Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Discussioni sugli scanner per l'acquisizione digitale dei rullini fotografici

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Lollipop
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Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Messaggio da Lollipop »

Riprendo qui la discussone nata qua topic21797-10.html circa la resa nell scanner dei negativi realizzati per andare nell'ingranditore.
Questa è la scansione di stampa su carta politenata fatta con grado 2 (quindi un negativo dal contrasto ottimale) con ingranditore a diffusore:
img20200819_14535292.jpg
Questo è lo screenshot di come il mio scanner Epson V370 vede il contenuto tonale del negativo:
Schermata 2020-08-19 alle 14.49.33.png
Ora vado a riscontrare i margini del contenuto del negativo, riassegnando il bianco e il nero:
Schermata 2020-08-19 alle 14.50.21.png
Il contenuto tonale, ottimale per la stampa con grado due con ingranditore, occupa solo 90 livelli campionabili su 256, cioè meno di un terzo dei disponibili
Riassegnando il bianco (255) e nero (0) questi non aumenteranno ma l'immagine verrà "stirata" dal sw assegnando ai livelli mancanti (buchi tonali) valori arbitrari per interpolazione, indipendente dal fatto che venga fatto in fase di acquisizione o in post produzione.

Questa è il negativo acquisito dallo scanner (2400 dpi), con tutto il suo bel rumore digitale scambiato spesso per "grana"...
img20200819_14475818.jpg
... con l'istogramma stracciato a causa dell'azione sul contrasto (rassegnazione del bianco e del nero)
Schermata 2020-08-19 alle 15.18.32.png
L'ho enfatizzato un po' lavorando in jpeg anziché ad alta risoluzione TIFF per far vedere l'effetto ma anche con quest'ultimo la cosa non cambia e, soprattutto, la stragrande maggioranza lavora con i jpeg.

Conclusioni, per carità, personalissime: i negativi che nascono per essere stampati possono essere si scansionati ma occupano una banda molto limitata della ottusa visone dello scanner. Per quest'ultimi il negativo andrebbe portato al massimo contrasto concesso dalla curva caratteristica della pellicola, al fine di avere più livelli campionati possibili.


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_Alex_
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Re: Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Messaggio da _Alex_ »

In realtà il trucco per aggirare questo problema c'è:
lavorare alla massima capacità in bit per canale dello scanner, ovviamente in Tiff o Png (Jpg è limitato a soli 8bit per canale), che sono lossless.

Facciamo un esempio basato sul mio Nikon LS4000:
avendo a disposizione 14bit per canale, avremo un file monocromatico che contiene 2^14=16384 livelli di grigio.
In proporzione rispetto ad 8bit per canale

90:256=x:16384
x=(90*16384)/256=5760

In altre parole il file originale dal quale generare il Jpg da stampare contiene 5760 (circa) livelli di grigio da rimappare in 256 livelli di destinazione, ciò significa che 5760/256=22,5 (arrotondiamo a 22) livelli di grigio dovranno essere 'mediati' (interpolati) per diventare un solo livello di grigio nel file finale ma, essendo tutte informazioni utili (avete attivato la multiscansione, si? Almeno 3 passaggi, poi si fa il denoising) il rumore finale nell'immagine sarà QUASI azzerato.
Dico quasi perché, ovviamente, l'ideale non esiste, ma lo abbiamo talmente ridotto che è pressoché sparito.
Adesso convertiamo il file ad 8bit per canale e l'istogramma sarà pieno, ovvero non mostrerà il problema evidenziato sopra.
Il file per l'archiviazione NON dev'essere Jpg, ma Tiff o Png ad 8bit per canale, la conversione in Jpg si fa solo prima di mandare il file allo stampatore (usando altri 'trucchi' per ottenere una stampa di taglio professionale).

Qualcuno, giustamente, si chiederà:
qual è la profondità in bit minima per aggirare lo stiracchiamento dell'istogramma?
Facciamo due conti: 90 è poco più di un terzo di 256 e 256 è 2^8, perciò 1/3 della profondità di colore di lavoro dovrà eccedere i 256 livelli.
2^9 fa 512 e 2^10 fa 1024, 1/3 di 1024 sono 341, quindi bisogna lavorare ALMENO a 10bit di profondità di colore per canale.

