Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

Discussioni su pellicole, carta e chimica per la fotografia in bianco e nero

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-Sandro-
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Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

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1. Premesse.

Lo scopo di questo studio sperimentale è quello di determinare e di quantificare numericamente l'influenza del metodo di agitazione e del prebagno sul contrasto finale del negativo.
Tutte le considerazioni che leggerete al termine sono quindi riferite esclusivamente al contrasto ottenuto, e non ad altri aspetti del negativo, come ad esempio l'apparenza della grana, sui quali non ho condotto analisi.
Per inciso questo studio è nato da una esigenza di laboratorio: alcune pellicole richiedono una maggiore agitazione durante il trattamento perché manifestano ombreggiature lungo le perforazioni nel formato 135 (una a caso: la Ferrania P30) e poiché lo studio per determinare i tempi di sviluppo è già abbastanza oneroso, ho scelto di condurre questo esperimento per avere un utile parametro di riferimento.

Data la complessità di questo studio e la lunghezza operativa (una giornata intera di lavoro), e data l'enorme varietà di pellicole e sviluppi esistenti, le considerazioni finali devono essere intese valide solo per la coppia pellicola-rivelatore che ho utilizzato per la prova: non è possibile pensare che i risultati siano automaticamente ed universalmente validi. Mi aspetto però che le differenze possano essere marginali, e che i risultati quindi possano essere approssimativamente estesi ad altri accoppiamenti. Inoltre date le ovvie incertezze di misura strumentali, il risultato è valido nella mia catena di lavoro: altrove e con altra attrezzatura probabilmente fornirà risultati leggermente diversi, specie in mancanza di un accurato controllo sulla qualità del metodo sperimentale usato.

Come tutti sanno, e come si vocifera ovunque, usare una macchina rotativa da sviluppo come una Jobo porta ad avere un maggior contrasto sul negativo, dovuto alla maggiore circolazione e rinnovo di sviluppo fresco sulla superficie della pellicola rispetto ad un metodo di agitazione a mano. Ma di quanto? Nel corso degli ultimi 15 anni ne ho lette veramente di tutti i colori, e non ho mai trovato uno studio serio sull'argomento (se qualcuno ne fosse a conoscenza e volesse segnalarmelo, gliene sarei veramente grato).
Nel corso nella mia lunga esperienza, prima come fotoamatore, poi come professionista, ho adottato uno schema di agitazione con tutte le macchine Jobo che ho avuto, partendo dalla piccola CPE2, sino alla attuale ATL2+: i primi 30 secondi in agitazione veloce ed alternata alla massima velocità, poi per tutto il resto del trattamento la velocità minore possibile. Le osservazioni empiriche allora condotte sui negativi mi portarono a pensare che questo schema di agitazione differisse così poco dallo sviluppo a mano, che non fosse necessario aggiustare i tempi di sviluppo dei bugiardini, che come sappiamo, peraltro, sono solo indicativi. Come vedremo in seguito l'evidenza analitica di questo studio mi ha dato ragione, così come vedremo che una agitazione vigorosa e costante aumenta il contrasto non di poco.
Lo studio è stato esteso anche al prebagno: ennesima leggenda che da anni offusca la mente dei fotoamatori, creando dubbi atroci ed irrisolvibili. Anche questo aspetto sarà finalmente chiarito.

Si tratta di un lavoro a quattro mani: il nostro caro Diego alias Chromemax, informato sulle mie intenzioni, ha accettato di buon grado di esaminare i dati dello studio per trarne, anche in forma di grafico, tutte le informazioni utili.

2. Materiali utilizzati.

Pellicola ilford FP4+ in formato 135, tagliata in spezzoni di circa 20 centimetri, ciascuno dei quali numerato sequenzialmente: un numero sulla pellicola, ed il corrispondente numero gemello sul brogliaccio di laboratorio, per evitare confusione tra gli spezzoni ed i trattamenti.

Sviluppo Kodak HC110 alla diluzione B. Scelta dettata da praticità d'uso: dovendo fare 13 sviluppi in sequenza ho preparato 6 litri di soluzione 1+31 e li ho divisi in bottiglie da un litro, messe poi a bagno maria nell'apposita rastrelliera della ATL2+. Ho scelto una diluizione energica per avere già immediatamente un contrasto apprezzabile ed ho sviluppato per 9 minuti secondo il bugiardino Ilford, alla temperatura rigorosamente controllata di 20°C.

