Roma Villa Borghese

Un lista di luoghi interessanti da fotografare, sulla base delle esperienze personali e dei desideri non ancora realizzati.

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alechino
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Re: Roma Villa Borghese

Messaggio da alechino »

Silverprint ha scritto: La posizione del fotografo è un messaggio forte poiché chi osserva la fotografia è sempre in grado di capire esattamente dove era il fotogragfo e come si muoveva nello spazio. Nelle foto che hai proposto si vede un muoversi impacciato e distante, le immagini sono sempre rubate, fugaci. Si percepisce l'imbarazzo di portare la macchina al collo, la paura di confrontarsi coi soggetti. Si percepisce che trovato il soggetto ti sei accontentato di pochi scatti (io oserei dire uno solo), che non hai approfondito e verificato altre opportunità.

.
Ho capito, sei un sostenitore del " confrontarsi con i soggetti" , approfondirne la conoscenza, metterli magari in posa e scattare "consapevolmente"

Ti risponderò con Berengo Gardin,
"Faccio pochissimi ritratti mentre mi piacciono le figure ambientate, dove le persone sono riprese da lontano. Il ritratto però, a parte tutto, non è comunque il mio genere. Io amo raccontare una storia, come mi ha insegnato il mio amico Koudelka. Sono molto amico con lui e con Salgado e da Koudelka ho imparato che in una fotografia ci deve essere sempre qualcosa da raccontare. Non bisogna mai fotografare qualcuno impalato, come si usa adesso. " :)



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Re: Roma Villa Borghese

Messaggio da Silverprint »

No, non hai capito.

Non è detto che per confrontarsi coi soggetti si debba fare un ritratto posato, impalato.

Mulas: Immagine

Berengo: Immagine

Doisneau li metteva proprio in posa, nel senso che molte sue immagini sono "set-up", comunque questa (forse) non lo è: Immagine

Bresson: Immagine

Questi sono esempi presi velocemente dal web degli autori che citi. In esse, e anche in tutte le loro altre, il posizionamento del fotografo nello spazio è fondamentale, la relazione coi soggetti è chiara e forte, anche quando non posano. È una interazione, non un furto.
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Re: Roma Villa Borghese

Messaggio da alechino »

Silverprint ha scritto:No, non hai capito.

Non è detto che per confrontarsi coi soggetti si debba fare un ritratto posato, impalato.


Bresson: Immagine

Questi sono esempi presi velocemente dal web degli autori che citi. In esse, e anche in tutte le loro altre, il posizionamento del fotografo nello spazio è fondamentale, la relazione coi soggetti è chiara e forte, anche quando non posano. È una interazione, non un furto.
Forse le prime tre, ma comunque il soggetto è inconsapevole dello scatto , nel momento nel quale avviene (quindi possiamo anche parlare di foto rubata) ma la foto di Bresson è quanto di più "rubato" e meno "interattivo" possa immaginarsi, ricordo di aver letto la descrizione del modo nel quale la foto era stata scattata, Bresson passeggiava con un amico e ad un tratto passarono davanti alla strana costruzione disabitata, e, continuando a chiacchierare l'amico neanche si accorse di quando Bresson prese la fotografia (quasi di nascosto, en passant) - Rivedendo la foto stampata l'amico si stupì sinceramente di quelle persone ritratte, che lui non aveva assolutamente notato... :-)


Col tuo criterio anche queste foto dovrebbero essere interattive
4Immagine
13 di scaccomauro, ha da passà 'a nuttata..., su Flickr

10Immagine
6 di scaccomauro, ha da passà 'a nuttata..., su Flickr
13Immagine
7 di scaccomauro, ha da passà 'a nuttata..., su Flickr
18Immagine
22 di scaccomauro, ha da passà 'a nuttata..., su Flickr
26Immagine
23 di scaccomauro, ha da passà 'a nuttata..., su Flickr
Ultima modifica di alechino il 18/06/2014, 13:32, modificato 1 volta in totale.

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Re: Roma Villa Borghese

Messaggio da mauresepolizio »

Secondo me dovreste sorvolare aspetti tecnici e composizioni e guardarvele una dietro l'altra nel filmato.
Così, tutte insieme, acquistano un senso e han qualcosa da dire.

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Re: Roma Villa Borghese

Messaggio da Silverprint »

Ognuno racconta quel che vuole, il punto non è quello, ma osservare come si posizionano nello spazio i grandi fotografi che citi.