Questo è il tipo di approccio al lavoro che deve sempre essere adoperato nell'elettronica e nell'informatica: impiego la massima capacità del mio dispositivo in fase di cattura delle informazioni (nel caso dello scanner, max risoluzione ottica, multiscansione), scrematura delle informazioni (denoising, deblur/refocus, NON maschera di contrasto), prima elaborazione (eventuale correzione distorsione lente, se a colori correzione delle aberrazioni cromatiche e delle dominanti di colore), salvataggio del master alla massima qualità possibile in formato lossless per l'archiviazione.
Abbiamo così ottenuto il 'negativo digitale' (passatemi il termine) dalla nostra scansione.
A questo punto partiamo dal file archiviato per fare tutte le manipolazioni che vogliamo per ottenere la resa che avevamo in testa quando abbiamo scattato, oppure, se abbiamo nuove idee, quelle che servono per assecondare la nuova visione.
Il passaggio finale per la stampa consiste nei seguenti step:
- se a colori, riduzione dello spazio colore a sRGB, con intento percettivo o relativo (fate delle prove con un monitor calibrato e profilato, avendo cura di procurarvi i files .icc dello stampatore per controllare di perdere meno informazioni possibili a causa delle differenze di ampiezza dello spazio colore della stampante rispetto a quello del vostro file: la pellicola ha uno spazio colore enorme)
- ridimensionamento del file alle dimensioni di stampa, per esempio, se la stampa sarà effettuata a 300spi (attenzione, samples per inch, non dot per inch, anche se solitamente vengono dichiarati dpi per significare spi) a dimensioni 10x15cm (4x6 pollici, 10x15cm è arrotondato...) avremo il lato corto da 4x300=1200pixel e quello lungo da 6x300=1800pixel
- maschera di contrasto con raggio inferiore al pixel (0,5 o 0,7 a seconda delle dimensioni di stampa) ed in quantità tale da far apparire una grana fine e secca che serve per la sensazione di nitidezza della stampa finale
- quando spedite il file ricordate di disattivare tutte le elaborazioni automatiche dello stampatore attraverso l'interfaccia del sito che scegliete, oppure contattate gli stampatori e chiedete la stampa diretta senza modifiche al vostro file.

Fate un pò di prove per ottimizzare i parametri, soprattutto se scegliete le stampe borderless, che si mangiano il 2% dell'immagine in media (io preferisco la cornice con la firma, i ritagli li faccio prima).
Chi stampa in casa dovrebbe tarare tutta la catena, anche la stampante, con uno spettrofotometro, inoltre bisogna scoprire gli spi reali della stampante, ad esempio le Epson, solitamente, stampano a 340spi, mentre i dpi vengono solitamente pompati per far apparire il prodotto più accattivante.
Se ogni spi viene creato, ad esempio, con 5 puntini colorati, 340x5=1700dpi, che sono quelli scritti solitamente sulla scatola della stampante.

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Re: Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Messaggio da Silverprint »

Ecco.

Grazie Mille!
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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Re: Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Messaggio da kiodo »

Oltre a utilizzare lo scanner al massimo delle sue possibilità, come suggerito da @_Alex_ , io riscontro miglior qualità (più finezza nei passaggi tonali) quando scansiono il negativo come fosse un'immagine positiva, rimandando l'inversione ad una fase successiva. Non so se ci sia una spiegazione teorica a ciò, ma per me funziona.
Please, please!
Immagine
PaTerson, una sola T! :wall: :wall: :wall: =))

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Re: Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Messaggio da _Alex_ »

E' vero e si riscontra anche in un altro tipo di elaborazione: la rotazione.
Qualcuno avrà notato che, alcuni anni fa, i software avevano implementati 2 algoritmi per la rotazione:
- quello classico, che copia uno ad uno i singoli pixel dalla matrice di partenza a quella di arrivo
- quello senza perdita di dati, che lascia intatta la matrice e scrive nei metadati l'orientamento dell'immagine
Ultimamente non si vede più questa doppia possibilità (ma verificate sul vostro software, io uso Linux e non ho tutto a disposizione), suppongo che i programmatori abbiano scelto di implementare solo il secondo algoritmo, sia per non perdere qualità nell'operazione, sia perché è più efficiente in termini di tempo e risorse hardware impiegate.

Il problema è il seguente: ogni operazione che avviene sui dati ne distrugge qualcuno, anche nei casi come la copia digitale dentro una matrice, che dovrebbe avvenire senza perdita.

