Si, in effi non di capisce molto di quanto ho scritto. Intendevo se ho, ad esempio, il bianco desiderato lontano 2 f-stop dal nero desiderato, questo gap si traduce in gradazione di filtro contrasto.chromemax ha scritto:In che senso?Lollipop ha scritto:PS c’è correlazione tra differenza di f-stop e di filtratura di contrasto?
Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
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Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Lorenzo.
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Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Il gap in f-stop tra i toni che vuoi raggiungere lo regoli col contrasto, esattamente come fai col provino lineare.Lollipop ha scritto:Si, in effi non di capisce molto di quanto ho scritto. Intendevo se ho, ad esempio, il bianco desiderato lontano 2 f-stop dal nero desiderato, questo gap si traduce in gradazione di filtro contrasto.chromemax ha scritto:In che senso?Lollipop ha scritto:PS c’è correlazione tra differenza di f-stop e di filtratura di contrasto?
Umberto
Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Si si, certo. Chiedevo un’altra cosa ma sono troppo stanco e non mi viene bene. Domani ci riprovo.umperio ha scritto:Il gap in f-stop tra i toni che vuoi raggiungere lo regoli col contrasto, esattamente come fai col provino lineare.
Lorenzo.
Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Ormai mi sono abituato così e mi trovo bene. Aiuta molto avere un timer predisposto. Ovviamente in caso di tecnica split è impossibile la doppia esposizione esattamente nello stesso punto, quindi devo usare il foglio intero
Andrea
Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Me le potresti spiegare meglio? (A parte i provini scalari "classici", chiaramente). Grazie.chromemax ha scritto:Le ho provate tutte, scalare lineare, dare un tempo di esposizione fisso a tutto il provino e poi una serie di esposizioni brevi, lo scalare geometrico (f-stop), il metodo di fare una stampa di prova un po' chiara e una un po' scura per arrivare alla terza col tempo corretto e derivare da le due precedenti gli interventi di mascheratura e bruciatura e poi alla fine... sono ritornato allo scalare lineare
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Christian
Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
È esattamente come con il provino lineare. La differenza sta nell'annerimento delle strisce del provino. Io faccio dei provini scalari in f-stop a "mano libera" (un po' approssimati) su due f-stop (quasi sempre) a intervalli di 1/3 di stop. A spaziatura in secondi è: 8-10-13-16-20-25-32 e poi 40-50-ecc.Lollipop ha scritto:PS c’è correlazione tra differenza di f-stop e di filtratura di contrasto?
Se fosse lineare da 2 secondi sarebbe:
8-10-12-14-16-18-20-24-28-30-32 e poi 34-36-38-40.
Quindi, su tempi brevi, diciamo fino ai 20 secondi, i risultati si sovrappongono abbastanza, oltre il provino lineare darebbe valori più "precisi" (1/6, 1/12 di stop ecc.). Invece di avere un provino. Con spaziatura costante di 1/3 ne avrò uno che parte da 1/3 e arriva a 1/12, per esempio. Non voglio dire che sia un problema, sia chiaro, ma io trovo la lettura del provino in f-stop più chiara e intuitiva. Insomma mi trovo meglio.
(Questa è una mia interpretazione, potrei aver detto fesserie a manetta, e. Usate queste informazioni lo fatte a vostro rischio )
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Christian
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Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Lo scalare lineare è quello classico: 3"+3"+3"... ecc28zero ha scritto:Me le potresti spiegare meglio? (A parte i provini scalari "classici", chiaramente). Grazie.chromemax ha scritto:Le ho provate tutte, scalare lineare, dare un tempo di esposizione fisso a tutto il provino e poi una serie di esposizioni brevi, lo scalare geometrico (f-stop), il metodo di fare una stampa di prova un po' chiara e una un po' scura per arrivare alla terza col tempo corretto e derivare da le due precedenti gli interventi di mascheratura e bruciatura e poi alla fine... sono ritornato allo scalare lineare
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Lo scalare geometrico è l'f-stop
Il sistema delle tre stampe è quello descritta da Michael A. Smith, grande stampatore a contatto, si stima a occhio l'esposizione
e si fa direttamente una stampa, la cosa migliore è che questa stampa sia sbagliata, non troppo ovviamente, diciamo che sia un po' troppo scura, ma su questa stampa si hanno informazioni sulla resa delle luci. Si aggiusta il tiro e anche in questo caso sarebbe meglio sovracorreggere un po' in modo di avere un altra stampa un po' troppo chiara, ad esempio, anche questa stampa darà informazioni sulla resa delle ombre. A questo punto si hanno tutte le informazioni necessarie, si estrapola il tempo di esposizione corretto e con le altre due stampe si hanno riferiementi sulle eventuali bruciature (stampa troppo scura) e mascherature (stampa troppo chiara). L'autore diceva che la situazione peggiore era quella in cui l'esposizione "corretta" veniva raggiunta al primo tentativo, dato che era la situazione in cui si avevano meno informazioni. Certo ci vuole un po' di pratica, soprattutto all'inizio le stampe saranno 5 invece che 3, ma presa la mano il sistema funziona e a conti fatti si consuma anche meno carta rispetto ai provini, con una "presa di coscienza" dell'immagine migliore.
