''Sfocatisti''
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Re: ''Sfocatisti''
Che sono casomai "mossisti".
Trovo che siano molto facili e poco progressivi dal momento che fondano la loro estetica su idee dei primi del secolo. In ogni caso fanno parte di un gruppo abbastanza folto di fotografi con estetica paragonabile, tematiche spesso affini. Pian pianino finiranno pure per assomigliarsi fisicamente...
Trovo che siano molto facili e poco progressivi dal momento che fondano la loro estetica su idee dei primi del secolo. In ogni caso fanno parte di un gruppo abbastanza folto di fotografi con estetica paragonabile, tematiche spesso affini. Pian pianino finiranno pure per assomigliarsi fisicamente...
Re: ''Sfocatisti''
Mi confondo tra sfuocato e mosso vedi come sto messo
Ps: senza che apro un altro post, che ne pensi di Matt Black? grazie
Ps: senza che apro un altro post, che ne pensi di Matt Black? grazie
''Sfocatisti''
Per come la vedo io sono due fotografi totalmente diversi e per nulla simili, il mosso che hanno è ottenuto attraverso due processi artistici completamente diversi.
La loro scrittura, a prima vista, sembra simile perché utilizzano la fotografia principalmente in modo soggettivo, espressionista e con un rapporto di aderenza della realtà sul supporto di tipo diretto. Ma usano due approcci alla fotografia piuttosto distanti.
A grandi linee e in modo generalista (poi dipende da che serie) si può dire che il gesto di Ackerman è un gesto spesso veloce, in movimento, di attraversamento dello spazio con il suo corpo. Di analisi di un contesto o di esplorazione di uno spazio di tipo fisico. Il fotografo è connesso in modo lineare con lo spazio, lo vive e lo rivive più volte fino a entrare in simbiosi. La macchina fotografica è come un blocco di appunti, l’insieme delle immagini messe in un certo modo restituisce l’essenza del luogo.
D’Agata (sempre a grandi linee e in modo un po’ da bar) invece si trasforma nella realtà che vive. Diventa parte integrante del reale e la sua fotografia ha come soggetto principalmente lui stesso o la sua esperienza diretta. Il racconto è si personale ma l’immagine è singola o sequenziale come in una sequenza di fotogrammi. Il mosso che ottiene è spesso dovuto a dei lunghi tempi di posa, il risultato è far vedere che la vita si muove anche negli angoli più infimi e dimenticati da Dio. Il soggetto delle foto è la vita nella sua natura, il soggetto è interno mentre in Ackerman è esterno.
Ackerman lavora solo in bianco e nero e in analogico mentre D’Agata lavora in tutti i modi e con tutti i mezzi che gli servono per raccontare la propria esperienza che sta vivendo.
R.
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La loro scrittura, a prima vista, sembra simile perché utilizzano la fotografia principalmente in modo soggettivo, espressionista e con un rapporto di aderenza della realtà sul supporto di tipo diretto. Ma usano due approcci alla fotografia piuttosto distanti.
A grandi linee e in modo generalista (poi dipende da che serie) si può dire che il gesto di Ackerman è un gesto spesso veloce, in movimento, di attraversamento dello spazio con il suo corpo. Di analisi di un contesto o di esplorazione di uno spazio di tipo fisico. Il fotografo è connesso in modo lineare con lo spazio, lo vive e lo rivive più volte fino a entrare in simbiosi. La macchina fotografica è come un blocco di appunti, l’insieme delle immagini messe in un certo modo restituisce l’essenza del luogo.
D’Agata (sempre a grandi linee e in modo un po’ da bar) invece si trasforma nella realtà che vive. Diventa parte integrante del reale e la sua fotografia ha come soggetto principalmente lui stesso o la sua esperienza diretta. Il racconto è si personale ma l’immagine è singola o sequenziale come in una sequenza di fotogrammi. Il mosso che ottiene è spesso dovuto a dei lunghi tempi di posa, il risultato è far vedere che la vita si muove anche negli angoli più infimi e dimenticati da Dio. Il soggetto delle foto è la vita nella sua natura, il soggetto è interno mentre in Ackerman è esterno.
Ackerman lavora solo in bianco e nero e in analogico mentre D’Agata lavora in tutti i modi e con tutti i mezzi che gli servono per raccontare la propria esperienza che sta vivendo.
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