Allo stesso modo lo scanner vede tutto in positivo, l'inversione viene effettuata con un'elaborazione successiva, che può essere effettuata sia in hardware che in software.
Ironia della sorte, in questo caso l'operazione è meno efficiente dal punto di vista computazionale (tempo e risorse hardware del pc da impiegare per convertire a valle, piuttosto che prendere i dati già belli e pronti dallo scanner, che lo farebbe più velocemente col proprio hardware, se presente, oppure col driver via software) ma, evidentemente, l'operazione dello scanner è più 'rudimentale' rispetto a quella perfezionata di un software dedicato e ben scritto e perde più informazioni dal dato catturato.

Da queste poche righe possiamo trarre alcune conclusioni interessanti:
- lo scanner è uno strumento di misura (un densitometro sotto mentite spoglie) ed andrebbe usato come tale: il suo output dev'essere il più grezzo (meno lavorato) possibile
- ogni operazione fa perdere qualità, quindi, come nel caso dell'analogico (in questo non è cambiato nulla) bisogna cercare di catturare la massima quantità possibile di informazioni in fase di ripresa per avere margini di lavoro dopo e bisogna organizzare il lavoro fino all'archiviazione del 'negativo' cercando di fare meno passaggi possibili e più ottimizzati possibili (cioè l'equivalente di avere una lente migliore sotto l'ingranditore, metterlo perfettamente a squadra, stendere bene il foglio sul piano ecc...)
- l'ovvio corollario è che l'elettronica e l'informatica non fanno miracoli, quelli sono prerogativa ed, eventualmente, gentile concessione di un tizio particolarmente riservato al quale possiamo parlare, ma non ci risponde a voce: se non sta sul negativo nessun dispositivo è in grado di ricostruire il dato vero, possiamo solo tirare ad indovinare con algoritmi (come l'interpolazione) che si basano su calcoli effettuati sui dati presenti, ad esempio li possono clonare, mediare, modificare intenzionalmente secondo le direttive dell'operatore, ma una volta calcolato il valore di un pixel noi andiamo a sostituire un dato misurato con uno calcolato, perdiamo un dato effettivamente presente e lo sostituiamo con uno ipotizzato, perciò si parla di editing distruttivo

In alcuni campi l'analogico è ancora superiore al digitale, è questo che giustifica la digitalizzazione dei negativi per chi ha la pazienza ed il tempo di farli e la passione per andare a catturare delle immagini con quel metodo:
- le pellicole negative hanno una latitudine di posa che si avvicina a quella dell'occhio umano, i sensori quella di una diapositiva
- lo spazio colore della pellicola è smaccatamente più ampio di quello delle fotocamere digitali e gli scanner sono in grado di catturarlo quasi tutto
- la durata dei dati sulla pellicola è molto maggiore di quella sui supporti digitali, i backup seri si fanno su nastro, pur essendo soggetti a maggiore degrado naturale
- l'alogenuro d'argento cattura luce anche con un angolo di incidenza del fascio luminoso lontano dall'ortogonale, consentendo una costruzione più semplice degli obiettivi
- la Nikon Fm2 funziona anche a -40°C, suppongo che siano capaci di cose simili anche le altre analogiche, il digitale sotto i -10°C è parecchio rognoso, in particolar modo per le batterie (non molti di noi scattano in Antartide, mi direte, ma come la mettiamo per chi nasce in Norvegia? O comunque a latitudini simili, da un lato o dall'altro del mondo)

Il vantaggio del digitale sta nelle prestazioni ad alti iso e nella comodità:
- l'immagine è immediatamente fruibile ed il negativo da archiviare non subisce manipolazioni
- la copia avviene senza degrado dell'immagine
- si possono fare video e foto con lo stesso apparecchio
- non essendoci avanzamento della pellicola, ma un buffer temporaneo che contiene più foto, la raffica è più veloce e consente di catturare più facilmente attimi molto veloci
- maggiore compattezza e leggerezza, se non si scelgono apparecchi ultra professionali, ad esempio io ho la Fuji XE2 e la Panasonic GM5 che hanno la struttura e l'estetica delle fotocamere a telemetro e ci si può portare un corredo molto versatile in spazi ridicoli (Fuji bastarda, perché hai tolto di mezzo la serie XE dopo la 3?)
- possibilità di imitare efficacemente la stragrande maggioranza dei filtri in postproduzione (no, il polarizzatore e gli nd, di qualunque tipo, non si possono imitare) eliminando la necessità di montarli davanti all'obiettivo, conservando luminosità e qualità immagine in fase di ripresa