L'altro sistema è una via di mezzo tra lo scalare classico e quello f-stop; il problema dello scalare classico è che l'andamento dell'esposizione non è graduale, tra il primo e il secondo gradino c'è uno stop intero di differenza, che è troppo per avere indicazioni precise, tra il secondo e il terzo c'è 1/2 stop, tra il terzo e il quarto c'è 1/3 di stop, ecc. Il provino f-stop risolve questo problema ma complica la procedura: bisogna cambiare i tempi per ogni settore, in alcuni casi interviene pesantemente l'inerzia d'accensione della lampada che sballa tutto, ci vorrebbe un timer apposito (io mi sono fatto un folgio di calcolo che calcola i tempi per l'f-stop), ecc. Un sistema che salva capre e cavoli è quello di stimare ad occhio un'esposizione, diciamo 20 secondi, quindi fare un provino esponendo tutta la striscia, o tutto il il foglio, per 15 secondi e quindi fare gli altri settori come il provino classico, che so con incrementi di, ad es., 3 secondi, così il provino sarà 15-18-21-24-27-30, tra il primo e l'ultimo settore c'è una differenza di uno stop ma con in mezzo intervalli di 1/5 di stop, che è già un valore abbastanza preciso.
Comunque alla fine sono tornato all'inizio provino classico, troppo comodo e veloce, l'esperienza avuta con gli altri sistemi però mi torna utile a volte
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Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Se ho capito cosa intendi... C'è.Lollipop ha scritto:PS c’è correlazione tra differenza di f-stop e di filtratura di contrasto?
Se conosci l'IsoR della carta puoi stabilire il contrasto che servirebbe a partire da un provino scalare fatto su un contrasto errato.
Es. Faccio un provino scalare con grado 3, isoR 85 e scopro che il tempo per ottenere i "quasi neri" che desidero è di 1/2 stop inferiore a quello che mi da i "quasi bianchi" che vorrei. Devo ridurre il contrasto quindi e devo ridurlo in modo da ampliare l'IsoR di 15 unità (mezzo stop, appunto). Il grado 2 ha IsoR100 e dovrebbe darmi quei toni con la stessa esposizione.
Le unità di misura dell'IsoR sono valori densitometrici moltiplicati per 100, ogni stop vale 0,3 unita densitometriche, 30 in IsoR.
NB. L'IsoR della carta dichiarato è purtroppo e giocoforza un po' approssimativo. Lo è perché gli ingranditori non sono tutti uguali o tarati nello stesso modo, perché ognuno sviluppa a suo piacimento, perché la carta è un materiale vivo che cambia nel tempo e coi lotti di produzione,etc. Quindi se puoi misurarlo, meglio, altrimenti ci si può accontentare dei dati dichiarati che comunque aiutano non poco ad avvicinarsi al contrasto giusto con pochissimi tentativi. Considera anche che i toni su cui valuti l'immagine non sono necessariamente quelli su cui è misurato l'IsoR per cui già in fase di valutazione ci sarà una certa approssimazione.
NB2. Nulla vieta di fare lo stesso ragionamento a partire da un provino scalare lineare, bisogna però trasformare prima la variazione di tempo di esposizione in variazione in stop, poi in valori densitometrici e infine moltiplicare per 100. Chi è "numerico" lo può fare a mente in pochi secondi, anche perché vista l'approssimazione in gioco non occorrono calcoli al decimo.
Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Si sì, è proprio ciò che intendevo!Silverprint ha scritto:Se ho capito cosa intendi... C'è.Lollipop ha scritto:PS c’è correlazione tra differenza di f-stop e di filtratura di contrasto?
Se conosci l'IsoR della carta puoi stabilire il contrasto che servirebbe a partire da un provino scalare fatto su un contrasto errato.
Es. Faccio un provino scalare con grado 3, isoR 85 e scopro che il tempo per ottenere i "quasi neri" che desidero è di 1/2 stop inferiore a quello che mi da i "quasi bianchi" che vorrei. Devo ridurre il contrasto quindi e devo ridurlo in modo da ampliare l'IsoR di 15 unità (mezzo stop, appunto). Il grado 2 ha IsoR100 e dovrebbe darmi quei toni con la stessa esposizione.
Le unità di misura dell'IsoR sono valori densitometrici moltiplicati per 100, ogni stop vale 0,3 unita densitometriche, 30 in IsoR.
