Buongiorno Andrea, grazie del passaggio e del commento molto puntuale.Silverprint ha scritto:Ciao Lorenzo
Secondo me nel tuo procedere c'è un errore di fondo:
Il sensore in sé non è fedele e non lo è neanche la pellicola. Limitarsi alla sola inversione, per quanto tecnicamente possibile, come tecnicamente possibile e fare negativi apposta per un certo sensore dentro una certa macchina, non ha nulla di più etico o diverso dal lavorare il file, o lavorare la stampa per farli diventare come lo si desidera. La questione etica, casomai è nel come li si lavora, non nel lasciar fare il lavoro a delle macchine, che lo fanno per rendere l'immagine piacevole su base statistica.
Riprendendo il discorso strettamente tecnico io non vedo ragione alcuna nel tentare di fare il negativo in modo che con la semplice inversione, col file ottenuto da un certo sensore in una certa macchina o col certo scanner, fornisca un risultato ottimale con la semplice inversione. Casomai vedrei come condizione ottimale quella di fare negativi che siano anche adatti alla stampa, perché non vedo motivo nel farne di utilizzabili solo in un set-up specifico, tanto più se questo è digitale (vista anche la sue rapida evoluzione tecnica). Un negativo adatto alla stampa è sicuramente ben scansionabile o riproducibile digitalmente, mentre il contrario non è necessariamente vero.
In proposito è da notare un fatto, rilevante: la carta da stampa è un materiale ad alto contrasto, sul grado 2 l'IsoR vale circa 100, ovvero un range di poco più di 3 stop per produrre una gamma tonale dal quasi nero al quasi bianco. In digitale (jpg 8bit 255 livelli) l'IsoR paragonabile è circa doppio. Se volessi riempire tutta la gamma dinamica del sensore sarei costretto ad un notevole sovra-sviluppo, non privo di altre conseguenze, quali appiattimento della curva agli alti livelli di esposizione (che lo stand aggrava), aumento della grana etc. E questo "danno" lo andrei a fare solo per lo sfizio "etico" di volermi limitare alla sola inversione. Trovo che non abbia senso.
Insomma, ricomincerei proprio da altri presupposti.
È verissimo: il sensore non è fedele. Volendo potrebbe anche esserlo ma, inserito in un prodotto per immagini che deve incontrare il gusto di un target di clienti, non può per forza esserlo. Nei mesi scorsi mi sono posto il problema se neutralizzare la curva di contrasto “di fabbrica” o se inglobarla nel processo, per semplicità ho scelto la seconda via. Vuoi per pigrizia (poi mica tanto, perché identificarla richiederebbe metodo e strumenti che non posseggo), vuoi per l’accettazione dell’imperfezione del mondo.
Ma la questione a mio avviso è un’altra: da quando ho scelto di abbandonare il digitale per tornare all’analogico, anche se in forma ibrida, sto cercando di preservare la componente “nobile” (so che è un giudizio arbitrario questo, persino ingiusto nei confronti della fotografia digitale dalla quale provengo) da processi tipici di quelli digitali, come è il PP.
Il mio goal è proprio l’immagine formata sul negativo, che è fotografia, riducendo o annullando il post processing che è invece grafica.
Tradotto, ognuno il cilicio se lo fa come vuole e io mio me lo sono fatto bello spinoso .