Oggi sto indagando sulle lastre al bromuro d'argento sensibili alle radiazioni ionizzanti (nessuna pretesa artistica, tranquilli, è una curiosità tecnica).
Vrniamo al problema: è comunemente riportato che i raggi x molli producono un contrasto maggiore dei duri: però voi mi insegnate, e l'ho sperimentato a mia volta, che una volta impresaionata la pellicola il contrasto del negativo lo posso ampiamente variare con lo sviluppo, quindi tendenzialmente l'esposizione in sé non dovrebbe costituire una limitazione così forte. Però: il minor vontrasto dei raggi x duri è comunemente attribuito alla minore differenza di attenuazione dei raggi stessi fra i differenti materiali. A me la cosa non convince e ne spiego il motivo: chi sa di cosa sto parlando probabilmente conosce anche il principio di funzionamento di un tubo radiogeno, e sa che gli spettri di emissione con tensioni di alimentazione diverse sono profondamente diversi; nello specifico, se alimento ad alta tensione, sposto certamente il picco di emissione su una frequenza maggiore, ma ne estendo lo spettro totale di molto, amdando ad emettere una sorta di "luce x bianca", mi sia passata la similitudine. Tornando a noi, ho il sospetto che sia questa la causa principale del minor contrasto rilevato; un po come fotografare con un comune negativo bn una finestra di una chiesa tutta colorata: se dall'altro lato ho il sole, avrò una differenza di densità molto contenuta fra i diversi colori del vetro, mentre se dietro al vetro ci metto un faro a led monocromatico, sul negativo avrei parti di vetro nere ed altre trasparenti.
In sostanza, una minore differenza di assorbimento con frequenze più elevate ci può stare, ma il minor contrasto (eventualmente correggibile in fase di sviluppo?), non è attribuibile in buona parte all'aumentata estensione dello spettro emesso?
A titolo di confronto: qualcuno ha esperienza sul contrasto fornito dalle gammagrafia di ispezione?
Grazie mille a chi vorrà darmi una mano.
Vieni a scoprire il 