NB. L'IsoR della carta dichiarato è purtroppo e giocoforza un po' approssimativo. Lo è perché gli ingranditori non sono tutti uguali o tarati nello stesso modo, perché ognuno sviluppa a suo piacimento, perché la carta è un materiale vivo che cambia nel tempo e coi lotti di produzione,etc. Quindi se puoi misurarlo, meglio, altrimenti ci si può accontentare dei dati dichiarati che comunque aiutano non poco ad avvicinarsi al contrasto giusto con pochissimi tentativi. Considera anche che i toni su cui valuti l'immagine non sono necessariamente quelli su cui è misurato l'IsoR per cui già in fase di valutazione ci sarà una certa approssimazione.
NB2. Nulla vieta di fare lo stesso ragionamento a partire da un provino scalare lineare, bisogna però trasformare prima la variazione di tempo di esposizione in variazione in stop, poi in valori densitometrici e infine moltiplicare per 100. Chi è "numerico" lo può fare a mente in pochi secondi, anche perché vista l'approssimazione in gioco non occorrono calcoli al decimo.
Grazie della spiegazione: è una cosa che ha il suo fascino.
Lorenzo.
Re: Stampa in f-stop: benefici rispetto a quella tradizionale?
Grazie Andrea, come sempre illuminante! Anche con l'approssimazione dovuta alla volatilità dei fattori che citi, la possibilità di convertire una differenza di esposizione in valori di ISO range e di conseguenza decidere di quanto modificare la gradazione di contrasto può rivelarsi utilissima. Non resta che provare subito.Silverprint ha scritto: Se conosci l'IsoR della carta puoi stabilire il contrasto che servirebbe a partire da un provino scalare fatto su un contrasto errato.
Es. Faccio un provino scalare con grado 3, isoR 85 e scopro che il tempo per ottenere i "quasi neri" che desidero è di 1/2 stop inferiore a quello che mi da i "quasi bianchi" che vorrei. Devo ridurre il contrasto quindi e devo ridurlo in modo da ampliare l'IsoR di 15 unità (mezzo stop, appunto). Il grado 2 ha IsoR100 e dovrebbe darmi quei toni con la stessa esposizione.
Le unità di misura dell'IsoR sono valori densitometrici moltiplicati per 100, ogni stop vale 0,3 unita densitometriche, 30 in IsoR.
NB. L'IsoR della carta dichiarato è purtroppo e giocoforza un po' approssimativo. Lo è perché gli ingranditori non sono tutti uguali o tarati nello stesso modo, perché ognuno sviluppa a suo piacimento, perché la carta è un materiale vivo che cambia nel tempo e coi lotti di produzione,etc. Quindi se puoi misurarlo, meglio, altrimenti ci si può accontentare dei dati dichiarati che comunque aiutano non poco ad avvicinarsi al contrasto giusto con pochissimi tentativi. Considera anche che i toni su cui valuti l'immagine non sono necessariamente quelli su cui è misurato l'IsoR per cui già in fase di valutazione ci sarà una certa approssimazione.
Ecco qui sarebbe veramente chiedere troppo alla calcolatrice del mio cervello. Che poi sulla carta non sarebbe così difficile a patto di avere sempre la famigerata tabella di conversione f-stop a portata di mano, però sarebbe un passaggio in più soggetto a rischio "cappellate".Silverprint ha scritto:NB2. Nulla vieta di fare lo stesso ragionamento a partire da un provino scalare lineare, bisogna però trasformare prima la variazione di tempo di esposizione in variazione in stop, poi in valori densitometrici e infine moltiplicare per 100. Chi è "numerico" lo può fare a mente in pochi secondi, anche perché vista l'approssimazione in gioco non occorrono calcoli al decimo.
Inoltre segnalo ai possessori di uno smartphone Android interessati all'argomento questa app: http://www.film-and-darkroom-user.org.u ... hp?t=12132
Si tratta di un'applicazione che trasforma lo smartphone in un timer a tutti gli effetti: opzione sia lineare che f-stop, 10 canali di memoria, sensibilità fino a 1/10 di stop, modalità provino scalare, possibilità di impostare un intervallo di ritardo in caso di trasformatore stabilizzato. Il problema è che l'applicazione necessita di una presa intelligente collegata all'ingranditore e alla rete wifi locale tramite cui lo smartphone invia i comandi del timer accendendo e spegnendo la lampada. Se qualcuno vuole approfondire il modello è una "Sonoff S20 smart plug". Non sono molto convinto dall'idea di comandare l'ingranditore tramite rete wifi, ma il progetto comunque merita di essere tenuto d'occhio perché gli sviluppatori aggiornano periodicamente l'applicazione e sono in cerca di nuove soluzioni per quanto riguarda l'invio comandi.
Umberto
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