3. Attrezzatura utilizzata.

a. Sensitometro EG&G Mark VI del 1991
IMG_4988.JPG
IMG_4989.JPG
Questo apparecchio è stato prodotto immutato per decenni e consiste in un illuminatore flash che imprime una scala calibrata di grigi sulla pellicola. A differenza dei sensitometri con scala interna, questo ne è sprovvisto, occorre usare una scala stouffer che viene fissata sulla finestra di proiezione con nastro adesivo, poi si applica a contatto la striscia di pellicola e si fa partire il lampo, che un sofisticato sistema elettronico di controllo garantisce essere di intensità e durata rigorosamente costanti. L'apparecchio è munito di una scatola di diffusione rimuovibile che serve a garantire l'uniformità del flusso luminoso sulla finestra di lavoro ed è possibile scegliere 3 tempi diversi (1/100, 1/1000, 1/10000 secondi), oltre che applicare filtri ND sul fondo della scatola per controllare meglio l'intensità della illuminazione.
IMG_4991.JPG
Inoltre il coperchio è munito di un microinterruttore che attiva automaticamente il lampo quando lo si chiude ma ho preferito non usare questa funzione perché non permette di controllare con precisione il centramento della pellicola sulle guide, quindi ho usato un comando a pedale posto sul piano: dopo aver centrato la pellicola e chiuso lo sportello, ho azionato il comando per il lampo. In questo modo ho impresso 13 spezzoni in sequenza, riponendoli in una scatola a tenuta di luce, dalla quale li ho prelevati uno alla volta, apponendo i numeri autoadesivi identificativi immediatamente prima di ciascuno sviluppo. Dalle prove sperimentali precedentemente condotte ho scelto il tempo di 1/10000 secondi ed usato filtri ND per un totale di 0.9 punti densitometrici (tre stop): questa scelta mi ha permesso di ottenere negativi con tutti i 21 gradini perfettamente leggibili e separati tra loro.
IMG_4993.JPG
b. Densitometro ROLLMA 401T del 1975
IMG_4992.JPG
Si tratta di un densitometro a quattro canali R-G-B-Visual prodotto in italia e dotato di tubo fotomoltiplicatore e di sistema digitale per la lettura, con filtri wratten per i quattro canali. La finestra di lettura ha un diametro di 2 millimetri.

Dopo averlo ripulito, sostituito i filtri wratten oramai opachi, ed averlo calibrato mi sono reso conto della notevole precisione di questo strumento; l'apparecchio richiede di essere acceso mezz'ora prima delle operazioni di misura, perché si deve scaldare il fotomoltiplicatore. Fatto questo la stabilità e ripetività delle misure è notevole.

Successivamente a questa prova mi sono procurato un densitometro di classe superiore, il celeberrimo Macbeth TR-524 con torrette per status A-M-D con il quale ho verificato poi le letture del Rollma.
La differenza riscontrata sul canale visual è stata praticamente irrilevante, cosa che ha confermato la procedura.
Il TR-524 è stato impiegato per decenni anche dalla NASA e dalla Kodak per via della notevole precisione, stabilità e ripetibilità delle letture.
TR524.JPG
La procedura di misura che ho usato è stata quella di esplorare ogni scalino in 3 punti diversi per valutare differenze, trascrivendo poi il valore medio della lettura effettuato ovviamente sul canale Visual. Questo si è reso necessario solo per lo sviluppo stand, tutti gli altri metodi di agitazione hanno fornito costanza di densità su ogni scalino.
3 punti.jpg

c. Jobo ATL2+
IMG_5949.JPG
Ho usato questa macchina per tutti gli sviluppi rotativi ed anche per arresto e fissaggio degli sviluppi stand e di quelli fatti a mano, in modo da avere la massima uniformità di trattamento. Il programma è stato impostato con questi parametri:

- Temperatura: 20°C con precisione al decimo di grado.
- Sviluppo: 9 minuti
- Arresto: 1 minuto
- Fissaggio: 5 minuti
- Lavaggio: 5 minuti

Il lavaggio della ATL2 è molto efficiente: durante tutto il tempo programmato la macchina ogni mezzo minuto carica acqua pulita in temperatura, esegue un ciclo di lavaggio alla massima velocità, scarica, e ripete sino alla fine. In pratica è un metodo di lavaggio Ilford, ma con acqua sempre pulita. Poiché si tratta di spezzoni di pellicola di soli 20cm, i 5 minuti di fissaggio ed i 5 minuti di lavaggio, sono ampiamente sufficienti.


