Apprezzo da sempre gli ingranditori Durst, che considero tra i migliori al mondo e un vanto per la tecnologia italiana.
Mi sono imbattuto in un annuncio di vendita di una fotocamera "Durst Automatica" del 1960.
Mi sono incuriosito e, non conoscendo affatto la produzione di fotocamere Durst, ho fatto delle ricerche in rete.
per esempio ho trovato QUI l'articolo di Marco Cavina molto dettagliato.
Vabbè, tanto per farla breve ... non ho resistito e l'ho acquistata.
Per l'esposizione ha un classico esposimetro al selenio, il cui ago si muove ancora se colpito dalla luce ma probabilmente col tempo ha perso efficienza e non è più molto affidabile. E' un fenomeno risaputo che capita in tutti gli esposimetri di questo tipo che hanno svariati anni sulle spalle.
Per fortuna è possibile utilizzarla ancora spostando la levetta anteriore su manuale ed utilizzando un esposimetro esterno, cosa che farò non appena possibile.
Per farla funzionare in automatico bisogna spostare la suddetta levetta su A e poi impostare il tempo di scatto sulla massima velocità (1/300, marcata in rosso).
Per variare l'esposizione la fotocamera usa una sorta di priorità di diaframma, in pratica si imposta un valore di diaframma (che è accoppiato sempre ad un valore di sensibilità ASA/DIN). A questo punto la fotocamera sceglie in automatico il tempo di scatto a seconda della luminosità della scena letta dall'esposimetro.
Ma il bello viene ora e riguarda come è stato implementato questo automatismo grazie alla geniale mente dei fratelli Durst.
Essa sfrutta il principio "motoristico" (se mi passate il termine) del cilindro, del pistone e della biella.
Ho trovato in rete qualche schemino esplicativo e li ho riuniti qui:
Per variare il tempo di scatto la fotocamera necessita di un meccanismo meccanico che deve rallentare l'otturatore per ottenere tempi variabili da 1/300 ad 1 secondo e tale meccanismo deve essere collegato direttamente all'esposimetro al selenio.
In pratica (se ho capito bene) una bielletta è collegata al meccanismo di scatto dell'otturatore.
Questa bielletta è fissata a sua volta ad un piccolo pistoncino che scorre all'interno di un piccolo cilindro.
La testa del cilindro si trova proprio sotto l'ago dell'esposimetro (vedi schema) che nel suo movimento a destra e a sinistra scopre o chiude dei buchini che sono sulla sommità del cilindro. Quando tali buchi sono grandi (o numerosi) allora il pistone può scorrere verso l'alto alla massima velocità, perché non deve vincere nessuna pressione d'aria all'interno della "camera di scoppio" (tranquilli, non c'è la candela!) quindi il tempo di scatto rimane inalterato ad 1/300.
Se l'ago dell'esposimetro nel suo movimento fa diventare più piccoli (o più radi) i buchi sulla testa del cilindro, il pistone farà più fatica a salire e a vincere la pressione dell'aria e il tempo di scatto diventerà via via più rallentato fino ad un secondo.
Questo sistema di controllo automatico è completamente meccanico e indipendente dalle batterie, che infatti non ci sono perché anche l'esposimetro al selenio non ne ha bisogno.
Insieme alla fotocamera mi hanno dato anche il libretto di istruzioni.
Se desiderate leggerlo, l'ho scansionato, eccolo QUI
Non ho ancora fatto delle foto alla mia Durst Automatica ma per vederne un esemplare uguale potete guardare QUI
Ora non vedo l'ora di caricarci una pellicola e provarla. ;)
ciao
Durst Automatica
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Re: Durst Automatica
Complimenti, è veramente una bella "veterana", ne avevo viste, ma la tua sembra in ottima forma.
Saluti
Gianni
La situazione è grave ma non seria.
Gianni
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Re: Durst Automatica
L'elettronica ha reso tutti imbecilli, compresi i progettisti.
Di otturatori rallentati ad aria ne ho riparati su vecchie folding, ma è la prima volta che vedo un meccanismo così raffinato ed elegante.
Di otturatori rallentati ad aria ne ho riparati su vecchie folding, ma è la prima volta che vedo un meccanismo così raffinato ed elegante.
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Re: Durst Automatica
Anche in fotografia, in Italia son state buttate via occasioni straordinarie...
"Evitate il tono troppo aspro e duro, usato dalla maggior parte di coloro che debbono nascondere la loro scarsa capacità".
(Erwin Rommel)
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Re: Durst Automatica
In realtà quella nella foto non è la mia, ancora non ho avuto modo di fotografarla, comunque le condizioni sono analoghe a quella.graic ha scritto:Complimenti, è veramente una bella "veterana", ne avevo viste, ma la tua sembra in ottima forma.