Le tue foto non sono interattive, casomai alcune sono vicine al soggetto, ma è cosa diversa. Non appare nell'immagine nessun motivo per cui era necessario scattare quella foto da quel punto li, in quel momento li, oltre al fatto che qualcuno passava vicino a te.
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Re: Roma Villa Borghese

Messaggio da zone-seven »

-
Ultima modifica di zone-seven il 18/06/2014, 16:44, modificato 1 volta in totale.
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Re: Roma Villa Borghese

Messaggio da Silverprint »

HCB teneva molto ad una certa retorica e a vantarsi della sua fortuna. :)

Per nostra fortuna quei "geni" di Magnum hanno pubblicato i provini a contatto. È un libro da avere.

Nel web non c'è molto, ma qualche esempio di cosa significhi muoversi nello spazio e interagire con le persone e l'ambiente c'è anche li.

Immagine

Immagine

Immagine

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Re: Roma Villa Borghese

Messaggio da Silverprint »

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Re: Roma Villa Borghese

Messaggio da alechino »

zone-seven ha scritto: Ecco, oltre la tecnica, per altro discutibile, a me non piacciono... trovo che non sono foto "rubate" di un attimo, un momento, non un racconto, ma proprio un approccio voyeristico che per me non ha nulla di "foto Rubata"; nella maggior parte delle foto noto appunto uno sguardo nascosto e questo non racconta una vita che scorre.
MI spiace, ma ogni fotografo ha un approccio "voyeuristico", fosse anche solo per quella innata insaziabile curiosità che lo contraddistingue... :-) Quanto poi all'onestà, è un discorso che non ha senso, la rappresentazione della REALTA' non può che essere onesta, a meno che non si ricorra ad artifici (photoshop) oppure alla messa in scena partecipata con i soggetti...

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Re: Roma Villa Borghese

Messaggio da Silverprint »

alechino ha scritto:Quanto poi all'onestà, è un discorso che non ha senso, la rappresentazione della REALTA' non può che essere onesta...
Questa è davvero troppo ingenua!

Onestà-disonestà sono un falso problema, la rappresentazione ha significato in quanto tale, cioè atto che da significato (quello che vuole, anche disonesto) a ciò che è rappresentato. Senza rappresentazione il reale è solo sé stesso, ai più indecifrabile. La maggior parte delle persone acquisisce conoscenza solo atraverso delle rappresentazioni. Solo pochi sanno creare rappresentazioni utli o efficaci. Alcuni creano rappresentazioni per generare conoscenza, ma altri per nascondere o mistificare.

Mi cito, dalla prefazione al libro Ethiopia di Coralie Maneri:

Guardare delle fotografie non è mai come vivere una realtà e bisognerebbe ricordarsi che già osservarla da un mirino non lo è più. Guardare e cercare di capire, veramente, cosa si ha di fronte è difficile (anche se viviamo nella perenne illusione che non lo sia), ma guardare cercando di capire e al contempo creare immagini di quel che si è capito è ancora più difficile. Le fotografie hanno sempre una natura ambigua essendo al contempo tracce luminose del reale e oggetti che acquistano il loro significato solo nel momento in cui vengono visti attraverso la cultura di chi le fa e di chi, dopo, le guarda.

Le immagini fotografiche hanno il potere di manipolare attraverso le illusioni, ma la manipolazione più insidiosa non deriva, come si potrebbe pensare, da banali manomissioni delle immagini perché queste sono abbastanza facili da svelare. Non deriva nemmeno dall'uso distorto o propagandistico che di questo tipo di immagini si può fare, è anch'esso filtrabile se si presta un poco d'attenzione. La manipolazione più insidiosa deriva da un illusione che si insinua più sottilmente e di cui siamo inconsapevoli complici. È un'illusione duplice perché da un lato si ha la comune percezione, sapientemente e convenientemente alimentata dai media, che si possa capire qualcosa del mondo da una banale e distratta osservazione di fotografie, dall'altro vi è la colpevole trascuratezza con cui si ignora il semplice fatto che due fotografie diverse dello stesso evento e dello stesso istante possono avere, e quasi sempre hanno, significati molto diversi. Riponendo fiducia nel mezzo fotografico, che in sé non veicola alcun significato, dimentichiamo che quel che crea e veicola il significato dell'immagine è la percezione filtrata dalla cultura di chi la produce e di chi la guarda. Nel momento in cui riponiamo fiducia nel mezzo fotografico in quanto tale e smettiamo di preoccuparci di come si presentano le immagini, ovvero non ponendoci domande sulla loro estetica, siamo noi stessi, noi che vorremmo e dovremmo sfuggirgli, a concedere alle immagini il potere di illuderci.

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