È complicato ma ci provo...è difficile anche iniziare...
Anche sapere dove hai fatto la lettura portfolio sarebbe un indizio.
Vedere la foto, meglio se la serie sarebbe buono, diversamente boh?
Qual'è o qual'era per te l'intento della lettura? Cioè cosa ti aspettavi?
Per il resto una risposta è quella che ti ha dato Silverprint, l'altra è scritta nel tuo post iniziale ... Disagio.
La fotografia non deve essere una camicia di forza
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza
Ripeto, non voglio farne assolutamente un caso personale, la mia foto potra' pure essere brutta, o non piacere, o tecnicamente non ineccepibile o tutto quello che si vuole ma il punto non e' questo. Il punto e' tutto nell'assunto che mi e' stato gridato in faccia e che ho utilizzato per il titolo del post. La foto e' stata capita, ci stava nel resto della raccolta, solo che questo ( uno sui sei che hanno visto la raccolta) mi ha fatto questo appunto; appunto che trovo pesantissimo perche' in qualche modo lesivo della mia liberta' di espressione, ma che, nello stesso tempo, mi ha messo una pulce nell'orecchio, non ho forse leso io la liberta' del fruitore di avere un immagine piu' completa o piu' esaustiva e non cosi' "stretta" come la mia? Questa sarebbe la riflessione.
Se proprio insistete mi faccio prestare una macchina da qualcuno e nel w.e. cerco di riprodurla come posso, ma ripeto, non mi interessa ne di me ne' della mia foto.
Cerco di rispondere a tutti:
non intendo obbligare chi dissente a girare pagina, forse mi sono espresso male, pero' credo che in fotografia il "cosi' non si fa" non esista, se hai capito quello che la foto sottointendeva, vuol dire che il suo scopo l'ha raggiunto, se poi pensi che si poteva fare di meglio, sicuramente si, ma, come posso dire, critica o dissenti su tutto, ma non su una mia consapevole scelta che poi ha raggiunto il suo scopo. Il livello medio dei lettori era sicuramente piu' alto del mio livello di fotografo.
Mi interessa questo:
Posso dire che l'immagine e' stata prima vista con gli occhi e poi ho pensato a come realizzarla, niente di costruito a priori quindi.
la scelta di sfuocare tutto il resto a parte il soggetto principale, non vuole essere ne' il messaggio in se ne' un esercizio di stile, mi sembra solo una buon metodo per togliere tutto il "noise" che sta intorno. Cosa cerco in una lettura di portfolio booh! Forse spunti come questo....
Fabio
Se proprio insistete mi faccio prestare una macchina da qualcuno e nel w.e. cerco di riprodurla come posso, ma ripeto, non mi interessa ne di me ne' della mia foto.
Cerco di rispondere a tutti:
non intendo obbligare chi dissente a girare pagina, forse mi sono espresso male, pero' credo che in fotografia il "cosi' non si fa" non esista, se hai capito quello che la foto sottointendeva, vuol dire che il suo scopo l'ha raggiunto, se poi pensi che si poteva fare di meglio, sicuramente si, ma, come posso dire, critica o dissenti su tutto, ma non su una mia consapevole scelta che poi ha raggiunto il suo scopo. Il livello medio dei lettori era sicuramente piu' alto del mio livello di fotografo.
Mi interessa questo:
Ma non credo ci sia niente di male, ci sono libri che ti prendono talmente che devi per forza finirli di leggere anche se sono le due del mattino, o film che ti fanno evadere totalmente da tutto quello che sta intorno che perdi la sensazione del tempo,(purtroppo la mia foto neppure si avvicina a questo...).La scelta di forzare pesantemente il piano di fuoco per costringere a guardare solo i sassi è un messaggio fatto con la testa e non con gli occhi.Un'immagine del genere sarà, per l'osservatore, estremamente "opaca"* ed appunto si sentirà obbligato dentro i suoi schemi.
Posso dire che l'immagine e' stata prima vista con gli occhi e poi ho pensato a come realizzarla, niente di costruito a priori quindi.
la scelta di sfuocare tutto il resto a parte il soggetto principale, non vuole essere ne' il messaggio in se ne' un esercizio di stile, mi sembra solo una buon metodo per togliere tutto il "noise" che sta intorno. Cosa cerco in una lettura di portfolio booh! Forse spunti come questo....
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza
Diversamente non può essere. IMHO.Silverprint ha scritto: ... ... ...
credo che in una lettura portfolio non abbia senso cercare approvazione e che sia molto più utile e formativo cercare di capire il motivo delle reazioni del lettore.
Scusammi me ti ho fatto quelle domande è solo per tentare di compredere...perchè di letture portfolio ne ho vista qualcuna ed ho visto anche tante persone con le lacrime agli occhi.
