La divagazione storica sul surrealismo e Bresson la trovo utile, ma non stavamo parlando di questo. Il contesto ed il merito del discorso è quello di scegliere l'istante in cui scattare, se già prima nei post precedenti ho esposto che non dipende dal soggetto e tutte le altre cose, ... cose che qui non riscrivo e che magari si possono andare a rileggere.Silverprint ha scritto:Con un po' di pazienza troveresti già tutto qui nel forum.
La retorica dell'istante nasce ad un certo punto della storia della fotografia. Si sviluppa a partire dalle teorie surrealiste, risultando essere un'estensione del concetto di "scrittura automatica". Questa a sua volta è derivata dalla seconda topica freudiana, in cui, lasciando inalterata la struttura, si propone solo un capovolgimento di valore morale (#). Puoi trovarne un ottimo resoconto storico in "Fotografia e Pittura nel '900" di Claudio Marra (Bruno Mondadori).
HCB si è formato in ambiente surrealista e ne ha attinto a piene mani nell'elaborare il suo pensiero; pensiero che ha influenzato e influenza autori successivi (in Scianna, per esempio, l'ispirazione surrealista è chiarissima). HCB era forse troppo borghese per rinunciare ad orpelli estetici di derivazione classica, ma altri che condividevano in larga parte le stesse teorie, come Frank e Klein con una cultura più libera le hanno realizzate più coerentemente. Klein specialmente (stesso ambiente di formazione).
(#) Così come la seconda topica ebbe la funzione di riproporre in chiave apparentemente laica la triade cristiana bene-male-libero arbitrio (a sua volta derivata dal Platone del fedro) la teoria surrealista ripropone in nuovi abiti le teorie sull'arte dell'antica Grecia. Il capovolgimento morale verte semplicemente al voler far primeggiare l'antico dionisiaco (ES) contrapposto all'appolineo (Super-io) con la pratica della scrittura automatica. Casomai la raffinatezza è nel voler raggiungere lo stato mentale adatto tramite specifici esercizi invece che dandosi ai baccanali... In realtà poco dopo i loro figliocci (ideologici) sono tornati ai più pratici baccanali ('68).
Peccato l'aver ignorato l'auspicio di Nietsche, perseguito da tanti, ritrovandosi così, senza neanche tanto accorgersene, ad essere alfieri d'idee da tempo superate. Lo scopo di queste teorie è quello di alienare l'opera dal consesso umano e dal suo giudizio e renderlo manifestazione dello Spirito (basta leggersi il Manifesto), ovvero una costruzione ideologica volta ad ottenere potere.
Questo sistema era però fragile, facile attaccarlo, troppo legato a vecchissime idee, superato in ambito artistico da molto tempo e allora la difesa dell'esercizio di potere richiedeva una intelligenza più acuta e capace di arrivare abbastanza vicino al nocciolo della questione e qui si inserisce Barthes con il suo attacco alle possibilità di fare con la fotografia anche rappresentazioni. Egli si propone di ridurla quindi alla sua funzione indicale ("la pipa in fotografia è sempre una pipa" parafrasando Magritte) ammantata solo da un velo nostalgico il suo, famoso e facilmente opinabile, noema "è stato".
Le idee sono desuete solo nella.misura in cui le rendono tali chi ne vorrebbe imporre di "nuove"... Le idee sono tutte ben accette, a patto di non tacciare per superate quelle degli altri...
Per quanto riguarda la rappresentazione, tu in fotografia puoi rappresentare quello che vuoi, ma sempre in un 125 lo fai, e di quel 125 tu ne sei RESPONSABILE come fotografo. Se lo sbagli, la foto (e la rappresentazione) è sbagliata.