In sostanza io ho smesso di scattare in analogico per questioni di tempo ed impegni, ma non mi sogno minimamente di vendere l'Fm2New, il 28mm shift, il 50ino F/2 e gli scanner: mi piace il mood di quando scatto in analogico e spero, un giorno, di poter riprendere a farlo ed a sviluppare in casa.

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Re: Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Messaggio da .ila. »

Io sono uno scansionatore seriale da tanti anni, 8 bit e 16 bit per canale, tiff e raw, portandomi in post produzione anche il velo. Ma se un'informazione manca... manca sia a 8 che a 16 bit. Ne ho provati tanti e tutti con software professionale, e in comune hanno un bel tallone d'Achille: il sensore non vede i supporti trasparenti poi così bene come dicono (...quando te lo vendono). E ciò che non vedono, è un'informazione che non c'è. Tralascio il rumore digitale, che tanto è una costante.

Mi manca da provare gli scanner a tamburo, per mera curiosità poiché a quanto dicono siano i veri scanner per pellicola.
“quando ci penso vorrei tornare
dalla mia bella al casolare
Emilia mia Emilia in fiore
tu sei la stella tu sei l’amore”

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Re: Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Messaggio da Lollipop »

_Alex_ ha scritto:
20/08/2020, 8:49
In realtà il trucco per aggirare questo problema c'è:
lavorare alla massima capacità in bit per canale dello scanner, ovviamente in Tiff o Png (Jpg è limitato a soli 8bit per canale), che sono lossless.

Facciamo un esempio basato sul mio Nikon LS4000:
avendo a disposizione 14bit per canale, avremo un file monocromatico che contiene 2^14=16384 livelli di grigio.
In proporzione rispetto ad 8bit per canale

90:256=x:16384
x=(90*16384)/256=5760

In altre parole il file originale dal quale generare il Jpg da stampare contiene 5760 (circa) livelli di grigio da rimappare in 256 livelli di destinazione, ciò significa che 5760/256=22,5 (arrotondiamo a 22) livelli di grigio dovranno essere 'mediati' (interpolati) per diventare un solo livello di grigio nel file finale ma, essendo tutte informazioni utili (avete attivato la multiscansione, si? Almeno 3 passaggi, poi si fa il denoising) il rumore finale nell'immagine sarà QUASI azzerato.
Dico quasi perché, ovviamente, l'ideale non esiste, ma lo abbiamo talmente ridotto che è pressoché sparito.
Adesso convertiamo il file ad 8bit per canale e l'istogramma sarà pieno, ovvero non mostrerà il problema evidenziato sopra.
Il file per l'archiviazione NON dev'essere Jpg, ma Tiff o Png ad 8bit per canale, la conversione in Jpg si fa solo prima di mandare il file allo stampatore (usando altri 'trucchi' per ottenere una stampa di taglio professionale).

Qualcuno, giustamente, si chiederà:
qual è la profondità in bit minima per aggirare lo stiracchiamento dell'istogramma?
Facciamo due conti: 90 è poco più di un terzo di 256 e 256 è 2^8, perciò 1/3 della profondità di colore di lavoro dovrà eccedere i 256 livelli.
2^9 fa 512 e 2^10 fa 1024, 1/3 di 1024 sono 341, quindi bisogna lavorare ALMENO a 10bit di profondità di colore per canale.
WOW @_Alex_ ! Ottimi ed interessantissimi interventi.
In merito a quanto sopra riportato tutto funziona in linea teorica ma non fa i conti con la realtà, almeno per quella degli scanner consumer e prosumer.
La scansione del mio negativo l'ho fatto proprio a 16 bit ma sono pronto a mangiarmi un'enorme cacca di mammut (cit. vediamo che l'indovina) se questa è fatta davvero a quella profondità. Si dovrebbe sapere che elettronica ha a bordo ma sono arciconvinto che sia la semplice trasposizione software di una scansione a 8 bit in una parola a 16.
C'è poi un'altro problema, legato al sensore e al convertitore A/D, che è quello del rumore: quanti sono i bit disponibili sopra il rumore? Il V370 è accreditato dal produttore di una DMax di 3,7 ma il mio test, fatto con una semplice striscia Stouffer (scansionata con il profilo dedicato e assegnato da Vuescan) lo riporta ad un più modesto 2.15.
Schermata 2020-08-20 alle 21.09.10.png
Tra l'altro, vedendo la mia scansione del negativo, la dinamica utile priva di rumore è presumibilmente ancora meno.