Per il resto che dirti? Hai ragione!
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza
Premetto che non credo nel veicolamento di messaggi attraverso le foto (almeno non messaggi verbali) ma forse non mi sono spiegato... ci riprovo anche se non mi è facile.
Non parlo della foto in questinoe, anche perché non l'ho vista ma in generale di foto a senso unico dove chi guarda è costretto ad un`interpretazione univoca.
Di queste foto ci sono milioni di esempi e mi pare siano la maggior parte di quelle prodotte, sono immagini che grazie a tecniche fotografiche ben riconoscibili nascondono o snaturano molta parte dell'immagine lasciando solo il soggetto in bella mostra.
Uso di pesanti vignettature, sfocati particolarmente ampi, prospettive forzate, contrasti particolari, linee guida ferree, ecc. sono tutti metodi per ingabbiare il fruitore.
Si vedano ad esempio le differenze tra M. Kenna e B. e H. Becher per capire come pur avendo un soggetto estremamente chiaro, il primo forzi lo spettatore ad una visione univoca, i secondi lascino molto più spazio all'interpretazione.
Forse mi sono spiegato anche peggio di prima.
Non parlo della foto in questinoe, anche perché non l'ho vista ma in generale di foto a senso unico dove chi guarda è costretto ad un`interpretazione univoca.
Di queste foto ci sono milioni di esempi e mi pare siano la maggior parte di quelle prodotte, sono immagini che grazie a tecniche fotografiche ben riconoscibili nascondono o snaturano molta parte dell'immagine lasciando solo il soggetto in bella mostra.
Uso di pesanti vignettature, sfocati particolarmente ampi, prospettive forzate, contrasti particolari, linee guida ferree, ecc. sono tutti metodi per ingabbiare il fruitore.
Si vedano ad esempio le differenze tra M. Kenna e B. e H. Becher per capire come pur avendo un soggetto estremamente chiaro, il primo forzi lo spettatore ad una visione univoca, i secondi lascino molto più spazio all'interpretazione.
Forse mi sono spiegato anche peggio di prima.
Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza
la penso come te ma infatti cerco di evitare giudizi e giudicanti. ma se sento il bisogno di essere giudicato lo ammetto è dura digerire una critica aspra e apparentemente illogica ... in realtà se non esiste così non si fa in fotografia non esiste nemmeno nella critica della fotografia. Quindi la critica è sempre accettabile, ma se proprio non ti torna e non sei d'accordo l'unica strada per trovare soddisfazione è un confronto con chi ha espresso codesto giudizio.effegi61 ha scritto::............
non intendo obbligare chi dissente a girare pagina, forse mi sono espresso male, pero' credo che in fotografia il "cosi' non si fa" non esista,......
Fabio
marco guerriero
Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza
Guerie', il confronto l'ho cercato, molto timidamente devo ammettere, ma non c'e' stato verso, e poi, tuttosommato, meglio tornare a casa con quella pulce nell' orecchio che dicevo, piuttosto che con una mediazione senza ne' vinti ne' vincitori, tanto alla fine e' un gioco, serio, ma sempre gioco. Non e' tanto il bisogno di essere giudicati, quanto il bisogno di condividere con gli altri le tue immagini, se ti va bene da questi eventi ti puo' scaturire una piccola pubblicazione su qualche rivista e se ti va male e' giusto che pubblichino qualcun altro, mi sembra un modo molto democratico, meno democratico di quei siti dove ognuno puo' pubblicare cio' che vuole, ma dove c'e' pure tanta monnezza, e questa votazione "popolare" dei "mi piace" non mi ha mai convinto. Per cui se uno fotografa come a tenersi un diario personale tutto questo non serve, ma se invece vorrebbe che i suoi racconti siano condivisi, secondo me rimane una buona strada.