4. Metodi di agitazione.


I metodi di agitazione che ho scelto sono stati i seguenti:

a. Stand di un'ora, con 6cc di HC110 (quantità minima per avere attività) in un litro di acqua. Tank Jobo 2520, agitazione iniziale per un minuto e poi riposo assoluto per la restante ora, quindi svuotamento della tank e prosecuzione di arresto e fissaggio in ATL2+

b. Sviluppo a mano con agitazione Kodak: continua per i primi 30 secondi, poi 5 secondi ogni 30 secondi; prosecuzione di arresto e fissaggio in ATL2+

c. Sviluppo a mano con agitazione Ilford: continua per il primo minuto, poi 10 secondi ogni minuto; prosecuzione di arresto e fissaggio in ATL2+

d. ATL2+ "Quickstart" ossia 30 secondi alla velocità di 100 giri al minuto ed il restante tempo a 25 giri al minuto, con rotazione alternata. Due sviluppi in sequenza, il primo senza prebagno, il secondo con prebagno.

e. ATL2+ 50 giri al minuto, con rotazione alternata. Due sviluppi in sequenza, il primo senza prebagno, il secondo con prebagno.

f. ATL2+ 75 giri al minuto, con rotazione alternata. Due sviluppi in sequenza, il primo senza prebagno, il secondo con prebagno.

g. ATL2+ 100 giri al minuto, con rotazione alternata. Due sviluppi in sequenza, il primo senza prebagno, il secondo con prebagno.

h. ATL2+ 100 giri al minuto, con rotazione in un solo senso. Due sviluppi in sequenza, il primo senza prebagno, il secondo con prebagno.

Tutti gli sviluppi in ATl con tank 2513 con 340ml di sviluppo alla volta, usato sempre fresco (nessun riuso).

La tabella sottostante esemplifica.
Legenda strisce di prova.jpg

5. Lettura dei dati densitometrici.


Ciascuna delle 13 strisce di prova è stata passata in lettura sotto il densitometro. Ogni gradino è stato esplorato in 3 punti per controllare l'uniformità della lettura, e nel caso dello sviluppo stand, che ha generato -come prevedibile- disuniformità nei singoli scalini, ho trascritto il valore medio.

Questa è la tabella dei dati.
tabella lettura.jpg
In attesa dei grafici accurati di Diego, ho provveduto a mettere sotto forma di grafico le curve dei primi cinque spezzoni: stand, i due a mano, i primi due con atl con e senza prebagno, 1915-1916-1917-1918-1919
Famiglia prime 5 curve.jpg
6. Considerazioni finali.

La curva più bassa è riferita allo stand, come prevedibile il contrasto è il più basso fra tutte, e non deve sorprendere che la curva sia uniforme: in fin dei conti 340ml di sviluppo per uno spezzone di pellicola di 20cm non si sono potuti esaurire al punto da fornire risultati disastrosi.

Le successive tre curve, praticamente sovrapposte, sono quelle dei due sviluppi a mano, e del mio sviluppo standard su ATL2+ (primi 30 secondi veloce, poi lenta sino alla fine): questo significa intanto che non esiste alcuna differenza tra agitazione Kodak ed agitazione Ilford (primo grande mito sfatato), e poi che il mio sistema standard di sviluppo è praticamente identico ad uno sviluppo fatto a mano.

L'ultima curva è riferita all'uso del prebagno nel metodo ATL2+ precedente: come si può osservare, anche dalla tabella dati, il prebagno aumenta leggermente la densità delle luci diminuendo quella delle ombre: in pratica aumenta il contrasto.

Questa invece è la famiglia di curve 1916-1917 e poi 1925-1926-1927 cioè le prime due degli sviluppi fatti a mano, e le ultime tre degli sviluppi con la massima agitazione, dove si può notare più facilmente l'incremento di contrasto.
Famiglia di curve 1916-1917-1925-1926-1927.jpg
In entrambi i grafici la didascalia in ascissa "logaritmo esposizione" non è pertinente perché genero questi grafici con un foglio di calcolo che uso per altri scopi, si intende invece "intensità agitazione".

