ed accettabile all'occhio e utilizzare un rullino solo, il come non lo so ancora.
Silverprint ha scritto: [...] ma... sarà bene non esagerare con la diversità degli sviluppi!
Una variazione di sviluppo produce un visibile cambio del "carattere" dell'immagine e se poi vanno messe insieme c'è rischio che esteticamente cozzino. Quindi si cercherà comunque il modo di non fare sviluppi troppo diversi (la schiaritina col flash, per es.).
Ci sarà quindi comunque un certo compromesso "tecnico" (non sarà un S.Z. "da manuale" sulle singole inquadrature), ma certamente quel compromesso sarà "strategico" perché se ragionassimo solo "tecnicamente" poi le immagini risultanti difficilmente vivrebbero felici insieme. ;)
In realtà credo che il caso 2 sia un po' improbabile, sia perché si dovrebbe fare attenzione a non contaminare le inquadrature con la luce "diversa" col rischio di pesanti limitazioni compositive, sia perché dal punto di vista narrativo un cambio "estetico" netto rappresenta una "cesura" che va gestita ed è un'altra potenziale rogna.
Non considero mai un approccio "progettuale" allo scatto di tutta una situazione: non sono abituato a pensare che quello che faccio possa estendersi oltre l'oretta o le due ore che posso dedicare allo scatto in una singola sessione.

Io partivo dal presupposto che ogni scatto (nel caso di studio proposto da Silverprint, ogni sequenza) vivesse a se.

Certo che in quest'ottica scattare con 35m, M.F. o G.F. non porta alcuna differenza: la ricerca dell'omogeneità espressiva e di resa costringerà a sacrificare il rigore "tecnico" in alcune situazioni... e i tempi di una macchina a lastre sono senza dubbio imparagonabili alla piccola perdita di tempo nel cambiare dorso o nel riavvolgere, sostituire e riportare in posizione un rullo 135...
Silverprint ha scritto: Insomma S.Z. o no quando si stampano negativi fatti in situazioni di luce diversa, ma sviluppati nello stesso modo vengono fuori un monte di problemi che non sempre sono gestibili con successo tramite i soli interventi correttivi in stampa. A questo punto una gestione "strategica" del S.Z., cioè l'uso fatto per "la situazione di luce" considerata nel suo complesso, come nell'esempio precedente, aiuta molto.
La mia visone binaria della cosa (e la mancanza un approccio progettuale) mi hanno sempre portato a decretare che il S.Z. o lo applico fino in fondo, o non ha senso considerarlo se non nel limite del "porre e cadere".

Questo confronto è stato illuminante, grazie! :ymhug:
La creatività è la capacità di immaginare soluzioni non convenzionali rispetto a situazioni che siamo in grado di riconoscere senza difficoltà: l'attenzione viene catturata quando si disattendono le aspettative fondate sulla consuetudine esperenziale.

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Messaggio da Gionny »

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Re: Consiglio per esposimetro e filtri - Disquisizioni sul S

Messaggio da Silverprint »

Ciao Gionny,
Gionny ha scritto:Quindi faresti esattamente quello che avevo pensato io inizialmente in modo da uniformare gli scatti il più possibile?
A mala parata, sì. In realtà cercherei di mettermi nel caso 1. Difficilmente tollererei di dover limitare le inquadrature come conseguenza di una scelta tecnica poco strategica.
Gionny ha scritto: In questo caso si sfrutterebbe la "varietà naturale", cioè un ambiente che presenta condizioni varie giustifica un certo "movimento" della mostra rendendola meno piatta (ho inteso bene?). Quello che non mi aspettavo è l'accenno dello sviluppo. Io pensavo che avendo contrasti differenti sullo stesso rullo fosse buona norma mediare lo sviluppo per cercare di livellare tutto il complesso, mentre qui mi scrivi che invece è consigliabile "comprimere" le scene più contrastate (cioè sviluppo breve se non mi sbaglio) anche a costo di rendere le scene meno contrastate più morbide e ulteriormente più "graduali" nei toni. E' una "politica" consigliabile sempre o si tratta di una strategia specifica per questo caso?
Genericamente parlando sì... mediare nella maggior parte dei casi significa mettersi in condizione di non patire per stampare le scene di alto contrasto. Però dipende molto dalla scena che si presenta, se mi trovassi in una situazione in cui sono sicuro che potrò tenere le luci a bada in fase di stampa senza interventi rognosi e pesanti potrei optare per uno sviluppo che dia un po' più di contrasto.
Se per esempio una modulazione vivace dei toni chiari non fosse particolarmente rilevante dal punto di vista narrativo potrei anche pensare di usare la pre-velatura; prevelatura che preferirei a uno sviluppo compensatore perché può essere fatta selettivamente, cioè non su tutte le immagini ed eventualmente solo su parte di esse consentendo di mantenere inalterata la gamma dei toni medi e bassi lavorando (se e quando serve) solo i toni chiari. Ma tutto questo discorso è già interpretazione... È utile fare l'esempio solo per ricordare che non si dovrebbe mai fare a meno di una adeguata e ragionata pre-visualizzazione.

Gionny ha scritto:Approfitto di questo per ripassare. Esposizione breve=negativo con poco contrasto, da trattarsi con sviluppo lungo per rendere le luci più bianche (cioè dense sulla pellicola), quindi toni più separati ed effetto un po' più naif (se mi passi il termine). Esposizione più lunga=negativo portato ad essere denso (oserei dire "compresso"), ma da ri-estendere (con sviluppo breve) e quindi con maggiore gradazione nei toni e passaggi più "sfumati".
Corretto, nel ragionamento, ma si può essere più liberi di interpretare! :)
Il Sistema Zonale non obbliga nessuno a mettere le ombre in una certa Zona e le luci in un altra, il sistema zonale consente la pre-visualizzazione e l'interpretazione.

Se si espone di meno le aree scure saranno più scure ed estese, e tutte le immagini avranno un aria più drammatica. Viceversa esporre maggiormente ridurrà la superficie occupata dalle aree più scure (che saranno anche meno scure). Con il tempo di sviluppo le luci verranno portate al livello che si desidera... quello che ci pare.
Sì può anche fare scuro e morbido (poca esposizione e poco sviluppo) e chiaro e duro (più esposizione e più sviluppo), nessuno ci obbliga a mettere insieme scuro e duro (meno esposizione e più sviluppo) o chiaro e morbido (più esposizione e meno sviluppo).
Naturalmente il limite all'interpretazione esiste ed è rappresentato dalla carta da stampa (e da come sappiamo lavorarla): alla fine il negativo dovrà avere densità che rientrino nel "range" della carta.

Ripensavo alle cose complicatissime che scrivo e mi è venuto in mente un modo un po' più semplice per raccontare il tutto. La nostra "situazione di luce" è paragonabile ad una immagine fatta con un super grandangolare che inquadri la totalità della scena , mentre tutte le immagini che scatteremo possono paragonarsi a particolari di questa immagine. Esposizione e sviluppo regolati per la foto fatta col super grandangolare vanno quindi bene anche per tutte le altre.

Il flash lo so usare solo in manuale (come tutto :D ), e lo uso pochissimo. Un buon sistema per regolarsi è quello delle "unità di luce" suggerite da A.A. Ci torno su a mente fresca però... :) Mi sa anche che sarebbe meglio mettere la discussione sul "fill flash" in un topic a parte.
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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Messaggio da Gionny »

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