Daniele io invece credo molto alla fotografia come linguaggio, certo, ogni linguaggio ha la sue peculiarita', passare da un linguaggio che si esprime per immagini, ad esprimere un concetto verbale, equivale a farne una lettura ed a ricavarne come si dice una frase di senso compiuto contenente almeno un verbo. Il passaggio non e' semplicissimo lo ammetto e spesso non e' neppure univoco, dipende da moltissimi fattori, ma meglio che non mi addentri in questo campo perche' non sono un esperto ed e' facilissimo inciampare. Tra l'altro negli esempi che fai citi, ovviamente senza saperlo, un'altra foto della mia raccolta anche questa stroncata senza pieta' (sempre dallo stesso mentre agli altri piaceva), parlo di una foto dove sono intervenuto con una vignettatura pesantissima, che per me serviva come rafforzativo di quello che c'era sotto, per il lettore serviva invece a nascondere un difetto della stampa! Cose di quel tipo non si fanno, mi ha detto, se c'e' ( la vignettatura) deve essere appena percettibile, la sottolineatura si percepisce lo stesso. Ma se devo sottolineare la frase di un libro (mio) potro' utilizzare il pennarello che voglio? O sono obbligato a farlo a matita? Sara'. I due autori che citi li conosco abbastanza bene, e quello che dici di loro mi interessa molto, Per il kenna non ci piove, difficilmente quelli che guardano le sue foto le traducono in emozioni discordanti, per i Becker invece, a parte il discorso della ossessiva catalogazione e seralita', gli ho sempre visti come dei perfetti documentaristi, quindi sinceramente non saprei cosa e come interpretare se non come: questo e' (forse adesso era) cosi'.
Fabio
Daniele io invece credo molto alla fotografia come linguaggio, certo, ogni linguaggio ha la sue peculiarita', passare da un linguaggio che si esprime per immagini, ad esprimere un concetto verbale, equivale a farne una lettura ed a ricavarne come si dice una frase di senso compiuto contenente almeno un verbo. Il passaggio non e' semplicissimo lo ammetto e spesso non e' neppure univoco, dipende da moltissimi fattori, ma meglio che non mi addentri in questo campo perche' non sono un esperto ed e' facilissimo inciampare. Tra l'altro negli esempi che fai citi, ovviamente senza saperlo, un'altra foto della mia raccolta anche questa stroncata senza pieta' (sempre dallo stesso mentre agli altri piaceva), parlo di una foto dove sono intervenuto con una vignettatura pesantissima, che per me serviva come rafforzativo di quello che c'era sotto, per il lettore serviva invece a nascondere un difetto della stampa! Cose di quel tipo non si fanno, mi ha detto, se c'e' ( la vignettatura) deve essere appena percettibile, la sottolineatura si percepisce lo stesso. Ma se devo sottolineare la frase di un libro (mio) potro' utilizzare il pennarello che voglio? O sono obbligato a farlo a matita? Sara'. I due autori che citi li conosco abbastanza bene, e quello che dici di loro mi interessa molto, Per il kenna non ci piove, difficilmente quelli che guardano le sue foto le traducono in emozioni discordanti, per i Becker invece, a parte il discorso della ossessiva catalogazione e seralita', gli ho sempre visti come dei perfetti documentaristi, quindi sinceramente non saprei cosa e come interpretare se non come: questo e' (forse adesso era) cosi'.
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza
E' una discussione molto scivolosa, ci sono innumerevoli scuole di pensiero in ambito fotografico/estetico e non e' facile commentare su questa discussione senza sapere bene il discorso fatto dal lettore o aver visto la serie in questione.
Dopo aver letto i vari interventi mi sembra che la questione si riduca alla critica vista come limitazione della propria libertà d'espressione.
Fabio (Effegi), perdonami se ho interpretato male, ma da quello che hai scritto sembra che tu abbia sottoposto i tuoi scatti ad un "esperto" e di fronte alle critiche ti sia risentito perchè le hai vissute come limitazioni delle tua libertà espressiva, ma come si può criticare e giudicare un lavoro se non si impostano dei "paletti"?
Ovviamente, escludendo errori tecnici grossolani, si può giustificare tutto in una foto dicendo: "è una mia scelta espressiva", ma cio' non toglie che sia completamente d'accordo con Andrea (Silverprint) quando dice che "chi le guarda deve essere liberissimo di approvare o detestare le scelte del fotografo".
Proprio nell'ultimo intervento hai scritto che una delle motivazioni che ti ha spinto a partecipare alla lettura portfolio sarebbe stata la possibilità di pubblicazione in una rivista perchè desideri condividere le tue foto.
Il desiderio di condividerle però non ti porta a pubblicarle in rete perchè in questi siti "c'e' pure tanta monnezza", quindi mi viene da pensare che non sia solo un interesse nella condivisione, ma ci sia anche un'ambizione nell'avere il tuo lavoro giudicato di un certo spessore "artistico" ed incluso in pubblicazioni serie.
In tal caso, usando un tuo esempio, sei liberissimo di sottolineare i tuoi libri coi pennarelli , ma poi non puoi pretendere che questi libri siano incensati da persone che preferiscono la sottolineatura a matita.
Tra l'altro mi sa che qui caschi parecchio male, visto che ho notato nel forum un certo andazzo in seguito alla pubblicazione di Andrea (Silverprint) del suo articolo sulle foto opache e trasparenti.