I più attenti avranno notato una flessione delle letture densitometriche sulla stouffer nei gradini più densi tra il valore teorico e quello misurato. Inizialmente pensavo fosse un difetto del densitometro, ma Diego mi ha fatto notare che è una cosa piuttosto comune alle strisce Stouffer, pare quindi che sia una caratteristica di produzione di queste strisce.

Nel caso di agitazione veloce il contrasto aumenta anche di uno stop rispetto all'agitazione a mano!

Per capire invece di quanto occorre ridurre lo sviluppo per ottenere lo stesso contrasto aumentando l'agitazione, occorre consultare la curva caratteristica pellicola-rivelatore, non è un dato automatico in percentuale che sia immediato da ottenere.

Intanto, finalmente, c'è una indicazione quantitativa di come agitazione e prebagno influiscano sul contrasto in termini di densità.

Passo la palla all'amico Diego per le sue considerazioni.

7. Analisi dei dati.

Come richiesto da Sandro accodo il mio intervento al suo all'interno dello stesso post, per mantenere una lettura meno frammentata.
Il lavoro di Sandro è stato veramente ben fatto e l'analisi delle curve è filata via liscia :)
Per una rappresentazione più chiara dei grafici ho preferito postarli per gruppi e poiché sarebbero stati veramente tanti ho effettuato una cernita in base al criterio del maggior interesse. Partendo dal presupposto che il numero di chi sviluppa a mano sia molto più ampio di chi sviluppa con una sviluppatrice tipo Jobo, ho preferito trattare in maniera più sintetica i dati relativi ai risultati ottenuti con le agitazioni della ATL+, dati che peraltro erano quelli che più interessavano Sandro.
Raccomando una visione ingrandita dei grafici, cliccando sopra l'immagine.

"Normalizzazione" dei grafici

Per visualizzare meglio le differenze tra le curve caratteristiche i grafici sono stati "normalizzati", cioé le curve sono state sovrapposte sul punto di densità 0,1 sopra base+velo. In questo modo sono state in qualche modo annullate tutte quelle piccole fluttuazioni e tolleranze di agitazione, trattamento, letture dati, piccole variazioni di sensibilità, ecc, permettendo un confronto diretto solo ed esclusivamente del dato che interessa dal punto di vista fotografico.
Non si pensi che questa sia stata un'operazione arbitraria, di fatto si fa la stessa cosa quando si stampano i negativi sotto l'ingranditore; se un negativo ha un velo più alto l'esposizione della stampa viene aumentata in modo che i toni scuri siano resi come tali, di fatto annullando l'effetto del velo sul negativo. "Normalizzare" le curve sulla densità 0,1 sopra B+V ha un senso fotografico specifico e di fatto equivale ad eseguire una stampa con la minima esposizione per il massimo nero, quella che dovrebbe essere la norma dei provini a contatto, in modo che siano possibili i confronti su una base comune di riferimento e solo sulle caratteristiche delle curve.

Agitazione Manuale
In basso il grafico normalizzato, le curve sono praticamente identiche e i risultati pratici idem
In basso il grafico normalizzato, le curve sono praticamente identiche e i risultati pratici idem
L'illustrazione mostra due grafici delle stesse curve, quelle sopra sono le letture nette, il grafico sotto invece è quello "normalizzato" e sono relativi agli schemi di agitazione manuale Kodak (rosso) e Ilford (verde); come si vede, al netto del velo, le curve sono sostanzialmente identiche, agitare una volta ogni minuto o una volta ogni 30 secondi non fa, di fatto, differenza. Sulla scorta di questi risultati mi sento di dire che quanto spesso si legge in rete su pratiche "massaggiorie" della tank, agitazioni delicate ma decise, palpeggiamenti, accarezzamenti, strofinamenti, frizionamenti, manipolazioni ecc. non hanno senso pratico se non aggiungere una dimensione erotica alla liturgia dello sviuppo da parte dei sacerdoti della fotografia (tra cui io mi annovero :) ). L'agitazione deve a rompere il flusso lamellare sulla superfice della pellicola, la chiropratica della tank non serve.