Ho notato che la maggior parte delle "Automatica" che si trovano in vendita hanno il vetrino di fianco al mirino "gaileiano" (dove c'è la scritta "Automatica") incrinato.
Questa fotocamera ha il pulsante di scatto proprio sotto al vetrino, probabilmente l'utente distratto non trovava subito il pulsante di scatto e premendo a caso sul frontale faceva forza anche sul vetrino provocando la crepa.
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Re: Durst Automatica
Una fotocamera interessante che, con l'ottica che monta, se funzionante, dovrebbe dare anche ottimi risultati.
Tienici informati degli "sviluppi" eh!
E.L.
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E.L.
"Evitate il tono troppo aspro e duro, usato dalla maggior parte di coloro che debbono nascondere la loro scarsa capacità".
(Erwin Rommel)
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Re: Durst Automatica
L'otturatore scatta bene e "ad orecchio" i tempi sembrerebbero corretti.Elmar Lang ha scritto:...Tienici informati degli "sviluppi" eh!...
Tra l'altro ho letto che ha un otturatore "pneumatico" (che non so esattamente che cosa significa).
Effettivamente è abbastanza silenziosa e il rumore di scatto è sordo e piacevole!
Se riesco nel week-end ci carico una FP4 e vediamo cosa esce!
Re: Durst Automatica
A causa del tempo piovoso di ieri non sono ancora riuscito a scattare delle foto con la Durst automatica.
In compenso, facendo altre ricerche mi sono imbattuto in una insolita versione di questa interessante fotocamera.
Si chiama "Durst Automatica EW".
Si può vedere l'immagine (non completa) su QUESTA pagina del sito Durst.
L'intera foto (ma a bassissima risoluzione) si trova anche sul PDF della storia Durst.
Per comodità di visione ho riunito qui entrambe le foto.
Ha un'ottica diversa (si legge la marca Photavit-Ennit) e si nota sul vetrino frontale la probabile finestrella secondaria del telemetro che starebbe a significare
appunto la presenza di tale sistema di messa a fuoco, non presente nella fotocamera originaria.
Non ho idea se questo modello sia mai andato in produzione oppure si sia trattato di un prototipo che non ha mai visto la luce (ma propenderei per questa seconda ipotesi visto che non si trovano informazioni da nessuna altra parte).
In compenso, facendo altre ricerche mi sono imbattuto in una insolita versione di questa interessante fotocamera.
Si chiama "Durst Automatica EW".
Si può vedere l'immagine (non completa) su QUESTA pagina del sito Durst.
L'intera foto (ma a bassissima risoluzione) si trova anche sul PDF della storia Durst.
Per comodità di visione ho riunito qui entrambe le foto.
Ha un'ottica diversa (si legge la marca Photavit-Ennit) e si nota sul vetrino frontale la probabile finestrella secondaria del telemetro che starebbe a significare
appunto la presenza di tale sistema di messa a fuoco, non presente nella fotocamera originaria.
Non ho idea se questo modello sia mai andato in produzione oppure si sia trattato di un prototipo che non ha mai visto la luce (ma propenderei per questa seconda ipotesi visto che non si trovano informazioni da nessuna altra parte).
Re: Durst Automatica
Cercando "Photavit-Ennit" ho trovato QUESTA "Photavit 36".
Essa ha il telemetro ed è ad ottiche intercambiabili.
Tra le ottiche c'è una 45mm f2.8 Ennit che potrebbe essere come quella montata sul prototipo Durst.
Ciò forse vorrebbe dire che la misteriosa Durst Automatica EW oltre ad avere il telemetro, disponesse anche di ottiche intercambiabili!
Essa ha il telemetro ed è ad ottiche intercambiabili.
Tra le ottiche c'è una 45mm f2.8 Ennit che potrebbe essere come quella montata sul prototipo Durst.
Ciò forse vorrebbe dire che la misteriosa Durst Automatica EW oltre ad avere il telemetro, disponesse anche di ottiche intercambiabili!
Re: Durst Automatica
La dizione Photavit-Ennit farebbe pensare addirittura ad un sistema ad ottiche intercambiabili, in quanto la Enna Munchen produceva on tale dizione degli obettivi, mi pare con attacco Deckel, per una camera denominata appunto Photavit., vi erano pure il tele-ennalit e il lithagon con la stessa dizione.
Probabilmente si tratta di uno studi per cui sono state usate ottiche gia disponibili, questo giustificherebbe anche la scelta dell'ennit, che pur essendo un obiettivo a tre lenti come il reomar della versione standard ha fama di qualita' inferiore.
Probabilmente si tratta di uno studi per cui sono state usate ottiche gia disponibili, questo giustificherebbe anche la scelta dell'ennit, che pur essendo un obiettivo a tre lenti come il reomar della versione standard ha fama di qualita' inferiore.
Saluti
Gianni
La situazione è grave ma non seria.
Gianni
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