Il grafico della curva di sensibilità sopra riportato porta subito ad alcune osservazioni:
- la risposta dello scanner è completamente diverso dalla carta, almeno per quelle che sulla pellicola sono le ombre (questo spiega come con lo scanner si riesca a recuperare dettagli che in stampa analogica sarebbero invece perduti);
- le luci, che sul negativo sono densità, sono quelle più soggette a piallature e a rumore (esattamente, ma ovviamente invertito, come succede coi sensori digitali delle fotocamere e per i quali le ombre sono quelle più soggette a rumore);
- la campana della scansione di un negativo dovrebbe stare più a sinistra possibile nell'istogramma.

Per quest'ultimo punto va da se che il supporto migliore per la scansione è quello trasparente, perché allontana la campana dalla zona di lavoro del sensore più rumorosa.

Il grafico dice un'altra cosa: un negativo non destinato alla stampa ma solo al processo ibrido dovrebbe coprire l'intera dinamica REALE del sensore, per mezzo di uno sviluppo dedicato a questa. La cosa non è strana: già di per se, con la stampa, adattiamo lo sviluppo per far stare il contrasto nella carta.
Qui mi serve un aiuto: a quanto corrisponde il gradiente di contrasto del negativo per raggiungere una densità di 2,15 per una scena a contrasto normale?

PS in negativo oggetto della stampa e della scansione in apertura è su Fomapan 400 35mm, con base in triacetato di cellulosa e quindi piuttosto densa.

PPS (ri)leggo solo ora che hai parlato di algoritmi di denoising ma la considero una pratica di manipolazione dell'immagine che porta ancora più lontano il mondo analogico dalla sua natura: per me è roba da digitalisti.
Lorenzo.

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Re: Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Messaggio da _Alex_ »

Non credo di aver capito tutte le tue domande (e non so nemmeno se sono in grado di rispondere...), ma ci provo.

2,1 è il limite teorico del gamma che può stare in un file Jpg, perché è il massimo che si può ottenere con 8bit.
2,15 è un filino superiore, il che potrebbe indicare che siamo partiti da un'immagine effettivamente catturata ad una profondità di colore maggiore, ma è talmente poco che potrebbe rientrare nella tolleranza di misura.
Personalmente sono più propenso a pensare che siamo nel primo caso: è davvero difficile centrare con quella precisione il valore limite di gamma avendo un hardware fisicamente ad 8bit per canale, inoltre sappiamo bene quanto barano i produttori.
Epson dichiara cose come 9000spi sul sensore, ma poi i test dicono chiaramente valori compresi tra 1400 e 2000, nulla di strano che il DMax dichiarato sia pompato come la risoluzione.

L'equazione del rumore in fase di cattura per i sensori d'immagine è complicatissima, la trovi nella documentazione di DarkTable, ma una valutazione quantitativa approssimata è modellata dalla radice quadrata: se catturo, poniamo un segnale pari a 100, la radice è 10, quindi ho il 10% di rumore, se catturo 1000 la radice è 33,3, quindi ho il 3,3% di rumore.
Questo è in linea con la teoria dell'errore: per diminuire l'errore relativo percentuale (in una misura singola) devo andare verso il fondo scala dello strumento. E' anche un trucco utile quando si pesano i chimici o i cibi, metto un peso aggiuntivo sulla bilancia e poi aggiungo il chimico da pesare per essere più preciso.
Una volta lo facevano anche i dottori per pesare i bimbi: sale il padre sulla bilancia e lo peso, poi il padre prende il braccio il bimbo e risale sulla bilancia.
Il peso del bimbo è dato dalla differenza tra le due misure.
Quando pesavo i chimici mettevo un contenitore di vetro sul bilancino, oppure un barattolo di pomodori, una lattina di coca, qualcosa che si aggiungesse al peso del chimico, poi sopra mettevo il foglio (o il vetrino) sul quale andavano i pochi grammi di polvere, così da ridurre l'errore di misura.