Agitazione manuale vs sviluppatrice

Le prove effettuate da Sandro sono state fatte con una sviluppatrice Jobo ATL2+, macchina piuttosto rara tra i fotoamatori ma, utilizzando in ogni caso le tank Jobo, credo che i risultati siano assai simili a quelli ottenibili con le sviluppatrici della stessa casa destinate al mercato più amatoriale. Nei grafici seguenti sono stati messi a confronto le agitazioni manuali con quelle a rotazione continua.
Con la Jobo una rotazione veloce per i primi 30" e poi una rotazione lenta per il tempo restante dà un contrasto simile a quello dell'agitazione intermittente
Con la Jobo una rotazione veloce per i primi 30" e poi una rotazione lenta per il tempo restante dà un contrasto simile a quello dell'agitazione intermittente
Dal grafico in alto si vede bene che il sistema adottato da Sandro di una agitazione alla massima velocità per i primi 30" di sviluppo, seguita da una rotazione lenta della tank per il resto del trattamento porta a risultati molto simili all'agitazione manuale, si ha un leggero aumento di densità e di contrasto delle alteluci a partire sostanzialmente da Zona VIII. Come si può vedere dall'andamento della linea fucsia l'effetto del prebagno è invece molto più marcato rispetto all'influenza che può avere lo schema di agitazione; col prebagno il contrasto comincia a crescere in maniera vistosa già da Zona VI con un impennata della curva su tutti i toni alti, testimoniata anche dall'aumento del gradiente medio riportato in legenda... (se si esagera con lo sviluppo e si stampa coi condensatori è facile trovarsi le alteluci bloccate col prebagno).

Come è prevedibile il contrasto aumenta all'aumentare dei giri della sviluppatrice anche se questo aumento non è lineare; la differenza tra 25 e 50 rpm è molto meno marcata rispetto a quella tra 75 e 100 rpm. Andamento simile per il contrasto se viene usato il prebagno, anche in questo caso aumentando i giri il contrasto aumenta.
Con la Jobo il contrasto aumenta all'aumentare dei giri sia col prebagno che senza
Con la Jobo il contrasto aumenta all'aumentare dei giri sia col prebagno che senza
Confrontando invece l'agitazione manuale con quella a 75rpm (la velocità più simile a quella massima delle Jobo CPE2, CPA2 e CPP2) la differenza nel contrasto è facilmente visibile e, essendo uniformemente distribuita sia sulle ombre che sulle luci, facilmente compensabile con una variazione del tempo di sviluppo.
Confronto tra agitazione manuale (kodak) e agitazione continua (Jobo); il contrasto può essere compensato variando il tempo di sviluppo
Confronto tra agitazione manuale (kodak) e agitazione continua (Jobo); il contrasto può essere compensato variando il tempo di sviluppo
Prebagno

Più in generale del prebagno se ne è parlato in questo articolo sul blog di analogica.

Sia dal test fatto allora che dai risultati di Sandro risulta che il prebagno provoca un aumento delle densità delle alteluci, ma questo comportamento non può essere generalizzato: in un articolo pubblicato sul numero di maggio/giugno 1994 di Darkroom Techniques, Phil Davis fa una prova più esaustiva del prebagno con più pellicole e più rivelatori da cui risulta che i comportamenti sono variabili a seconda dell'accoppiate pellicole/sviluppo, come si può vedere dalla tabella che accompagnava l'articolo.
Il prebagno influenza in maniera diversa a seconda dell'accoppiata pellicola/sviluppo
Il prebagno influenza in maniera diversa a seconda dell'accoppiata pellicola/sviluppo
Nel caso del test in esame l'aumento di contrasto causato dal prebagno è praticamente costante con tutti gli schemi di agitazione provocando un aumento di contrasto sulle luci a partire da Zona VII e nel caso delle agitazioni più aggressive l'aumento è visibile già da Zona VI.
Il prebagno, con questa accoppiata pellicola/sviluppo comporta anche una leggere perdita di sensibilità (e quindi anche un piede più lungo se non compensata in esposizione)e una leggerissima inflessione dei toni medi.
Nel test il prebagno aumenta il contrasto da Zona VI/VII in su
Nel test il prebagno aumenta il contrasto da Zona VI/VII in su
Conclusioni

Le mie personalissime conclusioni alla fine dell'analisi di questo importante lavoro di Sandro sono:

- L'agitazione manuale ha un impatto relativo sul contrasto.

- La "chiropratica" agitativa sarà forse affascinante ma non serve a niente.