Se ti puo' consolare Giacomo Brunelli usa tutte le tecniche "opache" che il lettore ti ha criticato ed espone e vende le sue stampe tramite la Photographer's Gallery di Londra (una delle gallerie fotografiche più importanti al mondo).
Probabilmente se avesse presentato il suo portfolio alla stessa persona alla quale l'hai mostrato tu, gli avrebbe causato un infarto
Dopo aver letto i vari interventi mi sembra che la questione si riduca alla critica vista come limitazione della propria libertà d'espressione.
Fabio (Effegi), perdonami se ho interpretato male, ma da quello che hai scritto sembra che tu abbia sottoposto i tuoi scatti ad un "esperto" e di fronte alle critiche ti sia risentito perchè le hai vissute come limitazioni delle tua libertà espressiva, ma come si può criticare e giudicare un lavoro se non si impostano dei "paletti"?
Ovviamente, escludendo errori tecnici grossolani, si può giustificare tutto in una foto dicendo: "è una mia scelta espressiva", ma cio' non toglie che sia completamente d'accordo con Andrea (Silverprint) quando dice che "chi le guarda deve essere liberissimo di approvare o detestare le scelte del fotografo".
Proprio nell'ultimo intervento hai scritto che una delle motivazioni che ti ha spinto a partecipare alla lettura portfolio sarebbe stata la possibilità di pubblicazione in una rivista perchè desideri condividere le tue foto.
Il desiderio di condividerle però non ti porta a pubblicarle in rete perchè in questi siti "c'e' pure tanta monnezza", quindi mi viene da pensare che non sia solo un interesse nella condivisione, ma ci sia anche un'ambizione nell'avere il tuo lavoro giudicato di un certo spessore "artistico" ed incluso in pubblicazioni serie.
In tal caso, usando un tuo esempio, sei liberissimo di sottolineare i tuoi libri coi pennarelli , ma poi non puoi pretendere che questi libri siano incensati da persone che preferiscono la sottolineatura a matita.
Tra l'altro mi sa che qui caschi parecchio male, visto che ho notato nel forum un certo andazzo in seguito alla pubblicazione di Andrea (Silverprint) del suo articolo sulle foto opache e trasparenti.
Se ti puo' consolare Giacomo Brunelli usa tutte le tecniche "opache" che il lettore ti ha criticato ed espone e vende le sue stampe tramite la Photographer's Gallery di Londra (una delle gallerie fotografiche più importanti al mondo).
Probabilmente se avesse presentato il suo portfolio alla stessa persona alla quale l'hai mostrato tu, gli avrebbe causato un infarto
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza
claudiamoroni ha scritto:Tra l'altro mi sa che qui caschi parecchio male, visto che ho notato nel forum un certo andazzo in seguito alla pubblicazione di Andrea (Silverprint) del suo articolo sulle foto opache e trasparenti.
Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza
Sono d’accordo, e’ un discorso scivoloso però, comunque, in ogni caso, c’e’ una bella differenza tra il dire: "non mi interessa", "non mi piace", "non ti capisco" oppure "detesto le scelte che hai perseguito", assolutamente tutto legittimo; e il dire: "cosi e’ sbagliato e non si può fare", sempre riferendosi a scelte espressive bene inteso. Per scelta espressiva intendo per esempio: tutto a fuoco oppure poco o nulla a fuoco, potrai dirmi che la tal foto con tutto a fuoco poteva rendere di più, o che forse sarebbe stato opportuna una profondita' di campo maggiore, ma non puoi dirmi che non posso scattare eventualmente anche con niente a fuoco. Riguardo al discorso della condivisione e’ esattamente come dici, se mi viene riconosciuto almeno un minimo di spessore bene, altrimenti la mia monnezza me la tengo volentieri a casa mia, che viviamo già in un mondo abbastanza inquinato! O se vogliamo essere meno violenti, se ne vale la pena si pubblica, altrimenti non ha senso, e si sa, ogni scarafone e’ bello a mamma sua. Non conosco questi articoli foto opache e trasparenti, sono abbastanza nuovo del forum ma andrò subito a cercare. Ti ringrazio per il link del Brunelli, le foto le avevo viste su una rivista qualche anno fa ma poi non sono più riuscito ad approfondire, non mi ricordavo neppure il nome, inutile che ti dica che mi piacciono proprio tanto.
Fabio
P.S. però la storia dei paletti non l’ho capita…..io paletti non ne voglio…
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Re: La fotografia non deve essere una camicia di forza
Il mio articolo citato da Claudia lo trovi su YET magazine #5, in versione originale inglese o, tradotto in italiano, sul mio blog.effegi61 ha scritto:...Non conosco questi articoli foto opache e trasparenti, sono abbastanza nuovo del forum ma andrò subito a cercare. …
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