Continua nel prossimo post, stamattina l browser mi ha fregato con il timeout...

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Re: Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Messaggio da _Alex_ »

La risposta dello scanner è molto lineare, quella delle pellicole e della carta è logaritmica, quindi è ovvio che poi bisogna lavorare molto di curve per far somigliare la resa delle due stampe, bisogna fare delle prove.
Mettere la campana al centro dell'istogramma significa lavorare nella parte più 'lineare' della resa del negativo, per poi modificare tutto dopo, ma qui siamo alle scelte personali su come lavorare: una volta raggiunti i limiti del mezzo, cosa sacrifico per ottenere la resa che desidero?
Parte del problema del rumore nelle ombre è dovuto al fatto che si hanno meno bit a disposizione per rappresentare le letture, osa che obbliga ad aumentare ancora la profondità di colore per non perdere ulteriori dati.

Per quanto riguarda la questione del gradiente di contrasto, se lo strumento è ragionevolmente preciso (come si suppone lo siano oggetti di fascia semipro e pro) allora si possono eseguire delle misure (che, purtroppo, non ho mai fatto), ma nel caso di apparecchi consumer e prosumer la variabilità è molto maggiore, abbiamo già visto quanto barano i produttori.
L'unica cosa veramente fattibile al nostro livello sarebbe quella di provare (Vuescan lo consente) ad aumentare la potenza del fascio luminoso per catturare maggiore dettaglio nelle zone più dense.
Col mio LS4000 il risultato non mi è piaciuto affatto (l'immagine si è appiattita sul grigio medio, come quando sviluppavo in Rodinal), con gli scanner piani potrebbe anche essere deleterio (la qualità del vetro non è molto alta, si potrebbero generare delle riflessioni e rifrazioni parassite di difficile controllo), però è una prova che si può fare per cercare di capire come risponde lo scanner.

Il denoising è uno step che serve a far lavorare gli algoritmi successivi su dati meno disturbati possibile, altrimenti si generano brutture di vario tipo.
Si può saltare, accettando di evitare alcuni passaggi successivi (il deblur, ad esempio), ma l'errore di fuoco dello scanner (si usano motori stepper, magari il fuoco corretto è fra uno step ed un altro) sfoca contemporaneamente sia la grana naturale del negativo che i dettagli dell'immagine.
Inoltre il tipo di sfocato è identico.
Puoi pensare di fare il primo denoise prima di rimettere a fuoco l'immagine, per eliminare il residuo di rumore di scansione nonostante il multi pass, poi puoi decidere di non rifarlo dopo il deblur, così mantieni la grana del negativo.
Ad esempio, a me piace la Tri-X in D76, stock o 1+1 quindi se scandisco quella non rifaccio il denoise dopo il deblur (in realtà il deblur in Linux mi sta dando parecchi problemi, nessuno fa software specifici per il pinguino e quelli di SmartDeblur non mi hanno risposto quando gli ho scritto; la versione vecchia si può compilare, hanno messo il codice a disposizione, ma ha problemi con le immagini grandi).
Certo, ci si perde parte delle potenzialità del digitale, anche questa è una scelta, nel tuo caso migliore: poiché il negativo è destinato alla stampa sotto l'ingranditore, la scansione dev'essere fedele alla stampa e lo strumento che hai è più che sufficiente per questo.

Io non mi farei troppi problemi, se preferisci la stampa sotto l'ingranditore allora quello che hai basta ed avanza e non lo userei per digitalizzare i negativi, chi vuole conservare l'opportunità di stampare in entrambi i metodi dovrebbe acquistare almeno uno scanner Reflecta di fascia alta per avere uno strumento che, comunque vada, riesce a catturare tutte le informazioni sul supporto, ma facendo lo sviluppo dedicato al proprio ingranditore, chi si dedica esclusivamente all'ibrido dovrebbe sviluppare i negativi per matchare meglio il suo strumento di cattura e studiare bene i software da usare per trarre il massimo dalla tecnica digitale, il mondo è bello perché è vario....