- L'agitazione deve soprattutto assicurare uno sviluppo uniforme rompendo il flusso lamellare, deve essere quindi la più casuale possibile per evitare riflussi costanti e ripetitivi sulla superficie della pellicola, deve essere abbastanza energica da rompere il flusso lamellare, non troppo energica da causare troppa schiuma, danni alla pellicola e/o alla tank.

- Uno schema di agitazione continua quickstart+rotazione lenta produce un contasto molto simile all'agitazione manuale: va specificato però che l'agitazione influisce anche su altri parametri come la formazione delle linee di mackie, che aumentano l'acutanza, e la dimensione della grana, e questi fattori non sono stati analizzati in questa sede, per cui ci sta sicuramente che i negativi sviluppati usando un'agitazione intermittente siano in ogni caso diversi da quelli che escono da una sviluppatrice rotante.

- Il prebagno, se non specificatamente raccomandato dal produttore, è meglio evitarlo.

Nota

Il test è stato effettuato usando come rivelatore l'HC-110, uno sviluppo pensato per essere utilizzato in ambito industriale quindi resistente all'ossidazione e in grado di fornire risultati costanti in condizioni d'uso variabili e le conclusioni derivate dai risultati del test sono validi all'interno del contesto del test stesso.
L'utilizzo di sviluppi più "delicati" o strutturalmente meno energici o più diluiti o un quantitativo insufficiente di agente sviluppante potrebbe portare a conclusioni diverse: una perdita di energia per sovrasfruttamento o affaticamento da ossidazione potrebbe provocare un abbassamento della curva in corrispondenza dei toni chiari con relativa compressione tonale, una perdita di sensibilità o un contrasto generale più basso.
Vale come sempre la raccomandazione di testare la propria catena di lavoro in base al modus operandi e ai materiali usati.

Ancora grazie a Sandro per il lavoro!
(chromemax)
Ultima modifica di -Sandro- il 21/07/2021, 13:27, modificato 41 volte in totale.


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Re: Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

Messaggio da herma »

Seguo con interesse ...

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Re: Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

Messaggio da lo_Spocchioso »

In questi giorni un caro amico ha trovato e aiutato a risolvere alcuni bug che affliggono i software di correzione dell'effetto Döppler per ricetrasmettitori amatoriali che risalgono a 30 e più anni fa. Bug che non erano nemmeno considerati come tali, al punto che tutti dicevano da 30 anni che i ricetrasmettitori in questione soffrivano di "naturali limitazioni". Bene, mito sfatato.

Analogamente (e analogicamente!) mi complimento con Sandro per la sua insaziabile curiosità e sfida alle nozioni tramandate ma mai verificate!
Andrea - le mie foto analogiche sul digitalissimo Flickr

A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro... che ti epura.

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Re: Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

Messaggio da chromemax »

Mamma mia Sandro che lavorone, BRAVO! e complimenti!!
Mi ci vorrà un po' per elaborare i dati, che sono veramente tanti, ma di fatto hai già detto tutto.
Mi metto al lavoro allora :)

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lucaguerri
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Re: Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

Messaggio da lucaguerri »

Grazie per aver condiviso con noi questo tuo studio.

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Re: Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

Messaggio da valgian »

Complimenti gran bel lavoro e grazie per averlo condiviso.
Valentino Giannini, alias valgian
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Re: Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

Messaggio da guarrellam »

Complimenti Sandro,"scientifico" come sempre.
Non mi interessano i paesaggi di bellezza disinfettata, tipo Ansel Adams.

Don McCullin



Ho una reflex digitale da 4000 euro,
che può scattare fino 128.000 ISO,
e mi piace aggiungere la grana
in post,come per la pellicola.........

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Re: Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

Messaggio da Silverprint »

Bravissimo. Ho davvero molto apprezzato.

Mi viene voglia di suggerirti un'altra mole di lavoro per verificare cosa succede oltre, a livelli di esposizione più alti. :ymdevil:
Andrea Calabresi, a.k.a. Silverprint
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Re: Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

Messaggio da popecide »

Grande Sandro.
Sará... ma a me un forum che parla di tecnica piace.
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Condor
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Re: Studio sugli effetti dell'agitazione e del prebagno sul contrasto del negativo.

Messaggio da Condor »

Complimenti per il rigore dell'analisi, un bel lavoro. Grazie a te e a quanto hai pubblicato mi è passata la scimmia di prendere una sviluppatrice Jobo dato che sviluppo solo il BN.

Ciao e grazie
Stefano
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