paolob74 ha scritto:
Agitazione?
5 iniziali poi 3 ogni minuto?
Anche l'agitazione è importante, meglio poca?
L'agitazione è importante.
Meglio poca? Dipende da quello che si vuole ottenere e da quali prodotti stiamo usando!
La funzione banale dell'agitazione è di rinnovare il chimico a contatto dell'emulsione. Quindi in generale serve e ne serve abbastanza, ma quando parliamo di rivelatore per negativi l'agitazione ha una importanza particolare per due ragioni: la produzione dell'effetto bordo ed il controllo fine delle alte luci.
L'immagine non è uniforme quindi le diverse parti di essa, più o meno dense, avranno bisogno di differenti quantità di agente rivelatore per svilupparsi: ne occorre meno per sviluppare le parti meno dense, molto di più per sviluppare le parti più dense.
Inoltre dobbiamo tenere presente che per sfruttare il più possibile la sensibilità vorremmo che le parti meno dense siano sviluppate completamente (o quasi), mentre per tenere a bada il contrasto ed evitare che sia eccessivo producendo negativi non stampabili non ci interessa affatto che le parti più esposte siano portate a sviluppo completo, anzi le terremo ben distanti.
Quindi, fermo restando che lo strumento principe per il controllo del contrasto rimane il tempo di sviluppo (in relazione alla energia dello stesso) appare chiaro che un ricambio della soluzione a contatto con la pellicola avrà tanto maggiore influenza quanto più sia stata esposta la parte di immagine interessata (meno soluzione fresca gli diamo, meno facilmente si annerirà). L'agitazione è quindi uno strumento di controllo "fine" del grado di annerimento delle parti più esposte, tanto più importante quanto maggiore è il livello di esposizione.
Immaginiamo ora uno sviluppo senza agitazione (a parte quella iniziale, sempre necessaria). Le parti dense consumeranno più rivelatore, le parti meno dense molto meno. Dopo un tot di tempo - che dipende dall'energia del rivelatore sia in termini assoluti sia dal bilanciamento tra agenti rivelatori e ritardanti - il rivelatore a contatto con le parti maggiormente esposte perderà di energia e la soluzione in quei punti sarà meno satura, a questo punto (per la tendenza delle soluzioni a rimanere uniformi) una parte di agenti rivelatori migrerà dalle parti di soluzione più sature verso quelle meno sature, ma entrando in esse presto si esaurirà producendo un annerimento maggiore delle aree di confine tra parti chiare e parti scure. In pratica il così detto "effetto bordo".
L'effetto bordo può essere molto visibile sulle stampe e produce un aumentato senso di nitidezza, poiché crea delle micro aree di contrasto maggiore ove si incontrano parti chiare e parti scure. Va notato che non vi è un reale aumento del dettaglio, solo una sua maggiore evidenza. L'effetto può essere gradevole o sgradevole, dipende da quanto è pronunciato l'effetto bordo, da quale sia l'immagine, dal gusto e
dall'ingrandimento. Quest'ultimo fattore è di fondamentale importanza: su ingrandimenti abbastanza spinti l'effetto bordo è controproducente e deludente (in senso letterale) poiché promette dalla distanza una presenza di dettaglio che all'osservazione ravvicinata invece non si ritrova e l'occhio non ama essere ingannato!
L'effetto bordo si produce massimamente con rivelatori poco energici e con sviluppi prolungati. Rivelatori con molti agenti rivelatori e molti ritardanti (tipicamente quelli che possono essere molto riutilizzati o rigenerati) producono meno effetto bordo per via della sovrabbondanza di agenti rivelatori e quindi della minore "esauribilità" del chimico. I rivelatori mono-uso (che hanno meno ritardanti e meno agenti rivelatori) ne producono molto di più.
La quantità di effetto bordo può essere regolata con l'agitazione, in presenza di agitazione continua non si presenta, mano a mano che si riduce l'agitazione si hanno maggiori probabilità che si presenti, fino agli sviluppi "stand" senza agitazione, o quasi, usando rivelatori mono-uso molto diluiti e per lungo tempo.
Negli sviluppi molto prolungati un po' di effetto bordo può essere utile per compensare la perdita di nitidezza per "eccesso di imbibimento": la gelatina nel gonfiarsi d'acqua e nel suo successivo asciugamento è sottoposta a notevoli stress con un a leggera perdita dell'evidenza del dettaglio. Quindi in presenza di sviluppi prolungati una agitazione ridotta può rivelarsi utile.
Tornando alla domanda: "quanta agitazione serve?" Eh.... dipende!
Per sviluppi brevi e medio brevi (ove difficilmente si presenterà effetto bordo) direi che gli interessi primari siano uniformità del trattamento e controllo delle alte luci. Direi che si può considerare 30" di agitazione iniziale e 2 (forse anche uno solo) capovolgimenti ogni 30" come il minimo necessario. Con sviluppi dai 6/7 minuti in poi si può tranquillamente portare l'intervallo ogni minuto.
Una agitazione maggiore produrrà un leggero aumento di contrasto (localizzato principalmente nelle parti più dense). Per darsi una regolata spannometrica si può considerare che in presenza di agitazione continua viene mediamente suggerita una riduzione del tempo di sviluppo di
circa il 20/25%.
Solo per farti un esempio io faccio uno sviluppo N-2 con agitazione solo nel primo minuto per i notturni in città.