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Re: Resa dei negativi per stampa con lo scanner

Messaggio da Lollipop »

_Alex_ ha scritto:
20/08/2020, 23:41
La risposta dello scanner è molto lineare, quella delle pellicole e della carta è logaritmica, quindi è ovvio che poi bisogna lavorare molto di curve per far somigliare la resa delle due stampe, bisogna fare delle prove.
Mettere la campana al centro dell'istogramma significa lavorare nella parte più 'lineare' della resa del negativo, per poi modificare tutto dopo, ma qui siamo alle scelte personali su come lavorare: una volta raggiunti i limiti del mezzo, cosa sacrifico per ottenere la resa che desidero?
Parte del problema del rumore nelle ombre è dovuto al fatto che si hanno meno bit a disposizione per rappresentare le letture, osa che obbliga ad aumentare ancora la profondità di colore per non perdere ulteriori dati.

Per quanto riguarda la questione del gradiente di contrasto, se lo strumento è ragionevolmente preciso (come si suppone lo siano oggetti di fascia semipro e pro) allora si possono eseguire delle misure (che, purtroppo, non ho mai fatto), ma nel caso di apparecchi consumer e prosumer la variabilità è molto maggiore, abbiamo già visto quanto barano i produttori.
L'unica cosa veramente fattibile al nostro livello sarebbe quella di provare (Vuescan lo consente) ad aumentare la potenza del fascio luminoso per catturare maggiore dettaglio nelle zone più dense.
Col mio LS4000 il risultato non mi è piaciuto affatto (l'immagine si è appiattita sul grigio medio, come quando sviluppavo in Rodinal), con gli scanner piani potrebbe anche essere deleterio (la qualità del vetro non è molto alta, si potrebbero generare delle riflessioni e rifrazioni parassite di difficile controllo), però è una prova che si può fare per cercare di capire come risponde lo scanner.

Il denoising è uno step che serve a far lavorare gli algoritmi successivi su dati meno disturbati possibile, altrimenti si generano brutture di vario tipo.
Si può saltare, accettando di evitare alcuni passaggi successivi (il deblur, ad esempio), ma l'errore di fuoco dello scanner (si usano motori stepper, magari il fuoco corretto è fra uno step ed un altro) sfoca contemporaneamente sia la grana naturale del negativo che i dettagli dell'immagine.
Inoltre il tipo di sfocato è identico.
Puoi pensare di fare il primo denoise prima di rimettere a fuoco l'immagine, per eliminare il residuo di rumore di scansione nonostante il multi pass, poi puoi decidere di non rifarlo dopo il deblur, così mantieni la grana del negativo.
Ad esempio, a me piace la Tri-X in D76, stock o 1+1 quindi se scandisco quella non rifaccio il denoise dopo il deblur (in realtà il deblur in Linux mi sta dando parecchi problemi, nessuno fa software specifici per il pinguino e quelli di SmartDeblur non mi hanno risposto quando gli ho scritto; la versione vecchia si può compilare, hanno messo il codice a disposizione, ma ha problemi con le immagini grandi).
Certo, ci si perde parte delle potenzialità del digitale, anche questa è una scelta, nel tuo caso migliore: poiché il negativo è destinato alla stampa sotto l'ingranditore, la scansione dev'essere fedele alla stampa e lo strumento che hai è più che sufficiente per questo.
Ancora complimenti per la competenza in materia @_Alex_ !
Io non mi farei troppi problemi, se preferisci la stampa sotto l'ingranditore allora quello che hai basta ed avanza e non lo userei per digitalizzare i negativi, chi vuole conservare l'opportunità di stampare in entrambi i metodi dovrebbe acquistare almeno uno scanner Reflecta di fascia alta per avere uno strumento che, comunque vada, riesce a catturare tutte le informazioni sul supporto, ma facendo lo sviluppo dedicato al proprio ingranditore,
Più che preferire la stampa sotto ingranditore la pratico ormai in via esclusiva: è la mia dimensione. Ho scansionato (duplicato in verità) per qualche mese e da qui i miei convincimenti in materia.
chi si dedica esclusivamente all'ibrido dovrebbe sviluppare i negativi per matchare meglio il suo strumento di cattura e studiare bene i software da usare per trarre il massimo dalla tecnica digitale, il mondo è bello perché è vario....
E' proprio ciò che affermo anch'io da tempo. L'ibridazione fa storia a se e come tale va gestita. Da qui (torno alla mia personale campagna civile :) ) la mia proposta topic21797.html
Lorenzo.

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